Città’ del casato dei Branciforti (Parte prima)

(Parte II www.mauriziodifazio2.altervista.org)

 

Immagini e luoghi di un paese ricco di tradizioni e testimonianze

 

 

        Maurizio Di Fazio (Autore del Blog)   

 

Appassionato di storia pubblica leonfortese: “Non mi deve spiegare nessuno, cosa significa amare Leonforte…”

 

con la collaborazione del Fotoreporter Sigismondo Novello

 

 

Un ringraziamento particolare va agli storici letterari leonfortesi: 

 

Giovanni MAZZOLA - Francesco detto Ciccio BUSCEMI - Enzo BARBERA - Giuseppe NIGRELLI -

Giovanna MARIA - Pasqualino detto Lino PAPPALARDO -

 

          

(Foto: Sito ufficiale “Comune di Leonforte” www.comune.leonforte.en.it)

 

Non perdiamo le tradizioni

 

Foto:  

 

I 24 Cannola della Granfonte, simbolo della città di Leonforte

 

Una delle più belle opere d’arte della Sicilia

 

 

LEONFORTE… Feudo dei Branciforti    

 

Un viaggio lungo 400 anni

 

Una città sorta grazie alla nobile e sapiente mente di un principe

 

 

La storia di ieri… La storia di oggi    

Il paese della pesca settembrina

(Sito turistico della Città di Leonforte)      

 

Gli angoli, i colori, i suoni e le sensazioni

 

Palcoscenico della vita sociale del paese

 

… quali la Granfonte da cui “scappano dalle bocche acque fresche”  

e “l’Altesina di tappeti domina Tavi trionfante di colori” (cit. Antonio Impellizzeri)

 

 

  

                                                                                                 

PESCA SETTEMBRINA IGP

 

Frutto dolce, dal tipico colorito giallo, con profumi esotici: la coltivazione della pesca tardiva di Leonforte, la pesca settembrina, squisita delizia presidio di Slow Food nota per le sue caratteristiche organolettiche, è anche IGP e vanto dei leonfortesi. Slow Food la chiama la “piccola follia”: è la pratica con cui a giugno i contadini chiudono a mano, una a una sull’albero, le pesche ancora verdi in sacchetti di carta. Le pesche di Leonforte maturano a settembre, ottobre, addirittura a novembre. Protette dai parassiti e dal vento rimangono sull’albero per un tempo lunghissimo e raccolte solo se perfettamente mature. A Leonforte sopravvivono tante antiche varietà locali, al contrario di mode nazionali affette da gigantismo del frutto. I pescheti sono la nuova speranza del paese.

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

 

Tradizioni popolari, storia del costume e della fotografia      

 

Un centro sorto in una terra governata dalla dea delle messi Demetra/Cerere e dal dio fluviale Crisa (MedeArt)

 

    

(Geom. Maurizio Di Fazio, autore del Blog)

 

“Mi piace vedere un uomo orgoglioso del posto in cui vive… mi piace vedere un uomo che vive in un mondo tale… che il suo posto sarà orgoglioso di lui…” (Abraham Lincoln)

 

Piazza IV Novembre

 

 

La Granfonte

 

Il nome LEONFORTE da quattrocento anni ricorda il gesto eroico di Obizzo, antenato del fondatore, che da portabandiera di Carlo Magno, anche con le mani tagliate, durante una battaglia contro i Longobardi (802), difese come un “ LEONE FORTE” l’orifiamma reale.

(Giovanna Maria)

 

“Il Principato di Leonforte”…  I Branciforti

 

La storia di un principe che fece grande un piccolo regno

 

 

(Foto Vincenzo Scuderi)

 

Tanti volti noti che hanno fatto la storia della città

 

Una guida completa e dettagliata alle cose da vedere a Leonforte

 

 

 “Un castello, un palazzo principesco, una scuderia monumentale, diverse fontane, tante chiese piene di opere d’arte, un Pietro Novelli (tra i più prestigiosi), tombe di principi e principesse, cripte impressionanti”.  

 

(cit. Nino Mazzucchelli)

 

La Baronia di Tavi

 

 

   

 

Palazzo Branciforti (la casa principale della famiglia)

Imponente Palazzo Baronale/Castello

 

Costruito nei primi decenni del 1600, il Palazzo fu la dimora del Principe fondatore Nicolò Placido Branciforti e della sua famiglia sino al 1850.  

 

(A. D’Onofrio)

 

Se vogliamo, è il centro di tutto il sistema urbano voluto dal principe fondatore N. Placido Branciforti. Costruito nel giro di quasi cinquant’anni con l’impiego di maestranze romane e palermitane, fu realizzato grazie alla direzione di tre capomastri di Enna: Gianguzzo, Inglese e Calì. Fu abitazione del Principe e dei suoi discendenti, fino al 1842 quando fu venduto a Giovanni Calogero Li Destri, conte Bonsignore. Con la sua mole atipica, è l’edificio dominante della zona bassa del paese. Soggetto a numerose trasformazioni, a causa di scelte dei diversi proprietari o per eventi involontari, ospitò immancabilmente Garibaldi al suo passaggio. E’ un edificio quadrangolare a due piani con corte interna e cisterna, e portale con bugne e fregi di pennacchi a bassorilievo. Se la corte ospita diversi magazzini, lo scalone corrispondente al portale conduce ai due piani superiori del palazzo, che costituivano la residenza del principe. Le grandi sale di rappresentanza sono decorate con notevoli stucchi. I sotterranei erano utilizzati come magazzini come luoghi di detenzione.

 

Piazza Branciforti, 94013 Leonforte (EN)  - Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

   

Palazzo Branciforti - Zona Granfonte

 

 

 

 

LEONFORTANI O LEONFORTESI?

Leonforte… Bella e nobile

 

Il prestigioso DeonomasticumItalicum pubblicato dal glottologo tedesco Wolfgang Schweickard documenta, a nostra grande sorpresa, i due usi.

(Dott. Gaetano Algozino - Pagina Facebook “Leonforte Da Amare”)

 

  

 

 

 

Un viaggio nella Baronia di Tavi

 

Vivevamo di ideali

 

 

 

(Foto: Sergio Marciante)

 

 

 

Tratto di mondo che va dalla Catena alla Granfonte e dal Cernigliere all’Altesina (cit. Pinella Crimi)

 

 

 

LEONFORTE… Terra dell’ennese

 

(…) non sarà una coincidenza e perciò mi viene da pensare. Perché, nonostante tutto, Leonforte viene citato da Federico De Roberto ne “I Vicerè”, da Elio Vittorini in “Conversazione in Sicilia”, da Vincenzo Rabito in “Terra matta”. Romanzi, questi, la cui lettura, unitamente al “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, risulta necessaria per capire chi sono i siciliani di oggi, per conoscere cosa ha definito la Sicilia di questo nuovo millennio (...)

 

Da “Annotazioni senza scopo circa un leone non più forte” di Giusto Perdiletto.

(Pagina Facebook Filippo Stanzù)     

 

          

 

 

LA GRANFONTE

 

                                                                         

           

LA GRANFONTE

 

 

 

 

GRAN FONTE: Sangue e Vaticini

 

<<Nel tempo che dominarono in Sicilia i saraceni il fonte di Tavi mandò più volte vero sangue ed avendo esaminato la superficie della terra vicina al fonte per vedere se si trovasse qualche minerale rosso e non trovandolo si confermò con la comune credenza che il sangue accennato, non naturale ma prodigioso fosse e gl’infausti successi ai saraceni vaticinassero; ne il vaticinio restò mendace essendo con la propria distruzione poi cacciati>>.

G. MAZZOLA, Notizie storiche sulla vetusta Tavaca e sulla moderna Leonforte, Tip. Editrice del lavoro, Nicosia 1924, pp. 127-128.

 

  

LA GRANFONTE

 

 

PAISI MIU

 

 

  

 

“‘A BRIVATURA” rappresenta la memoria storica e il cuore stesso di Leonforte… (Giovanna Maria)  

 

 

 

      

Da sinistra: Zona storica  “Granfonte”  (Foto: Salvatore Pirrera) - Le famose pesche di Leoenforte (sullo sfondo la Granfonte)

 

 

 

http://www.distrettodeadimorgantina.it/wp-content/uploads/2015/07/Varie-2-Fine-Art-Produzioni.jpg    

(Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”)

 

 

Si dice, si narra che Leonforte abbia origini remote, e che addirittura qui sorgesse l’antica città sicula di Tabas detta anche Tavaca. A 600 metri sul mare, tra gli Erei, e a 22 km da Enna, il paese ha oggi una popolazione di 15.000 abitanti. Con i bizantini prima, con gli arabi poi, il territorio fu sede di un castello, detto di Tavi, con annesso casale. Quel periodo vide la nascita nel territorio circostante di sistemi efficienti di irrigazione e di diversi mulini ad acqua. Conteso tra piccoli signori locali durante il periodo normanno, il feudo, nel XV secolo, passò definitivamente alla famiglia Branciforti. Fu Nicolò Placido Branciforti a fondare la città vera e propria nel 1610 con «licentiapopulandi», cui diede il nome in un atto di omaggio al blasone della sua casata: un leone rampante reggente lo stendardo con le zampe ed il motto «in fortitudine bracchiitui». Palazzo Branciforti risale proprio a quel periodo, suggellando il rango di principato acquisito nel 1622. Ad esso si associano monumenti come la Scuderia, la  Granfonte e la chiesa dei Cappuccini, tutte opere della casata nobiliare, sostituita poi dai Li Destri a metà del XIX secolo. Terracotta, concia delle pelli, una filanda e una miniera di zolfo affiancarono l’agricoltura nell’economia di Leonforte e delle sue terre. Agricoltura che oggi vede nella famosa Pesca settembrina IGP e nella Fava larga, insieme all’immancabile grano e agli uliveti, gli elementi che caratterizzano le attività del paese e ne dipingono i paesaggi rurali circostanti. Paesaggi che sono tutt’altro che piatti: la riserva di Monte Altesina, la Montagna di Mezzo, il Monte Scala e il Monte Boscorotondo, insieme al Lago Nicoletti, fanno del territorio di Leonforte un altro pezzo di Distretto tutto da scoprire, e un emblema concentrato del potere nobiliare, manifestato dalle architetture urbane del paese.

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il paese della pesca settembrina

 

Pesche di Leonforte, gioielli delle dolci colline ennesi

 

  

 

         

                                                                                                                                                                                                        

   

 

   

 

 

 

La vetusta Tavi  (oggi Leonforte)

 

 

 

(Pagina Facebook “Leonforte da Amare”)

 

 

 

  

 

      

 

   

 

 

Leonforte… Un paese Da Amare

 

 

    

 

 

La mia Leonforte  (Poesia Mariarita Di Fazio)

 

Sempre nel mio cuore resterà quel borgo là,

che su una collina in mezzo ad un’isola sta.

Patria di antiche e grandi civiltà,

lì dove un principe la pose con grande generosità.

 

Da Obizzo il coraggioso che il vessillo di Carlo Magno strinse

e per questo il suo nome Branciforti prese.

Quando nell’isola di Polifemo fece un nuovo paese,

il suo araldico leone con il nome Leonforte riprese.

 

Subito di un signorile palazzo lo adornò,

e quando si sposò alla sua amata una chiesa dedicò.

Dall’alto di un colle volle vedere una Granfonte

e per i suoi cavalli una stalla degna di un principe.

 

 

  

 

 

Una fonte fece anche la dove la mitica Tavi nasceva

ma alla Granfonte in ventiquattro cannoli l’acqua scorreva.

L’amata chiesa alla Madonna del Carmelo dedicò

e di magnifiche statue per la sua gloria la adornò.

 

 

Con bellissimi fiori da giardino il suo gran palazzo profumò

e con alberi d'arancia, melograno e fontane lo punteggiò.

Senza risparmio d’acqua che a Leonforte sempre abbonda

e senza interruzione da ogni fontana trabocca.

 

Cosi stretti al suo principe i popolani si sentirono

che le loro casette tutta la collina abbracciarono.

Solo qualche stretta viuzza restò fra ogni casetta

che i bambini scalavano con una piccola scaletta.

 

 

 

(Zona Granfonte)

 

 

Ben presto di meravigliose chiese e piazze tutto il paese si abbellì

finche quella più povera, quella dei Padri Cappuccini, li seppellì.

Nonostante tante avversità il borgo sempre più grande diventò

e per la più insopportabile di tutti, la fame, a San Giuseppe il popolo si affidò.

 

A questo Santo protettore dei più poveri,

con grande generosità ogni marzo i ricchi di bontà imbandiscono tavolate in quantità. Dolci e pane in abbondanza per i santi di Giuseppe,

un panino soltanto a quanti sanno recitare una preghierina al buon santino.

 

 

 

 

Al cuore della Madonna del Carmelo il popolo ancora oggi si abbandona,

a una sua statuina che dall’alto su un monte tutto il paese  abbraccia.

A suoi figli caduti in guerra il paese grato una lapide dedicò,

che nella piazza IV Novembre a ricordo della brutta guerra si posò.

 

Degli industriosi mulini e filatoi traccia non ve ne più,

solo campi da coltivare son rimasti

che profumano di pesche settembrine di gran bontà

che ogni ottobre una e famosa sagra se ne fa.

 

Ma per molti ancora, solo un ricordo nel loro cuore rimarrà,

quando il loro nativo paesino forzatamente lascerà,

perché oggi, come allora, di lavoro ve ne tanta necessità

ma del coraggio dell’antico Leone tuttora in loro ce ne sta.

 

 

Maria Rita Di Fazio (agosto 2016)

 

 

 

La vetusta Tavi 

 

Leonforte… Un paese Da Amare

 

    Il blog appartiene a tutti i leonfortesi      

                                                                                       Ama di più il tuo paese

Libro E-Book - 2008 (aggiornato al 30 Giugno 2018) - Libro scritto col sistema Copyleft.

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Alcune foto sono state prelevate dalla rete  - Foto trovate nel web, senza indicazione dell’autore - (Blog senza scopo di lucro)

 

 

Alcune foto sono state prelevate dalla rete

(Foto trovate nel web, senza indicazione dell’autore)

 

Per realizzare un libro ci vuole non solo competenza, passione e creatività, inoltre occorre un lungo lavoro fatto anche di numerosi controlli sui testi, sulle illustrazioni e sulle relazioni, che lega gli uni e gli altri. Per questo motivo è spesso impossibile pubblicare un libro del tutto privo di errori. Per eventuali e comunque non volute omissioni, l’autore dichiara la piena disponibilità a correggerli.

 

Piazza Carella

 

 

 

Immagini di ogni epoca… Centinaia e centinaia di foto d’epoca

 

       

 

 

Da sinistra: Storia paesana… (Giovanna Maria) - Vecchio timbro Comune di Leonforte

 

 

 

     

Da sinistra: Zona Storica (Granfonte), foto Mario Calma - Campagne…

 

 

        

VEDUTA DI LEONFORTE (*) - La Granfonte

(*) Incisione dal Voyages Pitoresque - Chatelet (XVIII con Pascual La Porta)

"ROMANTICA RAPPRESENTAZIONE" di Leonforte vista da sud, tratta dal prezioso volume di Richard de Saint-Non "Voyage pittoresque" del 1783.sec.

(Dott. Gaetano Algozino - “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

La storia di un principe che fece grande un regno

 

Principe coraggioso e lungimirante

 

 

Leonforte … Terra dell’ennese (Cenni storici)

 

Leonforte, città nel cuore della Sicilia, si colloca sulle pendici meridionali dei monti Erei, a sud del monte Altesina. Nasce nel 1610, per volere del principe Nicolò Placido Branciforti che attratto dalle opportunità di un territorio fertile collocato topograficamente in una posizione strategica, chiese e ottenne la “ licentia populandi”, ovvero la facoltà di poter fondare una città, che gli fu riconosciuta quattro anni dopo. Il Branciforti fu una delle più importanti personalità del suo tempo. Appartenne ad una delle più nobili famiglie della Sicilia del XVII secolo, ricoprì cariche per conto della corona spagnola e fu pretore di Palermo nel 1613. Branciforti scelse il nome di “Leonforte” per la costruenda cittadina in onore del suo antenato Obizzo che da alfiere portabandiera nell’esercito di Carlo Magno, nell’imperversare della battaglia contro i Longobardi (IX secolo) si distinse per la strenua difesa della bandiera, al punto da subire l’amputazione delle mani. Un gesto valoroso che valse ad Obizzo numerose onorificenze al punto che da quell’episodio la sua famiglia assunse il nome di Branciforti a brachiis fortibus (dalle braccia forti). Alla famiglia dei Branciforti, il territorio di Leonforte (ovvero il feudo di Tavi citato nei documenti storici) era pervenuto nel XV secolo, dopo che con la conquista normanna era passato da un signorotto all’altro. Durante il regno dei principi Branciforti, durato complessivamente circa due secoli e mezzo, lo sviluppo dell’artigianato (realizzazione di manufatti e lavorazione delle pelli) e, soprattutto, dell’agricoltura spinsero la crescita di Leonforte. In particolare fu la presenza di varie fonti d’acqua a consentire un fruttuoso sfruttamento agricolo dei terreni. Ai principi Branciforti va attribuita anche la realizzazione di importanti opere urbanistiche e architettoniche, a partire dal piano regolatore della città. La storia dei Branciforti e di Leonforte si divide nel 1852, quando il principe Giuseppe si trasferì, con la famiglia, a Parigi vendendo lo stato di Leonforte al conte Bonsignore Giovanni Calogero Li Destri.

 

(Pro Loco Leonforte - TypicalSicily)

 

       

La Granfonte  (Romantico poema notturno) * - La Granfonte di Tivoli (Modelli architettonici della Granfonte - La Fontana con le cannelle di Villa d'Este - Tivoli (Roma) Secc. XVI-XVIII) **

(*) La seducente Granfonte contempla la luna (Dott. Gaetano Algozino - da Leonforte DA Amare - pag. Fb) - Foto di Carmelo Trecarichi

(**) Benché si possa immaginare che questa foto  sia più coerente con la nota Granfonte, in effetti, l’analogia non è da ricercare con le fontane tuttora esistenti ed apprezzabili, ma con quelle ormai scomparse, come la fontana con “arimaletti di pietra” nella “Stima… del 1651”, come riportata nella mia tesi dal titolo: “ Il giardino del principe: un percorso di conoscenza finalizzato al restauro e alla conservazione”

(Crimì Valentina)

  

Da sinistra: Logo Famiglia Branciforti - Vestigia della Leonforte Fascista - Carta intestata del Comune (1929) - Timbro Municipio di Leonforte (da un avviso di Asta del 1877)

 

(da “Leonforte DA Amare” - Dott. Gaetano Algozino - pag. Fb)

 

 

 

 

 

        Il fascino di Leonforte tra mito, storia e natura                                

 

Accurata ricostruzione storica e rivisitazione, in forma di romanzo di Leonforte

 

 

 

Leonforte è un paese della provincia di Enna, nel cuore della Sicilia e degli Erei. Si estende sul pendio di una collina e arriva a 700 m.s.l. nella sua parte più alta che è il centro storico. Nel territorio di Leonforte si trova il Monte Altesina (1192 m) che nell’antichità era identificato con l’appellativo di “Monte Ereo” ed era un importantissimo riferimento poiché divideva la Sicilia in tre valli. Oggi sulla cima di questo monte si possono ammirare i resti di un villaggio preistorico e di recente è stata istituita anche la Riserva Naturale del Monte Altesina.

 

 

      

 

 

 

Storia di Leonforte

 

Leonforte è un paese della provincia di Enna, nel cuore della Sicilia e degli Erei. Si estende sul pendio di una collina e arriva a 700 m.s.l. nella sua parte più alta che è il centro storico.  Nel territorio di Leonforte si trova il Monte Altesina (1192 m) che nell’antichità era identificato con l’appellativo di “Monte Ereo” ed era un importantissimo riferimento poiché divideva la Sicilia in tre valli. Oggi sulla cima di questo monte si possono ammirare i resti di un villaggio preistorico e di recente è stata istituita anche la Riserva Naturale del Monte Altesina.

 

 

 

Piazza IV Novembre - Corso Umberto I

 

Anticamente in queste zone sorgeva l’insediamento di Tabas o Tavaca.  Con la dominazione bizantina, e in seguito quella araba, fu costruito il castello di Tavi e un casale nelle sue vicinanze. Furono introdotti anche dei sistemi di irrigazione delle colture e costruiti numerosi mulini per sfruttare l’abbondanza di acqua di queste zone.  Poi fu la volta dei normanni e nel XV secolo arrivò la famiglia dei Branciforti. Nel 1610 Nicolò Placido Branciforti fondò la città di Leonfonte, in omaggio al blasone della sua casata ( un leone che regge lo stendardo con i moncherini delle zampe ed il motto “in fortitudine bracchi tui”), e cercò di potenziare al massimo le possibilità di questo territorio ricco di acqua e di mulini. Nel 1622 Leonforte fu elevata al rango di principato. In seguito a queste trasformazioni Leonforte visse un periodo di sviluppo economico e benessere, si ingrandì ed in seguito all’agricoltura si sviluppò anche l’artigianato. Nel 1852 la città passò nelle mani dei conti Li Destri di Bonsignore. Oggi Leonforte è un paese che basa la sua economia principalmente sul terziario anche se molto importanza riveste anche l’agricoltura (grano, ulivo, fava larga e pesca settembrina). Le attività commerciali sono in continua espansione e si avviano verso un sempre maggiore sviluppo.

 

 

 

LA GRANFONTE

 

 

Cosa vedere a Leonforte

 

Durante gli anni sono diversi i monumenti che sono stati costruiti a Leonforte e che meritano una visita. Partendo dalle architetture religiose possiamo annoverare: la Chiesa Madre; la Chiesa e Convento dei Padri Cappuccini (mausoleo dei Branciforti che fa da cornice al sarcofago della Principessa Caterina Branciforti morta nel 1634); la Chiesa della Madonna del Carmelo; la Chiesa di S. Stefano; la Chiesa di S. Antonino; la Chiesa di Santa Croce; la Chiesa della Madonna della Carità; la Chiesa della Mercede; la Chiesa di S. Francesco di Paola; la Chiesa dell'Annunziata; la Chiesa del SS. Salvatore e la Chiesa della Madonna della Catena. Tra le architetture civili: Granfonte, Palazzo Branciforti, Villa Comunale (Branciforti), Scuderia (Branciforti), Piazza 4 novembre, Villa Bonsignore, Giardino e Fontana delle ninfe e Palazzo Gussio.Un cenno particolare merita il Castello di Tavi. Questo castello è la più antica testimonianza della presenza umana in questi territori.    

 

 

 

Da sinistra: Chiesa di S. Stefano - Palazzo Branciforti

 

 

Le rocce nascondono i resti di un antico castello che giunge all’altezza massima di 517 m.s.l.m. Tradizione vuole che Tavi, o Tavaca, era un’antica cittadina Sicula nel corso degli anni ellenizzata e poi scomparsa. I ruderi che restano di questa antica civiltà sono solo quelli del castello che serviva come punto di controllo dell’intera vallata e delle numerosissime sorgenti di acqua. Ma il cuore di Tavaca era li dove oggi si trova il quartiere di Granforte.

 

Il castello fu abitato da diverse nobili famiglie fino ad arrivare ai Branciforte. Con questa famiglia, come detto precedentemente, sorse Leonforte e il castello perse importanza. Oggi è ancora possibile notare delle muraglie, una delle quali con finestra quadrangolare, vani sotterranei scavati nella roccia, un frantoio e due vasche.

 

Lungo la vallata del fiume Bozzetta si trova anche Villa Gussio, una costruzione patrizia dell’800 molto bella e pregiata.

 

Ma i segni della storia sono molti altri difatti è possibile osservare gli antichi mulini ad acqua, la vecchia linea ferroviaria Dittaino-Nicosia, i ruderi della Chiesa di San Pietro, a numerosi reperti preistorici.

 

 

   

Da sinistra: Madonna del Carmelo (Patrona di Leonforte) - Antico Palazzo Bonsignore e Panorama sud di Leonforte

 

 

Ma a fare da padrona in questi posti è anche la natura con i Monti Erei (Montagna di Mezzo, Monte Scala e Monte Boscorotondo) che presentano dei suggestivi paesaggi naturali che vanno dalla roccia agli ambienti boschivi con querce, sugheri, roverelle e lecci.

 

Un posto da non perdere è Lago Nicoletti, un lago artificiale nato negli anni settanta, che ospita numerosi uccelli migratori.

 

 

 

Da sinistra: Interno Palazzo Branciforti - Il monumento simbolo di Leonforte “La Granfonte”

 

 

Ma i segni della storia sono molti altri difatti è possibile osservare gli antichi mulini ad acqua, la vecchia linea ferroviaria Dittaino-Nicosia, i ruderi della Chiesa di San Pietro, a numerosi reperti preistorici.

 

Ma a fare da padrona in questi posti è anche la natura con i Monti Erei (Montagna di Mezzo, Monte Scala e Monte Boscorotondo) che presentano dei suggestivi paesaggi naturali che vanno dalla roccia agli ambienti boschivi con querce, sugheri, roverelle e lecci.

 

Un posto da non perdere è Lago Nicoletti, un lago artificiale nato negli anni settanta, che ospita numerosi uccelli migratori.

 

 

  

Da sinistra: La Granfonte - Zona Storica (Quartiere Granfonte)

 

 

Altre info su Leonforte

 

La manifestazione più importante che si tiene a Leonforte è il premio letterario “Città di Leonforte”. Nel 2010 sono stati inaugurati anche la “Mediateca Comunale Branciforti” e “L’ecomuseo”. Gli aventi più importanti e sentiti di questa cittadina dell’entroterra siciliano sono: la Sagra delle pesche (primo fine settimana di ottobre), la festa di San Giuseppe (18/19 marzo), festa di Sant’Antonio da Padova (11/12/13 giugno), festa della Madonna del Carmelo (16 agosto) e festa della Madonna della Catena (seconda domenica di ottobre).

 

Leonforte è un modo per vedere una Sicilia diversa, una Sicilia fatta di pascoli e vallate, una Sicilia dominata dai monti Erei che con la loro bellezza dominano l’intero paesaggio ed Esplora Sicilia non poteva non annoverarla tra i suoi posti da visitare. Per una vacanza diversa, un giorno diverso, Leonforte, piena di storia e natura, è il posto ideale.

 

 

 

IL DRAPPO "GARIBALDINO" - Palazzo Branciforti

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

 

 

 

IL MONUMENTALE LEONE settecentesco (*) - La Granfonte

 

(*) Anche se proveniente dalla fontana del Monastero di San Martino delle Scale (Monreale), questo monumentale leone in alabastro ci ricorda il simbolo e il cuore stesso dell'araldica e dell'onomastica di Leonforte. Esso nasce dall'equazione Branciforti (dinastia dalle braccia forti e potenti) e Leon-forte: un leone forte, invincibile, indomabile e vittorioso come l'illuminata famiglia principesca che per circa 250 anni governò con lungimiranza e prestigio l'Oppidum Leonisfortis.  

 

(Dott. Gaetano Algozino - da Leonforte DA Amare - Pag. Fb)

 

 

 

 

 

 

Un monumento a Leonforte molto bello è La Gran Fonte, un tempo abbeveratoio pubblico, fu costruita sui ruderi di un antica fontana tra il 1649 il 1652. Si estende per 24 m ed è composta da 24 cannelle bronzee che riversavano la loro acqua nella vasca sottostante, tanto da essere nota dalla gente del posto con il nome di “vintiquattru cannola”. Costruita in pietra dorata, è caratterizzata da una serie di arcatelle a tutto sesto coronate da un frontone con lo stemma della famiglia dei Branciforti. L’opera sorge nell’omonima via e fino alla prima metà del ‘900 fu utilizzata anche come abbeveratoio per il bestiame e lavatoio pubblico. Secondo un cronista del Settecento, l’opera fu ispirata ad una fontana di Amsterdam e fu fatta realizzare in stile barocco dal Principe Nicolò Branciforti. Typical Sicily

 

 

     

La Granfonte - Da sinistra: A Brivatura - In una cartolina del 1917 - Foto 1 (*) - Il silenzio della Granfonte - Foto Fabrizio Buttafuoco (**)

 

Foto 1 (*)  Questa foto - fra le più antiche della ‘Brivatura’ -  ci  mostra il  monumento,  simbolo  della  nostra  cittadina, com’era prima  dell’intervento  d’emergenza civile (a seguito di tragica alluvione) che indusse ad aggiungere gli scalini per permettere l’accesso ai ‘cannoli’ ed approvvigionarsi d’acqua.  Così come la posa della passerella lungo la vasca. Entrambi gli interventi, peraltro, sono in materiale diverso (pietra lavica anziché tufo) dal resto del monumento. (cit. Pagina Facebook “Circolo di Compagnia” - Giovanni Vitale)

 

Foto 2 (**) Il Silenzio della Granfonte durante il Venerdì Santo

 

 

La Granfonte

 

Fatta costruire nel 1652 da Nicolò Placido Branciforti, si pensa sui resti di una precedente fontana di origine araba, aveva tra l’altro il compito di portare l’acqua al prospiciente Orto Botanico. In stile barocco, questo monumento acquatico misura ben 24,60 metri, è profondo 2,55 metri, ed è caratterizzato da 22 arcate a tutto sesto che svelano senza coprirlo il paesaggio rurale retrostante. Le 24 canne di bronzo che le danno il nome fanno sgorgare acqua fresca ogni giorno dell’anno con l’esclusione del Venerdì Santo, in segno di lutto. Il prospetto è disegnato dalle tre alzate con timpano, arricchite da bassorilievi e raccordato ai lati con volute. E’ uno dei simboli di Leonforte, riprodotto in mille modi e presente come icona nei luoghi pubblici come nelle abitazioni private.

 

 

Via Granfonte - 94013 Leonforte (EN) - Fonte:  A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online   

 

 

 

 

   

Da sinistra: Il Principe Nicolò Placido Branciforti, la “Patrona” “Maria Santissima del Carmelo”

 

 

Costume e società

 

Memorie, testimonianze e storie

 

“Leonforte è fatta a scale” (Ignazio Vanadia)

 

 

C’ERA UNA VOLTA ... IL VIALE DEI CIPRESSI

 

 

 

 

 

LA STAZIONE E IL COLLE DELLA TORRETTA (*) - C’ERA UNA VOLTA ... IL VIALE DEI CIPRESSI! (**)



(*) Una rara cartolina del 1961 ci mostra un volto diverso della zona nord di Leonforte, con il superbo Viale dei cipressi e i primi condomini di nuova costruzione.

 

(**) Una rara foto dell’entrata nord di Leonforte (Archivio fotografico Enzo Barbera, anni ‘50) mostra l’antico Viale dei cipressi in tutta la sua maestosità. Scena quasi bucolica e naïf di un paese non ancora invaso dalle automobili.

 

(Dott. Gaetano Algozino  da “Leonforte Da Amare” - Pagina Facebook)

 

 

 

Zona storica di Leonforte - La Granfonte “a brivatura rappresenta la memoria storica e il cuore stesso di Leonforte”

 

 

      

 

LA GRANFONTE… BIBANT UNANIMES!

 

 

Le acque rigorgoglianti della Gran Fonte   (Dott. Gaetano Algozino)

 

(Scatti artistici Sigismondo Novello - Teresa Lo Grasso - Ignazio Vanadia)

 

 

     

 

 

 

 

IL FONTE DI TAVI E LE FAVARE

 

 

La Granfonte, simbolo del paese, è una delle più straordinarie fontane monumentali in stile barocco. La sua costruzione risale al 1651 su commissione della famiglia Branciforti ed oggi rappresenta il simbolo stesso di Leonforte. Essa è caratterizzata da una suggestiva sequenza di 22 arcate e 24 cannelle d’acqua, tanto che anche chiamata dagli abitanti del luogo come “ventiquattru cannola”                        

IL FONTE DI TAVI E LE FAVARE…

  

Antichi lavatoi “Granfonte” (Foto Peter Renardo)

 

 

    

 

Il fonte di Tavi e le Favare

 

(Foto Francesco detto Ciccio Buscemi)

 

 

Fonte dei malati

Il paese di Leonforte è avvolto da numerose leggende popolari, che si sono tramandate nei secoli, legate alle varie sorgenti del paese, dove sgorgavano delle trasparenti acque potabili, fra queste si ricorda la “Fonte dei Malati”, situata in una strada secondaria, nella zona a sud dell’abitato proprio di fronte  alla fontana delle Ninfe. Questa sorgente, che a dire il vero, pare fosse alimentata da una vena non molto ricca di acqua, avrebbe avuto, secondo le credenze popolari, qualità medicali e taumaturgiche. Tanti leonfortesi vi hanno attinto, portando con sé la sua acqua, convinti di trovare in essa aiuto per i loro malanni. Tutto questo rappresenta solo una antica e magica leggenda a cui il paese è legato, di cui ovviamente non si attesta la attendibilità, ciò che invece rimanda a verità è che si trattava di una fonte dalle acque limpidissime e più leggere delle altre acque potabili esistenti nel territorio circostante.

 

 

    

Da sinistra: Zona Granfonte - La Granfonte… Il monumento simbolo di Leonforte “La Granfonte”) e la “Fontana delle Ninfe”

 

 

 

 

Da sinistra: Granfonte "Vintiquattrucannola", Leonforte Anni ’60 (Foto Peter Renardo) - Archi, fontane, palazzi…  (Foto Angelo Gervasi)

 

 

La Granfonte (Foto: Vincenzo Guasta - Il Sol 24 Ore)

 

 

 

Il Corso Umberto I        

 

        

E’ la via principale  (Rappresenta il salotto buono della città)

 

 

 

 

Corso Umberto, arteria principale della cittadina costruita nel XII secolo con un impianto ortogonale

 

   

 

 

 

     

 

 

 

 

 

C.so Umberto “Anni settanta”

 

 

 

   

Da sinistra: Corso Umberto (zona abitazione Fam. Campione Fino) - Corso Umberto (Zona storica) - Il “Passeggio” di Leonforte

 

 

 

 

SCALINATA MUSUMECI  (prima e dopo)

 

 

Scalinata piazza Regina Margherita, San Giuseppe

 

 

 

    

Scalinata Musumeci e/o Scalinata San Giuseppe (**)

 

 

** Prima foto da sinistra: Spazi ricongiunti e collegati - Dalla piazza del Mercato al colle di San Giuseppe Foto di RENE' BURRI (1956)

Titolo: Escaliers dans les rues de Leonforte, Sicile)

 

 

 

RENE' BURRI, Scalinata Musumeci, Leonforte 1956 (1° Foto da sinistra)

 

"Rubiamo" questo famoso scatto del fotografo svizzero Rene' BURRI (1933-2014) dalla preziosa bacheca del Circolo di Compagnia di Leonforte, storico vitalizio culturale e ricreativo della nostra cittadina. La cosiddetta "Scalinata Musumeci" dal tipico disegno a zig-zag e' una sorta di cerniera che raccorda la Piazza Margherita (ex piazza del Mercato, detta anche "tornachiazza") alla collina sovrastante, su cui svetta la barocca ed elegantissima Chiesa di San Giuseppe. L'occhio del fotografo sembra posarsi più sulle "architetture" umane che su quelle di pietra. Il bambino in primo piano, con i tipici calzoni e bretelle, simula improbabili acrobazie, forse per attirare lo sguardo del fotografo. Al centro, due adolescenti, di cui uno di spalle, osservano con distacco ciò che sta accadendo. In cima alla scalinata, un distinto signore in vestito nero, sembra fissare l'obiettivo quasi ignorandolo.  La mirabile e scarna geometria di scalini, ringhiere, porte, archi e muri screpolati richiamano altre geometrie interiori, nascoste, che sfuggono allo sguardo, pur sempre attento e discreto, del grande fotografo svizzero.

 

(Dott. Gaetano Alzozino da “Leonforte Da Amare” pagina Facebook)

 

 

     

Foto: Buscemi-Musumeci - Filippo Stanzù 

 

   

 

 

Le viuzze dell’antico centro abitato

 

 

Chianotta, Munachedda, Chianu quadararu, Brivatura, Tagghiata…

 

 

     

 

UN TORTUOSO BUDELLO DI SCALE (*) -  LE “CUTICCHIATE Leonforte, foto Enzo Sellerio - 1954 (da “Leonforte Da Amare”)

 

 

(*) La foto di Ferdinando Scianna (1973) ci mostra un tortuoso budello di scale e vicoli interconnessi, probabilmente tra San Giuseppe e la Mercede. L’estrema povertà e linearità delle dimore contadine sembrano evocare un mondo chiuso, privato, ristretto in cui alla fatica della sopravvivenza si univa la gioia di una sana condivisione. Il tutto condito dal cicaleccio delle “fimmine di casa”...

 

(dott. Gaetano Alzozino da “Leonforte Da Amare” pagina Facebook)

 

 

  

Via Delfino (Foto Filippo Stanzù) - Zona storica Granfonte  (Foto Pinterest) - Strade di Leonforte anni ’70 (Foto Nino D’Alotto)

 

 

 

La zona storica

 

Si racconta

Inizialmente Leonforte fu popolato da pochi contadini locali e da molti “forestieri” provenienti da tantissimi paesi della Sicilia, con la maggior parte con la fedina penale non proprio esemplare, che cercavano un posto dove rifondare la propria esistenza (cit.          )

 

   

ZONA STORICA (Foto da sinistra:  Pinterest - UkuTom)

 

 

 

 

     

Zona storica (Foto Pro Loco Leonforte - Typcalsicily)

 

 

 

 

 

“Il paese della pesca settembrina”

 

 

   

 

  

 

 

 

 

La Granfonte

 

“La Granfonte è una fontana monumentale realizzata in stile rinascimentale-barocco. Si estende per 24 metri ed è composta da 24 cannelle bronzeee dai cui sgorga acqua fresca di sorgente…

 

(cit.   Terra di Sicilia)

 

 

 

  

 

‘U brivaturaru…

 

Cresciuto tra l’acqua, la creta, il calore e l’amicizia degli abitanti del quartiere Granfonte...

 

 

 

Comune di Leonforte    

 

Secondo gli studiosi il nome si riferisce alla posizione geografica del luogo, elevata e quindi strategica dal punto di vista difensivo

 

Regione: Sicilia (Libero Consorzio Comunale di Enna)

Densità per Kmq: 163,6

Superficie: 83,93 Kmq

Altitudine max: 1.025 m

Altitudine min: 306 m

Zona: Insulare

Rilievi montagnosi e collinari: Altesina e Monte Cernigliere

Corsi d’acqua e fiumi: Crisa (Dittaino)

Geologia: argilla, calcaree

Popolazione:13.727 (M 6.623, F 7.104)

Nome abitanti: leonfortesi

Cap: 94013

Prefisso telefonico: 0935

Codice Istat: 086011

Codice Catastale: E536

 

Il Comune fa parte: Regione Agraria n. 2 - Colline di Enna

 

Comuni confinanti: a est (Assoro); a nord (Nissoria); a nord ovest (Nicosia); a ovest (Calascibetta); a sud (Enna)

 

 

 

Leonforte (Liunforti in siciliano) è un comune italiano di 13.476 abitanti del Libero Consorzio Comunale di Enna in Sicilia

 

Leonforte è situata al centro del sistema montuoso degli Erei. Il paese si estende lungo il pendio di una collina ed ha un'altezza che va dai a 600 metri s.l.m della zona storica ai 700 metri s.l.m. dei quartieri di più recente costruzione. Leonforte dista solo 22 km dal capoluogo di provincia, Enna. In questi luoghi sorgeva l'antico insediamento di Tabas o Tavaca. Durante il dominio Bizantino e in seguito quello Arabo, poco lontano, fu edificato un castello, detto di Tavi, e si formò un casale nelle sue vicinanze; furono introdotti sistemi razionali per l'irrigazione delle colture e numerosi mulini sfruttavano l'abbondanza delle acque. Con la conquista Normanna il feudo passò da un signorotto all'altro fino a quando, nel XV secolo pervenne alla famiglia Branciforti. Nel 1610, con “licentia populandi”, Nicolò Placido Branciforti pensò di sfruttare al massimo le potenzialità del fertile territorio, ricco di acque e di mulini, fondandovi una città che chiamò Leonforte in omaggio al blasone della sua casata (leone rampante che regge lo stendardo con i moncherini delle zampe ed il motto «in fortitudine bracchii tui») ed elevando il possedimento al rango di principato nel 1622. Il principe Nicolò Placido Branciforti apparteneva ad una delle più importanti famiglie nobiliari di Palermo. Fu uomo di molto valore e di virtù, quinto Conte di Raccuia, secondo Signore di Cassibile, settimo Barone di Tavi, Cavaliere dell'ordine di S. Giacomo sotto il re Filippo III e primo Duca di Mascalucia. Nell'ultimo secolo Leonforte ha sempre avuto un'economia agricola e operaia, che in passato rendeva la cittadina una roccaforte della sinistra politica. La manifestazione culturale più importante è il Premio letterario "Città di Leonforte".

 

                                            

 

Nel 2010  è  stata   inaugurata  la "Mediateca  Comunale  Branciforti"   presso   Villa Bonsignore.  Nello  stesso  anno  è  stato  inaugurato "l'EcoMuseo Comunale Branciforti" presso il quartiere Granfonte.

 

Architetture religiose:  Chiesa di Santa Croce, Chiesa Madre, Chiesa e Convento dei Padri Cappuccini (mausoleo dei Branciforti che fa da cornice al sarcofago della Principessa Caterina Branciforti morta nel 1634. Inoltre, è custodita la tela di Pietro Novelli - pregevole capolavoro raffigurante la  elezione di Mattia all'apostolato), Chiesa della Madonna del Carmelo, Chiesa di S. Stefano, Chiesa di S. Antonino, Chiesa di Santa Croce, Chiesa della Madonna della Carità, Chiesa della Mercede, Chiesa di S. Giuseppe, con affreschi e una tela del Borremans, Chiesa di S. Francesco di Paola, Chiesa dell'Annunziata, Chiesa del SS. Salvatore, Chiesa della Madonna della Catena.  

 

Architetture civili:  Granfonte (Fontana dei 24 Cannoli), Palazzo Branciforti, Villa Comunale (Branciforti), Scuderia (Branciforti) Piazza 4 Novembre, Villa Bonsignore, Giardino e Fontana delle Ninfe, Palazzo Gussio.

 

Architetture militari: Castello di Tavi.

 

Persone legate a Leonforte: Ignazio Nigrelli, Filippo Liardo, Nicolò Fragile, Silvio Proto, Pietrangelo Buttafuoco, Francesco Tenerelli, Salvo (artista).

 

Eventi:  18-19 marzo: Festa di San Giuseppe, compatrono della cittadina, con "Artara" (tipiche tavolate),  V domenica di quaresima, Processione dell'Ecce Homo e dell'Addolorata. Settimana Santa: Domenica delle Palme: Sacra rappresentazione "A Ramaliva", rievocazione dell'entrata di Gesù a Gerusalemme. La rappresentazione inizia nel pomeriggio della domenica con partenza dalla chiesetta della "Crucidda" fino ad arrivare nella Parrocchia di Santo Stefano per la celebrazione eucaristica. Il Giovedì Santo Ultima cena. Martedì Santo, processione di Maria SS. Addolorata con inizio dalla Chiesa di S. Stefano. Venerdì Santo, nel mattino rito della crocifissione in Chiesa Madre, nel pomeriggio processione con Cristo morto e l'Addolorata. Domenica di Pasqua, "n'cuantru", nel pomeriggio incontro tra Gesù Risorto, Maria e gli Apostoli in piazza Cappuccini. 11-12-13 giugno: Festa in onore di  (Sant'Antonio da Padova). 16 agosto: Festa della Madonna del Carmelo. Patrona del paese. Primo fine settimana di ottobre: Sagra delle Pesche. La sagra ha lo scopo di promuovere la pesca tardiva di Leonforte, una pesca dalla raccolta settembrina. Seconda domenica di ottobre: Festa della Madonna della Catena.

 

Economia:

È basata per lo più sull’agricoltura e sul terziario. Pochissime le industrie, concentrate nella vicina zona industriale della Val Dittaino. Importante è l'attività edilizia (anche se è in flessione a causa della Crisi economica) che, insieme al suo indotto, ha assicurato un notevole numero di posti di lavoro. Dal 2011 a Leonforte sono tornate, dopo quasi 150 anni, le coltivazioni di riso arborio, uniche in Sicilia. Tre le produzioni agricole di eccellenza: la fava larga, la pesca tardiva di Leonforte e la lenticchia nera. Di notevole qualità anche le produzioni olearie. Grava sulla cittadina comunque un grave problema occupazionale. Leonforte, infatti, presenta uno dei tassi di disoccupazione tra i più elevati della provincia, attestandosi attorno al 35%, un dato pesante che riguarda principalmente le fasce più giovani della popolazione.

 

Infrastrutture e trasporti:  

Leonforte è attraversata dalla Strada Statale 121 Catanese che la collega con Enna, Palermo, Nissoria e Paternò. Nei pressi del centro abitato dalla SS121 si diparte la Strada Statale 117 Centrale Sicula per Nicosia e Santo Stefano di Camastra. La stazione ferroviaria dalla città, ex stazione di Pirato, è situata a circa 10 km dal centro abitato. I collegamenti fra la stazione ed il centro abitato sono molto scadenti. Al Lago Nicoletti è stato realizzato il primo idroscalo siciliano e l'unico d'Italia oltre a Como, l’idroscalo di Enna, l'unico impianto per il trasporto aereo esistente nella Sicilia centrale. 

(da Wikipedia - L’enciclopedia libera)

 

 

(Foto Vincenzo Camiolo)

 

 

    

Da sinistra: Leonforte e dintorni nella "Chorographica Descriptio" (di G. B. De Cassinis, Milano 1712, p. 45.) - Dal pregevole volume "Portale e mensole in pietra lavorata a Leonforte" (del Lions Club - 1986)

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb) 

 

 

Leonforte, situata al centro del sistema montuoso degli Erei a 600 metri sul livello del mare, fu fondata, su licenza del 30 Ottobre 1610 della Regia Curia, dal barone di Tavi Nicolò Placido Branciforti. I ruderi del Castello di Tavi testimoniano l’importanza strategica del territorio: il feudo passò, infatti, dal dominio bizantino, a quello arabo e a quello normanno, passando da un signorotto all’altro fino a quando pervenne alla famiglia Branciforti. Il nome Leonforte trae le sue origini da Obizzo, alfiere porta bandiera al seguito di Carlo Magno (802), di cui si narra che in battaglia contro i Longobardi riuscì a resistere all’attacco del nemico, dal quale ebbe le mani tagliate, stringendo con la sola forza dei moncherini sanguinanti il vessillo sino  all’arrivo dei soccorsi. Carlo Magno, premiandone il coraggio, lo ricompensò ordinando che la sua famiglia assumesse il nome Branciforti da “brachiis forti bus”  (“dalle braccia forti”) e che lo stemma gentilizio fosse un leone rampante con corona d’oro che con i moncherini sostiene l’orifiamma ed sotto il motto ”in fortitudine brachii tui”, oggi stemma della città. L’edificazione di Leonforte, con l’ausilio di architetti e maestranze romane palermitane, venne seguita dello stesso Branciforti, secondo un’attenta progettazione ispirata a precisi schemi rinascimentali. Leonforte, elevata agli onori di principato (24 Luglio 1622), si presenta architettonicamente ricca di un barocco lineare nei suoi  palazzi, nelle sue chiese e nei suoi monumenti.

 

Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

 

 

 

L’album di un territorio ricco di tradizioni

 

Il 20 ottobre 1818, grazie alla riforma della pubblica amministrazione siciliana, Leonforte fu assegnata al distretto di Catania e così rimase fino al 1927 allorché fu assegnata alla provincia di Enna.

 

(Giovanna Maria)

 

 

        

                                     

 

Il Leone simbolo della città

 

 

“Un onore portare il Leone sul petto”

 

 

Leonforte nasce nel 1610, per volere del principe Nicolò Placido Branciforti, barone di Tavi, principe di Butera, conte di Raccuja, il quale, attirato dalle potenzialità del fertile territorio, ricco di acqua e di mulini e in un sito topograficamente favorevole, chiede la licentia populandi, ovvero la facoltà di poter fondare una città, ottenendola quattro anni dopo. Si circondò di artisti e letterati e fu egli stesso un nobile colto ed un'urbanista all'avanguardia. Volendo onorare le sue nobili discendenze, scelse come nome della nascente cittadina Leonforte, in ricordo del suo antenato Obizzo, alfiere portabandiera nell'esercito di Carlo Magno che durante la guerra contro i Longobardi agli inizi del IX secolo difese la bandiera a costo dell'amputazione delle mani, ottenendo così diverse onorificenze: la sua famiglia, da quel momento in poi, assunse il nome di Branciforti, da brachiis fortibus (dalle braccia forti) e lo stemma gentilizio della casata fu quindi un leone rampante che con i moncherini sostiene l'orifiamma spiegata con tre gigli. Nel 1622 il possedimento, da poco meno di un decennio divenuto città, fu elevato a principato. Per circa due secoli e mezzo, i principi Branciforti governarono Leonforte: la città si ingrandì presto e oltre all'agricoltura si svilupparono attività artigianali connesse alla produzione dei manufatti in terracotta e alla concia delle pelli; in particolare, il primo, secondo e il quarto principe di Branciforti si resero responsabili di grandi imprese urbanistiche e architettoniche. La principale fonte di ricchezza della cittadina seicentesca fu l'acqua; l'abbondanza di questo elemento consentì lo sviluppo delle campagne: esso infatti, garantiva grano e ricchezza non solo per il nascente paese, ma anche per i restanti feudi del principe, in particolare per la Contea di Raccuja, nel quale si produceva la seta. La dinastia dei Branciforti a Leonforte si concluse con l'ottavo principe, Giuseppe, che, volendo stabilirsi a Parigi con la moglie, vendette nel 1852 al conte Bonsignore Giovanni Calogero Li Destri lo stato di Leonforte con tutti i suoi beni mobili e immobili: in realtà, già nel 1812 con l’abolizione dei diritti feudali, i Branciforti avevano perso via via il loro potere. L'impianto urbano della città è molto regolare. Al centro è la bella piazza Regina Margherita, un tempo piazza del Mercato. Dell'antico maneggio del principe Branciforti, resta solo la scuderia, nella piazza che ha il nome del principe, Qui sorgono il palazzo Branciforti e la Chiesa Madre, San Giovanni Battista. La Chiesa, settecentesca, ha un'elegante facciata e un campanile quadrangolare; nell'interno, si trova un dipinto di Marcantonio Raimondi, della scuola di Pietro Novelli, raffigurante la Cacciata dei mercanti dal tempio. La chiesa dei Cappuccini, nella piazza omonima, edificata nel sec. XVII dai Branciforti, custodisce alcune tombe di questa famiglia e una delle più belle tele di Pietro Novelli: l'Elezione di San Mattia all'apostolato. Nella parte bassa del paese si trova la singolare fontana a ventiquattro cannelle, detta la Granfonte. Anche questa bella fontana fu fatta edificare dai Branciforti, nel 1651.

 

  

   Particolare Epigrafe Monumento Garibaldi (Villa Comunale 1907) - Leonforte nella Nova Delineato Universal Orbis del 1710

 

(“Leonforte DA Amare” - Dott. Gaetano Algozino - Pag. Fb)

 

 

Leonforte un comune della piccola grande Italia

 

 

 

Da sinistra: Maria Santissima del Carmelo, Patrona di Leonforte - San Giuseppe, compatrono di Leonforte (*)

 

(*) San Giuseppe è per i leonfortesi il Santo della Grazia

 

 

 

 

400 anni di cultura a Leonforte

 

4 secoli di storia, tradizioni e cultura

 

 

Libro On - Line sulla storia di Leonforte - Figure e fatti di vita Leonfortese

 

 

Excursus storico sulla Città fondata da Nicolò Placido Branciforti … La città degli otto principi

 

Arte, Storia, Cultura, Tradizioni, Manifestazioni, Politica, Informazioni, Sport e tanto altro

 

“Uno degli scopi del libro: accompagnare e sostenere con uno studio accurato la cultura a Leonforte”

 

 

 

      

Da sinistra: IL FASCINO DELLA (*) - VARIAZIONI SUL TEMA DELLA SCALINATA Alfredo Camisa, Cantastorie a Leonforte, 1951

 

(*) Ancora un altro prestigioso scatto della scalinata Musumeci ripresa da San Giuseppe. L’autore è Enzo Sellerio (1954). In una sorta di gioco dinamico, alla maniera di Cartier-Bresson, l’occhio di Sellerio ha ripreso il momenti in cui un bambino, improvvisandosi acrobata, pare lanciarsi per esplorare il vuoto sottostante. La geometria delle ringhiere a zig zag conferisce alla foto uno scatto dinamico davvero impressionante.

(“Leonforte Da Amare” Pagina Facebook - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

Nuova città, fabbricata verso i principii del secolo XVII  

per opera del principe Nicolò Placido Branciforti,  Conte di Raccudia

 

(Vito Amico)

 

 

      

 Da sinistra: Copertina simbolica del libro (Foto Novello) -  In fortitudine bracchi tui  (Il leone rampante simbolo di Leonforte) - Il gonfalone comunale

 

Lo stemma del nostro paese rappresenta un leone, con una corona d’oro, che sostiene dei moncherini l’Orofiamma spiegata.

 

Sul fondo giallo - verde campeggiano tre gigli, due zampe mozze e il motto In fortitudine bracchii tui.

 

 

 

 

Leonfortese... Leonforte paese dei 100 comuni d'Italia
       

 

 

 

 

   

Da sinistra: Primo Principe di Leonforte (Busto) -  Il Beato Cardinale John Hanry Newman - Logo 400 anni di fondazione -  Quando Garibaldi passò da Leonforte

 

 

 

 

   

Da sinistra: Antica cartolina su Leonforte (la prima auto, la piccola borghesia, il corso Leonforte, intorno agli anni ’20 (Archivio Foto Cappuccini) - Giuseppe Garibaldi (Passò con i suoi da Leonforte) (*)

 

(*) I due giorni che Garibaldi passò da Leonforte ne segnarono la storia e ne indirizzarono le vicende future.

 

(Enzo Barbera - Storico) - da Leonforte DA Amare  (cercala su Fb)

 

 

 

 

Repertorio cronologico coordinato delle attività editoriali nella nostra città

 

L’unico repertorio completo dell’attività editoriale Leonfortese

 

La città della Principessa Caterina Branciforti

 

Il futuro di Leonforte nella cultura e nel turismo

 

 

   

Da sinistra: Di Fazio Maurizio (autore del libro) - Novello Sigismondo (collaboratore) - Logo 400 anni della fondazione di Leonforte - La Granfonte (Foto: Teresa Lo Grasso)

 

Il mio libro on-line, è un atto d’amore e rispetto verso la cittadina di Leonforte - Impegno costante e coerente per la mia Leonforte (Di Fazio Maurizio)

 

 

 

Forte come il leone rampante che ruggiva dal suo stemma: così il Principe Nicolò Branciforti voleva la SUA CITTA’

 

 

 

Un paese nel cuore   

 

 

 

Leonforte… Meraviglioso, beato, invidiabile e felicissimo paese della provincia di Enna

 

Leonforte… Un fiume di acqua… La “Mosca bianca” della Sicilia

 

Leonforte… Un nome che deve essere scritto in tutte maiuscole

 

 

Lode sia a quel Principe - Nicolò Placido Branciforti - che la fondò qui sul declivio di un colle che domina una grande vallata a 612 metri di altezza sul mare, in prossimità di inesauribili sorgenti. Un principe da non scordare, che qui agli albori del 1600 costruì il suo palazzo, la cattedrale accanto alla sua casa e la Granfonte con ventiquattro grossi cannoli da cui l’acqua scorre senza interruzione, testimonianza prima del privilegio e della fortuna di questo paese. Ma non è la sola poiché, sempre a valle ci sono altre sorgenti: quella di San Cristofero, quella di li malati (si dice che le sue acque fanno guarire tutti i mali), quella di li morti che fanno - si racconta - risuscitare addirittura.

 

Il 21aprile 1614 il barone Nicolò Placido Branciforti, grazie al rapido popolamento del borgo da lui fondato, ebbe dal re Filippo III il privilegio di denominare il paese Leonforte.

 

(Giovanna Maria)

 

 

 

Leonforte… Il testo della LICENTIA    

 

 

"Nuova città fabbricata verso i principi del secolo XVII per opera del principe Nicolò Placido Branciforti, conte di Raccudia"

 

Così si esprime lo storico Vito AMICO nel suo Dizionario topografico della Sicilia, parlando di Leonforte. Da oggi, 28 ottobre, ripercorreremo le tappe storiche che portarono alla fondazione e alla costruzione della nuova città servendoci di tre testi fondamentali, il "classico" MAZZOLA delle Notizie storiche (1924), il documentatissimo CAMPAGNA dei due tomi di "Leonforte-Storia del territorio e sua importanza strategica"(2006) e l'attualissimo saggio storico sugli otto principi di Leonforte di Giovanna MARIA (2010). Inizieremo dal Mazzola, che alle pagg. 29-30 del suo classico volume sulla storia di Leonforte, riporta il privilegio del Vicerè di Spagna col quale si concedeva al principe Nicolò Placido Branciforti la "licentia populandi", ovvero la licenza di costruire e popolare la baronia di Tavi denominata Leonforte. (Dott. Gaetano Algozino) - “Leonforte Da Amare” - pag. Facebook   

 

 

   

Da sinistra: L’incipit del manoscritto del Notaio Filippo La Marca (tratto da un libro dello storico G. Nigrelli)  - Titolo dell’adornamento della storia (**)

(* *) Titolo dell’Adornamento della storia di Leonforte composta dal Notaio Filippo La Marca (seconda metà del secolo XVIII)

La prima compilazione di notizie storiche inerente alla città di Leonforte, pubblicata integralmente da Giuseppe Nigrelli nel suo prezioso volume

"Manoscritti inediti del Settecento e Note di storiografia leonfortese".  Euno Edizioni, Leonforte 2013. (“Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

 

             

                                         (Articolo tratto dal Giornale Epoca 88)

 

 

 

     

                                          (Articolo tratto dal Giornale Epoca 88)

 

 

 

 

 

                                           (Articolo tratto dal Giornale Epoca 88)

 

 

 

 

 

LEONFORTE CITTA’ D’ARTE

 

 

Decenni di crescita, sviluppo e inventiva

 

Oggi, però, servono uno scatto d’orgoglio e prospettive concrete per fare tornare fiducia e speranza ai leonfortesi

 

Bisogna fare di Leonforte una vera e propria città della contaminazione culturale

 

 

 

 

       

Da sinistra: scritto di Sigismondo Novello / Stemma gentilizio dei Branciforti -  Arma della Famiglia BRANCIFORTE

(Dott. Gaetano Algozino - da Leonforte DA Amare - Fb)

 

 

 

Campo azzurro con un leone coronato d'oro che sostiene coi tronchi una bandiera rossa caricata da tre gigli d'oro, svolazzante a sinistra e due zampe mozze dello stesso situate in Sant'Andrea al lato destro della punta. Storia: I Branciforti sono una nobile famiglia siciliana, che la leggenda vuole discendere da un ceppo francese e piacentino e che la tradizione vorrebbe far iniziare con Obizzo, cavaliere di grande valore che militò sotto Carlo Magno. Secondo il racconto epico della Famiglia Branciforte, Obizzo, il capostipite, era un uomo di grande valore e forza fisica. In una delle tante battaglie combattute nell'armata di Carlo Magno contro i Longobardi, il cavaliere si trovò a difendere da solo le insegne del Re e la bandiera "orofiamma" contro tre avversari. Alla fine rimase con entrambe le mani mozzate, ma continuò a tenere alta l'insegna. Da quel momento Obizzo ebbe il cognome Branciforte, divenne Alfiere generale dell'esercito del Re e ottenne come compenso la città di Piacenza, che indi fu ricambiata in terre, castelli ed altro nel piacentino (Mugnos). Il primo a insediarsi definitivamente da Piacenza sul suolo siciliano fu Guglielmo Branciforte sotto Re Federico II. Fu preceduto alcuni anni prima solo da Aloisia Branciforte, andata in sposa nel 1275 a Orlando I Grifeo, V Barone di Partanna e Stratigò di Messina. Guglielmo morì a Catania nel 1347 durante uno scontro. Lasciò i possedimenti piacentini ai fratelli Bosso e Gaspare. Le terre in Sicilia andarono invece ai nipoti Raffaello e Ottaviano, figli di un terzo fratello, Stefano, incaricato di riscuotere i dazi e controllare il traffico delle merci nel porto di Licata e maestro razionale del Regno. Giovanni, figlio di Raffaele, uomo d'armi, sotto Federico il semplice "ridusse alla regia ubbidienza", la città di Piazza Armerina (allora solo Piazza) e così la ebbe in dono dallo stesso Sovrano, ottenendo anche il titolo di Barone. Dal Re Martino ebbe anche la fortezza ed il feudo di Grassuliato, oltre i feudi di Condrò e Gatto. Nel XVII secolo Nicolò Plàcido Branciforte principe di Leonforte (città che aveva fondato) ebbe un'unica figlia ed erede, Stefania, che sposando Giuseppe Lanza e Branciforte principe della Trabia, trasmise in quella famiglia tutti i titoli e stati dei Branciforte. FONTE: Mario Lino Papalia - Archivio Storico/Branciforti

 

 

 

   

Primo scritto (1° foto da sinistra): Burigny-storico francese del XVII sec. - descrive in maniera sintetica e felice la storia di Leonforte (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

COME ARRIVARE A LEONFORTE (EN)

 

Leonforte… Una città da vivere

 

Leonforte paese delle scalinate” (Enzo Barbera)

 

 

                    

 

 

 

La bandiera tricolore fu per la prima volta sbandierata a Leonforte il 24 gennaio del 1948

 

 

 

 

  Leonforte fu fondata il 30 ottobre del 1610  

 

 

             

Stazione Ferroviaria di Leonforte (Ex Stazione di Pirato)

 

 

 

   

 

   

 

·      Da Enna percorrendo la statale 121 - Km 24

·      Da Agrigento percorrendo la superstrada Agrigento - Caltanissetta e l’autostrada A19 PA - CT (uscita Mulinello)

·      Da Caltanissetta percorrendo l’autostrada A19 PA - CT (uscita Mulinello)

·      Da Catania percorrendo l’autostrada A19 PA - CT (uscita Mulinello)

·      Da Messina percorrendo l’autostrada A19 PA - CT (uscita Mulinello)

·      Da Palermo percorrendo l’autostrada A19 PA - CT (uscita Mulinello)

·      Da Ragusa percorrendo la S. S. 194 RG - CT e l’autostrada A19 PA - CT (uscita Mulinello)

·      Da Siracusa percorrendo l’autostrada SR - CT e l’autostrada A19 PA - CT (uscita Mulinello)

·      Da Trapani percorrendo l’autostrada A29 Mazara del Vallo - Palermo e l’autostrada A19 PA - CT (uscita Mulinello)

 

Leonforte si trova:

 

-       A 11 Km dallo svincolo di Mulinello - A/19 Palermo - Catania;

-       A 16 Km dal Sicilia Outlet Villane;

-       A 82 Km da Catania;

-       A 140 Km da Palermo;

-       A 110 Km da Agrigento;

-       A 45 Km da Villa Romana di Piazza Armerina;

-       A 40 Km dagli Scavi di Morgantina e della Dea di Morgantina;

-       A 130 Km da Taormina.

 

 

 

 

Posizione del comune di Leonforte nella provincia di Enna (oggi Libero Consorzio Comunale di Enna)

 

 

 

Leonforte è attraversata dalla Strada Statale 121 Catanese che la collega con Enna, Palermo, Nissoria e Paternò. Nei pressi del centro abitato dalla SS121 si diparte la Strada Statale 117 Centrale Sicula per Nicosia e Santo Stefano di Camastra. La stazione ferroviaria dalla città, ex stazione di Pirato, è situata a circa 10 km dal centro abitato. I collegamenti fra la stazione ed il centro abitato sono molto scadenti. (Wikipedia)

 

 

 

 

 

Insomma, un paese nel cuore geografico e logistico della Sicilia, terra d’arte, cultura e buoni sapori

 

 

 

 

  Pagine delle memorie… Leonforte nelle foto 

 

 

 

La raccolta di foto e notizie che seguiranno abbracciano quattro secoli di vita

 

Alle foto che troverete è stato aggiunto un breve testo che si rifà all’immagine inserita in modo da offrire al lettore una riflessione che vada oltre la foto stessa.

 

 

In basso tre lapide commemorative nella facciata principale del Municipio

 

 

 

   

Cardinale John Hery Newman - Dall'HANDBOOK FOR TRAVELLERS IN SICILY (London, 1864) estrapoliamo le preziose note di viaggio riguardanti Leonforte

 

 

 

Il Cardinale J. H. Newman di passaggio a Leonforte  Lapide commemorativa del passaggio

 

“di mungibeddu tutti figghi semu… terra di focu, di canti e d’amuri… st’aranci sulu nui li pussidemu… e la Sicilia nostra si fa onuri…”

 

 

 

  

Da sinistra: I Centenario dell’Unità d’Italia * - Logo: 400 anni di storia di Leonforte

 

 

(*) L’epigrafe sul primo centenario dell’Unità d’Italia fu dettata dall’avvocato Cesare La Marca. La lapide di marmo fu collocata sulla facciata del Palazzo Comunale nel 1961. In quell’occasione Garibaldi venne onorato come il Padre della Patria. (Enzo Barbera - Storico)

 

 

 

 

 

 

(Articolo tratto dal Giornale Epoca 88) - Logo: “Uno dei 100 comuni della piccola grande Italia”

 

 

Non v’è essere vivo che non abbia affettuoso culto per i suoi luoghi, quelli in cui sono legati ricordi della vita, con le gioie e le afflizioni di esistenze felici o tormentate. Riappaiono incombenti immagini antiche e recenti, amori vissuti o immaginati, sogni deliziosi della prima età, amicizie solide o sciolte come neve al sole, amori vissuti o immaginate, sogni deliziosi della prima età, amicizie solide o sciolte come neve al sole, sensazioni pregnanti di profumi antichi, di paesaggi cari, di primavere solari, di estate torridi, di inferni rigidi spesso deliziati dalla neve soffice che suggeriva pupazzi, che consigliava sorsi di vino cotto sorbiti d’un fiato per riscaldarti il corpo intirizzito dal freddo. Si fanno i conti a conclusione di un lungo cammino, quando in prorogatio si vivono le giornate molte o poche del viaggio terreno.

 

(Girolamo Barletta)

 

 

  

 

 

 

CITTADINI ONORARI DI LEONFORTE

 

 

         ALTRI: Laura Mori Rigoni    
Da sinistra: Angelo Majorana - Benito Mussolini - Carlo Muscetta - Vittorio Ribaudo - Mons. Benedetto Pernicone (premiato dal Sindaco Pino Bonanno)  

 

 

 

    

Da sinistra: Scritto Giovanna Maria) - Villa Bonsignore

 

 

 

 

 

PERSONAGGI APPARTENENTI  ALLA STORIA DI LEONFORTE

 

 

Personaggi emblematici della storia e della cultura leonfortese

 

 

 

 

       

Da sinistra: John Hanry Newman - Tre immagini di Filippo Liardo

 

Newman John Harry:

(Londra, 1801 - Birmingham, 1890) Beato - Cardinale Anglicano

 

Liardo Filippo:

(Morto in povertà a Asnières (Parigi) nel 1917, dopo aver girovagato per il mondo e seguito, per dipingerne le gesta, Giuseppe Garibaldi nel suo risalire lo Stivale, per riunire l’Italia)

 

 

 

 

La Patrona di Leonforte… Maria SS del Carmelo

 

 

 

(Giovanna Maria)

 

 

La Madonna del Carmelo a Leonforte è celebrata il 16 agosto anziché il 16 luglio poiché, nel passato, i contadini, erano impegnati nei campi per la raccolta del grano e non potevano partecipare ai festeggiamenti. Il giorno della festa, si porta in processione la statua della Madonna col beato Simone Stock. Essa è collocata su un preziosissimo fercolo in argento. La festa patronale si conclude il 23 agosto giornata in cui vengono celebrate sante messe, e alla sera la Madonna viene salutata sul sagrato dal popolo, con il tradizionale sventolio dei fazzoletti bianchi, prima che venga riposta nella Chiesa Madre.

 

(“Le vie dei mulini ad acqua”)

 

 

    

 

 

 

 

DI LU CARMELU MATRI E SIGNURA
DIFENNI LI FIGGHI TO SINU ALL'URTIMA URA!
(*)




(*) Il pregevole, sontuoso e delicato simulacro della Vergine Santissima del Monte Carmelo, patrona di Leonforte, reggente il divin Figlio e recante l'abito-scapolare al Santo Simone Stock, saluta il popolo acclamante nel giorno di chiusura dei solenni festeggiamenti in suo onore.  

 

(Foto di Francesco Lo Gioco) - (“Leonforte Da Amare” Pagina Facebook - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

 

FESTA MADONNA DEL CARMELO (Anni '50)
Foto F. D'Angelo - Ricercatore: Salvatore CIURCA

 

(Leonforte Da Amare - Pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

   

 

 

 

PATRIARCA 'MMACULATU DI GESU' CUSTODI AMATU

 

COMPATRONO

 

 

 

Piccolo itinerario fotografico alla scoperta delle quattro statue di San Giuseppe venerate nelle chiese di Leonforte. Ancora una volta il maestro e scultore di immagini, Sigismondo Novello, ci accompagna in questo viaggio che vuole rendere onore a quattro periodi storici diversi del culto del Santo Patriarca, compatrono di Leonforte. PERIODO BAROCCO: Dalla fondazione fino al XVIII secolo.

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte Da Amare“ Pagina Facebook)

 

 

Foto 1:

 

Statua in marmo, attribuita alla bottega dei fratelli Gagini, scultori di origine lombarda attivi in Sicilia nel XVI secolo.
Chiesa dei Cappuccini, altare maggiore.

 

  

Da sinistra: Statua di San Giuseppe - Chiesa dei Frati Cappuccini

 

Foto n. 1 Statua di San Giuseppe “Chiesa dei Cappuccini”

 

PERIODO ROCOCO': il Settecento

Foto 2:

Statua lignea, autore ignoto del XVIII secolo.

Chiesa Madre, altare di San Giuseppe.

 

  

Da sinistra: Statua di San Giuseppe - Chiesa Madre

 

Foto n. 2  Statua di San Giuseppe “Chiesa Madre”

 

PERIODO MODERNO: L'Ottocento

Foto 3:

Statua lignea, scultore napoletano del XIX secolo.

E' parte integrante del gruppo della Sacra Famiglia. Chiesa di S. Giuseppe, altare della Sacra Famiglia.

 

 

PERIODO CONTEMPORANEO: Dagli anni '50 ad oggi

Foto 4:

Statua in gesso e legno, scultore ignoto (1949-50)

Chiesa di S. Giuseppe, altare maggiore

 

    

Da sinistra: Statue di San Giuseppe - Chiesa di San Giuseppe

 

Foto n. 3 - Foto n. 4  Statue di San Giuseppe “Chiesa San Giuseppe”

 

 

 

 

GLI STORICI DI LEONFORTE… “Enciclopedie viventi…”

 

 

 Gli storici sono notai di esistenze e di oggetti che altrimenti rimarrebbero sconosciuti ed irreali  (F. Ghera)

 

 

Storici e cultori della paesanità

 

 

 

         

Da sinistra: Giovanni Mazzola (Leonforte, 1867 - New York, 1925) - Francesco Buscemi detto Ciccio (*) - Gli storici Enzo Barbera e Giuseppe Nigrelli

 

(*) Il 15 febbraio 2016 ci lasciava il dott. Francesco Buscemi. Con lui sono morte le “storie di Storia” di cui era affollata la sua straordinaria mente

(Giovanna Maria)

 

 

    

Da sinistra: Giuseppe Nigrelli - Giovanna Maria - Pasqualino Pappalardo detto Lino

 

 

 

 

Il compianto storico Enzo Barbera

 

 

 

 

Enzo Barbera (morto lo stesso giorno del suo compleanno, il 23 Febbraio 2012)

 

(L’uomo diventato uno storico… Un amico d’altri tempi…)

 

 

Mancherà solo la sua forma umana, perché la sua essenza la terremo dentro di noi… (Dedalo)   

 

 

 

 

Un suo scritto… Il casale di TAVI

 

 

     

"U Castiddazzu", Castello di Tavi, Leonforte - (Foto Peter Rinardo - Alfredo Crimi)

 

 

Leonforte fu fondata (nel 1610) all’interno del feudo TAVI, importante possedimento del barone Nicolò Placido strategico al centro della Sicilia, presso la sorgente del fiume Crisa, nei pressi di un fortilizio poco accessibile, conosciuto come ‘U Castiddazzu, che era stato costruito dai Bizantini e che era stato teatro nel 1061 della sanguinosa battaglia contro l’esercito del re normanno Ruggiero d’Altavilla che annientò i saraceni, lasciandone 10.000 morti nella vallata del Crisa. Del castello di Tavi rimangono oggi solo alcuni resti tra cui una notevole cinta muraria, ch a tratti si confonde con la naturale linea delle rocce su cui il fortilizio è ubicato, delimitata una discreta superficie interna nella quale si possono notare alcuni ambienti dalla destinazione non meglio precisabile, due grandi cisterne scavate nella roccia e ancora un locale dalle dimensioni di circa  m. 7x4 dotato di volta a botte lunettata. Nella vallata dello stesso territorio si era estesa l’antica città di TAVACA, come la chiamarono i Greci ed i Cartaginesi o TABAE come fu sotto i Bizantini o TABITA sotto i saraceni o TABA sotto i Normanni. Questo casale di TAVI attorno al 400 avanti Cristo fu un fiorente centro commerciale di manufatti in argilla (tegole e brocche), ma decadde e fu distrutto probabilmente perché la sua posizione strategica fu teatro di tante battaglie durante le guerre autonomiste siciliote.

 

(Enzo Barbera - Tratto dal Giornale Epoca 88)

 

 

Lo storico della Chiesa dei Frati Cappuccini    

 

(dott. Gaetano Algozino)

 

 

Seicentesca Chiesa dei Padri Cappuccini, all’interno della quale si conserva il quadro di scuola caravaggesca del pittore monrealese Pietro Novelli e la tomba del Principe Nicolò Placido Branciforti…

 

 

               

 

Le preziose “Carte” dei Cappuccini - Manoscritto del XVIII secolo - Predica sulla Passione - Archivio storico Biblioteca Cappuccini

(Dott. Gaetano Algozino - “Leonforte DA Amare”  - pag. Fb)

 

 

 

 

 

 

 

LA FAMIGLIA DEI BRANCIFORTI

 

 

“I Branciforti. Plurisecolare egemonia politica feudale del casato in Sicilia tra ‘300 e ‘800”

 

 

 

     “Bracchii Tui, il motto della famiglia Branciforti…”  

 

 

 

 

 

 

 

BRANCIFORTE-BORGHESE

 

In poche righe la storia di un’illustre casata che dal 1614 porta inscritto nel suo cuore,

a caratteri indelebili, un simbolo e una città: Leon-forte!

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte Da Amare”, pagina Facebook)

 

 

 

 

 

 

 

(Tratto da dizionovceoaccademia.edu)

 

La famiglia dei Branciforte, nobili siciliani potentissimi, risale, pensate, all'epoca di Carlo Magno! La leggenda narra di un certo cavaliere Obizzo, che si trovò da solo a difendere lo stendardo del Re contro tre avversari dell'esercito dei Longobardi. Alla fine rimase con entrambe le mani mozzate, ma continuò a tenere alta l’insegna. Da quel momento Obizzo ebbe il cognome Branciforte. Il primo a insediarsi definitivamente in Sicilia fu Guglielmo Branciforte all'epoca dei re aragonesi (XIV secolo); i suoi discendenti acquistarono cariche e titoli a partire dalla baronia di Mazzarino. All'epoca del Vicereame spagnolo (XVI secolo), la discendenza di Nicolò Melchiorre Branciforte, 1° conte di Mazzarino e barone di Niscemi (+1509), si divise in due rami, quello di Giovanni e quello di Blasco, che accrebbero entrambi il loro potere, anche con la scelta di matrimoni importanti, come si evince dal seguente schema sinottico:

 

(MARIA Antonietta, il forum ufficiale)

 

 

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Niccolò Placido I Branciforte, conte di Raccuja e 1° principe di Leonforte (1593-1661). Il matrimonio con Caterina, però, non fu felice: mentre Nicolò Placido risiedeva a Palermo nel cinquecentesco palazzo di famiglia all'Olivella, Caterina rimaneva confinata nella nuova città, dove morì e dove è sepolta accanto al marito nella Chiesa dei Padri Cappuccini in un grande sarcofago di marmo nero. Ebbero comunque almeno 7 figli. Ed ecco, come già accennato, che il primogenito del fondatore, Giuseppe, 2° principe di Leonforte (+1698), sposato con un'altra Caterina, la prestigiosa cugina di Militello, dopo la morte della pluriprincipessa Margherita Branciforte d'Austria senza eredi (1659), litigò ferocemente con il cognato-cugino omonimo, marchese di Mazzarino, per la spartizione dei feudi. Alla fine Pietraperzia spettò a lui, Butera e Militello al cugino.

 

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Statua in cera - Giuseppe Branciforte e Branciforte , 2°principe di Leonforte e 3° principe di Pietraperzia (1616-1698) - Certosa di Bagheria.

 

 

     

 

 

 

Caterina Branciforte e Branciforte (+1667), moglie del suddetto: Ebbero un solo figlio, Baldassarre, che morì precocemente. Con il suo testamento istituì un fondo a favore delle giovani bisognose, attivo ancora oggi. (www.pellegrinieditore.com). Fatto sta che, nel giro di una ventina d'anni, i due Giuseppe cognati-cugini, che si erano ferocemente contrastati per il possesso dei titoli, morirono entrambi senza eredi e tutto andò all'unico nipote:

 

 

  

 

Niccolò Placido II Branciforte…  In quel periodo, primo Principe di Sicilia

 

 

Niccolò Placido II Branciforte, principe di Leonforte, Butera e Pietraperzia (1651-1728). Si accaparrò, sempre per mancanza di eredi, anche i feudi di Butera e Mazzarino che un in primo momento erano andati ai Carafa (vedi schema in alto).

 

(da MARIA Antonietta, il forum ufficiale)

 

 

Nicolò Placido Branciforti, terzo principe di Leonforte, nel mese di aprile del 1714, accolse in paese, con solennità e sfarzo inaudito, il RE DI SICILIA Vittorio Amedeo II di Savoia, la moglie Anna d’Orleans con il seguito di dignitari, soldati, dam e cavalieri.

 

(Giovanna Maria)

 

 

      

 

SOLITARIO, PENSOSO E SGOMENTO

Il Principe Nicolò Placido Branciforti "ammira",

con lo sguardo sprofondato nel nulla, gli ultimi tragici resti della sua geniale creazione, LEONFORTE! (Dott. G. Algozino - “Leonforte DA Amare”)

 

 

 

  (*)  (**)

(**) STEMMA DELLA FAMIGLIA BRANCIFORTI (Bronzo, XVII sec.)

 

 

(*)  Campo azzurro con un leone coronato d'oro che sostiene coi tronchi una bandiera rossa caricata da tre gigli d'oro, svolazzante a sinistra e due zampe mozze dello stesso situate in Sant'Andrea al lato destro della punta.

 

(**) Storia: I Branciforte sono una nobile famiglia siciliana, che la leggenda vuole discendere da un ceppo francese e piacentino e che la tradizione vorrebbe far iniziare con Obizzo, cavaliere di grande valore che militò sotto Carlo Magno. Secondo il racconto epico della Famiglia Branciforte, Obizzo, il capostipite, era un uomo di grande valore e forza fisica. In una delle tante battaglie combattute nell'armata di Carlo Magno contro i Longobardi, il cavaliere si trovò a difendere da solo le insegne del Re e la bandiera "orofiamma" contro tre avversari. Alla fine rimase con entrambe le mani mozzate, ma continuò a tenere alta l'insegna. Da quel momento Obizzo ebbe il cognome Branciforte, divenne Alfiere generale dell'esercito del Re e ottenne come compenso la città di Piacenza, che indi fu ricambiata in terre, castelli ed altro nel piacentino (Mugnos). Il primo a insediarsi definitivamente da Piacenza sul suolo siciliano fu Guglielmo Branciforte sotto Re Federico II. Fu preceduto alcuni anni prima solo da Aloisia Branciforte, andata in sposa nel 1275 a Orlando I Grifeo, V Barone di Partanna e Stratigò di Messina. Guglielmo morì a Catania nel 1347 durante uno scontro. Lasciò i possedimenti piacentini ai fratelli Bosso e Gaspare. Le terre in Sicilia andarono invece ai nipoti Raffaello e Ottaviano, figli di un terzo fratello, Stefano, incaricato di riscuotere i dazi e controllare il traffico delle merci nel porto di Licata e maestro razionale del Regno. Giovanni, figlio di Raffaele, uomo d'armi, sotto Federico il semplice "ridusse alla regia ubbidienza", la città di Piazza Armerina (allora solo Piazza) e così la ebbe in dono dallo stesso Sovrano, ottenendo anche il titolo di Barone. Dal Re Martino ebbe anche la fortezza ed il feudo di Grassuliato, oltre i feudi di Condrò e Gatto. Nel XVII secolo Nicolo Plàcido Branciforte principe di Leonforte (città che aveva fondato) ebbe un'unica figlia ed erede, Stefania, che sposando Giuseppe Lanza e Branciforte principe della Trabia, trasmise in quella famiglia tutti i titoli e stati dei Branciforte.  FONTE: Mario Lino Papalia - Archivio Storico/Branciforte

 

(Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

 

 

              

 

STEMMATA HERCULEA (1° foto da sinistra)

Celebrazione della vigorosa forza dei Branciforti

Stemma dei Branciforti posto sull'arco interno della porta d'ingresso nel Refettorio dei Frati Cappuccini

 

STEMMATA HERCULEA ADMIRANS CONSPICE LECTOR
FORTIS LEONIS PRINCIPIS VI LEONINA VICTOR
LABARO ORNATO ILLIUS FORTITER ADSTRICTUS
MANIBUS PRAECISIS HOSTIUM TERROR ET INVICTUS
DILECTUS DEO, CAROLO CARUS, IMPERIO DIGNUS,
OVANS IN BELLO, IN TRINACRIA PRIMUS, IN ORBE MAGNUS.

 

Ammira, estasiato lettore, l'erculeo stemma del Principe di Leonforte, vittorioso con forza leonina
e con mani recise strenuamente avvinghiato al suo ornato vessillo terrore dei nemici e invitto.
Devoto a Dio, caro a Carlo, degno dell'Impero. Trionfante in guerra, Primo in Trinacria, Grande nel mondo.

 

(Traduzione di P. Cesare A. Montalto, Leonforte 1989)

 

(Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

 

Il Palazzo Branciforti

 

 

 

       

Niccolò Placido II Branciforte…  In quel periodo, primo Principe di Sicilia

 

 

   

 

Firma autografa del Principe Nicolò Placido Branciforti (dal Testamento definitivo del 1661 - Da un volume del 1580 (Biblioteca Cappuccini Leonforte)

 

(Dott. Gaetano Algozino - da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

 

Il paese di Leonforte fu fondato da Nicolò Placido Branciforti, agli inizi del XVII secolo, sui monti Erei, vicino le sorgenti del fiume Crisa. Rappresentò per il fondatore l’occasione per migliorare le condizioni di vita della gente del contado ma anche per richiamare coloni che gli dessero la possibilità di mettere a profitto i terreni incolti del feudo Tavi di cui era proprietario e barone. Ma il Branciforti, nel suo istinto imprenditoriale, intuì anche la vocazione industriale del paese per l’acqua che avrebbe potuto utilizzare quale fonte di forza motrice. Furono costruiti o ristrutturati nove mulini, fu fabbricata una conceria, e furono avviati commerci, favoriti, a loro volta, dalla posizione del paese sulla via di comunicazione da Palermo a Messina direttamente per le montagne. Ma vi era nel Branciforti la cultura rinascimentale che lo indusse a riesumare le preesistenti classiche del luogo e quindi rinverdire, con la costruzione del Giardino delle Ninfe, gli agganci mitologici del posto. Arricchì il paese con opere urbanistiche, architettoniche e sociali lungimiranti.

 

(Francesco Buscemi, storico)

 

 

 

Il testamento dei Branciforti

 

 

 

Testamento di Niccolò Placido BRANCIFORTI, Principe di Leonforte, 14 settembre 1661

 

 

      

 

 

 

       

 (“Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

 

         

Da sinistra: Nicolò Placido Branciforti - Principessa Caterina Branciforti - Logo famiglia Branciforti

 

 

 

Niccolò Placido II Branciforte…  In quel periodo, primo Principe di Sicilia

 

 

 

   

 

Bassorilievo in terracotta sul prospetto del  Comune di Leonforte - 25 mt. di lunghezza per 2 mt. di larghezza (*)

 

 

 

 

Le donne del Principe

 

(Locandina di “Storia paesana” (Giovanna Maria)

 

 

 

(*) Racconta in maniera plastica, la storia di  Leonforte dalla mitologia al periodo arabo -  normanno, dalla fondazione del paese ai noti tempi.

   

Leonforte, dal giorno della sua fondazione sino al 1812, anno di abolizione dei privilegi baronali, fu un PAESE FEUDALE nel senso che la giustizia era esercitata direttamente dai Signori del paese: I Branciforti. La dinastia però non fu né vessatoria né troppo fiscale. Il 14 novembre del 1852, Giuseppe Branciforti, VIII Principe vendeva a G. C. Li Destri, Conte di Bonsignore tutti i suoi averi. In quei giorni il Principe abbandonava il paese per una nuova dimora a Parigi.

 

 

 

I PRINCIPI DI LEONFORTE

 

 

Nicolò Placido Branciforti I Principe, Giuseppe Branciforti II Principe, Nicolò Placido Branciforti III Principe, Ercole Branciforti Naselli IV Principe, Giuseppe Branciforti V Principe, Nicolò Placido Branciforti VI Principe, Emanuele Branciforti VII Principe, Giuseppe Branciforti VIII Principe

 

 

    

Gli otto Principi di Leonforte  (Foto al centro, locandina da “Storia paesana” di Giovanna Maria)

 

 

 

 

 

 

GENEALOGIA DEGLI OTTO PRINCIPI DI LEONFORTE

Dal volume di Giovanna MARIA, Gli otto Principi di Leonforte, Comune di Leonforte - Settore Cultura, 2010

 

 

 

L’ultimo principe di Leonforte che dimorò in paese fu Giuseppe IV che in data  14 novembre 1852 vendette tutti i suoi beni al signor Giovan Calogero Li Destri, conte di Monsignore, e si trasferì a Parigi dove morì nel 1896. Alla sua morte, essendo egli senza figli, il titolo di principe di Leonforte passò ai Lanza di Trabia (in quanto tra le due famiglie, già imparentate tra loro, c’era stato il matrimonio tra la figlia di Nicolò Placido III Stefanie e Giuseppe Lanza di Trabia). I loro eredi, infatti si chiamarono  Lanza Branciforti. Uno di questi fu Pietro Lanza Branciforti che ebbe il titolo di 11° principe di Leonforte e sposò la dama di Palazzo della Regina d’Italia Giulia Florio, coerede della più grande famiglia della borghesia siciliana. Dal loro matrimonio nacquero cinque figli tra cui nel 1886 Sofia che fu dama di Palazzo della regina Elena che per la morte naturale del padre e dei fratelli caduti in guerra, essendo l’unica Lanza Branciforti sopravvissuta, ereditò il titolo di 12° principessa di Leonforte che portò fino alla morte, avvenuta a Roma nel 1984. Essendosi estinte per mancanza di eredi maschi legittimi sia la famiglia Branciforti che quella dei Lanza di Trabia, il titolo passò al figlio Alessandro Borghese nato nel 1924 dal matrimonio della principessa Sofia con il governatore di Roma Gian Giacomo dei principi Borghese. Alessandro Borghese portò con orgoglio il titolo di 13° principe di Leonforte, ormai “cognomizzato” in virtù della disposizione n. XIV della nostra Costituzione e sebbene non avesse ormai nessuna rilevanza, fino alla morte avvenuta a Roma nel 1994. Ne furono eredi la moglie e i quattro figli di cui tre femmine e un maschio Fabio Maria Giuseppe che diviene il 14° principe di Leonforte. Il principe Fabio che è nato a Roma il 7 giugno 1965, è sposato con Giacaranda Caracciolo - Falk (giornalista) e ha due figli Alessandro (1997) e India (2002). Enzo Barbera  (Storico)

 

 

 

   

 

 

 

    

 

 

IL 14° "PRINCIPE" DI LEONFORTE (Fabio Maria Giuseppe Borghese, insieme alla sorella Alessandra e alla moglie Giacaranda Caracciolo-Falk).

 

<<Essendosi estinte per mancanza di eredi maschi legittimi sia la famiglia Branciforti che quella dei Lanza di Trabia, il titolo passò al figlio Alessandro Borghese nato nel 1924 dal matrimonio della principessa Sofia con il governatore di Roma Gian Giacomo dei principi Borghese. Alessandro Borghese portò con orgoglio il titolo di 13° principe di Leonforte, ormai "cognomizzato" in virtù della disposizione n. XIV della nostra Costituzione e sebbene non avesse ormai nessuna rilevanza, fino alla morte avvenuta a Roma nel 1994. Ne furono eredi la moglie e i quattro figli, di cui il maschio Fabio Maria Giuseppe che detiene tuttora il titolo di 14° Principe di Leonforte. Il principe Fabio, nato a Roma il 7 giugno 1965, è sposato con Giacaranda Caracciolo-Falk (giornalista) e ha due figli, Alessandro (1997) e India (2002).>>  

 

(Foto e testi estratti dal volume di: ENZO BARBERA, Appunti di storia leonfortese, Armenio, Brolo 2009, p. 10)

 

 

 

 

 

L’AVVENIMENTO

 

 

Il 14 novembre 1852 con Atto di vendita rogato in Palermo in notar Francesco Marchese, Giuseppe Branciforti, che fu l’ottavo Re e ultimo Principe di Leonforte, vendette ai sig. Giovan Calogero Li Destri conte Bonsignore lo stato di Leonforte, con tutto ciò che al presente lo compone: beni immobili urbani e rusticani, mulini, salti e corsi d’acqua, dritti, usi e privilegi di patronato laicale sulla Chiesa Madre, sul convento e la Chiesa dei Padri Cappuccini.

 

 

 

Pillole fotografiche leonfortesi   

 

 

 

Da sinistra: Raggi di luce incantata sulla Valle del Crisa… Uno splendido scatto autunnale di Carmelo Trecarichi (Dott. G. Algozino) - Panorama sud di Leonforte

 

 

La fontana della Granfonte - Panorama di Leonforte

 

 

    

Ingresso sud di Leonforte (Porta Garibaldi) 

 

 

     

Ingresso nord di Leonforte

 

 

 

 

Piazza IV Novembre (U chianu a scola)  (Foto di A. D’Onofrio)

 

 

 

 

FAMIGLIE LEONFORTESI

 

 

Il 4 dicembre 1921 vengono pubblicati i dati del CENSIMENTO dai quali risulta che Leonforte contava 24.384 ABITANTI, dato record mai più superato.

 

 

 

Leonforte conta poco più di 14 mila abitanti per una densità abitativa di 173 abitanti per chilometro quadrato, sorge in una zona collinare, posta ad oltre 600 metri sopra il livello del mare e questi sono i numeri dei nomi che lo popolano: 312 sono i Salamone, 214 i Barbera, 208 i Lo Gioco, 181 i Lo Pumo, 175 i Cangeri, 175 i La Porta, 170 i Rinaldi, 164 i La Delfa, 164 i Vitale, 164 i Fiorenza, ecc…  (Melo Pontorno)

 

 

 

                               (*)(**)

 

(*) Famiglia Cantarero

 

Un Alessandro, come marito di Concetta Baldi, fu barone di S. Giovanni, titolo riconosciuto con RR. LL. PP. del 27 marzo 1898 a Domenico (figlio di detti coniugi), padre di Alessandro, Concetta, Maria Antonia e Clelia. La bibliografia di questa famiglia viene menzionata dal Marchese Vittorio Spreti, nella sua Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana.

 

(**) Il Cavaliere Antonino Algozino (seconda metà del XIX sec.) Anticlericale. 

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

 

 

 

IL CAV. LI DESTRI E LA SUA FAMIGLIA  (Foto 1913 - Archivio Alfio Guliti)

 

Gli eredi della famiglia Li Destri, che nel 1852 aveva rilevato i beni del Principe di Leonforte Giuseppe Branciforti. In posa il Cav. Francesco Li Destri e la sua famiglia.

 

Fonte: Enzo Barbera, Appunti di storia leonfortese, Armenio Editore, Brolo (Me) 2009, p. 69.

 

(“Leonforte DA Amare” - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

Famiglia Lidestri o Li Destri

 

 

 

La si vuole originaria dalla Spagna. Un Antonio Lidestri e Grifeo con privilegio del 15 maggio 1602 ottenne la concessione del titolo di regio cavaliere ed il riconoscimento dello stemma; un Francesco fu proconservatore in Ganci nell’anno 1732; un Antonino possedette i feudi chiamati Equila Verde, Montagna di Neglia, Ficuzza, Grotte di Famusa, San Todaro e Montagna del Corvo e Rainò, per investiture del 27 aprile 1776. Un Michelangelo, da Ganci, ottenne con privilegio del 31 agosto 1791 il titolo di barone di Partisina; un barone Francesco-Antonio fu capitano di giustizia di Calascibetta nell’anno 1812-13. Con decreto ministeriale del 2 aprile 1899 vennero riconosciuti i titoli di cavaliere, di barone di Rainò e di barone di Equila Verde, Montagna di Nelia, Ficuzza, Grotte di Fanusa, San Todaro e Montagna del Corvo in persona di Antonio Lidestri (di Salvatore, di Antonio). Arma: di rosso, al braccio armato d’argento, impugnante con la mano di carnagione tre spighe di frumento d’oro. Al visitatore, Leonforte appare come un presepe dominato dal Palazzo Branciforti che si erge imponente sulle caratteristiche viuzze e sulle casette più antiche del nucleo abitativo. La città è situata al centro del sistema montuoso degli Erei a 600 metri ,dista 22 km da Enna. Leonforte fu fondata, su licenza del 30 ottobre 1610 della Regia Curia, dal barone di Tavi Nicolò Placido Branciforti. La città si ingrandì subito e, oltre all’agricoltura, si svilupparono attività artigianali connesse alla produzione di manufatti in terracotta e alla concia delle pelli, produttive come la gualchiera di panni di feltro e nell’Ottocento sorsero anche una filanda ed alcune miniere di zolfo. Nel 1852 la città ed ogni beneficio furono acquistate dal conte Li Destri di Bonsignore, che si trovò a dover gestire gli eventi che videro la cittadina protagonista delle lotte per l’indipendenza e l’unità d’Italia. La Villa fu per molto tempo residenza della famiglia Li Destri. I Li Destri, di origine spagnola, ebbero un ruolo di spicco nella Sicilia del tempo. Durante i moti rivoluzionari contro i Borboni, in Sicilia si era formato un comitato rivoluzionario; Gangi era rappresentata dal Barone Salvatore Li Destri di Rainò. Il governo italiano come benemerenza garibaldina pregiò il Li Destri di medaglia d'argento: era il 1860. Chi visse maggiormente nella villa, però, fu il figlio Antonio. Dopo aver studiato a Catania il Barone Antonio intraprese a Gangi una fiorente carriera di notaio. E' proprio il ritrovamento di una lettera indirizzata al Barone Antonio Li Destri presso Villa Rainò che dà il nome all'attuale struttura. Molte sono le leggende che si narrano sulla villa e i suoi abitanti. Ci sono storie di grandi feste organizzate in onore di ospiti illustri; come il ricevimento in onore della visita dello Zar al Barone o il pranzo con Mussolini all'ombra della rotonda di alberi secolari. C.da Rainò - Gangi (PA).

 

Tratto dal NOBILIARIO DI SICILIA - Dott. A. Mango di Casalgerardo

 

 

 

I PRIMI ABITANTI DI LEONFORTE

 

 

Vi proponiamo un interessante estratto del documentatissimo volume "La rivolta di Messina (1674-1678) e il mondo mediterraneo nella seconda metà del Seicento", a cura e con prefazione di Saverio Di Bella, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza 2001, p. 327.

 

 

    

La Granfonte

 

 

<<Nel 1616 a 3 anni di distanza dalla fondazione di Leonforte sono registrate 107 “partite” per abitanti di questa nuova città (quasi tutte vigne). L’elenco del 1646 ci dà, invece, 250 “bonatenenti” di varie città, tra cui Leonforte. Assoro aveva perduto le terre più belle: bacini idriferi e campi irrigui, con grande danno dell’economia: le pianure di Rassuara, Tavi, Murra, Pirato e le relative abbondantissime fonti erano in mani feudali; così pure una ventina di mulini: 2 a Murra, alcuni a Rassuara e ben 12 a Tavi, prima ancora che sorgesse Leonforte. Ad Assoro erano rimaste soltanto zone collinari circostanti (e non tutte) e vaste pianure assolate. Era logico che i nuovi “vicini” continuamente dessero colpi di spillo alla vecchia “Universitas” ed ai suoi abitanti. Tanto più che a popolare i nuovi centri urbani, tra cui Leonforte, era “gente bassissima e vilissima, avanzo e gravezza di altre città. La gente della nuova città di Leonforte, per lo più raccogliticcia e randagia, che fuggiva i luoghi nativi per debiti o altri conti da regolare, venne a trovarsi in condizioni privilegiate rispetto alla pacifica gente di antichi centri. Talvolta, anzi, erano autentici “ergastolani” liberati dalla patria galera. Perciò Assoro fu obbligata ad abbandonare alcuni vecchi Templi, meta di antichissimi pellegrinaggi: Sampieri, Santa (E)Lena, ecc. Nel 1631 – ad un ventennio dalla fondazione – i “Giurati” di Leonforte arbitrariamente negano un debito di 530 once che Assoro avrebbe dovuto versare allo Stato per macino. Per di più, la novella Città stabiliva, alle sue porte, la “gabella” per ogni genere di merce che usciva: anche per la gramigna su cui pesò il forte balzello di 28 grana a fascio (e in quell’epoca era oggetto di vitto, anche per gli uomini). Proprio per quest’epoca si parla di popolazioni intere di Sicilia morenti di fame o costrette a cibarsi d’erbe delle quali nemmeno più si trovano. Leonforte aveva già stabilito 2 posti doganali (dazio): il primo al bivio che dalla “catena” daziaria derivò il nome; il secondo a “Canalotto”, presso la chiesa di San Filippello (perciò detta “barrera”)>>.

 

(“Leonforte DA Amare” - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

La Granfonte

 

 

RIPRESE AEREE DI LEONFORTE (Novello - Guagliardo) 

 

Leonforte… Splendida veduta dall'alto

 

 

Sebbene l'odierna cittadina sia attorniata e invasa da nuove costruzioni e da disorganici quartieri in espansione, pur tuttavia si riesce ancora a distinguere e riconoscere l'originario disegno geometrico concepito dai Branciforte, dalla rotonda piazza Margherita in giù.  A chi l'avesse contemplata dall'alto nel XVII o XVIII secolo, Leonforte sarebbe apparsa come una schacchiera perfetta, costruita secondo criteri geometrici ispirati all'urbanistica tardo-rinascimentale della "civitas perfecta".

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

 

      

 

 

 

 

  

 

Leonforte è stato uno dei primi comuni siciliani a dotarsi del PRG  “Progetto Bonafede nel 1976 e prima revisione nel 1999” (Foto G. Guagliardo)

 

 

 

 

LEONFORTE NELLA MAPPA CATASTALE

 

Impianto urbanistico secentesco tra i più interessanti della Sicilia

 

 

 

     

Da sinistra: Cartografia (IGM) di Leonforte - Leonforte nella mappa catastale del 1877 (*)   

 

 

(*)  "Estratto per copia conforme alla Mappa Originale corretta a tutto Dicembre 1877 dagli Applicati tecnici Sig.ri Vignoli Pietro e Battarossa Giovanni previa identificazione coi dati del Prospetto generale B. La medesima concorda pure col nuovo Registro delle Partite dei possessori parimenti autenticato dal sottoscritto. Catania 29 Maggio 1878.  L'Ispettore Censuario Dirigente A. Isnardi".  - (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

 

 

 

SCRITTI CHE PARLANO DI LEONFORTE 

 

(“Leonforte DA Amare” - Pag. Facebook - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

   

 

 

  

 

 

 

 

 

  

 

 

      

 

 

 

 

 

 

 

   

Da sinistra: Leonforte nel "Viaggio pittoresco" di Vivant Denon (dal volume di P. Pappalardo, Leonforte. Pagine della memoria, Novagraf, Assoro 2006) –

Annose dispute giudiziari tra nobili - (Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

 

 

   

Leonforte nel catasto borbonico (1)

 

(1) Una preziosa cartina del territorio di Leonforte estratta dal Catasto borbonico (circa 1830-1840)

Per gentile concessione del nostro paziente e appassionato studioso di storia patria, Salvatore Ciurca

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

 

 

 

Foto 1° da sinistra: Pensieri del Principe di Leonforte. Un ordinato e razionale manuale di formazione militare e guerresca pubblicato a Palermo nel 1858.

 

Anche Leonforte ebbe un ruolo determinante e di primo piano nella costruzione della difficile identità nazionale, alla vigilia dell'unificazione.

 

Foto 2° da sinistra: La prima opera stampa sulla storia di Leonforte

 

Opuscolo dell'avvocato Michele Nicoletti Ferreri "Ai posteri abitanti in Leonforte" pubblicato a Catania nel 1836

 

(Dott. Gaetano Algozino - “Leonforte DA Amare” (pag. Fb)

 

 

 

     

Da sinistra: Leonforte nell'Enciclopedia Treccani del 1933, Vol. XX, p. 911 - Una meritoria pagella del Regio (Provenienza: Archivio Cappuccini Leonforte)

 

 

 

    

QUADERNI DI NUNZIO PROVITINA
"Leonforte 24 ottobre 1905. Nunzio Provitina Cannura"

Archivio storico Biblioteca Cappuccini

 

 

Così, in maniera scolastica e quasi lapidaria, Nunzio Provitina (Cannura), maestro elementare e sindaco di Leonforte, intitolava il suo prezioso quaderno interamente scritto a mano con una calligrafia a dir poco elegante, precisa, puntigliosa e da amanuense attento e sagace. E' questo un classico quaderno in formato A5 di 175 pagine scritte in un italiano dotto, scolastico e aggraziato contenente ben 41 temi di vario interesse. Il nostro autore, forte di una solida formazione classica, spazia dalla letteratura alla geografia, dalla storia alla politica, dall'erudizione didattica ai pensieri morali con una grazia, un'eleganza ed un equilibrio interiore che si confanno al perfetto gentiluomo cristiano, esperto nelle lettere antiche, "vir bonus dicendi peritus" di ciceroniana memoria che conosce anche il luminoso conforto della fede cattolica.

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

 

QUADERNI DI NUNZIO PROVITINA
"Leonforte 24 ottobre 1905. Nunzio Provitina Cannura"

Archivio storico Biblioteca Cappuccini

 

(Dott. Gaetano Algozino – “Leonforte DA Amare”  - pag. Fb)

 

 

 

    

RIMEMBRANZE DEL REGIO GINNASIO "A. MAJORANA"

Timbro e firma del Preside Castro, Ricevuta di pagamento (1916)

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

     

Da sinistra: Discorso inaugurale della prima farmacia (Leonforte, 5 febbraio 1905) - Partita catastale del Cavaliere Francesco Oglialoro (Leonforte 1870)

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

   

Leonforte ed il suo territorio nei ricordi di Vincenzo Rabito in "Terra matta" (Terza foto da sinistra)

 

 

"Le memorie, la terra, la gente, le cose del luogo in cui nasciamo ci appartengono". - Questo diario impacciato e disordinato, kitsch se vogliamo ma spontaneo, è per gioco; ma allo stesso tempo vuol essere un atto di riverenza per Leonforte. (giustoperdiletto.blogspot.com)

 

 

      

(Foto: Archivio storico Circolo di Compagnia) - Regio Decreto 5 gennaio 1991

 

 

 

 

FILIPPO LIARDO (ALCUNE SUE OPERE)    

 

Un pittore in camicia rossa… “Fotoreporter” di Giuseppe Garibaldi 

 

 

     

 

“Un pittore tra verità di storia e verità di natura”  (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

Filippo Liardo, prima disegnatore e ritrattista a Palermo, poi integrato nel gruppo dei macchiaioli a Firenze, paesaggista e impressionista, moriva ad Asnières proprio cento anni fa, nel febbraio del 1917 (il 17 secondo Treccani, il 19 fonte Wikipedia). Era nato il primo maggio del 1834 a Leonforte, paese in cui sono nato, vivo e lavoro. Possiamo non essere d’accordo sulle sue scelte politiche rivoluzionarie, pittore-garibaldino nominato ufficiale al seguito dell’esercito dell’Eroe dei due Mondi, ma sono tre i secoli attraversati dal fascino dell’arte di Filippo Liardo ed ancora a lungo noi leonfortesi nutriremo l’orgoglio di essere suoi concittadini.

 

(cit. Filippo Stanzù - Leonforte 17 febbraio 2017)

 

 

 

 

 

Filippo Liardo: Sempre in cerca della novità del bello…   

 

 

 

   

 

Ritratti di Filippo Liardo

 

 

In basso alcuni dei suoi quadri:

 

 

 

    

 

Sono oltre 200 le opere del Liardo di proprietà del comune di Leonforte

 

 

 

 

Filippo Liardo… Il pittore del risorgimento italiano

 

    

 

 

Filippo Liardo… Vita spericolata di un pittore garibaldino

 

 

  

 

Filippo Liardo… Una meravigliosa avventura artistica

 

 

 

Filippo Liardo… Molte sue opere sono esposte alla galleria d’arte di Palermo

 

 

 

 

   VECCHIE CARTOLINE LEONFORTESI

 

 

  

 

Da sinistra: Villa Sperone - Antico Palazzo Bonsignore/Piazza e Via Felice Cavallotti/Palazzo Cav. Algozzino

 

 

 

 

  

Da sinistra: Chiesa Madonna del Carmelo e Gran Fonte - Piazza IV Novembre/Panorama nord di Leonforte

 

 

 

         

 

Da sinistra: Palazzo Branciforti - Piazza IV Novembre e Corso Umberto

 

 

 

   

Da sinistra: Leonforte… Vedute - Panorama da nord-ovest di Leonforte

 

 

 

    

Da sinistra: Gran Fonte - Giardino delle Ninfe (*) - “Castellaccio” (ruderi)

 

(*) Fontana delle Ninfe (1636)

 

  

Da sinistra: Piazza IV Novembre (Monumento ai Caduti) - Panorama sud di Leonforte

 

 

     

Da sinistra: Convento dei Frati Cappuccini

 

 

 

Da sinistra: Piazza IV Novembre - Chiesa dell’Annunziata/Fontana delle Ninfe

 

 

 

Da sinistra: Corso Umberto I - Piazza Regina Margherita

 

 

   

Da sinistra: Convento dei Frati Cappuccini - Gran Fonte

 

 

       

Da sinistra: Panorama sud di Leonforte - Chiesa e Convento San Giuseppe (Frati Minori Cappuccini)

 

 

  

1° Foto da sinistra: ANTICHI FASTI FERRAGOSTANI Foto Archivio Buccheri (1930) - Saluti da Leonforte…

 

 

 

  

Da sinistra: Fontana del Piano della scuola (*) - Scuola Elementare Nunzio Vaccalluzzo (Edificio Scolastico) e Corso Umberto

 

 

(*)  IL PIANO DELLA SCUOLA E LA FONTANA

 

<<L'ampio slargo al nord del paese, fin dalla sua costruzione prese il nome di "Piano della Scuola" per la presenza della scuola di equitazione dove venivano addestrati i cavalli del Principe, lontano dall'abitato certamente per non disturbare la quiete e la tranquillità della vita di Palazzo. Tracciato il prolungamento della strada del Cassaro, poi corso Umberto I, lo slargo venne tagliato in due parti simmetriche: quello a sinistra prese nome di piazza Carella per la presenza del palazzo omonimo e quella a destra, dopo la costruzione del Monumento ai caduti verso gli anni '30, venne denominato Piazza IV Novembre a ricordo della vittoria del 4 novembre 1918. In quest'ultima esisteva una fontana pubblica, costituita da una larga vasca circolare in pietra locale alimentata da 4 bocche (cannoli), una per parte che fuoriuscivano da protorni leonine e sormontata da un lampione per l'illuminazione. La fontana, alimentata da acque sorgive perenni che provenivano dalla contrada S. Elena o più probabilmente da "Fontana del Conte" serviva per l'approvigionamento idrico del quartiere sorto spontaneamente attorno al piano stesso: l'acqua corrente esisteva allora in pochissime abitazioni. Verso la fine degli anni '20, per decisione dell'Amministrazione comunale, la fontana venne demolita per fare posto alla costruzione del monumento a memoria dei Caduti della guerra 1915-18. La vastità della piazza avrebbe certamente consentito di salvare la fontana, ma la logica del tempo tesa alla esaltazione di alcuni valori non ha permesso la sopravvivenza di quella che era un autentico monumento, una testimonianza di vita locale con la sostituzione di altro esteticamente piuttosto freddo e di maniera e comunque estraneo allo stile e alla tradizione locale>> Testi e foto estratti dal pregevole volume di Primo MUSUMECI, Vecchie immagini di Leonforte. Cartoline e fotografie, Edizioni Novagraf, Assoro 2003, pp. 45-47

 

(“Leonforte DA Amare” - pag. Fb - G. Algozino) 

 

 

 

Da sinistra: Palazzo del Conte Bonsignore - Panorama di Leonforte da nord, nello sfondo Enna

 

 

       

Da sinistra: Piazza Margherita - San Giuseppe/Corso Umberto I/Viale dei Cipressi - Viale Cipressi/Piazza Margherita/San Giuseppe e Parco Musicale

 

 

     

Da sinistra: Ricordo e saluti da Leonforte…  - Chiesa Madre

 

  

Da sinistra: Piazza Margherita, San. Giuseppe col Corso Umberto I illuminato per le Feste 15 agosto - Villa Bonsignore

 

 

   

Da sinistra: Palazzo Branciforti/Gran Fonte - Panorama (Cernigliere)

 

 

   

Da sinistra: Panorama visto da sud - Piazza Carella e Corso Umberto I

 

 

 

Da sinistra: Villino Mazza - Palazzo Bonsignore e Piano Cavallerizzo

 

 

  

Da sinistra: La Gran Fonte - Panorama dalla Torretta

 

 

 

Da sinistra: La Gran Fonte - Panorama Nord-Ovest/Panorama da Sud

 

 

   

Da sinistra: Panorama da sud - Scuole Elementari N. Vaccalluzzo

 

Da sinistra: Panorama dal Nord visto dalla Petriera – Panorama

 

 

    

 

 

 

 

 

 

 

 

Da sinistra: Corso Umberto I e Piano della Scuola - Corso Umberto I, visto dalla Piazza Margherita

 

 

   

Da sinistra: Facciata della Cattedrale - Piazza IV Novembre

 

  

Da sinistra: Facciata della Madre Chiesa e Via Porta Palermo - Panorama sud di Leonforte

 

 

  

Da sinistra: Villa Bonsignore - Piazza Branciforti e Palazzo Bonsignore

 

 

    

Da sinistra: Piazza IV Novembre - Antico Palazzo Principesco col suo Torrione  e Panorama visto da Ponente

 

    

Da sinistra: Panorama sud di Leonforte - La Gran Fonte

 

 

 

Palazzo del Conte Bonsignore - Palazzo U Conti

 

 

       

 

    

Da sinistra: Chiesa Madonna del Carmelo e Gran Fonte - Villa Bonsignore

 

 

  

Da sinistra: La Granfonte - Chiesa Madre

 

 

Da sinistra: Corso Umberto I  e Municipio - Piazza Margherita e Corso Umberto I

 

    

 

 

  

Da sinistra: Panorama sud di Leonforte - La Granfonte

 

 

    

Da sinistra: Corso Umberto I e Villa Bonsignore - Piazza IV Novembre e Piazza Carella (Palazzo)

 

 

    

 

 

 

 

La Gran Fonte del XVII secolo

 

 

      

 

 

  

Da sinistra: Monumento ai Caduti - Gran Fonte

 

 

  

 

 

  

 

 

   

 

 

Da sinistra: Piazza Branciforti e veduta Calvario - Palazzo Branciforti

 

 

  

Da sinistra: Zona Cernigliere - Chiesa Madre-Matrice (Cattedrale)

 

 

 

Palazzo Branciforti

 

 

 

 

Vecchia Stazione Ferroviaria di Leonforte    

 

La Stazione Ferroviaria di Leonforte... dismessa nel 1960

 

 

 

Vecchia Stazione Ferroviaria di Leonforte

 

     

Vecchia Stazione Ferroviaria di Leonforte

 

 

  

Vecchia Stazione Ferroviaria di Leonforte

 

 

 

                 

 

Vecchia Stazione Ferroviaria di Leonforte (Foto Famiglia Buscemi) 

 

 

 

     

Vecchia Stazione Ferroviaria di Leonforte

 

 

 

  

 

LA STAZIONE DI LEONFORTE immersa nella pace e nel silenzio di olmi secolari (cartolina degli anni '30)

 

 

(“Leonforte DA Amare” - pag. Fb - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

             

L’edificio dell’ex stazione di Leonforte che fu sede della Casa della Fanciulla

 

 

 

   

Da sinistra: Foto Giuseppe Azzolina (si nota un fine-linea vagone) - Cartolina anni ‘40

 

 

  

Vecchia Stazione Ferroviaria di Leonforte

 

 

 

 

  

Vecchia Stazione Ferroviaria di Leonforte

 

 

 

   

1° Foto da sinistra: UNA FOTO MOLTO FRANCESCANA... Frati Cappuccini alla Stazione di Leonforte (1954) Archivio fotografico Cappuccini - Calascibetta

 

(“Leonforte DA Amare” - pag. Fb - G. Algozino)

 

 

 

Vecchia Stazione Ferroviaria di Leonforte - (Foto e scritti Giovanna Maria - Storica)

 

 

 

 

 

Vecchia Stazione Ferroviaria di Leonforte

 

 

 

Vecchia Ferrovia “Dittaino-Leonforte”

 

 

  

IL TRENINO “Leonforte-Dittaino” - Vecchia Ferrovia Dittaino – Leonforte

 

 

  

Da sinistra:  “La Galleria” Foto e didascalia di Giovanna Maria

 

 

 

 

STAZIONE FERROVIARIA EX PIRATO

 

(oggi Stazione di Leonforte)

 

Esiste da 120 anni, dal lontano quindici agosto 1875, quando fu inaugurata. I cui locali sono stati chiusi nel 1995. Da Pirato transitò in data dieci maggio 1924 il Duce Benito Mussolini.

 

 

   

STAZIONE FERROVIARIA EX PIRATO  - (oggi Stazione di Leonforte)

 

 

    

   

 

Di scinnuta tutti i santi aiutanu, d’acchianata…

 

Verso la fine degli anni quaranta il collegamento stradale tra Leonforte, il Ponte Patrangelo e la Stazione Ferroviaria di Pirato (oggi Stazione di Leonforte) avveniva tramite una diligenza (mezzo sconquassato), che poteva trasportare fino a sei passeggeri. Tre posti in prima classe e tre posti in seconda classe, né di più né avrebbe potuto portare. All’arrivo a Pirato, ogni volta, gridando il nocchiero quantificava il ritardo accumulato (nonostante la tratta sia tutta in discesa) e annunciava che la direzione si scusava con i viaggiatori… Solo che a sentire sempre questa litania i passeggeri rispondevano: Vinnitilla! Non si potevano accettare sempre scuse e perdoni per una cosa che accadeva ad ogni viaggio. Si racconta che nelle ultime corse - al calar della sera - tratta Pirato-Leonforte, quando i due cavalli (uno di colore del mantello marrone chiaro, l’altro del mantello rossiccio), stanchi per aver trainato per tutta l’intera giornata la diligenza, il nocchiero era solito gridare, nelle vicinanze da Curva do Generale Trovato e/o nei pressi della Curva ‘U Monaco: “Viaggiatori di seconda classe...: Scinniti e ammuttati, i cavaddi nun ci la fanu cchiu...”. Questo era il pegno che toccava ai viaggiatori di seconda classe, per aver pagato la metà del prezzo del biglietto. Sarà vero?

(Maurizio Di Fazio - Giornale Epoca 88)

 

 

 

  

 

DALLA STAZIONE DI PIRATO NEL MONDO!

 

L'orologio della stazione segnava le 16.00 in quell'assolato pomeriggio d'estate del 1960, e in un batter di ciglio l'antico e popoloso paese dei Branciforti diede l'addio, forse per sempre, a una moltitudine di suoi figli alla ricerca di un lavoro, di una nuova dimensione di vita, di un nuovo mondo.

 

1° Foto da sinistra (Archivio storico Enzo Barbera)

(“Leonforte DA Amare” - Gaetano Algozino - pag. Fb)      

 

 

  

STAZIONE FERROVIARIA EX PIRATO  - (oggi Stazione di Leonforte)

 

 

 

   

 

STAZIONE FERROVIARIA EX PIRATO  - (oggi Stazione di Leonforte)

 

 

            

STAZIONE FERROVIARIA EX PIRATO, oggi Stazione di Leonforte - (Foto Pino Di Salvo - Andrea Lanza) 

 

 

 

 

 

 

IL VECCHIO OSPEDALE FERRO BRANCIFORTI CAPRA

 

 

          

                                                                                                                           

Da sinistra: Articolo tratto dal “Giornale Epoca 88” 

 

 

 

     

VECCHIO OSPEDALE FERRO-BRANCIFORTI-CAPRA - Foto Archivio Buscemi (inizi del '900)

 

 

 

   

VECCHIO OSPEDALE FERRO-BRANCIFORTI-CAPRA

 

 

     

Scala interna - Lapide ospedale "Ferro Branciforti Capra" (Foto Archivio F. Buscemi - 1955 - (“Leonforte DA Amare” - pag. Fb - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

      

Da sinistra: Ingresso Ospedale - Mons. Benedetto Pernicone

 

 

CHE BELLA STORIA

 

Padre Benedetto Pernicone ha festeggiato i suoi settant’anni di ordinazione 

 

(Nissoria 29.06.2016)

 

La bella storia del prete che ha educato religiosamente tre popoli: regalbutesi, nissorini e leonfortesi…

 

Monsignor Benedetto Pernicone, nasce a Regalbuto (En) il 9 marzo del 1923. Anche lui, quindi subì le sorti del periodo bellico; anche lui, e forse più degli altri, provò i crampi della fame. Da adolescente fu un “ribelle” e un futurista. L’adolescenziale vocazione giunse presto, che servì con zelo, animato dalla carità pastorale. Dal 1955 al 1988 parroco di Nissoria, presso la Chiesa di San Giuseppe; poi arciprete della Chiesa Madre San Giovanni Battista a Leonforte, oltre che Cappellano dell’Ospedale “Ferro-Branciforti-Capra” di Leonforte, di cui è stato una figura importantissima per la sua difesa. Guidò da capopopolo - il comitato “Salviamo l’ospedale di Leonforte” - e, durante una delle tante proteste (siamo a inizio degli anni duemila), l’Arciprete salì alla ribalta nazionale per aver affermato: “Se necessario per salvare l’ospedale di Leonforte sono pronto anche a imbracciare i fucili”. Inizialmente a Nissoria, poi a Leonforte, Padre Pernicone è stato punto di riferimento non solo religioso ma sociale, politico e umano. Durante il suo sacerdozio - oggi si gode il suo meritato riposo a Nissoria - gli è toccato di vivere anni pieni di eventi, amicizie, lotte. Risponde sempre al bisogno degli ultimi. Attorno a lui la comunità dove svolgeva il suo mandato sacerdotale si univa. Disponibilità, creatività e ingegno: Don Benedetto Pernicone ha sempre testimoniato, con la propria vita, la forza che viene solo da Dio. Una voce e sorridente figura. Vive con gioia la buona novella. Vive il Vangelo e lo diffonde con grande messaggio. Lo fa con la gente che lo incontra e con quelle che lo vanno a cercare. Lo fa con la fede profonda, gioiosamente, con umiltà, senza mai un qualunque umano compiacimento, con entusiasmo, col sorriso sulle labbra, aperto e cordiale, ma sopratutto con tanto amore. Un uomo che non conosce niente di più entusiasmante di Dio e testimone eroico della vita del buon Vangelo.

 

(Maurizio Di Fazio - Giornale Epoca 88)

 

 

 

 

IL NUOVO OSPEDALE

 

“FERRO - BRANCIFORTI - CAPRA”

 

Contrada S Giovanni, 1, 94013 Leonforte EN

 

 

 

 

IL NUOVO OSPEDALE  “FERRO - BRANCIFORTI - CAPRA”

 

   

        

IL NUOVO OSPEDALE  “FERRO - BRANCIFORTI - CAPRA”  - Ultima foto a destra: Manifestazione Comitato Pro Ospedale

 

 

 

   

 

Cappella religiosa dell’ospedale di Leonforte, aperta tutti i giorni e a tutte le ore

 

“La cappella dell’ospedale è la cardiologia spirituale del personale e degli utenti, credenti e non credenti”. (cit. mons. Giuseppe Piemontese)

 

   

 

      

     Da sinistra: Prospetti ospedale (due foto) - Interno Ospedale

     

 

 

 

 

PIAZZA IV NOVEMBRE (u chianu a scola)  

 

 

Insieme a piazza Carella, costituiva “U chianu”. E’ delimitata da aiuole con sedili e palme. Al centro della piazza è collocato il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale costruito nel 1932.

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

                          E… PIAZZA CARELLA    

                               

Piazza Carella e Piazza IV Novembre. Le due piazze in passato venivano chiamate “U chianu a scola” (il Piano della scuola) poiché sin dalle origini del paese lo spiazzo costituiva il maneggio del principe N. Placido Branciforti, il posto ove si svolgevano gli esercizi di equitazione e le esercitazioni per domare ed educare alle briglie i puledri dei suoi allevamenti.                  (A. D’Onofrio).

 

 

Piazza IV Novembre

 

Le due piazze in passato venivano chiamate "U chianu a scola" (il Piano della Scuola) poiché sin dalle origini del paese lo spiazzo costituiva il maneggio del principe N. Placido Branciforti, il posto ove si svolgevano gli esercizi di equitazione e le esercitazioni per domare ed educare alle briglie i puledri dei suoi allevamenti. Nel 1812 con l'abolizione dei diritti feudali, il Principe non ebbe più l'obbligo di assicurare il servizio d'ordine nel feudo e "U chianu" perse il fascino che gli davano le esercitazioni dei cavalieri. Tuttavia, continuò ad avere una qualche utilità e funzione pubblica, in quanto la presenza di una fontana costruita nel 1887 e sopravvissuta fino al 1933, assicurava a sufficienza acqua potabile a decine e decine di famiglie che abitavano nei paraggi. Anche per questo, per lungo tempo ancora le piazze furono il cuore pulsante della città. Dalla Piazza Carella nel 1922 partirono i contadini per occupare le terre di Montagna d'Immenso e di Casuto. Nella piazza 4 novembre il 18 dicembre 1935 i leonfortesi donarono le fedi nuziali e gli oggetti d'oro alla patria. In seguito, con l'espansione del paese vi si costruirono case e vie; tutt'intorno sorsero bar e negozi, circoli e persino un cinema. 

 

(Sito ufficiale Comune di Leonforte)

 

 

Piazza IV Novembre

 

Nella piazza 4 novembre il 18 dicembre 1935 i leonfortesi donarono le fedi nuziali e gli oggetti d’oro alla patria. È delimitata da spazi verdi con alte palme e sedili… (A. D’Onofrio)

 

 

      (*)

Lu populu cuntrasta s'è funtana o sculapasta! (Giovanna Maria)

 

Notizie storiche e Fotografia tratti dalla inesauribile fonte del mitico Prof. Enzo Barbera. - Disegno a cura del Prof. Pino Calì

 

(*) L'antica Fontana di Piazza IV Novembre (già Piano della Scuola) - Stampa ottocentesca di Anonimo (Dott. Gaetano Algozino)

 

  

Piazza IV Novembre/Piazza Carella

 

 

  

Piazza IV Novembre

 

  Piazza IV Novembre

 

    

 Piazza IV Novembre

 

 

IMMAGINI DI LEONFORTE: Il Piano della Scuola La vecchia fontana del "Piano della Scuola" nel 1932 fu eliminata per far posto al monumento ai Caduti in guerra. Il piano, che doveva il suo nome alla scuola di equitazione dei Principi Branciforti, da quel momento prese il nome di Piazza 4 Novembre.

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

(Disegno di TURI VITALE - 1987 - 2° Foto da sinistra)

 

 

       

Piazza IV Novembre

 

 

Piazza IV Novembre

 

 

 

Piazza IV Novembre

 

 

     

Piazza IV Novembre

 

 

La Piazza continuò ad avere utilità pubblica anche dopo l’abolizione dei diritti feudali e la conseguente cessazione delle esercitazioni dei cavalieri grazie alla presenza di una fontana costruita nel 1887 e sopravvissuta fino al 1993; al centro della piazza, oggi è il Monumento dei Caduti della Prima Guerra Mondiale, costruito nel 1932.  

 

(Castrogiovanni Sandra - Tratto da “Leonforte Tour”, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

Piazza IV Novembre

 

 

Al centro, la piazza, presenta il Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale costruito nel 1932, le cui pareti sono impreziosite da solenni epigrafi e ai lati, in modo simmetrico, vi sono due fontane con sculture ad imitazione classica (A. D’Onofrio).

 

 

         

Piazza IV Novembre

 

 

Il 4 novembre si celebra l'armistizio che nel 1918 pose fine alle ostilità tra l'Italia e l'Austria - Ungheria, dopo la vittoriosa battaglia di VITTORIO VENETO. Uno scontro che costò la vita a 689.000 italiani di cui 110 LEONFORTESI i cui nomi sono scolpiti ai lati del nostro Monumento ai Caduti di Piazza IV Novembre. (Giovanna Maria)          

 

 

 

Piazza IV Novembre

 

 

 

  

Piazza IV Novembre

 

 

              

Piazza IV Novembre

 

 

  

Piazza IV Novembre

 

 

  

Piazza IV Novembre

 

 

  

Piazza IV Novembre

 

 

 

 

LA NOSTRA LEONFORTE

 

 

Rurale, boscata, affascinante… (cit. Amato)

 

NOBILE PAESACCIO DI TABBARANI

 

Ancora delle eloquenti quanto artistiche immagini di panorami e monumenti, colti dall'occhio scrutante di Giuseppe Guagliardo,  che rappresentano la quintessenza di Leonforte,  nobile paesaccio di tabbarani...  

(Dott. Gaetano Alzozino - da “Leonforte Da Amare” pagina Fb)

 

 

Zona Granfonte… (Foto Giuseppe Guagliardo)

 

 

 

 

Zona storica (Foto Giuseppe Guagliardo)

 

 

Zona storica (Foto Giuseppe Guagliardo)

 

 

 

 

LE SPALLE DELLA GRANDE FONTANA

 

Questa inedita e curiosa veduta aerea della Granfonte, estratta da un wedding trailer del noto e apprezzato fotografo Giuseppe Guagliardo, ci mostra le "spalle" o il retro della Grande Fontana di Tavi. Un tempo circondata da un lussureggiante giardino di sollazzi bucolici, la fontana era la carta di presentazione del principato di Leonforte per tutti quei viaggiatori che arrivavano qui attraverso la ripida strada che collegava la cittadina alle principali città del Regno di Sicilia. Seppure screpolata, segnata da atti di vandalismo e negletta, la Grande Fontana domina ancora come una muta e silente sfinge di pietra la valle del Crysa, riflettendone colori e sfumature, e regalando ai passanti frettolosi e ai turisti più esigenti attimi di contemplazione e gioie inaudite.

 

(Dott. Gaetano Alzozino - da “Leonforte Da Amare” pagina Facebook)

 

 

 

Da sinistra: Zona Granfonte - Chiesa Madre (Foto Giuseppe Guagliardo)

 

 

 

 

 

VISIONI DALL'ALTO

 

Ancora una volta ci siamo lasciati sedurre e condurre dalla poliedrica maestria di Giuseppe Guagliardo, artista indiscusso dell'immagine, estraendo da un suo wedding trailer questi potenti ed eloquenti scatti. Essi ci mostrano la bellezza di Leonforte da nord a sud dell'abitato enfatizzata da una luce "arrogante" e molle che conferisce ai suoi monumenti e alle sue case un fascino arcano, selvaggio e immutato.

(Dott. Gaetano Alzozino - da “Leonforte Da Amare” pagina Facebook)

 

Zona centro (Foto Giuseppe Guagliardo)

 

 

 

 

SOLENNEMENTE DISTESA SULLA COLLINA

 

Il fascino antico e sempre nuovo di Leonforte diventa quasi plastico, visivo in questo splendido scatto aereo di Mario Calma, figlio di emigrati leonfortesi in Olanda. Il nobile "paesaccio" è molto più attraente dall'alto e da lontano. La vista di questa signora solennemente adagiata sulla collina in un torrido tramonto d'estate, rinnova la nostalgia del ritorno che rimanda sempre, come in un circolo infinito, al suo esatto contrario. Si ritorna al centro e ci si allontana dal centro, per scoprirsi "errante radice".  

 

(Dott. Gaetano Alzozino -  da “Leonforte Da Amare” pagina Facebook)

 

 

 

(Foto Mario Calma)

 

 

 

 

VISIONI DALL'ALTO (2)

 

Ancora una volta l’occhio di Giuseppe Guagliardo, come in un mirabile volo di estrosa genialità, ci porta ad ammirare alcuni particolari dei monumenti-simbolo di Leonforte. Case, chiese e fontane scolorite dal vento e dalla pioggia inneggiano una bellezza antica, perduta, lacerata ma pur sempre nascosta tra le pieghe delle rovine.

 

(dott. Gaetano Algozino - Leonforte Da Amare - Pagina Facebook)

 

 

 

La Granfonte… Zona Granfonte…  (Foto: Guagliardo Giuseppe)

 

 

 

 

Chiesa Madre, intitolata a San Giovanni Battista (1611 - 1740)

(Foto: Guagliardo Giuseppe)

 

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

  

 

 

 

 

Da sinistra: Foto anni 50: Corso Inapli – La Granfonte (Foto S. Novello)

 

 

Leonforte di origini non antichissime, venne fondata nel ‘600 da Nicolò Placido Branciforti, mecenate del posto e benefattore del popolo, la cui maestosa residenza fu Palazzo Branciforti. Da un documento custodito nell’archivio di Stato di Palermo si legge che il privilegio vicereggio di abitare e fabbricare il feudo di Tavi col nome di Leonforte venne concesso il 30 ottobre 1610. Nicolò Placido Branciforti componente di una delle famiglie all’epoca più influenti in Sicilia ottenne - era appunto il 30 ottobre del 1610 - la licentia populandi, che avvio la nascita ufficiale della nostra città. Anche se il paese diventò Principato solo il 24 luglio 1622 su concessione del Re di Spagna. Sempre grazie al Branciforti fu costruita la monumentale fontana barocca Granfonte da cui sgorga acqua tutto l’anno. Imponente ed emblematica fontana con 24 canne ognuna sovrastata da un arco e il cui fastigio con iscrizioni ne accresce ulteriormente il valore. Il Branciforti oltre a fondarla l’ha resa prospera e ricca d’arte. La visita in città si concentra tutta nel centro storico, l’antico borgo di Tavi, con il suo tessuto di vicoli e viuzze e le case basse dominate dall’imponente palazzo principesco che, in una delle sue 365 stanze, ha ospitato Giuseppe Garibaldi, di passaggio durante la spedizione risorgimentale.

 

      

 

                       Barbera Enzo (Storico)

 

Nato a Leonforte nel 1947. Laureato in Scienze agrarie, ex insegnante materie tecniche nell’Istituto Tecnico per Geometri di Enna.  Collaborava con varie riviste e giornali con argomenti che trattavano di storia, di costume e di problemi ambientali di Leonforte.

 

 

 

   

Manifestazioni (Piazza Margherita) - Insediamento del Podestà Cav. Avv. Cesare La Marca (Foto estratte da "Il Progresso Italo-Americano" Domemiva 16.09.1928)

 

 

 

       

Quando il 76° Giro D’Italia passò da Leonforte (Tappa “Capo D’Orlando - Agrigento”, la più lunga del Giro la vinse Biame Riis)

 

 

 

  

Leonforte DA Amare” - Dott. Gaetano Algozino

 

UN SACERDOTE FILANTROPO: Don Salvatore Varveri (Foto 1° da sinistra)
Fondatore del Primo Oratorio di Leonforte (foto 1932)

<<A partire dagli anni '30 il quartiere della "Chianotta" prese corpo e Don Salvatore Varveri si pose il problema di dare un punto di riferimento ai tanti ragazzi del quartiere e, visto che la chiesetta del SS. Salvatore era poco adeguata, fondò l'Oratorio che si trovava in una sopraelevata di quella che è oggi via Dalmazia proprio di fronte alle Scuole elementari. Don Varveri, con l'aiuto della sorella Maria e altre volontarie, nelle ore pomeridiane vi accoglieva i ragazzi perché apprendessero la "dottrina" e si educassero ai valori cristiani e avessero altri punti di riferimento oltre a quello del fascismo. L'Oratorio era abbastanza spazioso, vi erano due stanze per i giochi al chiuso (dama e tombola) e un bel giardino per i giochi all'aperto (altalena e scivolo). L'attività dell'Oratorio durò fino all'inizio della seconda guerra mondiale che coincisi con la morte di padre Varveri avvenuta il 21 settembre 1940, quando il filantropo aveva 62 anni di età. Don Salvatore Varveri fu anche profondo teologo; scrisse un libello dal titolo "Dialogo tra un incredulo e un prete a passeggio" pubblicato nel 1926>>. Fonte e Foto: E. BARBERA, Appunti di Storia leonfortese, Armenio Editore, Leonforte 2009, pp. 214-216.

 

 

I PRIMI LEONFORTESI EMIGRATI IN ARGENTINA (Foto 2° da sinistra)

Francesco Salamone con la moglie Catalda Quattrocchi e i figli Salvatore, Sara, Antonia, Rosa e Pietro. Francesco Salamone Benintende fu uno dei primi leonfortesi che emigrò in Argentina. Contribuì alla fondazione della cittadina di VIALE (prov. Entre Rìos) dove morì nel 1920. Francesco fu il nonno del famoso architetto Francisco Salamone (1897-1959), molto apprezzato in Argentina e nel mondo dell'arte come uno dei più prestigiosi esponenti dell'Art Decò. FOTO e NOTE estratte da E. BARBERA, Appunti di storia leonfortese, Armenio editore, Leonforte 2009, p. 19.

 

 

 

  

Comizio in Piazza Carella (anni ’60) - C.so Umberto

 

 

 

      

Da sinistra: Piazza Branciforti (*) - Fiera di San’Antonino   

 

 

(*) UN PREZIOSO DAGHERROTIPO DEL SEC. XIX - La Piazza Branciforti - Foto Archivio Rosario Algozino - Proprietà di Elena La Delfa - Per gentile concessione dott. Giovanni Vitale

 

Da “Leonforte DA Amare” - Dott. Gaetano Algozino

 

  

Le Scuole Elementari "N. Vaccalluzzo" appena inaugurate 1934 (Foto Enzo Barbera) - Antico matrimonio leonfortese

 

 

 

    

Un angolo della Leonforte secentesca (Porta Garibaldi) - Leonforte “Ingabbiata” (Vista del centro storico dalla balconata di Via Taccetta)

 

 

 

      

La Granfonte (Foto Francesco Addamo) - La pietra della peste (Foto Enzo Barbera)

 

 

 

  

 

Da sinistra: Viale dei Cipressi - Corso Umberto I (Scuola Elementare Nunzio Vaccalluzzo)

 

 

 

       

 

A Scalinata Musumeci (Ideale punto di congiunzione tra la Piazza del Mercato e il colle di San Giuseppe (Foto A. D'Onofrio) - Affresco della Vergine (**)

 

(da Leonforte DA Amare - Pag. Fb) (**)

 

(**) ORATORIO rupestre in Zona Chianetti - Affresco della Vergine
(distrutto dall'insolente barbarie umana)

 

<<Anche questo è "Oratorio" rupestre: tre grotte contigue con due aperture di ingresso. E' di fronte al Camposanto leonfortese, a qualche decina di metri dalle vasche dell'acqua. E' orientato da Ovest ad Est; cosicché il sole d'occidente illumina in pieno le pitture. Sulla parete di tramontana si nota un bancone, ricavato dalla stessa roccia: è il letto dell'Eremita; ma in tempi molto più antichi, servì, forse, da giaciglio ai morti qui sepolti (epoca pre-romana). Nella parete absidale di sinistra v'è dipinta una graziosa Madonna con corona sul capo e il Bambinello che allatta. Questa e le altre pitture sono del secolo 17° e ricordano, forse, la nuova ondata di eremitismo portata in Assoro dai Francescani Riformati, ivi stabilitis nel 1622. Il soggetto della "Vergine allattante" è tutto francescano (S. Maria de Jesu,. S. Maria delle Grazie); ma lo schema iconografico è bizantino e s'ispira all'arte egizia. La Vergine "Galaktotrofùsa" risale alle prime manifestazioni artistiche del Cristianesimo: Sotto questa bella Madonna vi è una devota iscrizione, in parte rovinata: V(oi siete stat) A (costit)U(ita) D(a) IDDIO (e da) (Cri) STO AVVO(c)ATA (d)E(l)LE (a)N(i)ME DEL (santo) PU(rga)TOR(io). Sulla parete di fondo del 2° vani la figura centrale non si distingue; ai lati si notano due donne in adorazione e due candelabri. L'iscrizione dice: SIA LAUDA(to) (il) SANT(i)S(simo) SAC(ramen)TO. E' segno che al centro - fra candelieri e donne adoranti - vi era raffigurata l'Ostia divina. Eucarestia e Maria: le forze vive della Chiesa. Così le sogno Don Bosco Santo in un celebre "sogno": altoelevate su due colonne, a benedizione dei popoli, a difesa del Papa>> Folio di G. GNOLFO "Triangolo di fede cristiana" - Testo e foto tratti dal volume: G. NIGRELLI, Le iscrizioni lapidarie dei monumenti leonfortesi, Litografia Editrice Nocera, San Cataldo (CL) 1986, p. VII (inserto iconografico)

 

(“Leonforte DA Amare” - Dott. Gaetano Algozino)

 

   

Da sinistra: Piazza IV Novembre (Foto Giovanna Maria/Enzo Barbera)

 

 

 

       

Matrimonio leonfortese - S. S. n. 121 (Catanese)

 

 

   

Atmosfere bucoliche, l'antico Viale dei Cipressi (foto anni ’40  (“Leonforte DA Amare” - pag. Fb Dott. G. Algozino) - Costruzione Chiesa del SS. Salvatore

 

 

 

        

 

 

UNA DIMORA TUTTA MUSSOLINIANA

Il Palazzo Villino - Mustica nel 1934


<<Dopo la caduta del fascismo anche a Leonforte si cancellarono tutti i "segni" che lo propagandavano e lo celebravano. Oltre che cambiare i nomi di alcune vie e piazze, il piccone si abbatté su numerosi fasci littori e sulle targhe marmoree lungo il Corso...Scomparse del tutto sono tutte le epigrafi sui muri degli edifici. C'è ancora chi ricorda quella sul prospetto di Casa Mustica:  I POPOLI CHE ABBANDONANO LA TERRA SONO CONDANNATI ALLA DECADENZA>> Foto e Testo estratti da: ENZO BARBERA, Leonforte in camicia nera e fazzoletto rosso, pubblicazione postuma a cura di Giovanna Maria, Novagraf, Assoro (En) 2012, pp. 124-127.

 

            

Da sinistra: Piazza IV Novembre (Foto Azzolina) - Vecchio portone, Leonforte, anni ‘70 (Foto Nino Buccheri) 

 

 

    

Lavandai alla Favarotta (Foto F. Buscemi) - La prima automobile di Leonforte (Foto Dott. Giovanni Vitale)

 

 

     

 

Da sinistra: Piergiorgio Manuele - La Granfonte (*)

 

(*) GRANFONTE: La fontana, le nostre seti, le nostre sorgive.

 

La fontana indica la presenza di una sorgente viva di cui incanala le acque, e le riversa, assicurando vita ai corpi assetati. Il suo incessante getto è promessa di un profluvio di vita capace di spegnere tutte le seti, e la sete di tutti, in ogni tempo, gratuitamente. Posta all'incrocio di strade, al centro di piazze, lungo piste e itinerari, essa diventa luogo d'incontro, di scambio, di comunicazione. Innumerevoli sono le materializzazioni creative della fontana. Non è meramente acqua che scorre, ma flusso informato, artefatto, tecnologia, così come la sete non è solo bisogno, ma anche desiderio, anelito d'altro, di sovrappiù.

 

Inno del comune di Leonforte scritto da Enzo Barbera, arrangiato e cantato dal Dott. Piergiorgio Manuele

 

 

Amu lu me paisi

e li so acqui inargintati.

 

Amu li so abitanti

cu lu cori russu.

 

Amu lu passu

di cu dici paroli luminusi.

 

Amu li fimmini liunfurtisi

angili senza ali, rosi sciarusi.

 

Amu li so carusi

chini d’amuri e di baldanza.

 

Amu a cu lotta la ‘gnuranza

e lu focu ccu li so manu pigghia.

 

Amu a cu travagghia luntanu

e spera di turnari.

 

Amu a ccu vo’ fari

e nun è bonu sulu a criticare.

 

   

 

       

Da sinistra: manifestazione fascista a Leonforte - Un ricordo di mezzo secolo fa (*)

 

(*) (Foto Manna) La 3^A (maschile!!!) della Dante Alighieri nell'allora nuovissima sede col Preside Proto e i Prof.ri Nino Randisi e Sottile - AS 1964/65.

 

 

Vecchie immagini di Leonforte… Cartoline e fotografie

 

 

Foto prelevate dalla bacheca di Facebook del Prof. Enzo Barbera e dagli archivi Benito e Risicato (oggi G. Mazzara). La maggior parte delle foto sono degli storici leonfortesi Ciccio Buscemi ed Enzo Barbera e dei Fotoreporter Antonello Camiolo, Benito Salamone, Sigismondo Novello - Peppe Romeo - Carlo Romano, Luigi Buscemi - Vincenzo Camiolo - Salvatore Castro - Gianluigi Gervasi - Giuseppe Testaì - Giovanni Lo Gioco - Salvatore Licciardo - Antonino Salamone - Rosalia Cardaci - Ottavio Longo - Rubino Salvatore - Enza Lo Grasso - Salvatore Rindone - Azzolina Salvatore - Guliti Alfio - Dottore Paolo - Algozino Gaetano - Lombardo Pippo - Maria Giovanna - Lombardo Nuccio - Sciuto Filadelfio detto Nello - Ciurca Carmelo - Popolo Calogero - La Delfa Turi - Maria Gino - Manuele Vito - Benintende Ignazio - Pellegrino Salvo - Ferragosto Francesco - Santangelo Gaetano - Vicari Lorenzo - D’Alessandro Antonino - Di Franco Nini - De Francesco Ferdinando - Fichera Nino - Bonamico Saro -  Proto Antonino detto Nino - Gaetano Risicato - G. Lo Gioco - Vincenzo Benintende - Gaetano Longo Carella - Azzolina Salvatore - Melino Risicato - Pietro Capra - Gaetano Capra -

 

 

     

 

 

Il 4 novembre 1932 veniva inaugurato a Leonforte il MONUMENTO AI CADUTI di piazza IV Novembre, pensato sin da gennaio 1929 dal podestà Cesare La Marca e da un apposito Comitato che, per finanziare l’opera, organizzò Lotterie e serate danzanti che fruttarono ben 25.000 lire ( circa 40 milioni di oggi).  Grazie ad un concorso di idee, il Comitato elaborò il progetto di un gruppo allegorico con ULISSE CHE SORREGGE SULLE SPALLE IL CADAVERE DELL’AMICO ACHILLE, MORTO DA EROE e ne affidò la realizzazione allo scultore acese Luciano Condorelli che approntò il soggetto su un calco di gesso e, ottenuta l’approvazione, lo scolpì su del marmo bardiglio.  Ma, realizzata la scultura e appena prima del suo montaggio, dalla Prefettura e dal Federale giunse l'ordine di soprassedere alla costruzione del Monumento e di utilizzare i soldi raccolti per edificare un asilo. Il Podestà, con la scusa che la scultura non era conforme al progetto, sospese i lavori, suscitando l'ira del Comitato che si dimise e dello scultore che abbandonò sdegnato l’incarico. Per oltre un anno i lavori rimasero interrotti e, quando finalmente arrivò il consenso della Prefettura, il Comune per completare l'opera chiamò il marmista catanese Alfio Greco che rivestì con lastre di marmo di Carrara il manufatto progettato dal Condorelli, aggiungendo due plinti rivestiti di marmo sui cui lati esterni riportò l’elenco dei centodieci Caduti, mentre sul prospetto, al di sopra del bassorilievo appose la scritta: « Leonforte /alla santa memoria dei suoi figli/ caduti nella guerra liberatrice»; nella parete interna di destra incise:« Apparivate una forma/ del volere sovrumano/ un impeto senza peso/una offerta saliente/ come un pugno d’incenso / gettato nella bragia. - D’Annunzio - », e in quella del vano di sinistra: « Domani se il destino / voglia la vittoria/ sia la pedana/ dalla quale si balza/ all’avvenire.- Mussolini -». L’opera fu completata con una nicchia a mosaico dorato per alloggiare la lampada votiva, due fregi raffiguranti la scure littoria, una vasca e bordi di cemento sagomato. Per dare degna cornice al Monumento, si procedette alla sistemazione della “piazza” che all’epoca era solo un piano mal livellato in terra battuta con alberi ed un'antichissima fontana pubblica circondata da quattro robinie a cui, quando ancora nel paese non esisteva la rete idrica, venivano ad attingere l’acqua con le quartare i paesani e qualche abitante del circondario.  I lavori vennero affidati all’impresa dei fratelli Mustica che curò anche il montaggio del gruppo marmoreo del Monumento. La Piazza, che da allora nella parte del Monumento cambiò il nome da “Piano della scuola” a “piazza IV Novembre”, assunse praticamente l'aspetto attuale.  L’inaugurazione avvenne il 4 novembre 1932, con una cerimonia solenne e coinvolgente. Per l’occasione i componenti della banda musicale, diretti dal maestro Giuseppe Stabile, indossarono la nuova divisa composta da doppio petto nero con bottoni dorati e pantaloni neri con bordure rosse.  Da quel giorno tutte le manifestazioni “patriottiche” si svolgono davanti a questo nostro piccolo, sacro “altare della Patria” che ancora oggi ci ricorda l’eroico sacrificio di tutti quei giovani leonfortesi che, al Piave, nelle valli dell’Isonzo, sul Grappa, nelle giogaie del Carso, difesero i confini della Patria, diedero compimento al nostro Risorgimento con la liberazione di Trento e di Trieste e soprattutto testimoniarono l’inscindibilità dell’Unità d’Italia.  FOTO e NOTIZIE TRATTE DAL LIBRO, in via di pubblicazione postuma, “ LEONFORTE IN CAMICIA NERA E FAZZOLETTO ROSSO” del compianto storico Enzo Barbera.

 

 

 

  

PIAZZA BRANCIFORTI - Foto G. Risicato (1958) - Bromofoto Milano - Scuola Elementare N. Vaccalluzzo e Antico Oratorio  

 

 

   

Il vecchio Municipio (*) - Gita scolastica, si riconosce Padre Gaetano Garofalo

 

(*) UNA "PASSEGGIATA" IN CORSO UMBERTO Cartolina del 1925 - Ed. ris. Vincenzo Benintendi - Stabilimento grafico Dalle Nogare-Milano

 

 

     

Da sinistra: Copertina di un antico discorso leonfortese - La Leonforte del Fascio (Foto Turi Algozino)

 

“L’aristocrazia feudale era viva più che mai, e Leonforte, come molti altri centri urbani di fondazione seicentesca, conferma la capacità imprenditoriali di questa classe sociale dominante. Nella sua complessità, Leonforte costituisce uno dei più splendidi esempi di  colonizzazione feudale moderna che si possono riscontrare non solo nell’Europa dell’epoca, ma anche nelle lontane Americhe”. Rodo Santoro  (Castelli e Torri della provincia di Enna, 1999)

 

 

         

          

Da sinistra: La Granfonte  Piazza Sottana (Palcoscenico della vita sociale del paese - Piazza Regina Margherita   

 

 

 

         

Da sinistra: Piazza Sottana (Palcoscenico della vita sociale del paese) e Porta Garibaldi e ingresso alla Sicula Tempe (Stradone degli alberi) - Piazza Carella

 

 

          

Da sinistra: C.so Umberto in prossimità del Comune - La dimora dei Principi Branciforti

 

 

       

Da sinistra: Piazza Carella - Chiesa Madre

 

 

      

Da sinistra: Piazza Soprana - Interno della Chiesa dei Frati Cappuccini (*)

 

 

(*) PRIMA CHE SPIRI IL MAGGIO NOSTR'ALMA TUA SARA'

Questa preziosa foto, proveniente dall'Archivio fotografico della famiglia Giunta, ritrae uno storico evento che nel 1954 coinvolse tutta la comunità di Leonforte, ossia l'arrivo in elicottero del simulacro della Madonna di Fatima nella Chiesa dei Cappuccini. La foto ci mostra anche l'architettura degli spazi interni della Chiesa precedente gli sventramenti e i rifacimenti del 1960-66. Si nota in cima alla cuspide del Tabernacolo l'antico e venerato simulacro della Madonna Assunta del XVII secolo. Si riconoscono due frati cappuccini: a sinistra P. Teodoro da Sortino e a destra P. Carlo da Leonforte

 

(Dott. Gaetano Algozino)

 

       

Da sinistra: La Scuderia (vista dall’alto) (**) - Chiesa Palatina dedicata a Sant’Antonio di Padova - Piazza Annunziata (antico matrimonio)

 

(**) Dove c'erano i cavalli arabi oggi c'è un campetto di calcetto... (Enzo Barbera)

 

 

    

Da sinistra: Veduta della Granfonte - C.so Umberto nei pressi del Palazzo Anello

 

 

     

Da sinistra: Veduta del Palazzo Branciforti dalla “Cuticchiata”  (Foto archivio Buscemi - 1950) - A sinistra: Monastero di Santa Caterina, in Piazza Branciforti

 

 

    

Da sinistra: La  S. S. 121 all’altezza del viale dei Cipressi  - Venditore di verdura

 

 

   

Costruttori  e venditori leonfortesi di brocche (*)

 

(*) A FERA DI SANT'ANTUNINU. Leonforte 1949 - Il venditore di bummuli e quartare (Foto: Francesco Buscemi)

 

 

 

        

Da sinistra: Chiesa di Santa Croce (2 foto) - Scalinata Chianu Quadararu (La scalinata di Sant'Antonio)

 

 

 

     

Da sinistra: La Granfonte - Gruppo canterino leonfortese (Sotto l’egida dell’Opera Nazionale Dopolavoro venne costituito il GRUPPO CANTERINO LEONFORTESE formato da ragazze di buona famiglia, per la maggior parte studentesse, che con le loro canzoni allietavano gli avvenimenti più importanti del fascismo.  (Giovanna Maria)

 

 

 

       

Da sinistra: Un contadino al rientro dalla campagna (nei pressi di Piazza Tribuno)  - Un contadino (Granfonte)

 

 

   

Da sinistra: Veduta del Monte Altesina - Ruderi della fabbrica di calce e gesso in C.da Sant’Elena

 

 

        

Da sinistra: Lavandaie alla Favara - Detto religioso leonfortese

 

 

   

Da sinistra: Vecchia Chiesa del Santissimo Salvatore - Manifestazione in Piazza Regina Margherita

 

 

 

         

Da sinistra: Veduta sulla Valle di Tavi dalla Chiesa di  di Padova - La Granfonte

 

 

 

 

Da sinistra: Pionieri del calcio leonfortese, durante un’incontro - Stadio Comunale “Nino Carosia”

 

 

 

 

      

Piazza Chianu da scola - La Corriera nei pressi della Villa Bonsignore

 

 

 

          

               

Da sinistra: La corriera Nicosia - Leonforte (Viale dei Cipressi) - Balzo sottostante alla Chiesa di Santo Stefano (*)

 

(*) Tra Santo Stefano e Cuticchiata. Moderno e funzionale "balcone" di cemento realizzato dal Consorzio di Leonforte negli anni '60)

 

 

 

       

 

Da sinistra: C.so Umberto all’altezza del Circolo di Cultura -  Via Sparterra

 

 

 

      

Da sinistra: Inizio della Cuticchiata - Pescheria Comunale

 

 

   

Da sinistra: Via Garibaldi ex Strada Grande - La zona storica e la fontana della Granfonte

 

 

 

             

Da sinistra: Piazza Branciforti - Chiesa dei Frati Cappuccini

 

 

 

      

Da sinistra: C.so Umberto (cartolina di inizio secolo) - Il C.so Umberto in una cartolina degli anni ’60

 

 

 

   

Da sinistra: Fontana del Piano della Scuola - Il viale dei pini

 

 

 

    

Da sinistra: Villa Bonsignore - Scuola Elementare “Nunzio Vaccalluzzo”

 

 

   

Da sinistra: C.so Umberto all’altezza della Scuola Elementare - Viale dei cipressi

 

 

       

Da sinistra: Il Municipio di Leonforte in una cartolina degli anni ’30 - C.so Umberto, parte alta

 

 

  

Da sinistra: Scalinata Cappuccini e/o “dei trentatre gradini” - Piazza “Do Chianu a scola”

 

 

  

Da sinistra: Piazza Caddivarizza e/o Piazza del Popolo - Villa  Bonsignore

 

 

  

Da sinistra: La Granfonte - Il Corso Umberto I visto dalla Piazza Regina Margherita (**)

 

(**) Leonforte anni '20, notate i lampioni a petrolio...l'elettricità arrivò nel 1928 (Enzo Barbera)

 

 

 

Da sinistra: C.so Umberto I nei pressi della Farmacia Giunta - Matricola studentesca in Piazza Margherita

 

 

  

Da sinistra: Piazza Margherita - Gara ciclistica organizzata dalla A.S. Tavaca

 

 

  

Da sinistra: Villa Bonsignore, residenza estiva dei Li Destri - Campo Sportivo “Nino Carosia”, senza recinzione

 

 

        

Da sinistra: C.so Umberto all’altezza dell’edificio famiglia Mustica - Manifestazione di protesta di braccianti per la Diga Bozzetta (*)

 

(*) L'occupazione delle terre incolte. Manifestazione dei braccianti agricoli alla Granfonte- Ott. 1950 - Foto Archivio Saro Bonamico - Fonte: ENZO BARBERA)

 

 

  

Da sinistra: Manifestazione lungo il C.so Umberto - Antico casello ferroviario, ingresso nord di Leonforte

 

 

     

Da sinistra: La Scuderia - Processione religiosa nei pressi di Piazza Cappuccini

 

 

       

Da sinistra: Ex Stadio Comunale Nino Carosia (In primo piano l’obbrobrioso muro che venne innalzato nel 1970) - Antica cabina elettrica

 

 

       

 

 

 

 

 

 

 

  

Da sinistra: Piazza San Francesco di Paola - La Granfonte (animali si rinfrescano)

 

 

  

Da sinistra: Panorama della zona storica di Leonforte - La Granfonte (animali si rinfrescano)

 

 

 

       

Da sinistra: Manifestazione in Piazza regina Margherita - Facciata della Cattedrale

 

 

 

 

Da sinistra: Palazzo U Conti - Porta Garibaldi (1624) (fu attraversata da Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi)

 

 

  

Da sinistra: Strada di Bonifica Leonforte/Altesina - C.so Umberto all’altezza di Piazza Branciforti

 

 

 

            

Da sinistra: Il Municipio - La Croce di Piazza Cappuccini

 

 

 

Da sinistra: Veduta del Palazzo Branciforti - Piazza Carella e Piazza IV Novembre

 

 

  

Da sinistra: Festa all’interno della sezione comunale del M.S.I. Dn - Anziani che si riposano in piazza IV Novembre

 

 

     

Da sinistra: Mulino - Pastificio (fabbrica di alcool e di cremor di tartaro) - Confezioni di ceste e cassette azienda Barone G. Longo Carella C.da Pirato

 

 

   

Da sinistra: Il trenino Leonforte - Assoro - Piazza Branciforti (già Piazza Soprana *)

 

(*) Detta in paese la “Piazza Soprana”, questo ampio spazio urbano è chiuso tra il Palazzo, la Scuderia ed altri edifici nobiliari, rappresentando per Leonforte il luogo emblematico del potere: per i Branciforti prima e per i Li Destri poi. L’altro appellativo, ovvero la “Caddivarizza”, era dovuta al traffico intenso di cavalieri e carrozze. Per la sua realizzazione furono addirittura chiamate – sotto la direzione del capomastro Vincenzo Gianguzzo – maestranze romane e palermitane, esperte nella realizzazione di questa tipologia di spazio urbano nel Seicento del trionfante barocco. E’ rettangolare e scenografica, grazie ai prospetti del palazzo e della Scuderia.

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

  

Da sinistra: Piazza Regina Margherita - Corso Umberto nei pressi di Piazza Regina Margherita

 

 

     

Da sinistra: C.so Umberto all’altezza del Circolo di Cultura - Bambini che giocano nei pressi della fontana della Granfonte

 

 

  

Da sinistra: Piazza IV Novembre e Palazzo Carella - Viale dei Cipressi

 

 

    

Da sinistra: Macelleria Debole (a Putia) - La Rocca di Demetra - Ruderi della fontana della Favarotta

 

 

  

Da sin.: Chiesa della “Crucidda” (Antica  "Crucidda" nel suggestivo “Vallone di Taju” (argilla) Foto Archivio F. Buscemi (1952) - Palazzo del Conte Bonsignore

 

 

   

Ingresso sud di Leonforte… La Granfonte… (Il nostro simbolo) - Villa Bonsignore

 

 

  

Da sinistra: Curva “Do Monacu” - Antica Sartoria Rubino

 

 

     

Da sinistra: Ingresso retro Granfonte - Stemma del Comune di Leonforte

 

 

  

Da sinistra: Venditori leonfortesi di brocche - “Fina A Lupa” con suo marito Tanu

 

 

 

    

Da sinistra: Corso Umberto I (Foto Fam. Stanzù) - La Granfonte

 

 

 

     

Da sinistra: L’ex Carcere di Leonforte, situato in Via Cremona, quartiere San Rocco - L’ex Cine Teatro Roma

 

 

    

Da sinistra: Zona “I quattro pini” - Cantastorie in Piazza Regina Margherita

 

 

      

Da sinistra: Palazzo Gussio di Via Portella - Vasca dell’acqua

 

 

  

Da sinistra: Veduta dall’alto del villaggio “Unrra Casas” - Via Paluzzo (*)

 

 

(*) SCORCI E VICOLI DI UNA LEONFORTE SCOMPARSA La Via Paluzzo come si presentava fino alla fine degli anni '80; le caratteristiche "cuticchie" sono state rimpiazzate da lastre di pietra lavica e mattonelle di catrame... (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

  

Da sinistra: Ex sede del Liceo Classico (*) - L’autoemoteca in Piazza IV Novembre

 

(*) Vera fucina di intelligenze

 

 

 

Festa di San Francesco

 

 

Giochi che si svolgevano durante la Festa di San Francesco in Piazza Verga: La corsa con i sacchi - ‘A ‘Ntinna

 

 

     

Da sinistra: La corsa con i sacchi - ‘A ‘Ntinna

 

 

 

    

                           La rottura delle pignatte  

 

 

 

 

      

Da sinistra: Salita di Santa Croce - La Madonnina del Cernigliere

 

 

        

Da sinistra: “Stazzuni”  (Fornace per argilla) - A Tagghiata

 

 

   

Da sinistra: Ruderi della Miniera di zolfo di Faccialavata - Antica fontana leonfortese

 

 

 

Da sinistra: Ex Chiesetta della Catena - Ex Frati Cappuccini di Leonforte

 

 

      

Da sinistra: Peppe L’Uorbu (Giuseppe Travaglio) - La Filanda (la fabbrica di tessuti sorse nel 1840 e diede lavoro a 110 leonfortesi)

 

 

  

Da sinistra: Un’antica fontanella, oggi non più esistente - Ingresso Villa Comunale

 

 

    

 

Da sinistra: Ex sede del Consorzio Agrario - Magazzino di stoccaggio e di raffinazione dello zolfo di C.da Faccialavata  

         

                                                                                                                                                                                                                                       

  

Da sinistra: Inaugurazione Acquedotto Civico di Leonforte, anno 1926 (*) - Antico forno in via Torretta

 

(*) Quando l’acqua a Leonforte arrivò in casa dal rubinetto

 

 

  

Da sinistra: Ex Casa Cantoniera di fronte la Chiesa della Catena - I Pipituna

 

 

  

Da sinistra: Via Torretta con le sette palazzine bianche dell’Escal, le casette degli alluvionati - Masso staccatosi da Monte Cernigliere

 

 

  

Da sinistra: Palazzo del Conte -  Ex Salone Gaetano detto Tano Risicato

 

 

  

Da sinistra: Piazza Carella - Un contadino leonfortese che si ristora alla Granfonte (Foto Melino Risicato)

 

 

            

Da sinistra: Asino che si disseta alla Granfonte - Antico edificio tra Via Dalmazia e Via Li Destri (Foto Geom. Giacinto Di Fazio)

 

 

 

Da sinistra: Edificio in costruzione (Fam. Geom. Giacinto Di Fazio) tra Via Dalmazia e Via Li Destri - Antico edificio leonfortese (Foto Geom. Giacinto Di Fazio)

 

 

  

Da sinistra: Manifestazione in Piazza Regina Margherita - Antica Miniera di zolfo di “Faccialavata”

 

 

   

Da sinistra: Un contadino che si riposa alla Granfonte - Donne con “quartara” nel quartiere Granfonte  (Foto Archivio Buscemi - 1951)

 

 

     

Da sinistra: Chiesa di Santa Croce - Antica galleria ferroviari di C.da Cernigliere

 

 

      

Da sinistra: Mercato del Martedì (Piazza Branciforti) - P.zza Margherita illuminata per la feste del 15 agosto Austu e riustu, capu di mmiernu

 

 

    

Da sinistra: L’autoemoteca in Piazza Margherita - Periferia di San Rocco

 

 

     

Da sinistra: Veduta nella zona storica da un arco - Chierichetti leonfortesi (Corso Umberto)

 

 

                 

Da sinistra: Pilieri di “Finaità” Colonna posta a segnare il confine del territorio di Leonforte (*) - Leonforte anni ’60: sciopero proletario 

 

 

(*) LA COLONNA DI SANT'ELENA (Foto Musumeci, anni '30)

<<Nel pianoro sovrastante la contrada Sant'Elena (Santa Lena) si ergeva una solida colonna (visibile nella fotografia scattata negli anni '30), poggiante su di un alto piedistallo quadrangolare alta circa 6 o 7 metri e culminante con un capitello di vago e incerto stile dorico, come è possibile dedurre dalla proporzione con la figura femminile poggiata alla base. La tradizione popolare la chiamava "colonna di Sant'Elena", dedicata alla Santa omonima, madre dell'imperatore Costantino vissuta a lungo e morta a Costantinopoli. Approssimandosi l'avanzata delle truppe anglo-americane, nel mese di luglio 1943, la colonna di S. Elena venne deliberatamente abbattuta da un presidio di soldati tedeschi che sorvegliavano la sottostante SS 121. Con i rocchi della colonna abbattuta collocati in semicerchio venne formata una trincea al cui interno trovò posto un nido di mitragliatrici per il controllo della sottostante strada statale. Così la vecchia ma solida colonna che aveva resistito per tanti anni agli insulti della natura, smottamenti, movimenti tellurici ecc., cadeva miseramente per mano dell'uomo e non venne più ricostruita. I rocchi cilindrici rotolarono giù per il pendio e sembra che vennero utilizzati come pietre da costruzione per i muretti a secco della stessa contrada>> (P. MUSUMECI, Vecchie immagini di Leonforte, Edizioni NovaGraf, Assoro 2003, pp. 74-75)

Il pomeriggio del 22 luglio 1943 i soldati tedeschi ripiegarono in direzione di Nissoria, ma prima a Sant'Elena distrussero la colonna che segnava i confini tra i territori di Leonforte, Nissoria e Assoro e diedero fuoco a quel che restava ( in precedenza era stato abbandonato dal responsabile sergente dell’esercito italiano Giuseppe Marotta di Calascibetta) di un deposito di fusti di benzina sito in contrada Pirito, lasciando alle loro spalle uno spettacolo apocalittico di fiamme e di fumo. l pomeriggio del 22 luglio 1943 i soldati tedeschi ripiegarono in direzione di Nissoria, ma prima a Sant'Elena distrussero la colonna che segnava i confini tra i territori di Leonforte, Nissoria e Assoro e diedero fuoco a quel che restava ( in precedenza era stato abbandonato dal responsabile sergente dell’esercito italiano Giuseppe Marotta di Calascibetta) di un deposito di fusti di benzina sito in contrada Pirito, lasciando alle loro spalle uno spettacolo apocalittico di fiamme e di fumo. 

 

(Giovanna Maria)

 

 

  

Da sinistra: oggi, via Mazza (Foto geom. Giacinto Di Fazio) - Leonforte anni ’60: sciopero proletario - L’antico Viale dei pini

 

 

  

Da sinistra: Monte Cernigliere, dove doveva sorgere il Parco urbano - Leonfortese alla Granfonte mentre beve dalla brocca

 

 

      

Da sinistra: Interno Villa Bonsignore - Ragazze leonfortesi che si dissetano alla Granfonte

 

 

  

Da sinistra: Ex Pretura e Ufficio del Giudice di Pace, oggi sede della Biblioteca Comunale - Antica masseria sulle pendici del Monte Altesina

 

 

  

Da sinistra: Piazza Sottana - Fabbrica di sapone (Zona San Rocco)

 

 

  

Da sinistra: Sott’Arco zona Portella - Fabbrica di manufatti in C.da Fiumaredda

 

 

  

Da sinistra: Ponte sul fiume Crisa in C.da Noce - Rullo compressore in C.da Catena davanti l’ex Casello dell’Anas

 

 

   

Da sinistra: Postale alla Stazione di Pirato - Ruderi della tintoria a fianco della Granfonte

 

 

  

Da sinistra: Centrale di sollevamento dell’acqua - Ruderi “La Filanda”

 

 

  

Da sinistra: Fabbrica di mattoni in cemento del sig. Serafino Leonforte (2 foto)

 

 

 

Da sinistra: La Filanda - Campagna elettorale in Piazza Margherita anni ’60 Elezioni amministrative del 6 -7 Novembre 1960 (*)

 

 

(*) (Piazza Margherita invasa da striscioni di propaganda elettorale - Archivio fotografico Dr. Francesco Buscemi Fonte: Enzo Barbera)

 

 

  

Da sinistra: La nuova Caserma dei Carabinieri (Piazza Stazione) - Piazza Annunziata, scenario Festa dell’Annunziata - L’edicola di San Francesco in  C.da Rassuada

 

 

   

Da sinistra: Convegno culturale “Festa dell’Unità” - Plesso scolastico Branciforti

 

 

  

Da sinistra: Liceo Classico (*) Pedagogico “N. Vaccalluzzo” - Scuola Media Statale “Dante Alighieri”

 

(*) Ex giardino dei Mughetti

 

 

 

      

Da sinistra: Inizio processione di San Francesco d’Assisi - Liceo Scientifico “E. Medi” - Da sinistra: Palazzo Gussio e Via Portella

 

   

Da sinistra: Antonello Venditti in concerto a Leonforte “Festa dell’Unità” (Pizza Stazione) - Manifestazione in Piazza Regina Margherita - Interno Chiesa Cappuccini

 

 

  

Da sinistra: Sciopero allevatori leonfortesi lungo il C.so Umberto - Comizio in Piazza Regina Margherita  

 

 

  

Da sinistra: Bar Garden (Corso Umberto I, zona Circolo Operai) - Manifestazione lungo il C.so Umberto I

 

        

    

Da sinistra: Passeggio lungo il C.so Umberto I (Zona Municipio) - La Granfonte (contadino che si riposa)

 

 

  

Da sinistra: Piazza Carella e antico rifornimento (Fam. Maria) - Case bianche (sette) di Zona Torretta costruite dell’Escal, le casette degli alluvionati

 

 

 

Da sinistra: Panorama di Leonforte “Curva do monaco” (*) - “Il pane di casa” fatto da donne leonfortesi (Chiesa Annunziata)

 

(*) GITA TURISTICA A LEONFORTE - Vista panoramica del paese dalla curva del "Monaco" (Foto Ediz. V. Santoro, 1969) 

 

 

  

 

Da sinistra: Palazzo Branciforti - Venditore ambulante di frutta e verdura con il Mulo, nei pressi inizio salita Santa Croce

 

 

 

Da sinistra: Gara ciclistica (Partenza da Piazza Regina Margherita) - La Granfonte

 

 

   

Da sinistra: Gara ciclistica nei pressi di Piazza Regina Margherita e lungo il C.so Umberto

 

 

   

Da sinistra: Antico viale dei pini - Antica fabbrica di mattoni

 

 

  

Da sinistra: Antico forno leonfortese - Antica cartolina (Piazza Regina Margherita)

 

 

      

Da sinistra: Chiesa dell’Annunziata durante la ristrutturazione - Ragazzi che si dissetano alla Granfonte - Un venditore ambulante con il Mulo

 

 

 

Da sinistra: Solenne funerale dell’aviatore - Arcane, remote e selvagge vallate (*)

 

(*) La gola di Valle dei ladroni a Samperi “Leonforte DA Amare”  - Dott. Gaetano Algozino

 

 

   

Da sinistra: C.so Umberto nei pressi della scuola Elementare Nunzio Vaccalluzzo - Veduta di Leonforte attraverso un’antica cartolina

 

 

   

Da sinistra: Via Portella - Antica casa leonfortese - C.so Umberto nei pressi del Circolo di Compagnia

 

 

  

Da sinistra: Veduta di Leonforte dall’alto - Mike Bongiorno a Leonforte (Stadio Comunale Nino Carosia)

 

 

   

Da sinistra: Scinnuta della Cuticchiata nei pressi della Chiesa della Parrocchia - Angolo Via Dalmazia con Via Li Destri (foto Geom. Giacinto Di Fazio)

 

 

  

Da sinistra: Monumento dei caduti in Piazza IV Novembre - Veduta da Monte Cernigliere

 

 

    

Da sinistra: Il barbiere Santo Anito (Zona Santa Croce) - Un’antica fontanella, oggi muta, sotto la scaletta che porta alla Chiesa nuova del SS. Salvatore

 

 

   

Da sinistra: Gara podistica in Via Campo Sportivo - Festa da ballo nella Piazza antistante la Chiesa della Matrice

 

 

    

Momenti di vita leonfortese… (Pagina Facebook “Leonforte DA Amare” - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

  

Manifestazioni lungo il C.so Umberto I

 

 

  

Da sinistra: Riunione religiosa - I primi vigili urbani leonfortesi (si riconoscono: Salvatore Di Dio e Vincenzo Agesilao)

 

 

   

Da sinistra: Il postale, mentre sosta alla stazione di Pirato - Leonforte - “I pipituna”, si intravede la Fiat 600 del Geom. Nicola detto Nicolino Vitale

 

 

 

     

Da sinistra: “A Tagghiata” nei pressi del Cernigliere - Fiera di  nei pressi di Piazza Branciforti

 

 

  

Da sinistra: Antichissima foto Stadio Comunale Nino Carosia - La Granfonte

 

 

Chiesa di Santa Croce

 

 

  

Da sinistra: Strada agricola Granfonte-Pirato - Via Garibaldi

 

 

 

La Granfonte

 

 

    

Da sinistra: Stadio Nino Carosia (squadra di calcio leonfortese studentesca) - Panorama sud di Leonforte

 

 

             

Da sinistra: Melo Pontorno (Stadio Comunale Nino Carosia) - Inaugurazione Monumento ai Caduti Piazza IV Novembre (Libro Enzo Barbera)

 

 

 

 

ALCUNE DELLE FOTO PIU ANTICHE DI LEONFORTE

 

 

(Foto: Francesco detto Ciccio Buscemi - Gaetano detto Melino Risicato)

 

 

 

  

Da sinistra: L’interno della Chiesa dei Frati Cappuccini, quando c’erano ancora gli altari laterali - “‘A ramaaliva”, la Domenica delle Palme (**)

 

(**) ‘U SIGNIRUZZU DA' RAMALIVA - Domenica delle Palme, Leonforte 1950  Foto Archivio Dr. Francesco Buscemi

 

 

    

Da sinistra: Festa di , l’uscita del Santo dalla Chiesa  - Miniera di zolfo di Faccialavata

 

 

  

Da sinistra: Corteo nuziale in Piazza Regina Margherita - Il banditore Peppe L’Uorbu (Giuseppe Travaglio)

 

 

  

Da sinistra: Piazza e Palazzo Carella - Zona sud di Leonforte

 

 

   

Da sinistra: Stadio Nino Carosia - Caratteristica via che dal Palazzo Branciforti conduce alla Granfonte

 

 

  

Da sinistra: L’Aia con il grano già “spulato” e raccolto, sullo sfondo ‘u pagghiaru - Chiesa della Matrice

 

 

        

Da sinistra: Donne leonfortesi che lavano i propri indumenti alla Favara - Palazzo Branciforti

 

    

Da sinistra: Vecchie cartoline (Panorama sud di Leonforte) 

 

 

     

Manifestazione lungo il C.so Umberto I - Processione religiosa lungo il C.so Umberto I

 

 

  

Da sinistra: Zona sud di Leonforte (Granfonte) - Zona sud di Leonforte (Crucidda)

 

 

    

Da sinistra: Palazzo Branciforti (Zona Granfonte) - Piazza Regina Margherita (Manifestazione di protesta)

 

 

   

Da sinistra: Piazza Regina Margherita - Via Garibaldi

 

 

   

Porta Garibaldi (Zona sud di Leonforte/Granfonte)

 

 

  

 

 

   

 

 

        

Momenti di vita leonfortese…

 

 

   

Scalinata Musumeci/San Giuseppe

 

 

      

Da sinistra: Peppe L’Uorbu (Giuseppe Travaglio) (*) - Contadini leonfortesi

 

 

(*) Al secolo Giuseppe Travaglio, non vide mai la luce. Nacque cieco da padre cieco e mise al mondo un figlio cieco. Fece per tutta la vita il banditore (vanniatura) e - come ci fa sapere Salvatore BENINTENDE - con il grosso tamburo del municipio percorreva il Corso Umberto, si fermava nei crocevia e, dopo una tambureggiata diretta ad attirare l'attenzione dei cittadini, iniziava con "ad ordini di lu Cuvernu" o "ad ordini di lu municipiu", terminando - dopo il comunicato - con la solita formula di diffida per gli inadempienti "...paati la murta e carzarati iti". Erano i tempi della prima guerra, quando ancora rari erano i megafoni e non c'erano gli altoparlanti. Pippinu l'uorbu faceva conoscere anche il prezzo del pesce in vendita alla pescheria comunale: "iti a la piscaria ca lu pisci scalà". Lo ricordo vagare, ormai vecchio, per le strade del paese, il volto proteso verso l'alto, le orbite spalancate come in uno sforzo impossibile di vedere. Raccoglieva le elemosine in una cassettina appesa al collo e sulla quale erano incollate immaginette delle Anime del Purgatorio. Scuoteva una campanella e invocava "...'ppi l'armi di lu Priatoriu divotu". La sua voce era sonnolenta, la sua bocca una secca fessura consumata dal tempo, e le parole uscivano sibilanti tra le gengive sdentate in un borbottio strascicato e quasi incomprensibile. Eppure per noi ragazzi era una figura affascinante, misteriosa; ci chiedevamo smarriti se ci vedesse e, ogni tanto, qualcuno più coraggioso gli si accostava tirandogli la giacca sgualcita. Allora roteava il suo bastone e gridava: "figghi di buttana!": Quel povero cieco era diventato per noi una presenza quotidiana, come una certezza della nostra esistenza che si concretizzava nel gesto pacato di introdurre una moneta nella sua cassettina di legno. Dopo tanti anni ci chiediamo quale era il suo vero mondo, la sua storia interiore, la sua vita di barbone; come erano le sue ore spese a procurarsi un pezzo di pane, le ore "oscure" del giorno. Suo figlio, pure cieco, conseguì una laurea, credo in Filosofia. Si chiamava Nino, era mite e dolce, garbato. Forse lui riuscì a scoprire qualche verità di vita, forse riuscì a "vedere" attraverso i rapporti con la gente l'essenza della vita stessa. Suo padre, Pippinu l'uorbu, non vide mai la luce.

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

    

Da sinistra: Casa che si affaccia in Piazza IV Novembre, traversa via Letizia (ex casa Di Dio Salvatore) - Casa in costruzione anni ’60 (*)

 

(*) Casa Fam. Geom. Giacinto Di Fazio, angolo via Dalmazia/via Li  Destri (Foto Giacinto Di Fazio)

 

 

   

Da sinistra: Scuola Elementare N. Vaccalluzzo - Il Cernigliere (le rocciose pareti)

 

 

 

 

 

CHE MERAVIGLIA… “UN PAESE PRESEPE”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LEONFORTE ANNI ‘70

 

 

(Foto Geom. Giacinto Di Fazio)

 

 

  

Oggi via Galileo Galilei, angolo Via Li Destri-Dalmazia (Foto Giacinto Di Fazio)

 

 

   

Da sinistra: Via Galileo Galilei, (angolo Via Li Destri) - Zona Cernigliere (zona Magazzino Edile La Delfa) - (Foto Geom. Giacinto Di Fazio)

 

 

 

    

Da sinistra: Via Li Destri - Ingresso nord di Leonforte (Piazzale Scordo) - (Foto Geom. Giacinto Di Fazio)

 

 

 

 

Ingresso nord di Leonforte (Piazza Emanuela Loi - Piazzale Scordo) - (Foto Geom. Giacinto Di Fazio)

 

 

  

 

Cara Emanuela, in un paese che non hai mai visto e che non avresti mai pensato di vedere nella tua breve esistenza, ai piedi di un maestoso albero solitario, c'è una lapide che ricorda il tuo sacrificio. Oggi, nell'anniversario della tua morte in via D'Amelio, qualcuno ha posto un mazzo di fiori. Una lapide per una ragazza che è stata fatta saltare in aria a 25 anni, insieme ai suoi colleghi e a Paolo Borsellino.  Cara Emanuela, in questa disgraziata terra di Sicilia non riusciamo a trarre gli insegnamenti nemmeno dal tuo e dal vostro sacrificio. Tu sei morta invano, cara Emanuela, se è vero che la Sicilia è ancora terra amara, aspra, nemica. Irredimibile.

 

(Turi Algozino)

 

 

 

Ingresso nord di Leonforte (Piazza Emanuela Loi - Piazzale Scordo) - (Foto Geom. Giacinto Di Fazio)

 

 

 

 

Zona storica Granfonte - (Foto Geom. Giacinto Di Fazio)

 

 

 

IL CIMITERO DI LEONFORTE

 

Tracce di un aristocratico cimitero monumentale di paese  (cit. Dott. Gaetano Algozino)

 

ALL'OMBRA DEI CIPRESSI E DENTRO L'URNE

Alcune note storiche sul Cimitero di Leonforte

Ricorrendo l'annuale Commemorazione dei defunti, anche a Leonforte molti fedeli, laici e persone di ogni estrazione sociale compiono il semplice e devoto gesto di recarsi al Cimitero-Camposanto per rafforzare i legami ancestrali con i propri parenti, amici e conoscenti trapassati all'altra vita. Pensiamo di fare cosa gradita trascrivendo le brevi note storiche del Mazzola sul Cimitero, con l'augurio che si possa al più presto trarre dall'oblio e dal degrado il patrimonio artistico-funerario-simbolico delle tombe, delle cappelle e dei monumenti che adornano i viali del Camposanto. <<Prima che il nostro camposanto fosse costruito, vi era la cattiva usanza di seppellire i cadaveri nelle chiese. Anche mancava un carro funebre per il trasporto di essi, e quindi venivano trasportati a spalla fino al luogo designato. Nel 1845 si era progettato di costruire un camposanto in Leonforte; e dagli amministratori comunali di quel tempo, fu proposto un luogo che soddisfaceva a tutte le prescrizioni di legge. Esso era situato in un punto elevato e poco distante dal paese, in contrada Cernigliere, precisamente in quel locale dove trovasi l'attuale cimitero. Si costruirono solamente le mura di cinta e poi si fece sosta. I proprietari intanto del terreno espropriato fecero diverse istanze al comune per essere pagati, e non riuscendovi si miseri nuovamente in possesso della terra; nè il Comune pensò più alla costruzione e al compimento del progettato cimitero. Sotto l'amministrazione del sindaco cav. Michele Capra, la questione del cimitero fu nuovamente ripresa, e si stabilì di farlo sorgere in quel locale da tempo progettato. Approvate le proposte dalle Autorità, si fece fare il piano d'arte dall'architetto sig. Ferdinando Capra; ed il preventivo ammontò a L. 20,230. In seguito, tale progetto venne modificato dall'ingegnere Signor Luciano Nicolosi da Catania, il quale preventivò altre L. 10,000 per le modifiche. S'incominciarono subito i lavori, e nel 1885 furono terminati. Il Cimitero è davvero adatto ed artistico, non essendo inferiore a molti altri dei Comuni circonvicini>> (G. MAZZOLA, Notizie storiche sulla vetusta Tavaca e sulla moderna Leonforte, Tipografia editrice del lavoro, Nicosia 1924, pp. 117-118

 

 

   

 

 

      

Foto Sonetto: Dal volume "Alquanti sonetti del Sac. Pietro Cremona da Leonforte" - Leonforte 1886
(Ex libris Biblioteca Cappuccini Leonforte)

 

In basso alcune elegante tombe dell’antichità leonfortese e la Chiesa del Cimitero

 
 
ALL'OMBRA DEI CIPRESSI E DENTRO L'URNE

 

 

 

    

 

  

 

 

 

 

Leonforte… (‘U Tornachiazza… La Granfonte…)

 

Foto in basso: Archivio Stefani (Milano)

 

 

 

    

 

 

 

 

Una delle prime Settimana Sante a Leonforte

 

‘U ‘NCUONTRU: Immagini di una Pasqua popolare

 

 
(Foto Archivio Francesco detto Ciccio BUSCEMI “Storico” - anni '50)

 

 

 

         
 
 
 
 
 

 

 
       
 
 
    

 

 

 
 
 
 
      

 

 

 
        
 

 

 

 

PIAZZA DEL MERCATO  

 

Piazza Regina Margherita - ‘U Tornachiazza

 

 

‘U Tornakjazza, già Piazza del Mercato, è stata per secoli il centro commerciale di Leonforte. Vi avevano luogo gli empori, le botteghe, ogni genere di compravendita e contrattazione dei prodotti che gli operosi cittadini leonfortesi del tempo riuscivano a commerciare. Da ogni luogo venivano le genti per acquistare i manufatti che i nostri valenti artigiani, con maestria, sapevano realizzare.

 

(Fonte Pagina Facebook “ Circolo di Compagnia Leonforte”)   

 

 

 

(Foto Guagliardo Giuseppe - Fotoreporter) 

 

 

 

ROTONDITÀ PERFETTA DI UNA PIAZZA

 


Questo screenshot estratto da un video di matrimonio (realizzato da Giuseppe Guagliardo) ci offre in tutta la sua magnificenza una veduta comprensiva della Piazza Margherita, un tempo Piazza del Mercato, una sorta di "Quattro canti" palermitani in miniatura. Sebbene l'incuria e il degrado ne abbiano alterato profondamente l'originario disegno architettonico, la sua perfetta rotondità parla ancora di un cuore antico fatto di proporzioni, rigide simmetrie e spazi vitali...
>>.  (Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

 

 

 

 

Piazza Regina Margherita - ‘U Tornachiazza

 

 

Voluta dal primo principe per avere sempre vivo il ricordo dei Quattro Canti palermitani che egli stesso aveva inaugurato nel 1625, allorché era pretore della città, costituiva la piazza del mercato poiché in essa si affacciavano ben 16 botteghe, quattro per lato. Nel 1741 Ercole Branciforti, 4° principe di Leonforte; commissiona allo scultore palermitano F. La Marca l’abbellimento della Piazza Rotonda, così veniva chiamata, secondo il disegno redatto da M. Blasco, noto ingegnere militare. Ogni quarto di cerchio prevedeva la presenza di una fontana, di balconi e di uno scudo blasonato dei Branciforti. Al centro della piazza vi era, fino all’Ottocento, una fontana.

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

    

 

Piazza Regina Margherita - ‘U Tornachiazza

 

 

Verso la metà del secolo XVII, il Principe e figlio Giuseppe maximi muratores rinascimentali, tracciarono sul percorso della via una piazza di  forma circolare, destinata a costruire il polo commerciale del nuovo centro. Le dimensioni, le caratteristiche e la posizione risposero ad una precisa ratio Matematica che soddisfaceva una esigenza del fondatore maturata in una Sicilia aperta, sin dai primi decenni del ‘500, alle sollecitazioni culturali del Rinascimento. Sedici botteghe dalle linee funzionali fecero ala al rotondo della piazza sino a quando, nel 1741, Ercole Branciforti IV Principe di Leonforte, volle ristrutturare le costruzioni, disponendo una serie di abitazioni sui magazzini con motivi architettonici che davano a tutto il complesso armonia e monumentalità. Una fontana disposta al centro dello spiazzo (oggi non più esistente), come un elemento di servizio per la comunità e per gli operatori commerciali, venne strutturata in maniera da impreziosire la scenografia del luogo.

 

 

   

 

IPOTESI RICOSTRUTTIVA DEI PROSPETTI ARCHITETTONICI DI PIAZZA MARGHERITA (già Piazza del Mercato)

 

Dal prezioso e ricchissimo Archivio documentale Campagna-Pontorno, messoci gentilmente a disposizione da Alessandro CASTRO, estraiamo questo singolare disegno di Francesco Campagna ritraente un'ipotesi ricostruttiva dei prospetti architettonici di Piazza del Mercato (secc. XVII-XVIII). In calce al disegno (1971) si legge la seguente nota (scritta dallo stesso Campagna): <<Uno dei quattro prospetti architettonici che, ai primi del XVIII secolo, delimitavano l'ovale della Piazza del Mercato (oggi Piazza Regina Margherita), di Leonforte. Di tali prospetti rimane oggi solo l'impianto generale, parte delle balconate di coronamento ed una sola "pigna" decorativa nel quadrante, meglio conservato, di sud-est della piazza, tagliata dal "Cassero" nel senso dell'asse minore. Alcuni ritengono che a ciascun angolo di ogni prospetto vi fossero eretti dei pilastri (M. Nicoletti) e che al centro della piazza vi fosse una fontana (A. Laneri); ma di ciò non rimane più alcuna traccia>>.

 

(Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

 

   

  

Piazza Regina Margherita (Foto Mario Calma)

 

 

 

  

Scalinata Musumeci

 

 

 

    

Piazza del mercato nel suo splendore settecentesco

 

 

 

        

Piazza del mercato nel suo splendore settecentesco

(Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

<<LEONFORTE è un luogo antico, luogo di storie e di miti, di eroi e di uomini semplici, di nobili palazzi e di umili dimore, di frutteti di pascoli e di campi. Un microcosmo dove si raggrumano, inestricabili, e spesso incomprensibili, vicende millenarie. Un acrocoro al centro del mondo dove arcaiche divinità uraniche e telluriche, rivivono nelle credenze e nei culti, dove le spighe tornano a biondeggiare ogni estate da millenni, dove frammenti di vita materiale e spirituale della Tradizione emergono improvvisi a ravvivare il tempo lungo della memoria. È Leonforte un paese dove i valori tradizionali sono ancora vivi e operanti, dove il senso della vita individuale si dilata in quella familiare, dove i rapporti interpersonali sono vincolanti, dove i santi sono vicini ai loro devoti, alle loro angosce e sofferenze>>   (Ignazio Emanuele BUTTITTA, 2007)

 

 

 

   

 

PIAZZA DEL MERCATO

 

Esempio di elemento urbanistico pianificato per una comunità che manifestava una particolare vocazione commerciale. "Disegnata" nei primi decenni del 1600 da Nicolò Placido Branciforti e dal figlio Giuseppe ha uno schema d'impianto che rende tuttora la piazza "bella e ammirabile". Le dimensioni, le caratteristiche e la posizione risposero ad una precisa "ratio mathematica" che soddisfaceva una esigenza del fondatore maturata in una Sicilia aperta, sin dai primi decenni del '500, alle sollecitazioni culturali del Rinascimento.

 

(Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

Anticamente detta “Piazza del Mercato”, perché nucleo centrale delle locali attività commerciali, fu la prima piazza ideata dal principe Nicolò Placido Branciforti; nel 1741 fu abbellita dal 4° principe, Ercole Branciforti, solamente alla fine del 1800 prese, in onore della Regina Margherita, l’odierna denominazione di “Piazza Margherita”. Originariamente la piazza era circondata da sedici botteghe uguali nelle aperture, al di sopra delle quali corrispondevano altri sedici balconi balaustrati con disegno uguale, terminando con un cornicione ed una balaustra scolpita, analoga ai balconi. Al centro una fontana (oggi inesistente) abbellita di tutto. Castrogiovanni Sandra –

 

(Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

  

Piazza del mercato nel suo splendore settecentesco

 

 

    

Piazza del mercato nel suo splendore settecentesco

 

 

     

A FESTA ‘E MENZAUSTU (di na vota…)  

 

 

 

      

Piazza del mercato nel suo splendore settecentesco

(Foto Francesco Buscemi - Enzo Barbera - Giovanna Maria)

 

 

   

Da sinistra: Piazza del mercato nel suo splendore settecentesco - Scalinata Musumeci

 

 

 

       

Piazza del mercato nel suo splendore settecentesco

 

 

  

Da sinistra: Piazza Regina Margherita ( ex Piazza del mercato ) ( metà del XVII sec. ) - ARANCE SELVATICHE IN PIAZZA MARGHERITA (*)

 

(*) L'occhio incantato di Sigismondo Novello cattura sempre particolari e dettagli dalla coloritura unica, viva, accattivante, ammaliante. (Dott. Gaetano Algozino)

 

Verso la metà del secolo diciassettesimo, il Principe e il figlio Giuseppe, tracciarono sul percorso della via una piazza destinata a costituire il polo commerciale del nuovo centro in via d'espansione. Le dimensioni, le caratteristiche e l'ubicazione risposero ad una precisa "rathiomathematica" che soddisfaceva una esigenza del fondatore maturata in una Sicilia aperta, sin dai primi decenni del '500, alle sollecitazioni culturali del rinascimento. Sedici botteghe dalle linee funzionali e schive di preziosismi architettonici fecero ala al rotondo della piazza sino a quando, nel 1741, ercole Branciforti IV, Principe di Leonforte, volle ristrutturare le costruzioni disponendo una serie di abitazioni sui magazzini con motivi architettonici che davano a tutto il complesso una armonia e una monumentalità che affascinavano i forestieri. Una fontana disposta al centro dello spiazzo, voluta dal Branciforti come un elemento di servizio per la comunità e per gli operatori commerciali, venne strutturata in maniera da impreziosire la scenografia del luogo. La Piazza, detta del mercato, mentre si affermava come centro promozionale del commercio, per l'abbondanza dei prodotti agricoli, artigianali e industriali, acquistava larga risonanza fra gli operatori di tutta l'isola. Pertanto sul posto convenivano uomini d'affari che ritornavano nei loro paesi con i muli e gli asini carichi di mercanzie. Questi commercianti finivano con il fidare tanto nella solidità economica di Leonforte da accettare come moneta circolante anche degli " assegni " in cuoio con la stampigliatura del Principe. Con il passare del tempo, pur costituendo il luogo promozionale del mercato, la piazza acquistava sempre più la tendenza a diventare il centro della vita sociale cittadina. Oggi, per i leonfortesi, la piazza Margherita non è più "La Piazza", non vi sono capannelli di persone che discutono di affari economici e di problemi agricoli e sociali, non vi sono più dispute politiche perché il modernismo degradante ne ha preso possesso grazie alle varie amministrazioni che hanno dimenticato o non hanno mai posseduto la cultura, la sensibilità e le capacità di chi ha speso la propria vita per amore della propria città!!! OGGI VI E' LA PRESENZA DI ARIA DA NOBILE DECADUTO!!!!

(Salvatore Lo Pumo)

 

 

 

VILLE E VILLINI

 

 

 

  

Da sinistra: Villino Algozino - Villa Conte Bonsignore (Retro)

 

 

 

 

Da sinistra: Villa Bonsignore (Prospetto principale) - Villa Mazza

 

 

 

   

Da sinistra: Villa Gussio - Villa Musumeci

 

 

 

I RITI DEL CIBO

 

 

Da un’idea dello scrittore leonfortese Pasqualino Pappalardo detto Lino

 

 

   

 

 

Nato a Leonforte nel 1930. Avvocato, Docente e Giudice di Pace, animatore culturale. Direttore Editoriale della rivista Tavi. Ha curato moltissime pubblicazioni per il Lions, il Folk Studio, l’Archeoclub e il Comune di Leonforte. Intensa la sua attività Giornalistica. Gli è stato assegnato il premio Speciale al Città di Leonforte per aver contribuito con la propria opera e attività allo sviluppo sociale e civile della comunità (edizione 2000).  

 

Foto: Melino Risicato - Benito Salamone -  G. Lo Gioco - Ciccio Buscemi e Pro Loco Leonforte

 

 

 

CULTURA CONTADINA

 

 

     

Da sinistra: - “I quadaruni”  - Il forno a legna - Biancheria a sciorinare

 

 

   

In alto da sinistra: Un’antica fontanella - Il ricamo

 

 

    

Foto Benito - Da Sinistra: La mietitura - L’aratura della terra per la semina

 

 

 

Foto Benito - A straula - ‘U pisari - Contadini leonfortesi impegnati nella mietitura 

 

 

      

Foto Benito - Da sinistra: Contadino leonfortese intento ad allacciarsi i scarpitti - Fiera del bestiame nelle campagne di Leonforte

 

 

Leonforte... come ricorderete, fino alla fine degli anni 70, per la festa di S. Antonio si svolgeva la fiera del bestiame in zona Torretta, fino a casa "do ciuciuo". Da bambino, accompagnando mio padre, ho avuto l'opportunità di vederla ed osservare stupefatto le colorite operazioni di compravendita (protagonisti i due attori e l'immancabile sensale), scene degne del miglior teatro dialettale di stampo martogliano... (Santo Debole)

Fino ai primi anni ’60 per  c’era anche la FIERA DEL BESTIAME che fino al 1933 si faceva nel luogo dover sorse la Scuola Elementare Vaccalluzzo, poi in zona Torretta e infine ai Quattro Pini. (Giovanna Maria)

 

 

  

 

 

 

 

LE CONFRATERNITE RELIGIOSE

 

 

Rievocare la storia delle confraternite è come immergersi in una delle pagine più vive, autentiche, genuine della vita della nostra cittadina

 

 

 

     

Antica Processione Madonna del Carmelo - Anni '50 - Foto F. D'Angelo - Ricercatore: Dott. Salvatore CIURCA - Leonforte illuminata a festa (Gli archi)

 

 

 

 

I SANTINI

 

 

   

Da sinistra: Preghiera - San Pietro - San Jacopo - Sant’Andrea

 

 

      

Da sinistra: San Giovanni Battista - Maria Maddalena - Gesù risorto - San Tommaso - Sant’Antonino

 

 

                

Da sinistra: Santa Rita da Cascia - Ecce Homo - S. Maria Maddalena - Sant’Andrea Apostolo

                   

 

       

Da sinistra: San Biagio Vescovo - Nostra Signora del Carmelo - S. Andrea Apostolo (Martire) - S. Lucia * - S. Stefano

 

 

* 'PPI SANTA LUCIA SULU “ CUCCÌA “

 

Un’antica usanza “votiva” prevede che per il giorno di Santa Lucia non si mangi né pane né pasta, ma grano bollito o “CUCCÌA “ da "cuocciu", chicco, o dal verbo "cuccìari", cioè mangiare un chicco alla volta. Tutto nasce nel 1646 mentre Siracusa era colpita da una grave carestia.  La leggenda vuole che, quando il popolo disperato si rivolse a Santa Lucia, “miracolosamente” giunse una nave carica di frumento che fu consumato subito. (Giovanna Maria)

 

 

     

Da sinistra: Maria SS. Immacolata - Salve Regina - Maria Regina degli Apostoli - Madonna del Carmelo - Maria SS. della Catena

                                                                                                                                    

 

       

San Michele Arcangelo -  - Madonna _______ (Gruppo Missionario Leonforte ) - San Francesco di Paola - Immagine della Madonna

 

 

        

Da sinistra: Padre Pio e la Madonna dell’Annunziata (Chiesa dell’Annunziata) - Santa Rita - Gesù (Chiesa di S. Antonino)

 

 

   

 

 

      

    

 

     

 

 

 

     

Da sinistra: Gesù risorto - Sant’Elena - Gesù Risorto

 

 

Da sinistra: Madonna del Carmelo - Santa Rosalia (G. Maria) - Santa Teresa D’Avila

 

 

 

        

Ecco Tua Madre…

 

 

          

 

 

 

  

 

 

 

   

Da sinistra: Madonna della Catena - San Michele Arcangelo (Foto G. Maria)

 

 

         

(Locandine di “Storia paesana” Giovanna Maria)

 

 

       

Sant’Andrea (*) - Madonna SS Immacolata - Santa Chiara (Chiesa dei Frati Cappuccini)

 

 

(*) SANT'ANDREA APOSTOLO. Auguri a chi ne porta il nome. Nella foto la bella statua di "SANTU NIRIA" di LEONFORTE fatta realizzare nel 2014 dall'Arciconfraternita del SS. Sacramento dall'artista Tonio Zaccaria di Trepuzzi (LE). Il Santo è raffigurato sulla croce a X su cui fu martirizzato che evoca, nella sua stessa forma, l’iniziale greca del nome di Cristo ... da qui la CROCE DI SANT'ANDREA delle Stazioni ferroviarie. Del vecchio Sant'Andrea, venerato anticamente a San Giuseppe, esisteva solo la testa che era stata posta su un manichino in ferro, realizzato da un volenteroso. La statua di Sant'Andrea esce solo pp'o 'NCUONTRU.

 

 

 

     

Da Sinistra: Don Bosco - Padre Pio

 

 

 

 

 

 

 

SACERDOTI LEONFORTESI

 

“SCRITO REGNI!”

 

 

PER 27 ANNI (1817 - 1844) LEONFORTE FECE PARTE DELLA DIOCESI DI PIAZZAARMERINA

 

Nicosia fu eretta a diocesi da papa Pio VII il 17 marzo 1817 con la bolla Superaddita diei

 

 

Dunque Leonforte nel 1817, dopo 207 anni di appartenenza alla Diocesi di Catania, passò con la Diocesi di Piazza Armerina e solo dal 1844 è stata assegnata alla Diocesi di Nicosia. (Giovanna Maria)

 

 

  

Da sinistra: Mons. Antonino Laneri (*) - Mons. Angelo La Porta

 

(*) Inaugurazione Sede Consortile C.so Umberto (Giovanna Maria)- (Foto Archivio Storico Consorzio di Bonifica Altesina Alto Dittaino di Leonforte)

 

 

   

Da sinistra: Arciprete Benedetto Pernicone - Padre Angelo La Porta 

 

 

                                    

 

 

Da sinistra:  Padre Angelo Lo Gioco (Cappellano Militare) - Padre Filippo Rubulotta - Padre Santo Basilotta - Padre Carmelo Giunta (Arciprete) - Padre Antonino Laneri

 

   

Da sinistra: Padre Salvatore Santangelo - Padre Antonino La Giglia Fondatore di Radio Onda Libera

 

 

      

Da sinistra: Sac. Nunzio Maita - Padre Nino Lo Grasso - Padre Angelo Signorelli - Padre Domenico Bannò

 

 

             

Da sinistra: Padre Antonino La Greca  - Padre Gaetano Garofalo - Padre Santo D’Accorso - Ritratto Sac. Antonino La Giglia - Padre Bottitta

 

 

 

 

POLITICI LEONFORTESI    

 

 

 

DEPUTATI REGIONALI - ONOREVOLI - SENATORI - DEPUTATI EUROPEI

 

 

 

 

     

Da sinistra: On. Giovanni Carosia (PCI) - On. Nicola Potenza (PCI) -  On. Nino Buttafuoco (MSI-Dn)

 

 

 

   

Da sinistra: Giorgio Almirante a Leonforte con Peppe Lombardo “Il politico più battagliero di Leonforte” - On. Sen. Francesco Tenerelli 

 

 

 

 

 

Leonforte… La Fiamma (Msi-Dn)   

    

 

 

 

      

 

Da sinistra: Articolo dedicato all’on. missino Nino Buttafuoco (“Il  Giornale di Leonforte”) - Comizio On. Nino Buttafuoco in Piazza Margherita (Foto C. Buscemi)

 

 

  

Simpatizzati dell’on. Nino Buttafuoco

 

 

 

 

 

Leonforte… La Balena Bianca (Dc)

 

 

 

  

Tre storici politici leonfortesi della Democrazia Cristiana: Rino Vasta - Pino Melfa - Angelo Arcaria (Foto geom. Giacinto Di Fazio)

 

 

 

 

 

 

 

Leonforte… Il Partito Comunista Italiano (PCI)

 

 

 

    

Da sinistra: Storica sezione del PCI (Corso Umberto, adiacente la Farmacia Fam. Giunta) - Municipio (Sala Consiliare), On. Giovanni Carosia

 

 

     

Cimelio senza data e senza firma, trovato all’interno della sezione di Leonforte del Pci * - Storico militante del Pci (Foto Ignazio Vanadia)

 

(*) Un verbale scritto a macchina da un dirigente del tempo, che allarmava i compagni in assemblea per il fatto che alcuni tesserati stessero facendo campagna elettorale al candidato Sindaco avversario,  distribuendo addirittura "ifraghissimili" (i fac-simile).  “Storia maestra di ogni tempo e madre di ogni futuro…”

(cit. Adriano Licata)

 

anu " sacchinedda di Giuseppe Sammartino (8 Luglio 2015)


Tanu "sacchinedda" (al secolo Gaetano Fiorenza), analfabeta, con i baffetti e privo del braccio sinistro per una caduta, portava in tasca il giornale dell'Unità, le cui copie puntualmente ogni mattina distribuiva tra i numerosi militanti e simpatizzanti del Partito Comunista di Leonforte da lui rimbrottati qualora non l'avessero comprato, giacché era una forma di contribuzione indiretta in favore del partito di cui ne aveva abbracciato ciecamente la fede e la militanza. Per questi ideali, tra il 1936 e il 1939, aveva partecipato come volontario alla guerra di Spagna contro i nazionalisti del generale Francisco Franco.  Il nomignolo di “sacchinedda” l’aveva ereditato dal padre così soprannominato perché portava il sacco a tracolla al modo dei pastori dove conservava il cibo e tutto quello che trovava nei campi (i racimoli, in siciliano racioppi) dopo il raccolto delle mandorle, delle olive e della mietitura del grano.  Nei giorni precedenti l'annuale festa paesana dell'Unità, era uno degli attivisti più impegnati nella raccolta del denaro necessario per i festeggiamenti, ottenuto tramite anche la vendita di biglietti da sorteggiare, che, data la sua insistenza e il piglio da caporale (rimproveri e maldicenze a chi non li avesse comprati!), riusciva a piazzare con relativa facilità anche tra gli esponenti degli altri partiti (io, da democristiano, ero uno tra quelli che dava un contributo).  Era un tuttofare per il partito comunista di Leonforte, sempre presente alle sue manifestazioni, ai tanti comizi in piazza (famosi i suoi rionali) e alle numerose assemblee.  Su di lui il maestro di sax tenore Giovanni Leonde mi ha raccontato questo significativo aneddoto: In occasione di una delle feste dell'Unità, in qualità di dirigente locale dell’Agimus e del Partito Comunista, l’aveva convinto a fare suonare la Big Band di Nuccio Intrisano (allora prima tromba al Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania), un complesso jazzistico di 20 elementi, al posto del solito cantante napoletano o di un gruppo di musica leggera. Al termine della serata, poiché la vendita dei panini imbottiti era risultata scarsa per il poco pubblico intervenuto allo spettacolo, non appena l’ha rivisto, battendosi ripetutamente con la mano destra il moncherino del braccio mancante, gli ha ricordato che, per il mancato incasso, i tanti panini non venduti se li dovevano mangiare lui e il suo “raccomandatissimo” gruppo musicale.  Nativo del popoloso quartiere di Santa Croce, è morto circa vent’anni fa in una casa di via Torretta, solo e povero in canne, perché allora i comunisti con i soldi del loro partito non erano ancora abituati ad arricchirsi. Dimenticato dal suo amato Pci, della cui scomparsa si è tanto addolorato, è morto così povero che alle spese per la sua onorata sepoltura ha provveduto il sindaco missino Salvo La Porta, suo fiero ma leale avversario politico, deliberandole a carico del Comune di Leonforte.  Altri uomini, altri tempi, quelli di una volta, quando ancora si viveva di ideali!  Scritto da Giuseppe Sammartino (vedi pagina 22 dell'Antologia poetica letteraria- Tipi e racconti siciliani II volume a cura di Giuseppe La Delfa e Lina Lombardo.

 

  

Leonforte… quella che era la “ROCCAFORTE ROSSA” della Provincia di Enna

 

 

 

I SINDACI DI LEONFORTE

 

 

Leonforte in politica e stata l’Emilia Romagna siciliana. Feudo della sinistra da tempi memorabili…

 

 

 

    

 

           

 

 

    

 

 

 

 

 

       

      

Da sinistra: Certificato elettorale del 1914 (Archivio Storico Cappuccini Leonforte) - Vecchio documento comunale (“Leonforte DA Amare” - pag. Fb)  

 

 

 

         

   

Da sinistra: Sala consiliare “Placido Rizzotto” - Ex amministratori leonfortesi (anni ’90)

 

 

 

 

In basso: Foto di Enzo Barbera, dal libro:

 

“I Sindaci di Leonforte”  

 

 

         

Da sinistra: Gaetano Graziano (Investitura Regio) - Antonino Longo Franco (Investitura Regio) - Michele Capra (Investitura Regio) - Domenico Cantarero (Investitura Regio) - Nino Carosia (PCI) - Cesare La Marca - (Part. Dem. Del Lavoro) - Giuseppe Salamone (Sinistra) - Salvatore Varveri (PCI)

          

 

Da sinistra: Nunzio Provitina (Società Agricola) - Ludovico Salamone (Democrazia del  Lavoro) - Antonino Mazzocca (Falce Martello e libro) - Giovanni Carosia (PCI) - Giacomo Basilotta (PSI) - Francesco Di Leonforte (PCI) - Arcangelo Montalto (PCI) - Antonino Rubino (PCI)

 

       

 

Da sinistra: Gaetano Di Salvo (PCI) - Avv. Rino Vasta (DC) - Prof. Gaetano Addamo detto Tano (PCI) - Saverio Greco (PSDI) - Ignazio Vanadia (PCI)  - Antonino Proto detto Nino (PSI) -  Paolo Mangione (PSI -  PCI) -  Giuseppe Sammartino detto Pino (DC)

 

      

Da sinistra: Dott. Carmelo Ilardo (DC) - Prof. Enzo Barbera (PCI) - Prof. Salvo La Porta (AN - Uniti per Leonforte) - Dott. Nino Manuele (L’Altra Leonforte) - Ing. Gianni D’Anna (Margherita - PD) - Dott. Pino Bonanno (Margherita - PD) - Francesco Sinatra (L’Arca)

 

N. B.

Il Prof. Tano Addamo (due sindacature), il Prof. Pino Sammartino (2 sindacature) e il Dott. Pino Bonanno (2 sindacature) hanno ricoperto più volte la carica di Sindaco

 

 

 

 

 

Da Wikipedia (L’enciclopedia Libera)

 

                                        Dal 13.06.2018           in carica     BARBERA Salvatore detto Carmelo    Fdi (Centro-Destra)          Sindaco  

 

 

 

         

 

BARBERA Salvatore detto Carmelo (Sindaco in carica del Comune di Leonforte)

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo scontro Monarchia-Repubblica

 

 

 

    

Scritti e foto… Professoressa Giovanna Maria

 

 

 

 

 

 

 

 

Manifestazioni giovanili

 

 

 

 

 

Piazza IV Novembre Manifestazione giovanile  (Foto Geom. Angelo Cremona)

 

 

Angelo Cremona: “A proposito del "Che Guevara" e di comunismo noi facevamo le lotte sia per avere l'abbonamento gratuito per studenti pendolari per l'autobus da parte della Regione Sicilia, poi fortunatamente acquisito, sia per aver il "bis" da parte della SAIS, per andare a Enna, siamo sempre nel 1977 questa foto è stata fatta in piazza quattro novembre con i compagni della FGCI”.

 

 

 

  

IL POPOLO "ROSSO" DI LEONFORTE

Festa dell'Unità 1960... Il popolo “Rosso di Leonforte”  (Festa dell'Unità 1960 Fonte: E. BARBERA)

Fonte: E. BARBERA, Appunti di storia leonfortese, Leonforte 2009, p. 169

 

 

 

 

 

 

PERSONAGGI LEONFORTESI

 

 

 

       

Generale Giuseppe Doletti - Filippo Zarbà (Tra i maggiori artefici della nascita del fascismo in Sicilia)

(Locandine: Giovanna Maria Storica)

 

 

Prof. Nunzio Vaccalluzzo

 

        

Da sinistra: Maresciallo Bartolomeo Pinna - Andrea Manganaro (Commissario di Polizia) - Giuseppe D’Alessandro (Preside) - Mastro ‘Ntuoni (Cantore) - Mangiaracina (Cuor di Garibaldino)

 

        

Da sinistra: Suor Elena La Marca (*) - Arciprete Benedetto Pernicone

 

(*) La pima donna volontaria presso il vecchio “Ferro-Branciforti-Capra”

 

 

      

Da sinistra: Padre Giuseppe Lo Castro  (Foto G. Maria) - Articolo Maurizio Di Fazio (Giornale Epoca 88)

 

Altre personalità illustre leonfortesi:

Alfonso Capra - Diego Franco Scrima - Liborio Parano - Gaetano Longo Valenti - Gaetano Graziano - Ninì Assennato (Magistrato)

 

             

Da sinistra: Generale Angelo Lo Gioco (Cappellano Militare) - Francesco Tenerelli (Generale) - Giovanni Trovati (Militare) - Salvatore Vassallo (Comm. Pub. Sicurezza) -  Josè Domingo La Porta

 

^^ La Porta Jose:

Artista leonfortese emigrato in Argentina, non fa più del mondo dei vivi

Grande artista, generoso e sensibile...ha donato alla comunità leonfortese i mosaici raffiguranti Santa Lucia e Sant'Elena che si trovano alla Catena... resterà sempre nei nostri cuori

 

   

                                                                                                             Don Rino La Delfa (Studioso di J. H. Newman)

 

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Don Antonino La Giglia

   

 

   

Il giusto riconoscimento per il fondatore della nostra emittente Radio Onda Libera (RoL)

 

 

 

 

PIETRANGELO BUTTAFUOCO

 

 

Giornalista e scrittore. Presidente del Teatro Stabile di Catania e membro del Consiglio di amministrazione dell’Università Kore di Enna (il Consiglio dei Garanti). Collabora con i quotidiani: Il Foglio, Il Giornale, Panorama, La Repubblica. Autore apprezzato, il suo romanzo Le uova del drago è stato un  bestseller Mondadori, a cui ha seguito Il Lupo e la luna. Una persona netta e schietta, capace di andare contro corrente, raccontando liberamene e sinceramente, senza etiche precostituiti. Nel 2013 è stato premiato con il premio Euno Kiwanis (che ogni hanno premia i cittadini illustri di Enna e Provincia).

 

     

Articolo tratto dal Giornale Obiettivo & Affari (Barrafranca - Bonfirraro Editore)

 

 

Conosciamo il giornalista Pietrangelo Buttafuoco

La Gazzetta Ennese - http://www.lagazzettaennese.it -3 maggio 2018 (Pagaria)

 

Nato a Catania, da una famiglia originaria di Leonforte e di Nissoria, ha vissuto ad Agira. Nipote dell’ex parlamentare dell’MSI Antonino Buttafuoco, studia filosofia, prima a Leonforte e poi all’università di Catania e in Germania. Dirigente giovanile del Movimento Sociale Italiano, dal 1991 è componente del Comitato centrale di questo partito e poi, dal congresso di Fiuggi, è componente dell’Assemblea nazionale di An, fino al 2003.

Buttafuoco comincia la sua attività giornalistica collaborando con riviste di destra (Proposta) e con il quotidiano dell’allora MSI-DN, il Secolo d’Italia, dove viene assunto nel 1993. Poi collabora con Il Giornale (con direttore Feltri) e nel 1996 viene assunto nella redazione romana del quotidiano. Tra il dicembre 1995 e il 1996, è direttore del periodico L’Italia settimanale, dove si segnala per copertine dai titoli provocatori. Alla fine degli anni novanta conduce per due stagioni, su Canale 5, chiamato dall’allora direttore Giampaolo Sodano, la trasmissione Sali e Tabacchi. Lasciato il Giornale, lavora per alcuni anni al Foglio di Giuliano Ferrara, prima di approdare nel 2004 a Panorama, con la qualifica di “capo servizio”, chiamato da Pietro Calabrese.

Nel 2005 pubblica per la Arnoldo Mondadori Editore il romanzo Le uova del drago, finalista al Premio Campiello 2006. In precedenza per le Edizioni di Ar, ha pubblicato una raccolta di suoi articoli dal titolo Fogli consanguinei.

Nel 2006 realizza su LA7 il programma Giarabub.

Il 18 maggio 2007 viene nominato presidente del Teatro Stabile di Catania, succedendo al dimissionario Pippo Baudo.

Da giugno a settembre 2007 conduce su LA7, in coppia con Alessandra Sardoni, la trasmissione Otto e mezzo, nella sostituzione estiva dei conduttori Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni.

Il 5 febbraio 2008 esce il suo secondo romanzo, L’ultima del diavolo, in cui si parla della vicenda del monaco cristiano Bahira, che secondo una leggenda avrebbe riconosciuto nel giovane Maometto i segni del carisma profetico. Nel 2008 pubblica anche Cabaret Voltaire, un saggio sul rapporto tra Islam e Occidente. Il 1º febbraio 2009 ha ricevuto la “Candelora d’Oro”, riconoscimento istituito dal Comune di Catania nel 1988. Nel novembre 2009 ha pubblicato il volume “Fìmmini”.

L’11 febbraio 2011 partecipa a Milano, a fianco di Giuliano Ferrara, alla manifestazione contro la pornofobia.

A partire dal novembre 2011 conduce la trasmissione settimanale “Questa non è una pipa” su Rai 5. Nel 2011, pubblica il romanzo Il Lupo e la Luna. Il 16 novembre 2011 è nominato consigliere d’amministrazione dell’Università degli Studi di Enna “Kore”. Dal marzo 2012 collabora a La Repubblica. Dopo 5 anni, il 29 ottobre 2012, si dimette dalla presidenza del Teatro Stabile di Catania.

In seguito all’articolo “Il dizionario dei destrutti” pubblicato il 4 dicembre 2012 su La Repubblica viene sospeso da Panorama dal direttore Giorgio Mulé e ha rischiato il licenziamento. Continua a scrivere sul settimanale fino al marzo 2013 .

Lasciato Panorama, riprende a scrivere per Il Foglio. Dal 2014 è ospite fisso del programma di Giovanni Minoli “Mix24” in onda ogni mattina feriale su Radio 24 e scrive per Il Sole 24 ORE. Dal febbraio 2015 scrive anche per il Fatto Quotidiano. Nel settembre 2015 riceve il Premio Vittoriano Esposito alla Carriera dal Comune di Celano (Aq). Dal novembre 2016, torna a LA7 per collaborare a Faccia a Faccia di Minoli.

 

 

Pietrangelo Buttafuoco: (Editore - La Lesina - Libreria del Mastro) - Giornalista-Scrittore-Intellettuale

 

      

 

 

IL CIRCOLO EPOCA 88

 

http://WWW.circoloepoca88.blogspot.com/

 

Fondato nel 1988 su idea di Francesco detto Gino Roberti

 

        gino roberti

 

 

 

 

 

Da sinistra: Logo del Circolo - Perito Minerario Francesco detto Gino Roberti (*)

                                                                                                               

(*) Quasi certamente l’unico Perito Minerario ancora in vita in tutta la provincia di Enna… La comunità leonfortese deve essere fiera di avere dato i natali al SURFARARU SPECIALIZZATU (così lui stesso si definisce) Gino Roberti. Fondatore e attuale presidente del terzo Circolo per importanza di Leonforte… EPOCA 88 (fondato appunto dal Roberti nel 1988). Primo Circolo, al maschile, a Leonforte che è riuscito a fare soci donne dal primo aprile 2011. In politica dal 1965, già consigliere comunale, componente all’ASI Dittaino ed all’USL di Agira, capo gruppo e segretario di partito. Già del direttivo provinciale di Forza del Sud - Grande Sud. Fondatore del movimento politico M. P. Epoca 88, dove ricopre la carica di Presidente.  Maurizio Di Fazio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

       

 

 

 

   Nuova immagine

 

 

 

         

 

  

 

 

  

 

 

 

 

       

 

 

 

 

LE PRIME FOTO DELLA STORIA DI LEONFORTE

 

 

I primi fotografi (o fotoamatori) leonfortesi sono stati: Gaetano Risicato, Salvatore Buccheri, Vincenzo Benintende, Giovanni Erbicella e Vito Santoro. Tutti hanno lasciato, forse inconsapevolmente, documenti visibili della città che è stato.

 

 

 

Famiglia Li Destri, in vacanza a Leonforte * -  Da sin.: il primo fotoreporter leonfortese il Sig. Gaetano Risicato (titolare del primo Studio fotografico di Leonforte)

 

Questa presumibilmente è la più antica fotografia scattata a Leonforte.                                                                                                                                                                                                                            

 

* Gli eredi della famiglia Li Destri, che nel 1852 aveva rilevato i beni del principe di Giuseppe Branciforti, in una foto del 1913 - (Archivio Dott. Gaetano Algozino)

 

 

Pillole leonfortesi

 

 

 

       

Da sinistra: Leonforte in un disegno dell’Arch. La Vigna (*) - La donna, il fico, la vanedda. Olio su tela di V. Ribaudo (Collezione privata) 

 

(*) IL PRINCIPE BRANCIFORTI E I PRIMI "HABITATORES" nel Piano di San Cristoforo o Piazza Sottana (Disegno dell'Arch. Liborio LA VIGNA, 1984)

 

      

 

Da sinistra: Come eravamo…  - Antica tradizione leonfortese…

 

 

 

Come eravamo

 

 

  

Momenti di vita leonfortese…

(Foto Erbicella - Foto Stanzù (Pagina Facebook Filippo Stanzù)

 

 

 

 

Agricoltura… La nostra Storia

 

Tre le produzioni agricole di eccellenza: la fava larga, la pesca settembrina di Leonforte e la lenticchia nera. Di notevole qualità anche le produzioni olearie

 

 

 

 

    LA SAGRA DELLA PESCA INSACHETTATA   

 

 

La Sagra delle Pesche e dei Prodotti Tipici     

 

 

La pesca settembrina o “tardiva” leonfortese ha la sua sagra, il suo momento di valorizzazione e di condivisione con appassionati, visitatori e popolazione locale. E’ anche l’occasione per dare luce ad altri prodotti tipici come la fava “larga”, l’olio extravergine di oliva, i legumi, il pane casereccio, il vino cotto, la mostarda, il miele, le focacce ed i formaggi. Realizzata per la prima volta nel 1982, è sempre più affollata di visitatori che provengono da tutta Italia. Durante la Sagra sono realizzate mostre, iniziative culturali, spettacoli folkloristici-musicali ed un concorso di pittura estemporanea.

 

Primo fine settimana di Ottobre

www.sagradellepesche.it

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

  

 

 

Certamente una delle più antiche sagre della Sicilia

 

Prima, Domenica di Ottobre: con degustazione e mostra mercato della tipica pesca tardiva e prodotti locali quali la famosa fava larga, legumi vari, pane casereccio, vino cotto, mostarda, miele, frutta ecc… concorsi, mostre e spettacoli.

 

 

    

 

 

Un frutto dai colori e dai sapori davvero inimitabili

 

 

La manifestazione a ricorrenza annuale, si svolge il primo fine settimana di ottobre, nel centro storico. L’intento dell’evento è quello di promuovere e valorizzare i prodotti tipici di Leonforte: la pesca, la fava larga e altri prodotti di nicchia, come la lenticchia nera, il miele biologico, e manufatti artigianali. Nel corso della manifestazione vengono allestite aree per la degustazione dei prodotti, per rappresentazioni canore folkloristiche e teatrali.

 

(da “Le vie dei mulini ad acqua”)

  

 

La pesca di Leonforte… Ormai sempre più conosciuta e apprezzata nel territorio regionale, ma anche in ambito nazionale…

 

 

   

 

  

LA PESCA              

 

Nelle oasi irrigue sparse nel territorio di Leonforte si è consolidata la coltivazione della pesca tardiva di Leonforte. La caratteristica peculiare che contraddistingue la peschicoltura di Leonforte è la pratica dell’insacchettamento, sulla pianta, dei singoli frutti, che avviene a partire dalla seconda metà del mese di giugno. Con tale pratica si evita di intervenire con prodotti antiparassitari e preservare il frutto dai danni procurabili da parassiti vari. Caratteristiche organolettiche: intenso profumo, compattezza della polpa e succosità equilibrata.

 

(Castrogiovanni Sandra)

(Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)           

 

 

         

 

La Sagra delle Pesche è l’occasione buona per assaggiare le PESCHE TARDIVE che hanno profumo, gusto e consistenza della polpa unici ed inconfondibili. (Giovanna Maria)

 

      

 

 

La coltura del pesco, da sempre presente nel territorio, attualmente occupa una superficie di appena 110 ha, con una produzione media annua, invariata dal 1986 ad oggi, di circa 10.000 q/ha. Il comparto peschicolo, all’interno del comprensorio, rappresenta il settore più redditizio dell’agricoltura: infatti un ettaro di pesco rende economicamente quanto circa 20 ha di grano (coltura principale in termini di superficie). Gli ecotipi oggi coltivati, “Gialla di Leonforte”, “Settembrina di Leonforte”“Tardiva di Leonforte”, provengono da alcune cultivar locali, caratterizzate da maturazione tardiva del frutto: l’epoca di raccolta, infatti, si estende da metà settembre fino a tutto ottobre. La produzione è inconfondibile per alcune peculiarità del frutto: buccia giallo-verdognola con striature rosse più o meno evidenti, polpa gialla, soda, sapore ottimo, profumo intenso, pezzatura medio grande.

 

(Dott. Salvatore Manna, Funzionario Responsabile della Sezione Operativa n. 48 di Leonforte - Nuova Sicilia Agricola - Settembre 1998)

 

 

  

 

Ciò che rende unica la pesca di Leonforte è l’insacchettamento del frutto: nella fase di ingrossamento (tra giugno e luglio) ogni singola drupa viene avvolta manualmente da uno speciale sacchetto di carta che, pur consentendo il normale accrescimento, ha la funzione di proteggere il frutto dagli insetti carpofagi. Tale pratica di difesa meccanica consente di non utilizzare, dall’insacchettamento alla raccolta, formulati chimici: in tal modo si ottiene un prodotto sano e genuino, ricercato dal consumatore sempre più attento ed informato. Il frutto viene raccolto a mano ancora insacchettato, quando ha raggiunto il giusto grado di maturazione per garantirne il gusto originale ed il profumo tipico, nonché il contenuto di sostanze nutritive.

 

(Dott. Salvatore Manna, Funzionario Responsabile della Sezione Operativa n. 48 di Leonforte - Nuova Sicilia Agricola - Settembre 1998

 

      

 

La sagra si svolge ogni anno, nel primo fine settimana del mese di Ottobre di ogni anno. La pesca: Un gioiello delle colline ennese. Così è definita la pesca Giuseppe Trovati, già Presidente del Consorzio, scomparso prematuramente nel 2001. L’unicità delle caratteristiche organolettiche della pesca di Leonforte ha attirato l’interesse di Slow Food di tutta Italia che l’ha inserita nell’elenco dei prodotti più pregiati d’Italia. Il comune di Leonforte e la Provincia Regionale di Enna da anni sostengono l’organizzazione della Sagra e i produttori per la promozione e commercializzazione della pesca, nell’ambito di mostre e fiere a carattere nazionale ed internazionale. La Sagra è entrata a buon diritto a far parte del patrimonio turistico - culturale di Leonforte (EN). Lo scopo della Sagra è quello di promuovere e valorizzare la pesca tardiva di Leonforte che ha la particolarità di essere coltivata con la tecnica dell’insacchettamento che consiste nel selezionare il frutto sull’albero e nel racchiuderlo manualmente dentro un sacchetto di carta, dove si sviluppa e matura sino al momento della raccolta. Ad occuparsi di tutto questo è il Consorzio di tutela della pesca al quale aderiscono le cooperative La settembrina, la Biofrutta e la Valle del Crisa, che gestiscono circa duecento ettari di pescheto, che è irrigato con l’acqua distribuita dal Consorzio di Bonifica n. 6 di Enna, acqua proveniente dall’invaso Nicoletti. Recentemente la pesca tardiva di Leonforte ha avuto  accordato l’IGP (indicazione geografica protetta). L’occasione della Sagra delle Pesca da modo di degustare altri prodotti tipici di Leonforte come la fava larga, la lenticchia nera e l’olio extravergine d’oliva.

 

 

    

Una pianta di pesco con i frutti insacchettati per evitare l’uso di fitofarmaci

 

 

 

Una pianta di pesco con i frutti insacchettati per evitare i fitofarmaci

 

 

       

(Foto Dott. Angelo Manna)

 

 

    

 

 

         

    

 

       

  

 

  

Articolo tratto dal Giornale Obiettivo & Affari (Barrafranca - Bonfirraro Editore)

 

 

      

 

FIERA DEI PRODOTTI DI NICCHIA

 

LA FAVA LARGA

 

 

     

 

Nota con il nome di “fava larga”, è unica nel suo genere per la grossezza dei semi, per la facilità con la quale viene colta, si distingue anche per la sua gustosità e per l’elevato contenuto proteico. Ottima per il consumo sia allo stato fresco che allo stato secco.

 

Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

    

  

 

 

 

Non solo cibo, le fave di Leonforte: servivano infatti alla rotazione con il frumento, per arricchire il terreno di azoto. Sono ancora un ingrediente cardine della cucina leonfortese. La coltivazione è ancora oggi del tutto manuale. Tra novembre e dicembre si preparano i solchi, si semina a postarella (semi a gruppi). Quando le piante avvizziscono vengono falciate ed essiccate in piccoli covoni e poi battute nell’aia; per separare la furba (i resti di fogli e fusti) dal seme si lanciano contro vento, meglio una brezza leggera. Le fave Larghe sono buone e “cucivuli”: cuociono facilmente e non c’è bisogno di troppo ammollo. A fine marzo ci sono quelle verdi, appena raccolte: con le cipollette e con il formaggio pecorino (favaiana e cipuddetti) oppure in frittedda soffritte in olio extravergine con pancetta e cipolle e poi cotte a fuoco lento.

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

        

 

 

LA FAVA LARGA DI LEONFORTE

 

A Leonforte questo particolare tipo di fava viene coltivata, ancora oggi, con metodologie antiche permettendo ai campi di arricchirsi di azoto, sostanza importante per le successive coltivazioni. La ricchezza di questo legume risiede nelle sue proprietà organolettiche grazie alla presenza di elevata quantità di proteine e Sali minerali. In antichità era considerata la “carne dei poveri”, ovvero coloro che non potevano permettersi di comprare la carne, perché troppo costosa, potevano assumere sostanze simili attraverso il consumo della fava. Oggi, le fave di Leonforte vengono utilizzate nella cucina leonfortese per la creazione di piatti squisiti ed elaborati. La bontà di queste fave ha ricevuto, di recente, il presidio di Slowfood. Le qualità di questo prodotto leonfortese sono: la larghezza, la facilità di cottura, il sapore delizioso, la poca farinosità (caratteristica che la differenzia dalle altre fave). Le tecniche di coltivazione si svolgono nel seguente modo: versi la metà di Novembre avviene la semina; nel momento in cui appare il primo germoglio si zappa la terra, per evitare la crescita di erbacce; verso Marzo-Aprile avviene un’ulteriore sarchiatura; a Maggio avviene la raccolta. Tra Maggio e Giugno vengono fatte essiccare per 15 giorni e destinate alla trebbiatura. Il controllo delle fave viene effettuato, come le altre operazioni, manualmente; infatti, ognuna passerà sotto l’occhio attento degli agricoltori che scarteranno quelle non ritenute idonee ad essere mangiate. (Pro Loco Leonforte – TypicalSicily

 

 

        

 

 

LA FAVA LARGA DI LEONFORTE

 

 

         

      

 

 

L'ORO VERDE DI LEONFORTE: La Fava larga

 

Prodotto di eccellenza dell'agricoltura biologica, la fava larga leonfortese, conosciuta anche come fava turca, è coltivata ancor oggi manualmente, secondo una tradizione secolare, a Leonforte e nei territori limitrofi. Caratterizzata dalla grossezza dei singoli semi (molto più delle fave comuni, ogni baccello contiene al massimo tre fave) è da sempre rinomata anche oltre i confini regionali sia per la facilità di cottura, sia per il gusto assolutamente particolare sia per la consistenza poco farinosa. Produzione tipica siciliana, è stata ufficialmente inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Può essere consumata sia fresca sia essiccata. Frutto di un processo produttivo arcaico, totalmente manuale e senza alcun ricorso a prodotti chimici, matura tra gli ultimi giorni di marzo e i primi giorni di aprile. Con la fava di Leonforte fresca si prepara la cosiddetta "frittedda", dal gusto incomparabile, delizia per i palati più raffinati; le fave essiccate sono particolarmente indicate per la preparazione del "macco".

 

Foto e notizie tratte dal sito dell'Azienda Agri-Tavi 

 

 

 

  

Da sinistra: Macco di fave leonfortese - Le famose fave di Leonforte


Il Macco di fave leonfortese, senz'altro conosciuto ai più, ma principe incontrastato a Leonforte per la peculiarità di questo legume.

 

Ingredienti: Fave secche sgusciate e ammollate, sale peperoncino o pepe nero, olio extra vergine d'oliva, finocchietti selvatici.


Mettete a cuocere, a fuoco lento, le fave completamente sgusciate, in acqua tiepida. A metà cottura aggiungete i finocchietti selvatici e condite con sale e peperoncino (o pepe nero). Se non avete a disposizione i finocchietti selvatici andrà bene qualche seme di finocchio. Quando sono ben cotte, schiacciatele con la forchetta riducendole a "maccu". A qualcuno piace aggiungere il riso bianco cotto a parte e si condisce con il filo d'olio d'oliva. Ad altri invece piace proporlo a purea con crostini di pane e olio d'oliva. Se utilizzate le fave di Leonforte ricordatevi che non hanno bisogno di essere tenute in acqua perché sono "cucivuli".

 

 

   

Le fave larghe di Leonforte

 

 

          

Le fave larghe di Leonforte

 

 

   

Le fave larghe di Leonforte

 

 

    

Le fave larghe di Leonforte

 

 

       

Le fave larghe di Leonforte

 

 

               

Le fave larghe di Leonforte

 

 

   

 

 

LA LENTICCHIA NERA

 

 

La lenticchia nera rappresenta un’altra eccellenza tra i prodotti agroalimentari, coltivazione che stava per scomparire, ma che è stata ripresa pazientemente. Si contraddistingue per il caratteristico colore nero del tegumento, che la rende particolarmente adatta nella preparazione di piatti sofisticati.

 

Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

           

La Lenticchia nera  (Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”)

 

 

      

La Lenticchia nera (Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”)

 

 

Essa ha una grandezza media e si distingue dalle altre per il suo particolare colore. Il sapore unico rende i piatti prelibati soddisfacendo anche i palati più esigenti. La  caratteristica, che la differenzia dagli altri legumi della stessa specie, è l’elevata percentuale di proteine e  fibre, accompagnate da una ridotta presenza di grassi. La lenticchia nera di Leonforte è esportata in tutta Italia ed anche all’Estero, riempiendo d’orgoglio i coltivatori leonfortesi. (Pro Loco Leonforte - TypicalSicily)

 

     

 

 

Si tratta di una specificità dell’area ennese, che ha rischiato l’estinzione per cause di politica comunitaria, non potendo essere sottoposta a coltura intensiva. Anche alla vista ricorda antichi quadri di vita popolare medievale. E’ coltivabile solo manualmente soprattutto a causa del portamento della pianta stessa; infatti la pianta ha uno stelo molto corto ed è quindi quasi sdraiata a terra, strisciante. Questo è il motivo per cui non è possibile meccanizzare la raccolta. La lenticchia nera contiene una maggiore percentuale di proteine e di fibra e un minore contenuto di grassi, rispetto alle lenticchie comuni.

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

  

 

Da sinistra: Pianta della lenticchia nera… - Lenticchie nere leonfortesi…

 

 

 

 

 

 

 

 

OLIO EXTRAVERGINE DI LEONFORTE

 

 

La qualità dell’albero fa il prodotto oleario. Qui, sulle colline di Leonforte, si coltiva la qualità Moresca. L’olio che se ne ricava è unico per l’inconfondibile fruttato e per l’appena percettibile retrogusto di amaro, con un piccante di media intensità. L’olivo viene coltivato su una superficie di oltre 250 ettari: Il sistema di raccolta è ancora manuale. L’olio è giallo paglierino con riflessi verdognoli, di aspetto leggermente velato. Ha un’acidità sempre inferiore a 0,7. Quasi tutti gli agricoltori leonfortesi producono olio in maniera tradizionale, molto destinato al consumo familiare. Le recenti cooperative producono un imbottigliato di estrema qualità che conserva tutte le rinomate caratteristiche dell’olio di Leonforte.

 

A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

     

 

Dalla coltivazione dell’olivo e della successiva spremitura delle olive, si ottiene un olio extravergine che dal punto di vista organolettico presenta un profilo che può essere così riassunto: olio equilibrato con fruttato, amaro e piccante di media intensità. L’olio fornisce pure una buona produzione di olive verde e nere, che vengono opportunamente selezionate e conservate con metodi tradizionali (in salamoia o con sale secco).  Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

     

 

 

 

Altri cibi leonfortesi

 

 

    

                  Da sinistra: Gli asparagi - Il vino cotto di fichidindia - Cotognata - Cece nero dei Monti Erei (Foto Mitèra)

                                                                                                                     

    

Da sinistra:  Carciofi - Aranceto - Piselli leonfortesi

 

 

Dal 2011 a Leonforte sono tornate, dopo quasi 150 anni, le coltivazioni di riso arborio, uniche in Sicilia

 

 

 

La famiglia Manna, produttori di riso a Leonforte

 

PRODOTTI AGROALIMENTARI LEONFORTE: Agrirape - Sughi del Principe - Azienda Samperi - Mitère 

 

 

 

 

Attrezzi leonfortesi antichi

 

 

  

Da sinistra: Attrezzi -  Anziani leonfortesi (Foto anni ’60)

 

 

Foto in basso Tratte da “Leonforte DA Amare” (pag. Facebook)

 

 

 

   

 

  

 

   

 

    

 

      

 

     

(Giovanna Maria)

 

 

 

 

 

    Antichi mestieri leonfortesi   

 

Un tuffo nel passato… i mestieri di una volta

 

 

   

Da sinistra: Il contadino (Foto Benito Salamone)  - Il pastore realizza il formaggio primo sale e la ricotta (Foto Filippo Stanzù)

 

 

  

Don Pasqualinu Rinaldi (storico calzolaio leonfortese) - (Foto Peter Renardo)

 

 

 

    

 Venditore di dischi, signor Filippo Zinna  (Corso Umberto anni ‘ 60) - (Foto Peter Renardo)  - Il venditore ambulante

 

 

    

n. 2 foto… “Autoricambi Stanzù! (Foto Fam. Stanzù)

 

 

  

 

 

   

Il venditore ambulante

 

  

IL BARBIERE

(Foto Walter Locascio - Francesco detto Gino Roberti)

 

 

 

  

Da sinistra: Il muratore (Foto Giacinto Di Fazio) - Il  pastore (Foto Francesco detto Gino Roberti)

 

 

 

TRA PIAZZA VERGA E L'ANNUNZIATA (*) - La Granfonte… U viddanu…


(*) L'incanto senza tempo di un'elegante carrozza (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb) - Foto Archivio Ignazio Vanadia (anni '60)

 

 

        

Il contadino

 

 

 

      

Il contadino

 

 

         

 

 

 

    

 

 

 

 

  

Il Contadino… Piazza San Francesco (Foto Peter Renardo) - Attività commerciale Maria Alberto (*)

 

(*) Si riconoscono: Alberto Maria, Pietro Maria, Ernesto Spitaleri, Mario Rodilosso, Valentino Valenti (Foto G. Maria)

 

 

 

   

 

Il mitico Bar Eden di Salvatore Salamone - Venditore ambulante (Foto: Filippo Stanzù - Sigismondo Novello)

 

 

    

      

Da sinistra: Il calzolaio Nino Valenti (Foto Elisa Valenti, anni 50) -  Il venditore ambulante di ortaggi - L’orologiaio Buttafuoco (Foto Fam. Buttafuoco)

 

 

   

 

 

 

 

 

 

Pietanze tipiche leonfortesi

 

 

    

Da sinistra: I cardi - I maccheroni - I piccillati - I Ciuzzi bianchi - Le lumache di Leonforte

 

             

Da sinistra: fichi leonfortesi - I fichidindia - Pasta con finocchi leonfortesi - U picciddatu

 

 

 

 

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE

 

Festa di San Giuseppe tra fede e carità, devozione e folklore

 

Le tavolate votive di San Giuseppe. Un pezzo importante della cultura e dell’identità leonfortese

 

 

   

 

La tavolata non è un semplice tavolo espositivo, ma l’espressione di una fede che fa del cibo un elemento di comunicazione tra l’uomo e Dio. A Leonforte il 19 marzo alle ore 12 in ogni ARTARU c’è ‘A MANGIATA DEI SANTI, fatta secondo il rituale dell’ultima cena di Gesù con gli Apostoli che inizia dai TRE SPICCHI D’ARANCIU distinti ma non del tutto divisi, uniti alla base, a simboleggiare la Trinità e l’Unità di Dio.  (Giovanna Maria)

 

 

Vivi la festa di San Giuseppe il 18 e 19 Marzo di ogni anno

 

Una tradizione lunga 400 anni

 

 

L’appuntamento con le tradizionali Tavolate di San Giuseppe, si svolge nei giorni  18 e 19 marzo di ogni anno. Nel pomeriggio del 18 e per tutta la notte, si giranu l’artara, le tavolate votive imbandite con pane tipicamente lavorato, primizie stagionali e dolci di ogni tipo. L’artaru che nell’immagine popolare leonfortese simboleggia il pranzo (‘u cuonsulu) che gli Apostoli preparano alla Vergine Madre in occasione  della  dipartita del  marito Giuseppe, è  il  frutto di un voto di chi ha ricevuto una grazia dal Santo Patriarca. Ai visitatori sono offerti carduna, sfingi, vino, fave, e pupidda. Dai ragazzi - a volte anche dai grandi - sono recitate razziuneddi, preghiere dialettali che narrano la vita di Gesù. Lo scopo degli altari e quello di sfamare i poveri. Il 19 invece il Santo è portato in processione, accompagnato da miglia di fedeli, alcuni scalzi, chi con la torce (grandi ceri votivi mostrati per una grazia ricevuta).

 

 

  

FASTOSI BANCHETTI DEVOZIONALI

 

Artaru di San Giuseppe in Leonforte: festa degli occhi, gioia del cuore e delizia del palato  (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

Un Artaru di San Giuseppe (seconda foto da sinistra) quando a Leonforte ancora non c’era la luce elettrica

 

Dici San Giusippuzzu:
Haiu statu a la Cuticchiata
e m’ânu datu la pagnuccata;
haiu statu a la Crucidda
e m’ânu datu la sfincitedda;
haiu statu a lu Vadduni
e m’ânu datu um-passuluni;
haiu statu a Santa Cruci
e m’ânu datu quattro nuci.


San Giuseppi sta ncapu na muntagna e s’accuntenta di pani di spagna. tanto per preparare il 18 notte.  W SANGIUSEPPE (Minni Stefano)

 

 

          

 

 

 

 

Foto Fam. Barbera Enzo

 

 

 

L’Artara di San Giuseppe a Leonforte è una tradizione che si tramanda da ben 400 anni. La manifestazione si svolge a partire dal 18 marzo con numerose Tavolate sparse in tutto il territorio comunale in segno di devozione al santo ma anche per gustare l’enogastronomia tipica del paese, distribuita gratuitamente: vini, cardi, sfingi, finocchi, e, principalmente il famoso pane benedetto chiamato “pupidduzzi”. Nelle vetrine vengono allestiti altarini votivi a San Giuseppe e sin dalle prime ore del pomeriggio e per tutta la notte fino alle prime luci dell’alba, gruppi di fedeli, festosi, si riversano per le strade di Leonforte alla ricerca degli altari realizzati da chi ha fatto dei voti. L’accoglienza e la gioia profusi, l’abbondanza dei prodotti offerti, la varietà del pane nelle sue forme più originali, e il rito della “partecipazione dei santi” rappresentati dai cittadini, ai quali verrà distribuito quello che viene esposto sull’altare, rendono molto suggestiva la festa di San Giuseppe. Un tempo, i “santi” venivano scelti tra le famiglie più povere per dare loro la possibilità di provvedere, almeno per un periodo di tempo. (“Le vie dei mulini ad acqua”)

 

 

 

  

 

La Festa di San Giuseppe e le sue Tavolate

 

Nel pieno di marzo, dal pomeriggio del 18 e per tutta la notte, a Leonforte si “giranu l’artara”: significa che si visitano le tavolate votive imbandite a festa con pane tipicamente lavorato, primizie stagionali e dolci. Ai visitatori vengono offerti “carduna”, “sfingi”, vino, fave, e “pupidda” e vengono recitate “raziuneddi”, preghiere dialettali che raccontano la vita di Gesù. Le tavolate erano state pensate per rifocillare poveri e indigenti. Oggi, venuta meno questa funzione, sono un’occasione di condivisione, accoglienza e scambio sia tra i leonfortesi che con i forestieri. E’ un momento di lavoro collettivo: tutto il quartiere dove abita la famiglia che assolve al voto si mobilita per aiutare ad allestire l’altare, seppellendo qualsiasi tensione si fosse venuta a creare tra il vicinato. Sul versante sacro, il Santo viene portato in processione accompagnato da migliaia di fedeli: alcuni scalzi, moltissimi con in mano i grandi ceri votivi per chi ha fatto un voto.

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

     

 

La festività di San Giuseppe è importante per la comunità leonfortese poiché richiama alle nostri origini, alla fede del popolo, all’arte popolare, ai canti ed al tutto il paesaggio che ne fa da cornice… - (Pag. Facebook “San Giuseppe Leonforte”)

 

 

   

 

I razzuneddi - (Sutta a via… supra a via… c’era un angelo ca curia… datimi un pupidduzzu ca mia fazzù a via…)

 

 

      

Professoressa Giovanna Maria - (Storica del dialetto leonfortese)

 

 

  

 

 

 

 

 

 

  

In alto da sinistra: “I Santi”  Foto Enrico Lo Giudice (*) - Il tuttofare Baffo d’oro distribuisce il pane

 

 

“MANGIAMU TUTTI ‘CA E’ FATTA LA CRUCI”

(*) L’occhio discreto e attento di Enrico Lo Giudice si posa sull’altare di San Giuseppe. Trionfo di natura, arte e fede. Gioia degli occhi e delizia del palato. Perfetto connubio tra folklore e sentimento religioso, non privo di contraddizioni interne, l’altare è un solenne e sontuoso inno al Patriarca San Giuseppe invocato come Nume tutelare della rinascita primaverile. Orgia alimentare ed esultanza comunitaria per celebrare una millenaria tradizione ormai svuotata di senso, ma pur sempre ricca di richiami simbolici e di significati antropologici. (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte Da Amare” Pagina Facebook)

 

  

Da sinistra: La benedizione dell’altare - Leonfortesi che eseguono il Lamento

 

Le famiglie leonfortesi che si apprestano, “ per voto”, a preparare questa tavolata, occupano una stanza della loro abitazione, dove approntano un grande baldacchino di veli bianchi e dove spicca l’immagine di San Giuseppe o della Sacra Famiglia. (cit. Associazione Fotografica Taoclick - Rogika)

 

 

  

Le Tavolate in onore al Santo

 

 

 

       

 

San Giuseppe è per i leonfortesi il Santo della Grazia che vuole il “Traficu”  in cambio della Grazia e le Tavolate in onore al Santo questo sono: celebrazione del “Travagghiu…”  cit. Gabriella Grasso)

 

 

   

San Giuseppe… Compatrono di Leonforte

 

 

  

Lode e gloria a San Giuseppe

 

 

     

La casa che ospita “l’Altaru” per l’occasione si trasforma in una piccola chiesa… (cit. Associazione Fotografica Taoclick - Rogika)

 

 

   

 

 

   Quanto agli aspetti devozionali popolari S. Giuseppe, Patriarca ‘mmaculatu, era il più grande dei santi perché castu spusu di Maria, custodi amatu di Gesù, parente di Sant’Anna e S. Gioacchino, e protettore dei bisognosi e delle vergini come appare da leggende raccolte dal Pitrè…  (cit. Maria Nivea Zagarella)

 

 

  

Da sinistra: “Tavolata” Anno 2018 (33 Santi) - San Giuseppe…

 

 

 

 

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE: Benedizione del PANE San Giuseppe

 

 

  

 

 

      

 

 

      

 

 

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE: Benedizione del PANE San Giuseppe

 

 

   

 

 

 

 

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE: LE CUDDURE

 

Per San Giuseppe era tradizione che negli altari a lui dedicati venissero preparati 33 pani simbolici. Pare che venisse chiamata “U Cunzulu da Bedda Matri”, il banchetto funebre consolatorio offerto alla Vergine Maria in occasione della morte del suo sposo, San Giuseppe. Le cuddure, o pani votivi che rappresentano i santi dell’altare, devono essere per tradizione variabili in base al voto pronunciato dalla padrona di casa: esse vanno da un minimo di 3 ad un massimo di 33 rigorosamente in successione di numeri dispari.

 

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online           

(Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”)

 

 

A Leonforte la cuddura della Madonna e a forma di M, decorata con le mani (protezione), il rosario, la rosa, il fuso, il giglio, la colomba (Spirito santo), la mela; la cuddura di Cristo a forma di ciambella con simbolo di giglio, le spighe e l’uva (pane e vino dell’Ultima Cena), la corona di spine, la croce, la mela (peccato originale). Gli attributi di S. Giuseppe invece sono u vastuni, a manu, a varvuzza, u marteddu, a scala, a tinagghia, la colomba, il grappolo d’uva….  

 

(cit. Maria Nivea Zagarella)

 

 

 

 

  Nuova immagine

                                                                                                                                             

SINGOLARI AFFINITA' SIMBOLICHE ED ESTETICHE

Dalla "collyra" romana (corona aurea) alla "cuddura" di Gesù

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

  

TRIADE PERFETTA
Le “cuddure” allo stato aurorale

Sono sempre stato particolarmente colpito dalla forma perfetta, sebbene allo stato iniziale o “aurorale”, delle cuddure di San Giuseppe. Dalle foto di Angelo Manna, rielaborate in bianco e nero, risalta tutta la monumentale plasticità delle cuddure che le fanno rassomigliare a vere e proprie sculture di stile romanico. Pani intagliati come pietre, dunque. Il cerchio perfetto della vita, ossia la cuddura di Gesù; la splendida M di Maria così simile nel suo disegno alle lettere iniziali di miniature gotiche; e infine quel superbo e arzigogolato bastone di San Giuseppe, che non a caso ha la forma del punto interrogativo quasi a voler rimarcare il dubbio di Giuseppe. Le cuddure, come panis symbolicus, sono il codice della vita: vita umana e divina intrecciate, abbracciate in una mistica e problematica collisione!

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte Da Amare” - Pagina Facebook)

 

      

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE: LE CUDDURE - (Foto Pro Loco Leonforte)

 

   

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE: LE CUDDURE - (Foto Pro Loco Leonforte)

 

 

  

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE: LE CUDDURE - (Foto Pro Loco Leonforte)

 

 

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE: Preparazione del pane  “A Cuddura”

 

(Foto di Gaetano Dott. Algozino)

 

 

  

 

  

A “MAIDDA”

 

   

 

 

    

 

 

      

 

 

  

 

 

    

 

 

 

 

 

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE: Prodotti presenti nelle tavolate di San Giuseppe

 

 

 

   

 

   

 

   

 

   

 

   

 

   

 

   

 

   

 

 

 

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE: I razziuneddi

 

 

   

Da sinistra: I razziuneddi (due foto) - “Pupiddi” di San Giuseppe

 

  

 

 

 

 

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE: Mangiano i Santi

 

 

 

 

 

  

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE: Mangiano i Santi

 

 

    

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE: Mangiano i Santi

 

 

 

L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE: I visitatori di San Giuseppe mangiano

 

 

18 - 19 Marzo: Festa di San Giuseppe

 

Dal pomeriggio del 18, per tutta la notte, si girano “l’artara”: tavolate votive riccamente imbandite con pane tipicamente lavorato (“cuddura”), primizie  e dolci, in onore di San Giuseppe, nella del suo transito. Ai visitatori vengono offerti: “carduna”, “sfingi”, fave, ceci, finocchi, vino, ecc…

 

Castrogiovanni Sandra - (Tratto “Leonforte Tour”, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

 

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L’ALTARA DI SAN GIUSEPPE:  ‘U Traficù di San Giuseppe

 

 

PRIMO VENERDI' di Marzo: inizia "u traficu di San Giusè" e il mese consacrato a San Giuseppe, Padre putativo e Custode del Redentore

 

 

 

  

 

U TRAFICU DI SAN GIUSEPPE


Preparazione del "cielo" per altare - (2° Foto da sinistra: Foto Archivio F. Buscemi -1979)

 

 

     

 

Il primo venerdì di Marzo inizia il “traficu di San Giusè” ovvero i parenti e gli amici di colei che organizza l’altare si riuniscono per iniziare i preparativi. La prima operazione che viene fatta, consiste nella pulitura dei ceci e nello schiacciare le fave e le mandorle. Tutti questi lavori vengono effettuati dalle mani esperte delle persone che con estrema pazienza trascorrono l’intera giornata all’insegna del lavoro, dei canti dialettali e di preghiere. (Fonte Pagina Facebook “San Giuseppe Leonforte”)

 

 

  

 

 

L’ARTARU DI SAN GIUSE’ è uno dei BENI CULTURALI IMMATERIALI da SALVAGUARDARE perché valorizza la nostra cultura più genuina, aiuta la conservazione della cucina più tipica ed è un’importante opportunità turistica. E in fondo anche dal punto di vista religioso è una bella catechesi la preparazione di l’artaru che nuove i sentimenti devozionali più profondi di chi fa ‘U VUTU e di chi si ritrova a partecipare ‘O TRAFICU in una dimensione altruistica e gratuita oggi assolutamente inconsueta anche nei piccoli paesi.  (Giovanna Maria “Pagina Facebook”)

 

  

  

 

 

 

 

Le donne si riuniscono per mondare e cucinare come sacerdotesse devote…

 

Mani esperte ripuliscono cardi e tagliuzzano finocchietti, che verranno poi impastati con acqua, farina, mandorle e frutta secca.

 

Ogni cibo racconta una straordinaria tradizione che si tramanda da secoli.  

 

(cit. Associazione Fotografica Taoclick - Rogika)

 

  
 

   

 

 

  

  

  

 

  

 

LA PROCESSIONE DI SAN GIUSEPPE

 

 

    

 

La processione di San Giuseppe

 

 

 

    

 

 

Da sinistra: La fuga in Egitto (Affresco sec. XVIII di V. Scillia - Altare di San Giuseppe, Chiesa Madre) - ICONOGRAFIA DI S. GIUSEPPE A LEONFORTE (San Giuseppe e il Bambino Gesù   (Collezione privata, Leonforte, primi del '900) - Iconografica di san Giuseppe (*)

     
(*) ll Transito del Patriarca San Giuseppe. Stampa della seconda metà del sec. XIX proveniente dal Laboratorio di Oreficeria Popolo (Incisore Bertini, Roma) - Foto Risicato 1989   

 

(“Leonforte Da Amare” - Pagina Facebook - Pag. Facebook - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

                                                                                               

  

Da sinistra: Simulacro di San Giuseppe - sec. XVIII - Chiesa Madre (*) - La  morte di San Giuseppe  (Affresco sec. XIX di G. Scillia - Altare di San Giuseppe, Chiesa Madre) - Iconografia di San Giuseppe (**)

 

 (*) Attualmente si trova esposto presso l'Oratorio dell'Arciconfraternita del SS. Sacramento, ove per lodevole iniziativa del suo attuale Rettore, Dr. Paolo Favazza, è stato allestito l'Altare della carità, innovativa forma di altare di S. Giuseppe che prevede la raccolta di generi alimentari da destinare alle famiglie bisognose.

 

(**) San Giuseppe e il Bambin Gesù (Collezione privata, Leonforte, primi del '900) - (“Leonforte Da Amare” - Pagina Facebook - cercala su Facebook - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

LA CHIESA DI SAN GIUSEPPE

 

 

La chiesa, sull'omonima via, sovrasta la piazza Rotonda, oggi piazza Margherita che, fino al secolo scorso, presentava al centro una bella fontana.

 

La chiesa è un classico esempio di facciata campanile, su cui, in tempi non coevi alla costruzione, è stato collocato un orologio.

 

 

  

 

Edificata a spese del Sacerdote Tommaso Crimi, presenta un portale e una finestra riccamente decorata. L’interno ospita importanti affreschi del pittore fiammingo Guglielmo Borremans (pareti) e del pittore ennese Vincenzo Scillia (volta). Sotto il pavimento della chiesa un’interessante cripta con ossario. (Castrogiovanni Sandra) - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

       

 

 

Nel settembre 1943 dal Vescovo mons. Pio Giardina fu eretta a PARROCCHIA la Chiesa di SAN GIUSEPPE ch era stata edificata nel 1947 a spese del sac. Crimì sul luogo dove sorgeva il piccolo alloggio dove si formavano i missionari Cappuccini già prima della fondazione di Leonforte e che nel 127 divenne il loro primo Convento. Parroco fu nominato il sac. Angelo Sinardi il buon “PATR’ANGILINU” che è nei ricordi più belli dei paesani ultrasessantenni.  (Giovanna Maria)      

 

          

 

 

       

 

 

La Chiesa a Leonforte dedicata a San Giuseppe è una basilica settecentesca a pianta rettangolare con unica navata. Al suo interno è possibile osservare, fra le altre opere, gli affreschi absidali del pittore fiammingo Borremans. Notevole è anche l’organo del 1866, l’altorilievo in gesso policromo con la via Crucis del 1900 e una croce russa in argento. La chiesa accoglie inoltre una cripta sotterranea, che è possibile visitare.  (Typical Sicily – Pro Loco Sicilia)

 

 

    

 

 

 

   

 

Da sinistra: SIMULACRO DI SAN GIUSEPPE (Opera di Giuseppe Stuflesser scultore Ortisei - BZ - 1954 Foto di Francesco Lo Gioco - 2014) - Antica immagini di San Giuseppe  Stampa del XIX sec. 

 

 

    

 

GLORIFICAZIONE DI SAN GIUSEPPE

 

Chiesa di San Giuseppe. Affresco absidale di Guglielmo Borremans (XVIII sec.) dopo i recenti restauri che lo hanno restituito al suo primitivo splendore.

 

(Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb) - Foto dott. Salvatore Ciurca

 

 

 

 

 

Trittico del pittore fiammingo BORREMANS (1672 - 1744), situato nell’omonima, splendida chiesa

 

 

Opere raffiguranti tre scene della vita di Giuseppe:

1. La fuga in Egitto 2. Il transito di Giuseppe 3. Il sogno di Giuseppe

(Giovanna Maria)

   

IL "TRITTICO" DEL BORREMANS nella Chiesa di S. Giuseppe

Sogno - Fuga – Transito

 

Per gentile e cortese concessione di Claudio Benintende, autore del fotomontaggio (*)

 

(*) “Storico dell’arte leonfortese”

 

 

         

Da sinistra: Locandina preghiera San Giuseppe (Giovanna Maria) - Bizzarro portale “Barocco” (Chiesa di San Giuseppe - XVIII sec.)

 

 

   

Da sinistra: SCULTURE DELLA "PIETAS" POPOLARE - L’organo del 1866

L'Ostensorio di pane detto "A Spera", elemento essenziale e centrale nell'addobbo dell'altare di San Giuseppe

(Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

 

  

LUCE SERENA NEL CUORE DEL MONDO!

La Santa Famiglia di Nazareth nell'incanto natalizio di S. Giuseppe (Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

Gruppo ligneo (fine XVIII sec.) - Foto di Vincenzo Licciardo

 

 

       

  

 

LA PIU' MAGNIFICA E RARA CHIESA DI LEONFORTE"

 

Continua il nostro viaggio 3D, all'interno delle chiese di Leonforte, con le avveniristiche e straordinarie foto realizzate da Typical Sicily per il sito internazionale round.me. Questa volta siamo entrati in una delle chiese più eleganti e raffinate di Leonforte e del comprensorio, la Chiesa di San Giuseppe. Eretta nel XVIII secolo dal Sac. Tommaso Crimì e resa famosa dai mirabili dipinti del fiammingo Guglielmo Borremans, di cui rimangono solo l'affresco della volta raffigurante la glorificazione di San Giuseppe, gli affreschi dell'abside e i due affreschi della Fuga in Egitto e del Sogno di Giuseppe. Al centro della Chiesa campeggia la tela raffigurante la Morte di San Giuseppe, detta anche "Transito", attribuita di recente dal critico d'arte Claudio Benintende, allo stesso Borremans. La Chiesa è ritornata al suo originario splendore settecentesco a seguito di accurati lavori di restauro effettuati nel 2015, per vivo interessamento del Parroco dell'Unità pastorale, Don Filippo Rubulotta, a cui va tutto il nostro plauso per avere ridonato ai leonfortesi l'adamantina brillantezza di questo sacro tempio. Nel noto manoscritto del cappuccino Fra' Giovanni di Castrogiovanni, datato 1740, si legge, a proposito di questa chiesa: "... Ma specialmente la più magnifica, e rara la Chiesa di S. Giuseppe ripiena di stucco, e pittura finissima che fa decoro a Leonforte".

 

(“Leonforte DA Amare” - pag. Fb - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

    KLSLKSAD

 

 

             

Affreschi absidali del pittore fiammingo Borremans

 

 

TRADITIO TRADITA!

 

 

Sembra quasi un gioco di parole in latino, ma esprime in pieno il senso dell'antica festa di San Giuseppe in Leonforte, le cui origini affondano in un ancestrale passato pagano mai dimenticato. Tradizione tradita, dunque. Una tradizione è tale quando viene "consegnata" (dal latino tradere) da una generazione all'altra intatta, o quasi. Ma, nei passaggi di consegna, qualcosa si perde, si trasforma, si inabissa o si cancella inesorabilmente. Nel caso della venerabile tradizione degli altari di San Giuseppe, pur se ancora permane l'evento in sé, la motivazione profonda (il voto per grazia ricevuta) e le modalità celebrative (il banchetto rituale offerto ai poveri) ormai sono lontane dall'intenzione originaria. Conservata alla stregua di una "sagra" paesana, purtuttavia la festa di San Giuseppe attira molti visitatori e, nella sua incontrollabile trasformazione consumistica, riesce ancora a diffondere un senso di religiosità ingenua, quasi infantile, ma dagli interessanti risvolti folklorico-sociali. L'occhio di Francesco Lo Gioco ci invita, in questo itinerario fotografico, ad entrare in alcuni dettagli della festa. Dai pani simbolici, detti "cuddure", ai veli e alla disposizione della mensa, dalle "icone" di San Giuseppe al culto liturgico, tutto contribuisce, in maniera a volte disarmonico, a celebrare le glorie del carpentiere Giuseppe, padre putativo di Gesù Cristo, Sposo della Beata Vergine Maria, e ora compatrono di Leonforte. A lui, da tempo immemorabile, la pietà popolare si rivolge con queste profonde e ispirate parole: "San Giusippuzzu vui siti lu Patri  Virgini siti comu la matri. Maria è la rosa, fui siti lugigghiu, datiniaiutu, riparu e consigghiu!"  (Dott. Gaetano Algozino - “Leonforte DA Amare” - Pag. Facebook)

 

 

 

  

Da sinistra: 1° foto: PRIMO VENERDI' di Marzo: inizia "u traficu di San Giusè" e il mese consacrato a San Giuseppe, Padre putativo e Custode del Redentore

Foto Melino Risicato (1984) - da Leonforte DA Amare - pag. Fb - Dott. Gaetano Algozino)    

2° Foto: Affresco absidale di Guglielmo Borremans (XVIII sec.) dopo i recenti restauri - UN ANGELO (La Sacra Famiglia)

 

 

     

 

 

         

 

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE

 

 

 

  

CRIPTA SOTTERRANEA - Chiesa di San Giuseppe  (XVIII-XIX secolo)

 

 

 

 

 

      

    

 

LA STATUA DI SAN GIUSEPPE in Leonforte tra storia ed aneddotica popolare

 

Il simulacro di San Giuseppe, che si ammira nell’artistica nicchia dell’altare maggiore dell’omonima chiesa parrocchiale, fu acquistata dal sacerdote Angelo Sinardi nel secondo dopoguerra (tra il '47 e il '48), a sostituzione della precedente in cartapesta andata in rovina. Quando il simulacro arrivò in Leonforte subito suscitò scandalo tra il popolo devoto per le fattezze giovanili del Patriarca, tanto da esclamare: "E' troppu carusu stu San Giuseppi!". Sicché il buon parroco, per sedare lo sgomento del popolo, ordinò che gli venissero colorati la fulva barba e i biondi capelli. Così i devotissimi "sangiusippara" poterono rivedere l’amato Patriarca con la barba e i capelli bianchi, come si addicono al Padre putativo di Gesù, sempre raffigurato, almeno nell’iconografia tradizionale, in sembianze senili. 

 

 

INFORMATORE: Don Giuseppe Lo Castro (1931)
RILEVAMENTO: Leonforte, 22-03-2006

 

 

TE JOSEPH CELEBRENT

San Giuseppe compatrono della città di Leonforte

 

 

        

Da sinistra: Festa Compatronale “San Giuseppe” (19 Marzo) (*) - Statua di San Giuseppe (**)    

 

 

(*) Grazie all'appassionato zelo pastorale di Don Filippo Rubulotta (Parroco dell'Unità Pastorale Maria SS. Annunziata - San Giuseppe), il quale si è fatto portavoce dell'unanime consenso del popolo leonfortese, San Giuseppe è stato proclamato compatrono della città di Leonforte, essendone già la Patrona Maria SS. del Monte Carmelo. Questa notizia storica ha risvegliato in noi un ancestrale passione mai sopita nei confronti di San Giuseppe, il cui culto è certamente anteriore a quello della "legittima" patrona. Auguriamo dunque alla nostra amata cittadina di crescere sempre sotto i potenti auspici del "Redemptoris Custos" (Custode del Redentore), il più alto titolo che la Chiesa ha tributato a San Giuseppe.

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

(**) PATRIARCA 'MMACULATU DI GESÙ CUSTODI AMATU!

 

Il simulacro del Patriarca San Giuseppe venerato nella omonima chiesa di Leonforte, in un elegante scatto di Vincenzo Licciardo.

 

(Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE: Affreschi absidali del pittore fiammingo Borremans

 

 

        

 

 

ICONOGRAFIA DI S. GIUSEPPE A LEONFORTE - Il Transito del Patriarca San Giuseppe. Stampa della seconda metà del sec. XIX proveniente dal Laboratorio di Oreficeria Popolo (Incisore Bertini, Roma) - APOTEOSI DI SAN GIUSEPPE Affresco del XX sec. - Chiesa dei Cappuccini Leonforte - SPLENDORI "FIAMMINGHI" a Leonforte: Il Transito di San Giuseppe del Borremans, Chiesa di San Giuseppe (XVIII sec.) Attribuzione storico-critica di Claudio BENINTENDE * (“Leonforte” Pag. Fb)

 

(*) “Storico dell’arte leonfortese”

 

 

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE:  Affreschi absidali del pittore fiammingo Borremans

 

 

SPLENDORI "FIAMMINGHI" a Leonforte: Il Transito di San Giuseppe del Borremans,
Chiesa di San Giuseppe (XVIII sec.) Attribuzione storico-critica di Claudio BENINTENDE

 

 

 

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE:  Affreschi absidali del pittore fiammingo Borremans

 

 

 

                                                                                          (Locandina di “Storia paesana” Giovanna Maria)

 

 

GUGLIELMO BORREMANS nella Chiesa di San Giuseppe a Leonforte di Claudio Benintende *

(“Leonforte DA Amare” - Gaetano Algozino)

 

Con la solita acribia filologica, l'amore smisurato verso la sua Leonforte e la passione da vero artista "imprestato" alla saggistica storico-estetica che lo contraddistinguono, Claudio Benintende, a distanza di tre anni dal suo pregevole studio sull'Elezione di S. Mattia del Novelli custodito nella Chiesa dei Cappuccini, torna a scrivere della ricca ed inedita vicenda artistica del fiammingo Guglielmo Borremans (1672-1744) che si intreccia a quella di Leonforte e della Chiesa di San Giuseppe. Il titolo della monografia, pubblicata da Euno Edizioni e disponibile presso la Libreria Il Punto, collega, unifica e riallaccia autore e luogo Borremans-San Giuseppe-Leonforte in un trinomio indissolubile. Legame, unione e armonia perfetta che han fatto della Chiesa di San Giuseppe, di fondazione settecentesca, uno scrigno pregevole di opere d'arte, quasi un inno a colori e un'ideale apoteosi pittorica della vita, della morte e della glorificazione del Patriarca San Giuseppe, padre putativo di Gesù Cristo, cui la pietà leonfortese da secoli tributa uno speciale culto di venerazione. Il prezioso volume, composto di 47 pagine, con inserti iconografici intra ed extra testuali, ripercorre in 14 capitoli o paragrafi la storia e lo sviluppo urbanistico del Principato di Leonforte nel secolo XVIII collegandolo all'intima vicenda artistica del Borremans e all'edificazione della Chiesa. In particolare si analizza, con riferimenti ad altre opere del Borremans presenti in Sicilia, il "trittico" di San Giuseppe: Sogno-Fuga-Transito. E' questa la parte centrale, corposa e direi anche più cospicua dello studio che perviene a ipotesi ricostruttive e interpretative davvero sorprendenti. Completano e arricchiscono l'opera i disegni dell'autore, le ricostruzioni simbolico-geometriche e gli schemi strutturali degli affreschi. Un piccolo appunto autobiografico dell'autore può servire ad introdurci idealmente in questo mirabile viaggio nell'universo pittorico di Borremans. In Prefazione Benintende scrive: <<Un elemento che mi ha motivato è legato ai miei ricordi di infanzia e all'emozione che sin da giovane mi hanno suscitato i lavori del Borremans presenti nella chiesa, e in particolare la figura dell'asino condotto da un angioletto, la cui rappresentazione mi appariva allora così realistica da sembrare voler uscire dall'affresco. Un aspetto, in particolare, che mi ha incuriosito nelle opere del Borremans che si trovano nella Chiesa di San Giuseppe è la presenza in tutte, della figura di un angelo, quasi che gli angeli venissero adoperati dall'artista a rappresentare l'io narrante che conduce lo spettatore alla lettura delle sue opere>>.

 

(*) “Storico dell’arte leonfortese”

 

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE: Affreschi absidali del pittore fiammingo Borremans

 

 

     

LUCI "FIAMMINGHE" A LEONFORTE

L'affresco del Sogno di S. Giuseppe (sec. XVIII) Foto Antonello Camiolo


Dal prezioso volume di Claudio BENINTENDE *, Guglielmo Borremans nella Chiesa di San Giuseppe a Leonforte, Euno Edizioni, Leonforte 2013

 

Nell'affresco del Borremans l'angelo del Signore è rappresentato nelle vesti di un giovane biondo e robusto con le ali spiegate e nell'atto di avvicinarsi alla figura distesa di Giuseppe. L'angelo è rappresentato a figura intera lateralmente nel riquadro compositivo, con ampie ali coloratissime, nell'atto di procedere a svegliare Giuseppe ponendo una mano sulla spalla del santo patriarca e indicando con l'altra mano la direzione in cui procedere. Giuseppe viene rappresentato, avvolto nel suo ampio mantello, nell'atto di dormire poggiato a un muretto con la testa inclinata sulla mano destra a guisa di guanciale e con la bocca socchiusa, mentre il corpo si dispone in diagonale su uno spazio architettonico delimitato nel basamento da grossi blocchi di pietra. Chiude in alto la scena un albero con le fronde rigogliose mentre sulla sinistra si delinea un paesaggio caratterizzato da montagne e da elementi architettonici di una città in lontananza>> (Giovanna Maria)

 

(*) “Storico dell’arte leonfortese”

 

"LA GRANDE BELLEZZA LEONFORTESE"

 

Foto e testo sono tratti dalla bellissima pagina facebook "Leonforte da amare", che invito a visitare, curata magnificamente dal suo amministratore, Gaetano Algozino, a cui va un ringraziamento.


L'affresco del Sogno di S. Giuseppe (sec. XVIII)

Dal prezioso volume di Claudio BENINTENDE, Guglielmo Borremans nella Chiesa di San Giuseppe a Leonforte, Euno Edizioni, Leonforte 2013, p. 31: <<Nell'affresco del Borremans l'angelo del Signore è rappresentato nelle vesti di un giovane biondo e robusto con le ali spiegate e nell'atto di avvicinarsi alla figura distesa di Giuseppe. L'angelo è rappresentato a figura intera lateralmente nel riquadro compositivo, con ampie ali coloratissime, nell'atto di procedere a svegliare Giuseppe ponendo una mano sulla spalla del santo patriarca e indicando con l'altra mano la direzione in cui procedere. Giuseppe viene rappresentato, avvolto nel suo ampio mantello, nell'atto di dormire poggiato a un muretto con la testa inclinata sulla mano destra a guisa di guanciale e con la bocca socchiusa, mentre il corpo si dispone in diagonale su uno spazio architettonico delimitato nel basamento da grossi blocchi di pietra. Chiude in alto la scena un albero con le fronde rigogliose mentre sulla sinistra si delinea un paesaggio caratterizzato da montagne e da elementi architettonici di una città in lontananza>>  - Foto di Antonello CAMIOLO

 

 

 

LA CHIESA DI SANTA CROCE ANTICA   

 

 

Chiesa situata in Cacumine montis fu di fondazione di Pietro Giannavola, nella quale era solito ogn’Anno celebrarsi la festa di S. Elena, al 21 di Maggio, con aver fondato la Compagnia sotto il titolo di S. Croce. (Tratto dal libro di Giuseppe Nigrelli: Manoscritti inediti del settecento e note di storiografia leonfortese)

 

 

   

CHIESA DI SANTA CROCE ANTICA

 

 

 

CHIESA DI SANTA CROCE ANTICA

 

 

  

CHIESA DI SANTA CROCE ANTICA

 

 

 

    

CHIESA DI SANTA CROCE ANTICA

 

 

                              

(Scritto G. Maria - Foto Antonino Impellizzeri)

 

 

 

CHIESA DI SANTA CROCE ANTICA

 

 

  

CHIESA DI SANTA CROCE ANTICA - Foto Sigismondo Novello - G. Celi

 

 

La Chiesa di Santa Croce, fino a qualche decennio fa, il 3 maggio e il 14 settembre per la duplice festa dell’ESALTAZIONE DELLA CROCE era meta di affollati  PELLEGRINAGGI in cui si ripeteva una raziunedda del tipo: “mentri acchianaca a Santa Crù  mi ‘ncuntrau la ‘ntantazioni, quantu era ladia la so fiura, facia scantari ogni criatura e iu cci dissi MILLI voti:  Gesù… Gesù… Gesù…”   (Giovanna Maria)

 

 

  

Chiesa di Santa Croce

 

 

     

Chiesa di Santa Croce (Scritto a cura di Giovanna Maria)

 

 

           

CHIESA DI SANTA CROCE (sec. XVIII)
Il "Calvario" di Leonforte in una foto degli anni '60

 

 

    

CHIESA DI SANTA CROCE (sec. XVIII)

Il "Calvario" di Leonforte in una foto degli anni '60 (1° da sinistra)

 

La Chiesa di Santa Croce di Leonforte fu COSTRUITA intorno al 1720, ma nonostante fosse stata più volte restaurata, andò in rovina e fu RICOSRUITA nel 1858. (Giovanna Maria)

 

 

    

 

 

Ubicata in una posizione dominante l’abitato su una altura del monte Cernigliere, pochissime sono le notizie inerenti la sua costruzione. Esistente come chiesa rurale, nel 1727 fu fondata all’omonima Confraternita; ristrutturata nel 1776 fu coperta con una volta adorna di stucchi; fu nuovamente rimaneggiata e ridata al culto nel 1885. Presenta una facciata lineare e un pregevole portale d’ingresso in stile barocco, abbellito da due eleganti colonne tortili (attualmente in stato di evidente corrosione).  Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

     

L'INEGUAGLIABILE ORGOGLIO DI SANTA CROCE in un artistico scatto di Sergio Rossino (1° Foto da sinistra)  

 

   

     

Chiesa di Santa Croce

 

 

  

QUI, OVE TUTTO EBBE INIZIO



 

 

 

LA CHIESA DELL’ANNUNZIATA

 

Chiesa antica dell’Annunziata

 

Questa chiesa di fondazione della buona Serva di Dio D. Rosalia Legio, situata extra moenia di questa città

 

(Tratto dal libro di Giuseppe Nigrelli: Manoscritti inediti del settecento e note di storiografia leonfortese)

 

 

 

 

  

 

SEMPLICE E LINEARE FACCIATA post-barocca

Chiesa Maria SS. Annunziata (sec. XVIII)

      

Chiesa Maria SS. Annunziata

 

La chiesa presenta la tipica facciata-campanile, anche se è possibile scomporre in essa le due torrette laterali all’interno delle quali sono presenti 4 campane. L'edificazione della chiesa iniziò intorno ai primi anni del Settecento per iniziativa dei coniugi Leggio-Vitale e nel 1758, il Sac. N. Fiorenza fece ricostruire l'abside. Passata ai Padri del Terzo Ordine di S. Francesco, dopo il 1815 fu ingrandita secondo le proporzioni attuali. La facciata fu abbellita nel 1891 e vi fu posto l'orologio al centro del timpano di coronamento. Al di sopra del timpano è inoltre presente un castelletto comprendente 2 campane.

 

 

 

  

 

TRIONFO DI BELLEZZA E DI FEDE  

 

(*) Esposizione del SS. Sacramento - Parrocchia Maria SS. Annunziata - "Carnevale" eucaristico 2014 - Foto di Francesco Lo Gioco

 

 

    

ARTISTICO CROCIFISSO DEL SEC. XVIII - Maria Maddalena

 

 

 

        

Don Filippo Rubulotta (Parroco dell'Unità Pastorale Maria SS. Annunziata - San Giuseppe - Chiesa dei Frati Cappuccini)

 

 

 

 

 

      

 

Mese di Maggio, Novena in onore di Maria SS. Annunziata

 

“Nel Santuario d’oro non veniamo, come i nostri avi vennero con amor, noi pur com’essi l’Ave a Te Diciamo per poi gioire nell’eternità…”

 

 

Coro Maria SS. Annunziata diretto dal maestro Carmelo Lo Pumo. Con Concetta Leanza, Rosetta Sinardi, Palma Maria Sberna, Gina Cangeri, Paolo Lo Pumo (Santo Debole Vanadia)

(Da sinistra: Foto Santo Debole Vanadia  1974 -1985)

 

 

 

      

Chiesa Maria SS. Annunziata

 

 

Il culto della Beata Vergine Maria SS. Annunziata

 

 

      

Da sin.: Antica processione della Madonna dell’Annunziata - Quando la crisi era nera come la fame...” (foto tratta dal libro “Annunziata” dott. S. Ciurca) - La statua di Padre Pio

 

 

 

  

Da sinistra: Il coro dell’Annunziata (vecchio articolo di giornale) - L'ANNUNZIATA A LEONFORTE (Simulacro dei primi del XX secolo)

 

 

     

 

Da sinistra: Festa Madonna dell’Annunziata - Le suore della Sacra Famiglia di Spoleto (*) (Foto Santo Debole Vanadia - 1971)

 

(*) … che operavano con dedizione al vecchio ospedale di Leonforte, e frequentavano la Parrocchia M. SS. Annunziata

 

     

(Foto: Santo Debole Vanadia)

 

 

         

(Foto: Santo Debole Vanadia)

 

18 gennaio 1953, giorno in cui viene affidata la Parrocchia Maria SS. Annunziata di Leonforte al Parroco Signorelli Sacerdote Angelo. In questa foto impartisce la sua prima benedizione da Parroco ai suoi amati parrocchiani che tanto amò e curò fino alla fine del Suo operato sacerdotale. Con tanto amore ed affetto sempre presente nelle nostre vite, siamo sicuri che continui sempre a pregare per noi affinché giungiamo salvi nella meta celeste. (Santo Debole Vanadia)

 

 

Antico matrimonio leonfortese all’Annunziata - (Foto Salvatore Dottore)

 

 

 

 

Chiesa Maria SS. Annunziata

 

 

 

  

Chiesa Maria SS. Annunziata

 

 

 

Chiesa Maria SS. Annunziata

Inaugurazione Oratorio Giovanni Paolo II - Interno dell’oratorio Giovanni Paolo II

 

 

 

        

Padre Filippo Rubulotta (Rettore) autore del progetto e della realizzazione dell’oratorio Giovanni Paolo II

 

 

 

        

Da sinistra: Capitello ionico (*) -  LA DIVINA COLOMBA DELLO SPIRITO (Stucco e gesso) Volta del Presbiteri Parrocchia Maria SS. Annunziata (sec. XX)  

(Dott. Gaetano Algozino)

(*)   CAPITELLO IONICO DECORATO CON VOLUTE (sec. XVIII) Particolare facciata Chiesa dell'Annunziata

(da Leonforte DA Amare - pag. Facebook)

 

         

Da sinistra: Sac. Angelo Signorelli - Storia… “C’era una volta a Leonforte la Messa dei Nobili”

 

 

 

 

Il culto della Beata Vergine Maria SS. Annunziata

 

 

 

    

MARIA SS. DELL’ANNUNZIATA

 

 

    

La Madonna dell’Annunziata

 

    

 

 

"O Maria tutta Divina, di grazia adorna e china, Matri affabili e d'amuri di li giusti e piccaturi, t'offeriscist'arma mia chisti sette Ave Maria. Deh gradiscili o Signura Annunziata, casta e pura fonti e cori di pietati duna aiutu a li malati, versa l'ucchi biniditti supra l'orfani e l'afflitti; guarda puri o Matri amanti li fedeli agonizzanti alluntana lu terruri di lu serpi tintaturi, sinu a quannu sia spirata l'arma nostra e pi ti a purtata a lu so centru, a lu so Diudunni un tempuscaturiu. All'armi purganti puri asciuca l'alti pianti pitiasperinu vittoria ed aviri eterna gloria, cumu già ci prumittisti quannu Matri ti facisti di luverbu Ridinturi pilun ostru gravi erruri. E o puntudi la morti ccofigghiu To placatu o Matri Annunziata ti chiama u piccaturi, cu canti ludamu cu viva armonia, ludamu Maria e cu la creo…”.

 

 

         

 MATRIMONIO BORGHESE ALL'ANNUNZIATA (Sposalizio di Cesare La Marca e Amalia Patti - Inizi del XX sec. - Archivio foto Algozino

 

 

TRA BAROCCO E NEOCLASSICO


L'elegante linearità della Chiesa di Maria SS. Annunziata

 

Il nostro viaggio all'interno delle Chiese di Leonforte, con la guida 3D di Typical Sicily, si conclude oggi con la visita della Chiesa di Maria SS. Annunziata. Costruita nella seconda metà del XVIII "extra moenia", in posizione privilegiata, a mezza costa tra la zona antica di Leonforte, il cui confine nord era segnato dalla Porta Pileri, e il Piano della Scuola, la Chiesa di Maria SS. Annunziata per circa 2 secoli fu un importantissimo e ambito "presidio" pastorale. Una tradizione locale, legata al giuspatronato delle nobili famiglie locali (Carella, Bonsignore), imponeva che il Parroco dell'Annunziata, scelto tra i membri più eletti del clero diocesano, diventasse Arciprete della Chiesa Madre. Grandi figure di sacerdoti ressero la Parrocchia: tra essi ricordiamo Don Luigi Castro, Don Angelo Rachena, Mons. Leopoldo Pontorno, Don Benintende, Don Angelo Signorelli. Oggi la Parrocchia, guidata con amore e autentico spirito "pastorale" dal giovane ed intraprendente Don Filippo Rubulotta, conosce una nuova primavera in termini di presenza giovanile, attività sociali e culturali, anche in seguito all'acquisto di un grande fabbricato attiguo alla Chiesa, un tempo appartenente al Cinema Roma, e ora trasformato in Oratorio, Chiesa e sale per catechismo. L'interno della Chiesa, a navata unica con abside, sebbene risenta del discutibile intervento di restauro voluto da Don Angelo Signorelli negli anni '60, ci appare lineare, polito, armonico ed essenziale. A metà tra barocco e neoclassico, la Chiesa conserva un artistico Crocifisso del '700, un delizioso gruppo scultoreo della fine dell'800 raffigurante l'Arcangelo Gabriele che reca l'annunzio della nascita di Gesù alla Vergine Maria, e una statua della Maddalena, di fattura popolare, che viene portata in processione la Domenica di Pasqua. La presenza continua e preziosa della Confraternita di Maria SS. Annunziata, fin dal secolo decimonono, ha fatto di questa Chiesa un autentico tempo di devozione mariana e centro di molteplici attività religioso-caritative.

 

(Dott. Gaetano Algozino - da Leonforte DA Amare - pag. Facebook) 

 

 

 

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

 

 

 

Collegio di Maria Ausiliatrice

 

Chiesa del Collegio di Maria già "Abatìa"  - Monastero claustrale della SS. Carità

 

 

  

Chiesa del Collegio di Maria già "Abatìa"  - Monastero claustrale della SS. Carità

 

 

   

Da sinistra: Cortile interno - Le campane (Campanile a vela - sec. XVIII)

   

 

Alunne del corso di sartoria

 

 

 

   

San Giovanni Bosco (Locandina “Storia paesana” - Giovanna Maria)

 

 

 

       

 

Nella parte di destra della Chiesa del Collegio di Maria c’è un medaglione con l’immagine di San Spiridione (270-340 d.c) la cui devozione a Leonforte iniziò alla fine del 1600 grazie alle Monache Carmelitane del Monastero di Santa Caterina. Fino alla fine degli anni ’50 alcuni leonfortesi andavano a la Batia a pregare Santu Spriridiuni per ritrovare qualcosa che avevano perduto. (Giovanna Maria)

 

 

        

Da sinistra: Antica immagine di San Giuseppe (Tondo ligneo dorato con tela ad olio incastonata - Preghiera (foto e scritti di Giovanna Maria) - Chiesa del Collegio di Maria - sec. XVIII (interno)

 

 

La festa di San Giovanni Bosco al Collegio di Maria di Leonforte si celebrò per la prima volta il 31 gennaio 1936, portando in processione un quadro del Santo. Infatti l’attuale statua di Don Bosco fu comprata subito dopo la fine della II Guerra Mondiale (1939 - 1945). I soldi furono dati alle Suore Salesiane da una signora che raccontò che, essendo disperata per la mancanza di notizie del figlio disperso dopo la Guerra, aveva chiesto a un’immagine di Don Bosco di darle un segno che il ragazzo fosse vivo e subito aveva percepito come un accenno d’assenso del santo e, a suo dire miracolosamente, qualche giorno dopo aveva ricevuto una lettera che la rassicurava.  (Giovanna Maria)

 

 

   

Da sinistra: San Giovanni Don Bosco - Maria Ausiliatrice - Santa Teresa D’Avila

 

 

   

Chiesa del Collegio di Maria già "Abatìa" - Monastero claustrale della SS. Carità

 

  

Chiesa del Collegio di Maria già "Abatìa" - Monastero claustrale della SS. Carità

 

 

 

 

La Chiesa di Sant’Antonio Abb(at)e o San’Antonino di Padova

 

Costruita per volontà di Caterina Branciforti, principessa di Leonforte, attigua al palazzo baronale, serviva come Cappella Palatina e la famiglia vi accedeva per mezzo di un passaggio (oggi demolito) coperto, sopraelevato e riservato che immetteva nella cantoria. Presenta una facciata di stile barocco, con un ricco portale sovrastato da una preziosa edicola contenente una marmorea. Nella nicchia, incastonata al centro dell’architrave del timpano, è collocata una statuetta in alabastro del Santo padovano. Completa la chiesa uno slanciato campanile quadrangolare con un elegante guglia a fasce di maiolica policroma.

(Castrogiovanni Sandra) - Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

 

   

(Locandina di “Storia paesana” Giovanna Maria)

  

 

 (13 giugno)

 

Sant’Antuoni  la ran fortuna, San Larienzu la ran calura, l’unu e l’autru puocu dura

 

Durante la processione vengono donate al Santo le “tovaglie” votive.

Nei tre giorni che accompagnano la festa (a partire da giorno 11) si svolge la tradizionale fiera di San’Antonino 

 

 

'A FERA DI SANT'ANTUNINU di una volta: ATMOSFERE IRRIPETIBILI

 

Quanta attesa da bambina ... per arrivare ai giorni magici d'a fera di sant'Antuninu e comprare qualche giocattolo, un bummuliddu, un carusieddu, 'u friscaliettu di "crita" .... e per guardare affascinata i virtuosismi dei venditoti di piatti !!!!  (Giovanna Maria)

 

 

 

      

GLI "AMABILI RESTI" della Cappella Palatina dei Branciforti    

 

Chiesa di Sant'Antonio di Padova (secc. XVII-XVIII)

 

Il Piano dell'Immacolata

 

 

Il Piano dell'Immacolata era uno slargo incastonato tra il palazzo principesco, la chiesa palatina e la galleria che univa l'uno all'altro questi due edifici.  Al di là del "passetto" v'era uno "scrigno" nascosto di piante esotiche e di preziosità botaniche che costituiva il giardino dei Principi.  Oggi, in mezzo a delittuose distruzioni e a mostruose costruzioni, rimane a sud la vista suggestiva sulla "Sicula Tempe", la valle del Crisa, luogo ove fiorirono i mitici amori del pastorello Dafni.

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

  

 

La Chiesa di Sant’Antonio Abate o  di Padova

 

 

Costruita per volontà di Caterina Branciforti, principessa di Leonforte, attigua al palazzo baronale, serviva come Cappella Palatina e la famiglia vi accedeva per mezzo di un passaggio (oggi demolito) coperto, sopraelevato e riservato che immetteva nella cantoria. Presenta una facciata di stile barocco, con un ricco portale sovrastato da una preziosa edicola contenente una marmorea. Nella nicchia, incastonata al centro dell’architrave del timpano, è collocata una statuetta in alabastro del Santo padovano. Completa la chiesa uno slanciato campanile quadrangolare con un elegante guglia a fasce maiolica policroma.  (Giacomo Celi)  

 

   

  

Maria SS Immacolata - (Foto Maria SS Addolorata)

 

 

    

 (Foto Maria SS Addolorata)

 

 

  

 (Foto Maria SS Addolorata)

 

      

Maria SS Immacolata - (Foto Maria SS Addolorata)

 

 

        

Maria SS Immacolata - (Foto Maria SS Addolorata)

 

 

 

      

Maria SS Immacolata  -  (Foto Maria SS Addolorata)

 

 

            

Maria SS Immacolata 

 

 

  

Chiesa di Sant’Antonio Abate o  di Padova

 

 

 

L'IMMACOLATA A LEONFORTE

 

A Leonforte nella Cappella Palatina, dedicata a Sant'Antonio di Padova, la festa dell'Immacolata Concezione fu celebrata per la prima volta l'8 Dicembre 1661, anche se la Chiesa istituì ufficialmente la festa nel 1854 dopo la proclamazione del dogma che sancisce come la Vergine Maria, per speciale privilegio di Dio, fu concepita e nacque senza peccato originale e non commise nessun peccato, né mortale né veniale, in tutta la sua vita. COME MAI QUESTO ANTICIPO? La risposta la troviamo nel libro di F. Rotolo “La Sicilia nella luce dell’Immacolata” del 1954 da cui apprendiamo che, essendo Nicolò Placido Pretore a Palermo negli anni dell’epidemia di peste del 1624, il Senato cittadino ricorse all’intercessione non solo di S. Rosalia, ma anche della Vergine Maria Immacolata il cui culto era propagato dai Monaci Benedettini e Carmelitani. Così il 16 novembre 1624 i coniugi Nicolò e Caterina Branciforti pronunziarono in Cattedrale, con le altre autorità civiche ed il popolo palermitano, il solenne giuramento di «mettersi sotto il patronato dell’Immacolata e difendere il privilegio del Concepimento Immacolato di Maria fino all'effusione del sangue» e sottoscrissero la richiesta al Papa Alessandro VII di inserire la festa dell’Immacolata nel calendario cattolico romano. Il papa li accontentò, appunto, nel 1661. (Prof.ssa Giovanna MARIA)

 

 

 

    

Maria SS Immacolata

 

MULIER AMICTA SOLE

Il simulacro dell'Immacolata (XVII-XVIII secolo)

 

 

         

 

TU SI LA STANZA DI LA SANTA E INDIVIDUA TRINITATI

L'artistico simulacro leonfortese di Maria SS. Immacolata venerato presso la Chiesa di S. Antonio di Padova

(Gesso bagnato in oro, sec. XVIII-XIX)

 

(“Leonforte Da Amare” - Pag. Facebook - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

        

(Maria SS Immacolata)

 

 

   

Da sinistra:  - Storia paesana…

 

 

  

Da sinistra: Maria SS. Immacolata -  (2 foto) - Sant’Antonino

 

 

      

Sant’Antonino

 

 

    

Maria SS. Immacolata

(Locandina “Storia paesana” Foto Giovanna Maria)

 

 

 

 

 

Processione  13 Giugno (2 foto)

 

 

Sant’Antonino tra le bancarelle: un’antichissima tradizione leonfortese

 

 

     

 

 

    

 

 

Le TOVAGLIE che sono offerte per essere APPESE alla vara di SANT'ANTUNINU, secondo la tradizione, ricordano l'usanza dei padovani che, sapendo che il Santo soffriva di IDROPISIA,  per cui perdeva continuamente liquidi attraverso la pelle che si piagava, lungo la via che frate Antonio attraversava ogni giorno, appendevano "asciugamani" di lino per asciugarsi. (Giovanna Maria)

 

                                                                                                                                                                                     

 

 

 

La Madonnina del Cernigliere  

 

La statua venne collocata sul Cernigliere il 7 dicembre 1975

 

 

La Madonnina del Cernigliere  

 

 

   

La Madonnina del Cernigliere  

 

 

La Madonnina del Cernigliere  

 

 

  

La Madonnina del Cernigliere  

 

 

 

Gli altarini del Corpus Domini

 

Altarini eucaristici della pietà popolare

 

 

  

Gli altarini del Corpus Domini

 

  

Gli altarini del Corpus Domini

 

 

Corpus Domini

 

      

Corpus Domini

 

 

LE NOVENE DI NATALE

 

ARANCI & SPINIPULICI: Simbolismi vegetali delle Novene di Natale in Leonforte


'A NUVENA

 

 

Ossia l'edicola votiva esterna allestita dalle famiglie nei vari quartieri di Leonforte per solennizzare con canti e preghiere il Novenario di preparazione alla Festa del Santo Natale (16-24 dicembre)

 

 

L'ANTICA NOVENA DI NATALE "tridentina"

 

I cerimoniali di Santa Romana Chiesa, antecedenti alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, pienamente armonizzati con la pietà popolare, prevedevano un Novenario natalizio ricchissimo di simboli e di riti. Anche a Leonforte, fino alla fine degli anni '60, la Novena di Natale in Chiesa rivestiva un carattere di fastosa solennità. La Santa Messa veniva celebrata solo al mattino e comunque, secondo le prescrizioni tridentine, non oltre il Mezzogiorno. Espletate le pratiche devote del novenario dialettale, nelle chiese maggiori e minori - e tra queste si distinguevano la Chiesa Madre, perché sede di un capitolo canonicale e la Chiesa dei Cappuccini, perché Convento di frati dediti alla preghiera e al culto - si svolgeva la cosiddetta "Funzione".

 

Questa constava delle seguenti parti:

1. Recita del Santo Rosario;
2. Esposizione del Santissimo Sacramento;
3. Sermone o Predica tenuta da un valente sacerdote specializzato in Sacra Eloquenza;
4. Benedizione Eucaristica e Reposizione del Santissimo.                                                                                    

Come si può notare, contrariamente alla prassi liturgica odierna che limita il tutto alla Messa serale con il canto delle novene tradizionali, era dato ampio spazio alla preghiera silenziosa davanti al Santissimo solennemente esposto e alla predicazione vera e propria che in genere verteva sulle cosiddette antifone maggiori della Liturgia (O Sapientia-O Adonai-O Radix Jesse-O Clavis David, ecc.). Dalle omelie conservate nell'Archivio storico dei Cappuccini di Leonforte emerge tutta la solennità riservata a quella che un tempo era considerato il "Novenario" per eccellenza. Per l'occasione il clero secolare e regolare provvedeva alla estrema solennizzazione dell'evento chiamando un sacerdote, in genere francescano, esperto in Sacra Eloquenza e in predicazioni popolari, che teneva dall'alto dei superbi pulpiti il suo "eccitantissimo e amorosissimo sermone della Divina Infanzia di nostro Signore" (così come titola un'omelia del XVIII secolo di Padre Vito da Leonforte). A conclusione della Novena, ovvero nel tardo pomeriggio del 24 dicembre veniva cantato il Vespro solenne IN VIGILIA NATIVITATIS.

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

     

LE NOVENE DI NATALE

 

 

   

LE NOVENE DI NATALE

 

 

Le novene consistono in piccole edicole, adornate con rami di arancio, che hanno all’interno immagine sacre.

Davanti  a queste edicole si fermano suonatori con strumenti a fiato e a corda che si esibiscono in inni sacri.

 

(Pasqualino Pappalardo detto Lino)

 

 

La notti di Natali
nascìu lu bammineddu.
Lu purtaru a battiari
cci abbiaru li dinari.
Lu purtaru a la parrocchia,
cci abbiaru la cunocchia.
Lu purtaru a la matrici
cci abbiaru la cornici,
lu purtaru a Santa Cruci
e a tutti detti la sacra luci…

 

(Enzo Barbera)

 

 

 

  

Da sinistra: Augurio iconico-poetico della tradizione popolare - SI NUN FUSSI 'PPI LU SO MANTU! Le antiche "novene" di strada della Madonna del Carmelo

Foto di Sigismondo Novello (2013)

 

 

   

LE NOVENE DI NATALE

 

    

LE NOVENE DI NATALE

 

 

La notti di Natali
nascìu lu bammineddu.
Lu purtaru a battiari
cci abbiaru li dinari.
Lu purtaru a la parrocchia,
cci abbiaru la cunocchia.
Lu purtaru a la matrici
cci abbiaru la cornici,
lu purtaru a Santa Cruci
    e a tutti detti la sacra luci…

 

(Enzo Barbera)

 

 

 

LA CHIESA DI SANTO STEFANO PROTOMARTIRE  

 

(La Parrocchia)    

 

(Chiesa e cripta di Santo Stefano)                                                                     

 

   

Chiesa di Santo Stefano

 

Eretta per volere di G. B. Falciglia nel 1657 sul luogo dove già sorgeva una chiesetta del periodo normanno, nel 1754 fu ricostruita nelle forme attuali, sotto la direzione del capomastro C. Saitta. L'interno a pianta ottagonale, decorato con stucchi da P. D'Urso nel 1758, custodisce in una cappella il sarcofago del primo fondatore, un pregevole organo ed una tela all'altare maggiore raffigurante le Anime del Purgatorio. Il campanile presenta 3 ordini architettonici, di cui il primo costituisce basamento. Il secondo ed il terzo ordine sono decorati da finestre ad arco a tutto sesto. La sommità presenta la caratteristica copertura a guglia decorata con ciottoli multicolore che richiama quello del campanile di  nella stessa.

 

 

 

 

Chiesa di Santo Stefano

 

 

 

Chiesa di Santo Stefano

 

 

                 

Chiesa di Santo Stefano

 

 

 

            

(Locandina di “Storia paesana” - Giovanna Maria)

 

 

   

Chiesa di Santo Stefano

 

 

 

  

Chiesa di Santo Stefano

 

 

     

Chiesa di Santo Stefano

 

 

      

Chiesa di Santo Stefano

 

 

 

  “ECCO TUA MADRE”

 

           

 

 

       

  Maria SS Addolorata

 

 

   

Maria SS Addolorata

 

 

Martedì Santo a Leonforte

 

Maria SS Addolorata  pronta per la solenne processione

 

      

Chiesa di Santo Stefano

 

 

     

1° Foto da sinistra: "Il Battesimo di Gesù"- Olio su tela (sec. XVIII)

 

 

  

Maria SS. Addolorata 

 

ESPRESSIVITA' SCULTOREA DI UNA MADRE Il simulacro della Vergine Addolorata - primi del '900 - (Dott. Gaetano Algozino)

 

AFFRESCHI COME ARAZZI


Esplorando la Parrocchia S. Stefano

 

La virtuale troupe fotografica di Typical Sicily ci conduce oggi all'interno della Chiesa di Santo Stefano. Nota ai leonfortesi come "A Parrocchia", ossia la Parrocchia per eccellenza per la sua antichità e per i suoi privilegi, fu fondata intorno al 1650 dal munifico filantropo nicosiano Giovan Battista Falciglia. Come magistralmente illustrato in una preziosa monografia dello storico Giuseppe Nigrelli, la Chiesa faceva parte di un vasto piano filantropico-assistenziale del Falciglia, la cosiddetta "Opera pia", che comprendeva oltre la Parrocchia, un Ospedale e il Monte di Pietà, una sorta di banca etica per l'assistenza dei poveri, la quale, nei secoli seguenti, si sarebbe trasformata nella Confraternita di Maria SS. Addolorata. Nell'immaginario collettivo dei leonfortesi la Parrocchia S. Stefano è legata indissolubilmente alla Madonna Addolorata, il cui simulacro veneratissimo, viene portato in processione due volte l'anno, la V Domenica di Quaresima (o Domenica di Passione) insieme al simulacro dell'Ecce Homo, e il Martedì Santo, quando, quale muta presenza, si aggira da sola per le strade principali del paese. Sebbene la Chiesa versi oggi in uno stato di conservazione piuttosto precario, è ancora possibile apprezzare l'intricata e complessa trama geometrico-floreale degli affreschi che ornano la volta. Più che di affreschi dovremmo parlare di arazzi dipinti, in cui la vivacità di colori (un tempo brillanti) quali il rosa, il verde acqua, l'azzurro cobalto, il giallo e lo scarlatto, creavano una calda atmosfera "mediterranea", solenne e accogliente ad un tempo, degna di questa venerabile istituzione ecclesiastica che ha svolto un ruolo di primaria importanza nella storia di Leonforte. (Dott. Gaetano Algozino - “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

  

 

 

O Matri addilurata

 

 

Maria SS Addolorata

 

  

Maria SS Addolorata

 

  

Maria SS Addolorata

 

   

Maria SS Addolorata

 

 

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

 

 

 

 

 

 

LA CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA  

 

Fu eretta nel 1721, grazie ad una colletta popolare e quindi il popolo leonfortese la sentì sua sin dalla sua nascita

 

 

     

CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA

 

 

Piccola chiesetta ad una navata con sagrato antistante chiuso da cancellata e loggetta campanaria inglobata nella facciata. Nel 1774 è stata decorata dal sacerdote Paolo Gagliano che fece costruire anche la sacrestia. Castrogiovanni Sandra -  (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

 

 

Piazza San Francesco

 

 

    

 

CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA

 

 

Foto al centro

 

...la quale nostra Compagnia deve uscire in processione cinque volte l'anno cioè il giorno del nostro Santo Padre quando si farà la processione, nella processione del Corpus Domini, la mattina di Pasqua, nella processione della Padrona che è Maria SS. sotto titolo del Carmine e nella processione dell'8 dicembre dell'Immacolata Concezione e qualche altra volta a discrezione del Superiore...... dai Capitoli della Confraternita di S. Francesco di Paola - Leonforte anno 1776.( Dott. Salvatore Ciurca)

 

 

     

 

SAN FRANCESCO (CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA)

 

 

 

          

SAN FRANCESCO (CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA)

 

 

 

    

 Piazza San Francesco

 

 

 

Piazza San Francesco

 

 

Il 6 Luglio a Leonforte si festeggia SAN FRANCESCO di Paola        

 

“San Franciscu miu dilettu, viniti a la me casa ca v’aspettu, viniti ccu armunia e carità, vui ca sapiti li me nicissità…” (Giovanna Maria)

 

 

 

 

  LA CHIESA DELLA MERCEDE  

 

“A MATRI DI LA MIRCE'” 

 

 

La struttura attuale della CHIESA della MERCEDE di LEONFORTE risale al 1689. L'interno, invece, assunse l'aspetto attuale nel 1754, grazie ai pregevoli STUCCHI finanziati da alcuni benemeriti fedeli. Di queste decorazioni fa parte il pregevole Gruppo scultoreo in gesso policromo della MADONNA DELLA MERCEDE con san Pietro Nolasco, fondatore dei Mercedari, e un prigioniero cristiano liberato, che sovrasta l'arco dell'ABSIDE della Chiesa.  (Giovanna Maria)

 

 

 

   

 

                                                             

    

 

 

 

Di notevole valore storico/artistico, eppure poco conosciuto dai leonfortesi, è il settecentesco Gruppo scultoreo in gesso policromo della MADONNA DELLA MERCEDE con i santi Pietro Nolasco e Raimondo di Penafort che sovrasta l'arco dell'ABSIDE della Chiesa della MERCEDE di LEONFORTE che fu edificata nel 1689 dalla Congregazione di Maria SS. degli Agonizzanti, grazie alla generosità del Principe Giuseppe Branciforti e di alcuni privati, per raccogliervi le elemosine al fine di riscattare i prigionieri cristiani fatti schiavi dai turchi. (Giovanna Maria)

 

 

 

     

Da sinistra: Portale Chiesa della Mercede - Ingresso Chiesa

 

 

    

Chiesa della Mercede

 

 

Eretta alla fine del '600 per devozione dei fratelli Gussio fu completata e decorata con stucchi nel 1754. All'interno si trova una scultura lignea del XVIII secolo raffigurante S. Michele Arcangelo attribuita allo scultore nicosiano S. Li Volsi. Presenta la caratteristica struttura della facciata-campanile con attico comprendente 3 finestre ad arco a tutto sesto contenente ognuna una campana. Per composizione architettonica questa facciata campanile richiama la chiesa di santo Stefano a Piazza Armerina.

 

 

 

 

MADONNA DELLA MERCEDE

 

 

 

      

Chiesa della Mercede

 

 

    

Chiesa della Mercede

 

 

Ubicata in una posizione dominante l’abitato su una altura del monte Cernigliere, pochissime sono le notizie inerenti la sua costruzione. Esistente come chiesa rurale, nel 1727 fu donata all’omonima Confraternita, ristrutturata nel 1776 fu coperta con una volta adorna di stucchi; fu nuovamente rimaneggiata e ridata al culto nel 1885. Presenta una facciata lineare e un pregevole portale d’ingresso in stile barocco, abbellito da due eleganti colonne tortili (attualmente in stato di evidente corrosione). Castrogiovanni Sandra -(Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

 

    

Da sinistra: L’Ecce Homo - Mascheroni decorativi-timpano (seconda metà del sec. XVII)

 

 

      

I santini: Madonna della Mercede - Ecce Homo  San Michele

 

 

 

 

 

San Michele

 

 

 

 

Il 28 settembre a LEONFORTE si festeggia MARIA SS DELLA MERCEDE la cui devozione risale al tempo del principe Giuseppe Branciforti che nel 1652 a Lei intitolò l’Oratorio degli Agonizzanti, impegnando l’omonima Congregazione, oltre che a far ricevere a tutti i moribondi, gli ultimi sacramenti, a raccogliere elemosine per riscattare i cristiani, schiavi dei musulmani. Oggi incomincia 'A NUVENA D'A MIRCE' - La devozione alla MADONNA DELLA MERCEDE arrivò a Leonforte al tempo del principe Giuseppe Branciforti che nel 1652, tramite l'amico Giovanni Bisso, conobbe l’attività dell’Ordine di Santa Maria della Mercede di Palermo che lavorava in favore dei prigionieri cristiani fatti schiavi dai corsari musulmani che infierivano sulle coste siciliane. D’animo generoso e altruista, Giuseppe appoggiò con copiose donazioni le iniziative della Confraternita e a Leonforte decise di intitolare alla Madonna della Mercede l’Oratorio degli Agonizzanti, impegnando l’omonima Congregazione, oltre che a far ricevere a tutti i moribondi, gli ultimi sacramenti, a raccogliere elemosine per riscattare i cristiani, schiavi dei musulmani. (Giovanna Maria)       

 

 

 

 

   

Chiesa della Mercede (Interno)

 

 

 

   

La festa dell’ECCE HOMO a Leonforte per antica tradizione si fa la domenica prima della Palme

 

(Domenica Eucaristica della Mercede in cui inizia il SETTENNARIO dell’Ecce Homo)

 

Molto suggestiva, a conclusione della Domenica Eucaristica alle ore 16,45 la PREPARAZIONE DELLA STATUA DELL’ECCE HOMO per essere posta sull’altare maggiore che consente di guardare da vicino ‘U CCE HOMU AFFRITTU E PIATUSU  (Giovanna Maria)

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

      

 

 

 

MADONNA DELLA MERCEDE

 

 

 

CHIESA DELLA MERCEDE: La processione dell’Ecce Homo

 

 

PASSIO DOMINI - I Atto

 

La festa dell’ECCE HOMO a Leonforte per antica tradizione si fa la domenica prima delle Palme, a conclusione del settenario dell’Ecce Homo.

 

Molto suggestiva, a conclusione della Domenica Eucaristica alle ore 16,45, la PREPARAZIONE DELLA STATUA DELL’ECCE HOMO per essere posta sull’altare maggiore che consente di guardare da vicino ‘U CCE HOMU AFFRITTU e PIATUSU…   (Giovanna Maria)

 

 

 

     

 

La processione dell’Ecce Homo

 

 

La struggente processione del simulacro dell'Ecce Homo (Il Cristo flagellato alla colonna) ogni anno apre solennemente il tempo di Passione con una settimana di anticipo, ossia la V Domenica di Quaresima, detta un tempo "Dominica de Passione Domini" (Domenica di Passione del Signore). Il fotografo leonfortese Sigismondo Novello con la sua ben nota perizia e squisita sensibilità estetica, ci condurrà' nei prossimi giorni lungo questo singolare viaggio dalla Passio Domini alla Mors Domini fino alla Resurrectio finale. La Settimana Santa, narrata e vissuta dal popolo e col popolo nelle strade di un paese dell'entroterra siciliano striate ancora di dolore e di miseria, ci aiuta ad entrare nel mistero del Dio incarnato, del Dio debole e inerme che si consegna all'iniquità' dell'uomo, per redimerlo e salvarlo dalle tenebre del male. L'occhio di Sigismondo Novello e' una vera e propria feritoia aperta sul Mysterium paschale, sulle piaghe e sulle pieghe della storia umano-divina di Cristo, il Dio della storia che diventa storia dell'uomo, quel Dio veniva invocato devotamente quale: 

 

"Re di la gloria,
Signuri d'ogni virtu',
risuscitastivu gluriusu,
nun mi lassati orfanu, o Gesu' ".

 

(“Leonforte DA Amare” - Dott. Gaetano Algozino - Pag. Fb)

 

 

  

La processione dell’Ecce Homo

 

 

         

La processione dell’Ecce Homo

 

 

 

La processione dell’Ecce Homo

 

 

 

La processione dell’Ecce Homo

 

 

     

La processione dell’Ecce Homo

 

 

 

CHIESA DELLA MERCEDE: Santa Rita

 

Foto: Novello Sigismondo - Camiolo Vincenzo

 

 

 

  

Santa Rita

 

 

 

Santa Rita

 

 

 

Santa Rita

 

 

   

Santa Rita

 

      

Consorelle di Santa Rita

 

 

  

Santa Rita

 

       

Santa Rita

 

 

 

 

La Chiesa di Sant’Elena (cripta)

 

 

La grotta di Sant’Elena sorge nel territorio di Leonforte e fu luogo di culto fino alla metà del ‘900: i pellegrini vi si recavano ogni anno durante la festività del 3 maggio, il 18 Agosto per la festività di Sant’Elena e il 14 Settembre in occasione della festività della esaltazione della croce. Nel corso del secondo conflitto mondiale divenne una postazione anti aerea delle milizie tedesche, per venire in seguito del tutto abbandonata. A partire dal 2009 è stato ripreso l’antico culto grazie all’iniziativa di Padre Lo Grasso e dell’archeologo Alfredo Crimì e ogni 18 agosto viene celebrata una messa nello spiazzo davanti alla grotta. La grotta, con un ingresso particolare, presenta al suo interno affreschi risalenti datati all’XI e al XII secolo d.C., raffiguranti il Cristo Pantocratore, la Vergine Maria e delle figure ancora non ben identificate che potrebbero rappresentare Sant’Elena e Costantino. (Livia D’Alotto)

 

 

 

      

La Chiesa di Sant’Elena (cripta)

 

Il 17 agosto la Chiesa celebra SANT'ELENA. Nella foto il mosaico che si trova nella Chiesa della Catena, opera dell'artista argentino di origini leonfortesi JOSE' LA PORTA. La devozione a sant'Elena nel nostro territorio è antichissima, di molto anteriore alla fondazione di Leonforte ed è legata all'ORATORIO RUPESTRE di SANTALENA, fino agli anni '50 meta di pellegrinaggi dai paesi vicini.  (Giovanna Maria)

 

 

 

La Chiesa di Sant’Elena (cripta)

 

La costruzione per i muretti a secco della stessa contrada>> (P. MUSUMECI, Vecchie immagini di Leonforte, Edizioni NovaGraf, Assoro 2003, pp. 74-75)

 

 

    

 

ORATORIO RUPESTRE di SANT'ELENA

 

 

 

ORATORIO RUPESTRE di SANT'ELENA (Foto Fam. Maria)

 

 

 

ORATORIO RUPESTRE di SANT'ELENA (Foto Fam. Maria)

 

 

 

 

LA SETTIMANA SANTA A LEONFORTE

 

 

 

(Foto Alberto Maria)

 

 

 

 

 

Fede, laicità e dialogo

 

 

 

Da sinistra: Giuseppe Nigreli, storico (Foto Alberto Maria) - Padre Benedetto Pernicone

 

 

I riti della Settimana Santa che si celebrano a Leonforte affondano le radici nel lontano passato

 

 

 

SETTIMANA SANTA: La Domenica di Passione

 

 

La suggestiva processione dell’Ecce Homo e di Maria Addolorata annunzia alla città l’inizio dei sacri riti di Passione.

 

SETTIMANA SANTA: La Domenica delle Palme “A rama aliva”

 

Una delle più antiche tradizioni religiose, popolari e folcloristiche di Leonforte

 

E’ la rievocazione storica dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme

 

 

      

 

SETTIMANA SANTA: DOMENICA DELLE PALME - Ramaliva

(Foto Francesco detto Ciccio Buscemi)

 

Una grave e composta solennità caratterizza questa foto, proveniente dall’Archivio del compianto Dr. Francesco Buscemi, probabilmente il più antico documento fotografico della “Ramaliva” (anni 30-40?).

I personaggi della Sacra rappresentazione sembrano sculture classiche dalla posa rigida e compassata, improvvisati mimi che riportavano in vita, con semplicità e gusto, il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme. I costumi bellissimi, nella loro semplicità polita ed elegante, ci riportano indietro di secoli. (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte Da Amare” Pagina Facebook)

 

 

 

La sera della vigilia della Domenica delle Palme l'antica tradizione leonfortese vuole che si faccia 'u VIAGGIU a la CRUCIDDA per la recita di 33 CREDO e che si accenda, nello spiazzo antistante la Chiesetta, una LUMINARIA. Domenica pomeriggio, nel quartiere Granfonte, 'U DITTU d'a RAMALIVA dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme. (Giovanna Maria)

 

 

 

 

A Ramaliva, rappresentazione in costume dell’entrata di Gesù a Gerusalemme, dalla Chiesa di Santo Stefano fino alla Cappella della Crucidda

 

 

 

Cristo alla Granfonte… Leonforte come Gerusalemme

 

(Foto di Sigismondo Novello)

 

 

       

(Giovanna Maria)

 

 

Sebbene dell'antico rito popolare della Ramaliva (probabilmente della fine del XVIII sec,) non rimangano se non vaghi frammenti, la Domenica delle Palme a Leonforte, nonostante i continui aggiustamenti dei registi di turno, continua ad attrarre e a commuovere per la sua particolare ambientazione scenografica nel cuore della Leonforte antica e per la sua dimensione socio-culturale. Il nostro caro fotografo Sigismondo Novello ancora una volta ha "affondato" l'occhio nel suo obiettivo per regalarci alcuni momenti della sacra rappresentazione. (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

 

       

(Locandine di “Storia paesana” - Giovanna Maria)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

Cappella della Crucidda

 

Sabato notte i leonfortesi visitano la “Chiesa della Crucidda, aspettando che Gesù risorga…”  

 

 

 

       

 Cappella della Crucidda

 

 

 

               

 

SETTIMANA SANTA: DOMENICA DELLE PALME a Leonforte: 'A Ramaliva

 

Foto Archivio Francesco Buscemi (1929)

 

 

 

 

 

La celebrazione della domenica delle Palme, originaria di Gerusalemme, segue il criterio cronologico e commemora l’ingresso di Gesù nella Città Santa

 

 

 

 

         

DOMENICA DELLE PALME a Leonforte: 'A Ramaliva

 

 

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DOMENICA DELLE PALME a Leonforte: 'A Ramaliva - (Foto Fam. Ciurca)

 

 

 

        

DOMENICA DELLE PALME a Leonforte: 'A Ramaliva- (Foto Fam. Ciurca)

 

 

 

     

DOMENICA DELLE PALME a Leonforte: 'A Ramaliva - (Foto Fam. Ciurca)

 

 

       

DOMENICA DELLE PALME a Leonforte: 'A Ramaliva - (Foto Fam. Ciurca)

 

 

 

 

SETTIMANA SANTA: Martedì Santo   jsdksadkas

 

PASSIO DOMINI - II Atto

 

Il martedì santo è il giorno più lungo, il più atteso, vissuto già dal giorno precedente dedicato alla penitenziale.

La Madonna cerca suo figlio “L’Ecce Homo”

Suggestiva processione di Maria SS. Addolorata, dei confrati e delle consorelle

dell’omonima Confraternita, delle verginelle e dei fedeli

 

 

 

        

Foto del Fotoreporter Francesco Lo Gioco e della Confraternita della Mercede

 

 

Una raffinata statua della Vergine Addolorata adornata di un tappeto di rose bianche, la campana a mortorio di Santo Stefano, le bambine vestite di vergineddi, i confrati e le consorelle dell'antica Confraternita del Monte di Pietà, l'incedere a passi cadenzati della processione al suono delle struggenti marce funebri. Gli ingredienti ci sono tutti per comporre il quadro della pietas popolare, del solenne e accorato funerale di popolo del Martedì Santo. L'occhio del nostro fotografo Sigismondo Novello ha immortalato per noi questo II atto della PASSIO DOMINI, che potrebbe essere però chiamato PASSIO MARIAE, perché in questo giorno, fin dal lontano 1903, Leonforte commemora la passione solitaria della sconsolata Madre alla ricerca del Figlio amato, prima del compimento del solenne e definitivo atto della salvezza nel giorno del Venerdì Santo.  (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte Da Amare” - pag. Fb)

 

 

  

SETTIMANA SANTA: Martedì Santo

 

 

      

 

SETTIMANA SANTA: Martedì Santo

 

 

   

SETTIMANA SANTA: Martedì Santo

 

 

      

SETTIMANA SANTA: Martedì Santo

La Processione…  (1° foto da sinistra Teresa Lo Grasso)

 

 

    

 

SETTIMANA SANTA: Martedì Santo

 

 

 

ECCE MATER TUA!

All'imbrunire del Martedì Santo, quando in cielo le nuvole di dolore si contendono lo spazio con l'azzurro della speranza, sorge Lei, la Mater dolorosa, la Regina dei martiri e madre di tutti i crocifissi della storia, annunciata da quel lugubre suono di campane a mortorio E' la sua tragica ora di silenzio, di solitudine e di afflizione prima del Crucifige del Venerdì e del Resurrexit della Pasqua. Avvolta nel suo nero manto trapuntato di stelle e di ricami dorati, avanza nobile e silente tra le strade di Leonforte scortata dai suoi figli spirituali, i confrati dell'Addolorata, per annunziare al popolo che il dolore, seppur barbaro e pungente, non è mai l'estuario definitivo della vita. L'occhio attento e devoto di un figlio dell'Addolorata, Francesco Lo Gioco, ce la mostra in tutto il suo splendore e candore di Madre ferita e devastata nell'intimo. La spada di dolore conficcata nel suo cuore è la parola-profezia di Dio che squarcerà il suo cuore fino ad aprirvi il varco luminoso della Risurrezione. PER CRUCEM AD LUCEM! (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

 

    

Maria SS. Addolorata

 

 

     

Ecce Homo

 

 

    

Da Sinistra: Monsignor La Greca e la Vergine Addolorata - Le ombre della passione (*)

(*) La processione dell'Ecce Homo in un artistico fotomontaggio

Da: Religiosità e socialità della Settimana Santa a Leonforte, LIONS CLUB, Leonforte 1977. - (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

 

 

    SETTIMANA SANTA: Passio… Via Crucis Vivente

 

Si tiene ogni mercoledì di Pasqua

 

 

E’ organizzata dall’Arciconfraternita SS. Sacramento - Leonforte. La manifestazione fa rivivere i momenti della passione e morte di Gesù Cristo, dalla condanna al Sinedrio alla crocifissione sul Calvario, copione tratto fedelmente dai Vangeli. Uno spettacolo in cui la tradizione incontra la pietà popolare in un momento di grande suggestione e coinvolgimento. Il tutto con suggestive scenografie (Paolo Favazza), così come i costumi (C. & L. Cangeri) che indossano gli oltre cento figuranti. Una rappresentazione sacra che si ripete oramai da tantissimi anni, sempre riscuotendo grande successo. Molti sono gli attori che reciteranno lungo le vie e le piazze del nostro paese che per l’occasione diventerà il palcoscenico naturale per la suggestiva e commovente rappresentazione della passione e, morte di Gesù Cristo. La manifestazione itinerante ha inizio in Chiesa Madre (l’ultima cena) per poi proseguire nella  Villa Comunale (l’orto degli ulivi); Chiesa Madre (Il Sinedrio); Palazzo Branciforti (il Rinnegamento e il Pretorio) mentre la Crocifissione e risurrezione presso la Chiesa di Santa Croce.

 

 

  

(Locandine di “Storia paesana” - Giovanna Maria)

 

 

 

SETTIMANA SANTA: I TREVIRI DEL MERCOLEDÌ SANTO

L'Antico rito delle Tenebrae

 

 

Fino alla fine degli anni '60 presso la Chiesa Madre di Leonforte, a conclusione delle Solenni Quarantore di Adorazione eucaristica iniziate col Vespro e la Processione della Domenica delle Palme, si svolgeva il suggestivo rito delle "Treviri". Cancellato negli anni '70 e rimpiazzato dalla Via Crucis, la liturgia delle Tenebrae, così detta perché celebrava le ultime ore della vita terrena di Gesù avvolte nelle tenebre del Getsemani, del Golgota e del sepolcro, era un rituale molto forte e austero che lasciava un segno di profonda mestizia nei partecipanti. Il clero al completo intonava i salmi penitenziali e le lamentazioni del profeta Geremia, mentre la Chiesa avvolta in un tetro e oscuro silenzio veniva illuminata solo dalla fioca luce delle candele disposte nell'apposito candelabro a forma triangolare. Ogni qualvolta il prete cantore intonava una lamentazione, che iniziava con una lettera dell'alfabeto ebraico, un altro chierico spegneva una candela. Fino a quando, con lo spegnimento di tutte le candele, tutta la Chiesa rimaneva immersa in un buio profondo. Al termine di questo coinvolgente rito i preti, utilizzando sedie e battole, simulavano il terremoto che si sarebbe verificato alla morte di Gesù. Adorare Dio comporta anche seguirlo nelle tenebre, laddove il Mistero dell'inperscrutabile volontà divina si unisce al mistero del dolore e della sofferenza del Figlio dell'Uomo.  (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Facebook

 

 

      

 

“Passio”, Via Crucis Vivente, rappresentazione in Chiesa di Santa Croce costume della Passione di Cristo

 

 

 

 

 

Si svolge nei luoghi più suggestivi della città, lungo le vie cittadine,  per finire con la Crocifissione sul monte Cernigliere (il Calvario), accanto la Chiesa di Santa Croce.

 

 

 

SETTIMANA SANTA: Giovedì Santo

 

 

Con la celebrazione in Coena Domini si rievoca il rito della lavanda dei piedi di Gesù agli apostoli e l’ultima cena con l’istituzione dell’Eucaristia. Dopo la Comunione avviene la reposizione dell’Eucaristia nel Tabernacolo (detto impropriamente sepolcro) che e chiuso a chiave, affidata ad un bambino che la custodirà nella propria casa sino il venerdì pomeriggio, per riconsegnarla durante la liturgia del Venerdì Santo.  

 

Tratto dal libro: L’Opera Pia di G. B. Falciglia (Parrocchia Ospedale Confraternita, di Giuseppe Nigrelli)

 

 

 

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Benedizione e distribuzione del pane  - (Foto: Fam. Ciurca) - (Foto: Confraternita “Maria SS Addolorata”)

 

 

 

        

VISITA AI SEPOLCRI

 

 

 

        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SETTIMANA SANTA: Venerdì Santo  12524417_804291846371132_4478248127547762929_n

 

 

Fede, folklore e passione

 

Il Venerdì Santo così come la settimana Santa, celebrata nel comprensorio di Enna, sono manifestazioni molto sentite e ben rappresentate, dove le confraternite rivestono un ruolo importante nelle varie fasi della passione di Cristo e della Sua resurrezione.

 

 

 

 

 

Pasqua da noi, al Sud, è più che vacanza, è Settimana Santa! E’ tradizione e cultura, spiritualità dell’umanità. E’ senso di popolo e di comunità, è arte sublime. A Leonforte (Sicily) si magnifica nella processione del Venerdì Santo. (Giovanni Cocimano)

 

 

 

 

 

  

SETTIMANA SANTA: Venerdì Santo 

(Foto Sigismondo Novello - Antonino Impelizzeri)

 

 

DI VENNIRI MURI' NOSTRU SIGNURI!

I Crocifissi di Leonforte. Piccolo itinerario iconografico-spirituale

 

(Foto di Sigismondo Novello)

 

"Cruci, lettu di Cristu veramenti, unni pusaru ‘ddi carni divini". Così da tempo immemorabile, o almeno a principiare dalla sua fondazione secentesca, la comunità di Leonforte canta, intonando le gravi e melanconiche note del lamento, la Passio Domini dinanzi al Giusto Crocifisso. Il Crocifisso per eccellenza, l’icona del Cristo torturato e morto per la redenzione dell’umanità, per il leonfortese è ‘U Mulimentu, ossia il Cristo morto del Venerdì Santo, venerato presso la Chiesa Madre fin dal 1650-51. Ignoto è l’autore di questo splendido Cristo ligneo dalle braccia snodabili, dalle dimensioni umane, restituito alla sua originale bellezza nel 2008 a seguito di un attento e scrupoloso restauro che ne ha rimesso in luce i colori secenteschi offuscati nel corso dei secoli. L’Arciconfraternita del SS. Sacramento presieduta dal Dr. Paolo Favazza - grazie alla cui solerzia e interesse sono stati condotti i lavori di restauro - che ha sede nell’omonimo Oratorio fin dal 1628, custodisce con amorosa cura sia l’Urna lignea, o sepolcro di Cristo, che il Cristo morto, propagandone devozione e culto. L’attenzione dei devoti leonfortesi nel giorno del Venerdì Santo converge tutta sulla statua del Cristo morto, il quale intorno alle dodici viene crocifisso e all’imbrunire viene schiodato dalla croce, per mano dei sacerdoti, e deposto nell’Urna per essere portato in processione lungo le vie del paese. Come in un letto, la carne, spaccata dal chiodo, viene distesa e adagiata, in attesa che i ferventi devoti ne bacino le piaghe e vi sfreghino sopra effetti personali in segno di eterna propiziazione.  (Dott. Gaetano Algozino - “Leonforte DA Amare” - pag. Facebook)

 

 

La processione del Venerdì Santo è senz’altro la festa religiosa più partecipata da parte dei leonfortesi

 

 

     

SETTIMANA SANTA: Venerdì Santo 

 

 

Le funzioni, oramai consolidate dalla tradizione, sono quanto mai toccanti. In Matrice, in fondo alla navata principale, avanti all’altare, mentre il Clero si prepara a deporre Gesù morto nell’urna, i leonfortesi tendono le mani supplichevoli verso il crocefisso e con il fazzoletto ne asciugano le piaghe.

 

 

            

SETTIMANA SANTA: Venerdì Santo 

 

 

         

 

 

La STATUA del CRISTO MORTO del Venerdì Santo, venerato presso la Chiesa Madre di Leonforte fin dal 1650.

 

Di autore ignoto, lo splendido Cristo, dalle dimensioni umane, è di legno e con le braccia snodabili.

 

La statua è stata restituita alla sua originale bellezza nel 2008 grazie ad un attento restauro, promosso dall’Arciconfraternità del SS Sacramento.

 

(Giovanna Maria)

 

    

SETTIMANA SANTA: Venerdì Santo 

(Foto Sigismondo Novello)

 

 

 

  

 

L'AFFANNOSO TRASPORTO del "Mulimentu"

 

Venerdì Santo: PASSIO DOMINI III Atto


L'ultimo atto della Passione, il supremo sacrificio del Venerdì Santo

 

Devozione, fede, tradizioni e silenzio

 

Sono queste le caratteristiche che si incrociano durante la processione del Venerdì Santo col Cristo seguito con la Madonna Addolorata

 

 

  

Foto della Arciconfraternita Maria SS. del Carmelo

 

 

Toccante e suggestiva processione dell’Urna del Cristo Morto e la statua di Maria Addolorata, portata a spalla dai confrati. Ha inizio la mattina con la Crocefissione, segue nel pomeriggio la Deposizione e la processione lungo il percorso per le 13 Chiese, viene intonato un canto doloroso “u lamientu” e vengono accese le “luminarie” (fascine di legna e paglia). Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

    

Venerdì Santo: ECCO TUA MADRE!

 

 

       

Venerdì Santo: ECCO TUA MADRE!

 

 

 

  

Processione del Venerdì Santo

 

 

 

 

 

Venerdì Santo: L'AFFANNOSO TRASPORTO del "Mulimentu"

 

Nel secolo XVII, quando si divulgò in tutta la Sicilia la devozione ai luoghi della Passione e al SS. Crocifisso, il Branciforti, fondatore di Leonforte, ribattezzò la collina di Bosco Rotondo con il nome di Monte Oliveto e di Monte Santo. Il popolo non accettò tale decisione del potere e continuò a chiamare la località con il vecchio nome. Non contenti di ciò i leonfortesi scelsero, come luogo per il culto alla croce, la sommità del Cernigliere e chiamarono Via Calvario la strada per arrivarci. Fu decisa la costruzione di una chiesa da dedicare alla Santa Croce e la somma necessaria fu raccolta tra il popolo. Sino a quel momento la funzione del Venerdì Santo, con la rappresentazione della Passione, era prerogativa del clero e si svolgeva tra le mura della Chiesa Madre. Il popolo volle essere coinvolto e pretese che il Cristo venisse portato fuori dalla Matrice e raggiungesse la chiesa di Santa Croce dopo un percorso tra i vicoli del paese.

 

 

 

         

 

 

 

Lo splendido CROCIFISSO ligneo (sec. XVII) dalle braccia snodabili
dopo il restauro conservativo del 2008 - CHIESA MADRE - Foto di Giuseppe Guagliardo (2008)

VENERDI' SANTO - Leonforte 1960 - I sacerdoti schiodano dalla croce il Cristo morto (Foto Archivio Buscemi)      

 

Si riconoscono Padre Angelo Angelo Signorelli, monsignore Antonino La Greca,  arciprete Antonino Laneri, Padre Antonino La Giglia

 

 

  

Venerdì Santo

 

 

 

   

 

Venerdì Santo: L'AFFANNOSO TRASPORTO del "Mulimentu"

 

 

     

Venerdì Santo

 

 

 

  

 

Venerdì Santo (Foto Francesco Lo Gioco)

 

 

LU VENNIRI SANTU:

 

La Gran Matri di Diu e 'u mulimentu

 

Racconta un'antica leggenda popolare che la Gran Madre di Dio, Maria Vergine, la mattina del Venerdì Santo, camminando per le strade di Gerusalemme, incontrò il maniscalco che stava forgiando i chiodi di Gesù. Alla vista di quello spettacolo tremendo, Maria, presaga del triste destino di morte a cui sarebbe andato incontro il proprio figlio, disse al maniscalco: "Facitilicurtetti e dilicatipirchi' hanu a pirciaricarnuzzi puliti!". Quei chiodi avrebbero trapassato le carni di Cristo e l'anima della Vergine, unendo madre e figlio in un tremendo martirio. Ancor oggi a Leonforte rivive la "passio" popolare con i tre momenti della Crocifissione (alle 12 del mattino), della Deposizione (alle 19 della sera) e della solenne processione con l'urna del Cristo morto e il simulacro dell'Addolorata. Un grande funerale di popolo è il Venerdì Santo, unico giorno dell'anno in cui viene rappresentata una luttuosa esultanza comunitaria. (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

      

 

Venerdì Santo: L'AFFANNOSO TRASPORTO del "Mulimentu"
Venerdì Santo - Leonforte 2009

 

 

  

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

  

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

 

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

   

Venerdì Santo: Chiesa dei Frati Cappuccini

 

 

   

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

   

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

  

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

         

Venerdì Santo: Piazza Parano

 

 

Successivamente, al buio della sera, la processione del Cristo nella vara, con dietro la Madonna Addolorata, percorre i vicoli del paese. Negli slarghi si accendono le luminarie. Il riverbero delle fiamme che illumina a tratti il viso di Gesù Morto e le tuniche bianche dei confrati che lo portano a spalla creano un’atmosfera particolarmente suggestiva che richiama antichi ricordi quando le fiammelle delle lampade ad olio, sistemate sulle finestre e sui balconi, tracciavano il percorso nel buio della notte. I lamenti dalla cadenza araba che il popolo intonava negli angoli delle strade, il ritmo delle battole, le invocazioni di misericordia e il passo dei confrati, cadenzato dallo sbattere dei flagelli sulle spalle, trascinavano tutto il popolo nella commozione della tragedia di Golgota.

 

 

             

 

Le luci tremule delle vare che si riflettono sulle pareti della chiesa e il canto Evviva la croce che la gente intona, al suono della musica, creano un’atmosfera di fede o forse d’identità che richiama ogni anno da lontano tanti emigranti leonfortesi.

 

 

 

 

 

SETTIMANA SANTA: Il Venerdì Santo tramite le foto di Indelicato (foto in basso)

 

 

 

      

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

   

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

    

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

  

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

 

 

SETTIMANA SANTA: Il Venerdì Santo tramite le foto di F. Barbera (foto in basso)

 

 

 

    

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

  

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

    

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

  

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

   

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

  

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

  

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

 

 

 

SETTIMANA SANTA: Il Venerdì Santo tramite le foto di Zappulla (foto in basso)

 

 

 

  

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

  

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

  

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

    

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

 

 

SETTIMANA SANTA: Il Venerdì Santo tramite le foto di Carmelo Trecarichi (foto in basso)

 

 

Carmelo Trecarichi, talentuoso fotografo che sa incidere la luce scolpendo gli stati d'animo (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

 

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

  

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

   

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

 

 

SETTIMANA SANTA: Il Venerdì Santo tramite le foto C3photo (foto in basso)

 

 

 

  

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

       

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

SETTIMANA SANTA: “LU GRAN CHIANTU E ‘A SIMANA SCURA”

 

(Foto Francesco detto Ciccio Buscemi)

 

Non riusciamo a trovare immagini più potenti e pregnanti di quella che la pietà popolare ha definito “Simana scura”, se non queste antiche, ingiallite foto pubblicate nel 1977 all’interno del volumetto curato dal compianto Dr. Francesco Buscemi “Religiosità e socialità della Settimana Santa a Leonforte”.  La coralità dell’evento misterico di Passione-Morte-Risurrezione di Cristo è una grande, interminabile liturgia di popolo che tocca il suo apex il Venerdì Santo. La luttuosa esultanza comunitaria trova in quel Solenne funerale del Dio morto, che scende agli inferi tra bagliori di luminarie e suoni sinistri di “truoccole”, il suo punto di arrivo.  Voci, volti, paesaggi, simulacri, strade, vegetali, fiori, pani, dolci, semplici gesti e composite liturgie, sai e costumi, dicono di una comunità ardente e passionale che ritrova nell’evento di morte e rinascita del Cristo il motivo ispiratore della propria esistenza martoriata e provata dal dolore. (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte Da Amare” Pagina Facebook)

 

(Foto Francesco detto Ciccio Buscemi)

 

UNA LUTTUOSA ESULTANZA COMUNITARIA

Venerdì Santo a Leonforte, 1929

 

Non ho trovato parole migliori di quelle dello scrittore siciliano Gesualdo Bufalino per commentare queste foto, che molto presumibilmente costituiscono il più antico repertorio documentale sulla processione del Venerdì Santo.

 

<<Un intreccio fra festa e teatro esiste, com'è noto, sempre e dovunque, ma è soprattutto in Sicilia, durante la Settimana Santa, ch'esso si svela con la più straripante e invasiva evidenza. A Pasqua ogni siciliano si sente, non solo uno spettatore, ma un attore prima dolente e poi esultante per un mistero che è la sua stessa esistenza. Il tempo dell'evento è quello della Primavera, la stagione della metamorfosi, così come metamorfica è la natura stessa del rito nel quale, come in un racconto dell'opera dei Pupi, si combatte la lotta del Bene contro il Male. Sono presenti l'Inganno, il Dolore e il Trionfo: 
la Passione, la Morte e la Resurrezione di Cristo>>.
(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte Da Amare” Pagina Facebook)

 

 

    

Settimana Santa: Venerdì Santo

 

 

 

 

 

SETTIMANA SANTA: Lu Sabitu Maria sparma lu mantu

 

 

 

  

 

 

Ora nunn'èpatrunacchiu la cruci ca 'nvrazza di Maria lucunsignaru

 

 

 

SETTIMANA SANTA:  Domenica di Pasqua ‘U scuontru e/o  U ‘ncuontru   

 

    

Le vecchie generazioni lo chiamano ‘U scuontru, quelle più acculturate U‘ ncuontru, ma a prescindere dalle definizioni e prese di posizioni ininfluenti sullo storico evento, la domenica di Pasqua i leonfortesi vivono intensamente il momento dell’incontro tra il Cristo Risorto e la Madonna Addolorata, succedaneo e conclusivo a quelli della Settimana Santa. I fedeli festanti che, come sollevati dai riti assai sentiti e complessi della Settimana Santa, si ritrovano nel tradizionale spiazzo del Convento dei Cappuccini di Leonforte, coi simulacri dei Santi che fanno corona all’evento dell’incontro tra il Gesù risorto e l’incredula Madonna Addolorata. Che, infatti, vede San Michele Arcangelo recarsi al cospetto della Madre del Signore, per ben tre volte, ricavandone un diniego, sino a quando, però, cade il velo nero dal volto della Madre, per significare che finalmente crede che il Figlio è risorto e che la popolazione finalmente può urlare di gioia. Un evento che avviene con le musiche della banda cittadina diretta dal maestro Pippo Lo Gioco, gli stinnarderi, ormai in estinzione, ma con tanti giovani che vogliono provarci, i simulacri di San Michele, San Pietro, San Giovanni Apostolo, San Giacomo Maggiore, San Tommaso, Sant’Andrea, la Maddalena e gli altri Santi che arrivano dalle varie chiese leonfortesi. (Melo Pontorno)

 

 

 

    

RE DI LA GLORIA, SIGNURI D'OGNI VIRTU' - 2° Foto (Teresa Lo Grasso)
risuscitastivu gluriusu, nun mi lassati orfanu, o Gesù!

 

 

Il lungo periodo di penitenza e di passione si conclude a Leonforte con la gioiosa festa de "U 'Ncuontru", che, nel pomeriggio della Domenica di Pasqua, celebra l'incontro del Cristo risorto con la Vergine Maria, la Maddalena e gli altri apostoli. E' alquanto singolare questa "sacra rappresentazione" perché mette insieme alcuni eventi evangelici che sono avvenuti in momenti diversi, come ad esempio l'incredulità di Tommaso e il riconoscimento della divinità di Cristo che, stando al Vangelo di Giovanni, avvenne una settimana dopo Pasqua, nel giorno della cosiddetta "Domenica in albis". San Michele svolge un ruolo di assoluta importanza perché, con i suoi tre viaggi presso gli apostoli e la Maddalena, annuncia la Risurrezione di Cristo. Quando i mantelli neri del lutto della Maddalena e della Vergine Maria vengono deposti, si scioglie l'incredulità di tutti gli apostoli i quali, uno per uno, rendono il loro omaggio al Cristo Risorto inchinandosi al suo cospetto. L'ultimo a riconoscere il Risorto è proprio San Tommaso "tocca e manìa", la cui statua tiene l'indice puntato che toccherà le piaghe gloriose di Cristo. La processione pasquale, un tempo molto più solenne e fastosa, è ancor oggi un tripudio di colori, di voci, bandiere, fiori e candele. Il luogo, non certamente casuale dell'Incontro pasquale, è il piano dei Cappuccini. Esso fu scelto probabilmente dai Principi e dai Superiori delle Confraternite, nel XVII-XVIII secolo, come proscenio ideale della Pasqua leonfortese dal momento che la Chiesa, custodendo le spoglie mortali dei Branciforti, rappresentava simbolicamente il luogo della morte, della rinascita e della perpetuazione della memoria della casata principesca.  (“Leonforte DA Amare” Pag. Facebook – Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

Stendardo“Nel 1991 per la prima volta è uscito in processione a Pasqua” (Lorenzo Randisi)

 

   

             

SETTIMANA SANTA: Domenica di Pasqua

 

     

  

SETTIMANA SANTA: Domenica di Pasqua

 

  

 

RE DI LA GLORIA, SIGNURI D'OGNI VIRTU'  risuscitastivugluriusu, nun mi lassati orfanu, o Gesù!

 

Il lungo periodo di penitenza e di passione si conclude a Leonforte con la gioiosa festa de "U 'Ncuontru", che, nel pomeriggio della Domenica di Pasqua, celebra l'incontro del Cristo risorto con la Vergine Maria, la Maddalena e gli altri apostoli. E' alquanto singolare questa "sacra rappresentazione" perché mette insieme alcuni eventi evangelici che sono avvenuti in momenti diversi, come ad esempio l'incredulità di Tommaso e il riconoscimento della divinità di Cristo che, stando al Vangelo di Giovanni, avvenne una settimana dopo Pasqua, nel giorno della cosiddetta "Domenica in albis". San Michele svolge un ruolo di assoluta importanza perché, con i suoi tre viaggi presso gli apostoli e la Maddalena, annuncia la Risurrezione di Cristo. Quando i mantelli neri del lutto della Maddalena e della Vergine.

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Facebook)

 

 

SETTIMANA SANTA: Domenica di Pasqua

 

 

  

 

 

Dopo il Sabato di riflessione, che coincide con la Santa Messa di mezzanotte, la Domenica di Pasqua è il passaggio emblematico della resurrezione del Signore Gesù. Ovvero l’incontro tra la Madonna Addolorata e il Cristo Risorto. Rito che viene seguito dalla gente festante - nello spiazzo adiacente la Chiesa dei Frati Cappuccini - che poi si unisce alla processione, accompagnati dai stinnarderi e dalla banda cittadina diretta dal maestro Pippo Lo Gioco. Al seguito del Cristo Risorto sfilano San Michele Arcangelo, San Pietro, San Giovanni Apostolo, San Giacomo, San Tommaso, Sant’Andrea e la Maddalena.  

 

  

SETTIMANA SANTA: Domenica di Pasqua

 

 

 

     

SETTIMANA SANTA: Domenica di Pasqua

 

 

 

      

SETTIMANA SANTA: Domenica di Pasqua

 

 

 

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SETTIMANA SANTA: Domenica di Pasqua

 

 

     

  

SETTIMANA SANTA: Domenica di Pasqua

 

 

Lunedì dell’Angelo

 

 

Il Lunedì dell’Angelo sancisce la conclusione della mesta Settimana Santa della Pasqua. Si festeggia con una scampagnata fuori porta nelle case e nelle villette di campagna, fra prodotti tipici e bontà culinarie. Si consumano le cibarie che si sono preparati a casa. E’ usanza consumare l’agnello, i carciofi, i cardi, l’uovo sodo e l’uovo di cioccolato (L’uovo di Pasqua). La festa viene festeggiato con musiche, canti e antichi profumi e sapori della terra.

 

 

 

   

SCAMPAGNATE: Famiglia leonfortese - Scampagnata d'altri tempi di liceali leonfortesi (Pasquetta, anni '40 - Archivio Algozino)

 

 

 

 

Le luminarie della Settimana Santa

 

 

Una tradizione plurisecolare che nell’immaginario popolare serve PPI QUADIARI ‘U SIGNURI

 

In realtà il rito della LUMINARIA si basa su un simbolo universale collegato al FUOCO  che purifica, illumina e indica la strada dell’AMORE

 

 

(Giovanna Maria - Pagina Facebook)

 

 

 

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Le luminarie della Settimana Santa (Foto Valentina Crimi)

 

 

 

 

Le luminarie della Settimana Santa

 

 

 

Le luminarie della Settimana Santa

 

 

 

  

Luminarie pronte per essere accese  (Piazza Parano - Piazza Santa Croce - Chiesa della Crucidda)

 

 

 

 

LAMENTATORI  LEONFORTESI  DI  IERI  E  DI  OGGI

 

U lamientu, uno dei canti più belli della Settimana Santa, rilevato a Leonforte (EN), nel 1974 da Rino Rodilosso, fa parte dell'antologia sonora pubblicata da Pino Biondo. U Lamientu, Rilevamento: Leonforte 19 febbraio 1974 Esecuzione vv. mm.: Antonino Salpetro (prima voce), Francesco Salpetro, (seconda voce), Santo Cagliari, Francesco Risicato, Angelo Algozino, Vincenzo Pettinato, Gaetano Cannura, (coro). Registrazione: Rino Rodilosso. Ricerca: Francesco Buscemi e Pasqualino Pappalardo.Inizio modulo

 

 

Itinerario fotografico nei meandri oscuri dei canti di passione  

 

(“Leonforte Da Amare” - Pag. Fb - dott. Gaetano Algozino)

 

 

  

 

Canto do “Lamientu” presso gli Altari e per le vie del paese con i Cantori do Lamientu “A passio do Signuri”… (Pro Loco Leonforte)

 

 

 

       

LAMENTATORI  LEONFORTESI 

 

 

 

       

LAMENTATORI  LEONFORTESI 

 

 

    

LAMENTATORI  LEONFORTESI 

 

 

  

LAMENTATORI  LEONFORTESI 

 

 

 

 

 

 

LAVORAZIONI ARTIGIANALI

 

 

  

LAVORAZIONI ARTIGIANALI

 

 

    

LAVORAZIONI ARTIGIANALI

 

         

LAVORAZIONI ARTIGIANALI

 

 

 

 

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”  

 

Certamente uno dei premi letterari più antichi della Sicilia

 

Concorso di Narrativa, Poesia, sezioni e Premi speciali

 

ll Premio Letterario “Città di Leonforte” fu celebrato e organizzato per la prima volta nel 1979

 

Segreteria:

Ufficio eventi – Settore Cultura Comune di Leonforte (EN)

Largo Melvin Jones – Leonforte (EN) – Tel 0935 665154

Email: premio140@comune.leonforte.en.it

   

Scenografia manifestazione Premio Letterario “Città di Leonforte”

 

 

 

      

Da sinistra: Gli organizzatori - La consegna del Leone D’Argento - Il Leone D’Argento

 

 

Concorso letterario di rilevanza nazionale ed internazionale, istituito nel 1979, articolato nelle sezioni di poesia, narrativa, saggistica e premi speciali (come Il Leone d’Argento), riservato a prestigiose personalità del mondo della letteratura, della politica e della scienza. Il premio è sicuramente l’appuntamento culturale più importante della Città di Leonforte. La prima edizione del premio risale al 26 agosto del 1979. Il premio nacque come Ferragosto Leonfortese, continuò dal 1981 come Agosto leonfortese. E assunse dal 1995 in poi la denominazione di Premio Letterario Città di Leonforte. Tra i prestigiosi premiati scrittori noti e meno noti. Tutti passati al vaglio di qualificate giurie, presieduti negli ultimi tempi dal letterato prof. Carlo Muscetta; e hanno iscritto il loro nome nell’Albo d’Oro personalità come: Flavia Caruso, Sting, Giuseppe Giarrizzo, Giorgio Nebbia, Angelo Scandurra, Leonardo Sciascia, Brouwer, Michele Pantaleone, Pippo Fava, Raffaele Nigro, Nando Dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Piero Gruccione, Franco Battiato, Giuseppe Bonazzi, Clara Sereni, Sebastiano Burgaretta, Marisa Bulgheroni, Antonio Caponnetto, Francesco Pennisi, Marco Risi, Fortunato Pasqualino, Luisa Adorno, Silvana Grasso, Josè Trovato.

 

 

Opere:

-       Raccolte di poesia inedita;

-       componimenti di poesia edita;

-       componimenti di narrativa edita;

-       componimenti di poesia inedita;

-       componimenti di narrativa inedita.

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Prof. Emilio Speciale * (Editore - Poeta - Giornalista) - Foto: Ricordo Enzo Barbera (Cover G. Maria) - Josè Trovato

 

 

(*) Un poeta, un affascinante studioso-padrone della lingua, maestro del segno e della memoria - Emilio Speciale. 
Una festa il suo sorriso. (Pietrangelo Buttafuoco)

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In questa ormai consolidata tradizione di impegno sociale e di rinnovamento della Sicilia, si colloca la autorevole presidenza del prof. Nicolò Mineo, preside della facoltà di Lettere dell’università di Catania, la cui presenza continua a dare valore e credibilità al Premio. Oltre al prof. Mineo altri insigni docenti dell’Università di Catania, Facoltà di Lettere, fanno parte della Giuria quali il prof. Mario Tropea, il prof. Sergio Cristaldi e il prof . Antonio Di Grado  e  il prof Emilio Speciale, letterato ed editore. Si ricorda la prestigiosa presidenza affidata per un decennio (1988 – 1998) al noto letterato Carlo Muscetta che svezzò il Premio conferendogli autorevolezza, prestigio e una linea più rigorosa di impegno culturale e storico – sociale. E così, anno per anno, continuano ad essere premiati sia scrittori affermati sia scrittori non ancora noti al grande pubblico, tutti comunque validi e significativi, e tutti passati al vaglio di qualificate giurie. 

(cit. Comune di Leonforte - www.comune.leonforte.en.it)

 

 

Negli anni precedenti, a testimoniare questo impegno, sono stati assegnati riconoscimenti:

·                  Giuseppe Giarrizzo, (1989)

·                  Renzino Barbera (1990) - Premio Speciale a  Giorgio Nebbia, Angelo Scandurra e Leonardo Sciascia (alla memoria)

·                  Michele Pantaleone, (1991)

·                  Nando Dalla Chiesa (1992)

·                  Piero Guccione (1993)

·                  Clara Sereni (1994)

·                  Franco Battiato (1995)

·                  Sebastiano Burgaretta (1996)

·                  Antonio Caponnetto (1997)

·                  Fortunato Pasqualino (1998)

·                  Pino Caruso - Premio Speciale (1999)

·                  Marina Taglialavore (2000)

·                  Pippo Baudo (2001)

·                  Gianvito Resta (2002)

·                  Vincenzo Consolo (2003)

·                  Case editrici  Granata, Lombardi, Sciascia (2004)

·                  Romano Luperini e alle case editrici Sellerio, Palumbo e Oasi “Città Aperta”(2005)

·                  Umberto Carpi, Severino Santiapichi (2006)

·                  Giorgio Barberi Squarotti e Marella Ferrera (2007)

·                  Gian Paolo Marchi e Andrea Vecchio ( 2008)

·                  Francesco Spera e Josè Trovato (2009)

·                  Pasquale Guaragnella (2010)

·                  Andrea Battistini e Comitato Addiopizzo Palermo (2011)

·                  Matteo Palumbo (2012)

 

Inoltre, in alcune edizioni, il premio si è arricchito delle presenze di straordinari personaggi dello spettacolo. Si citano:

Graziana Maniscalco – attrice gruppo teatrale IARBA Catania (1985)
Nando Gazzolo, attore (1986)
Riccardo Cucciola, attore (1987)
Giuseppe Pampieri e Lia Tanzi, attori (1988)
Pippo Patavina, attore (1989)
Gianni Salvo, regista (1990)
Pino Caruso, attore (1999)
M° Francesco Siragusa, primo contrabbasso Scala di Milano (2002)
Salvo La Rosa, presentatore TV (varie edizioni)

 

(Comune di Leonforte - www.comune.leonforte.en.it)

 

 

      

 

 

             

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

A Leonforte, uno dei pochi concorsi nazionali di #micronarrativa e un l’ormai avviato Premio Nazionale di Teatro

 

“Non fotografo ciò che vede il mio occhio, ma la mia anima. Le foto chiedono non tanto di essere capite, ma interpretate. Sono documenti del mio pensiero, sono percezioni e sensazioni.”

 

(Mario Giacomelli Consigli del giorno: scatta, scatta a più non posso).

#premiocittàdileonforte #premio140 #micronarrativa #fotografia #photography

 

 

                                                                                                                                                                          Pietrangelo Buttafuoco (scrittore-giornalista)

 

 

     

       

      

 

 

Photo Gallery “Premio Letterario Città di Leonforte”  - Comune di Leonforte (www.comune.leonforte.en.it)

 

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”: RICONOSCIMENTI-PREMI

 

 

   

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”

Da sinistra: Angelo Scandurra (nella foto: Carlo Muscetta) - Antonio Caponnetto - (Foto: Sito ufficiale del Comune di Leonforte)

 

 

  

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”

Da sinistra: Franco Battiato e Salvo La Rosa - Padre Cesare Montalto (nella foto: Giuseppe Nigrelli - Carmen Laneri e Carlo Muscetta)

(Foto: Sito ufficiale del Comune di Leonforte)

 

 

 

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”

(Pippo Baudo - Salvo La Rosa)- (Foto: Sito ufficiale del Comune di Leonforte)

 

 

  

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”

Da sinistra: Claudio Fava - Antonio Caponnetto - Vincenzo Consolo / Leopizzi - (Foto: Sito ufficiale del Comune di Leonforte)

 

 

  

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”

Da sinistra: Riccardo Cucciolla - Francesco Siragusa - Gianni Salvo - (Foto: Sito ufficiale del Comune di Leonforte)

 

 

 

  

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”

Da sinistra: Grazia Maniscalco - Lia Tanzi - Mario Incudine (nella foto: Francesco Sinatra)- (Foto: Sito ufficiale del Comune di Leonforte)

 

 

  

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”

Da sinistra: Pronipote Santangelo - Vedova Sciascia - Renzino Barbera - (Foto: Sito ufficiale del Comune di Leonforte)

 

 

  

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”

Da sinistra: Pippo Baudo - Michele Pantaleone - (Foto: Sito ufficiale del Comune di Leonforte)

 

 

 

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”

Da sinistra: Premio anno 1993 - Claudio Fava e Carlo Muscetta - (Foto: Sito ufficiale del Comune di Leonforte)

 

 

      

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”

Da sinistra: Giuseppe Pampieri - Pippo Pattavina - Luisa Adorno - (Foto: Sito ufficiale del Comune di Leonforte)

 

 

 

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”

Da sinistra: Padre Benedetto Pernicone - Orazio Torrisi (nella foto: Salvo La Rosa) - (Foto: Sito ufficiale del Comune di Leonforte)

 

 

  

PREMIO LETTERARIO “Città di Leonforte”

Da sinistra: Pino Caruso - Carlo Muscetta (Nella foto: Carmelo Ilardo e Francesco Pontorno)  - (Foto: Sito ufficiale del Comune di Leonforte)

 

 

 

LEONFORTE

 

Attraverso le foto e gli scritti di A. D’Onofrio

 

 

Poi il Gran Lombardo raccontò di sé, veniva da Messina dove si era fatto visitare da uno specialista per una sua speciale malattia dei reni, e tornava a casa, a Leonforte, su nel Val Demone tra Enna e Nicosia, era un padrone di terre con tre belle figlie femmine, così disse, tre belle figlie femmine, e aveva un cavallo sul quale andava per le sue terre, e allora credeva, tanto quel cavallo era alto e fiero, allora credeva di essere un re, ma non gli pareva che tutto fosse lì, credersi un re quando montava a cavallo, e avrebbe voluto acquistare un’altra cognizione, così disse, acquistare un’altra cognizione, e sentirsi diverso, con qualcosa di nuovo nell’anima, avrebbe dato tutto quello che possedeva, e il cavallo anche, le terre, pur di sentirsi più in pace con gli uomini come uno, così disse, come uno che non ha nulla da rimproverarsi. (Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia, Milano 1941)”.  Leonforte è un luogo antico. Unico. Talmente unico che quando ne parlo nessuno lo conosce. Eppure vi è evidenza di un patrimonio artistico e architettonico di rara bellezza. Ma nessuno lo sa. Neanche quelle facce di bronzo degli amministratori che non fanno nulla per preservare queste bellezze. È come se vivessero da un’altra parte. Ma non fanno nulla neanche gli abitanti. La Chiesa di S. Croce da sola, e le sue colonne tortili che si stanno sgretolando, basterebbe a far scoppiare una rivoluzione. Con questi pochi scatti, effettuati con uno smartphone durante il periodo estivo, metto in evidenza una parte, ma solo una parte, del patrimonio culturale di Leonforte sperando che, tornandovi, qualcosa sia cambiato. (A. D’Onofrio)

 

 

Da sinistra: La Granfonte - Antico portone (Zona Granfonte) - (Foto A. D’Onofrio)

 

 

GRANFONTE: La Granfonte, simbolo del paese, è una delle più straodinarie fontane monumentali in stile barocco. La sua costruzione risale al 1651 su commissione della famiglia Branciforti ed oggi rappresenta il simbolo stesso di Leonforte. Essa è caratterizzata da una suggestiva sequenza di 22 arcate e 24 cannelle d’acqua, tanto che anche chiamata dagli abitanti del luogo come “ventiquattru cannola”. (A. D’Onofrio)

 

 

Da sinistra: Via Gran Fonte - La Granfonte - Via Garibaldi - (Foto A. D’Onofrio))

 

 

  

Chiesa della Matrice (2 foto) - Antico portone (Corso Umberto, nei pressi di Piazza Margherita) - (Foto A. D’Onofrio))

 

 

Chiesa Madre… Dedicata a San Giovanni Battista, fu costruita su committenza del principe fondatore Nicolò Placido Branciforti nel 1611, e venne posta per volontà della principessa Caterina sul luogo dove un tempo sorgeva una preesistente chiesetta dalla quale prese il nome.

(A. D’Onofrio)

 

 

    

(Foto A. D’Onofrio))

 

 

 

In via Loco di Napoli, una piccola via limitrofa alla Piazza IV novembre, c’è un portoncino piccolo piccolo.

 

 D’Onofrio)

 

 

     

Chiesa della Matrice (Foto A. D’Onofrio)

 

 

    

Da sinistra: Via Garibaldi - Chiesa di Santo Stefano (Foto A. D’Onofrio))

 

 

Via Garibaldi…. Tutta in salita, con piccole porte che si affacciano sulla strada e che sembrano tanti occhi che scrutano i passanti…

 

Chiesa di S. Stefano, impreziosita da lesene e bassorilievi  (A. D’Onofrio)

 

 

    

La Granfonte - (Foto A. D’Onofrio))

 

 

 

 

VECCHIE CARTOLINE LEONFORTESI

 

 

   

VECCHIE CARTOLINE LEONFORTESI

 

 

  

VECCHIE CARTOLINE LEONFORTESI

 

 

 

  

VECCHIE CARTOLINE LEONFORTESI

 

 

  

VECCHIE CARTOLINE LEONFORTESI

 

 

 

Anche questa è storia di Leonforte

 

 

  

Da sinistra: Due cecchie cartoline (*) - Immagine relativa a satira

 

 

(*) Molto banalmente, si tratterà della riproduzione della piccola illustrazione che accompagnava una voce di una famosa enciclopedia dei primi del 900, che era caduta in un increscioso equivoco, confondendo forse Leonforte con Carloforte (in Sardegna). Profetica, comunque, non tanto per il tonno quanto per la "pesca"!

 

(Arch. Nino Mazzucchelli)

 

 

 

 

   MANIFESTAZIONI A LEONFORTE

 

 

 

  

Festa dell’Unità, anni ‘70

 

 

 

      

Da sinistra: Matricole Studentesche - Festa di S. Antonino (11- 12 - 13 - Giugno)

 

 

 

 

  PROCESSIONI RELIGIOSE  

         

 

       

PROCESSIONI RELIGIOSE     

 

 

 

     

Da sinistra: Cartoline postali (2) anni ’30 “Pasqua d’altri tempi” - Processione San Giuseppe

 

 

   

Da sinistra: Processione Madonna del Carmelo - Processione San Giuseppe

 

 

 

Festa Patronale Madonna del Carmelo (16 Agosto)

 

Imponente processione con la maestosa “vara” lungo il Corso Umberto riccamente illuminato.

 

Anticamente veniva celebrata il 16 luglio, posticipata di un mese perché, essendo periodo di mietitura, tanta gente non poteva partecipare.

 

 

     

 

 

 

Il 17 settembre 1771 la Madonna del Carmelo fu dichiarata Patrona di Leonforte, quale liberatrice dal morbo della peste per un presunto miracolo, avvenuto nel 1625, allorché l’acqua benedetta dell’acquasantiera si allontanò dal centro, lasciandovi all’asciutto una pietra che, intrisa della materia del bubbone della peste, dolosamente vi era stata posta per diffondere l’epidemia in occasione della festa. Il culto di la Bedda Matri di lu Carminu nel nostro territorio è antecedente alla fondazione di Leonforte perché è legato all’antica Chiesa della Madonna, dove officiavano i padri Carmelitani Scalzi di Assoro sin dal 1422.  - (Giovanna Maria)

 

 

 

 

 

(Locandine di “Storia paesana” - Professoressa Giovanna Maria)  - * Storica del dialetto leonfortese*

 

 

 

            

 

 

DA PESTE FATALE LA PATRIA SALVO'


Il superbo e solenne simulacro di Maria SS. del Carmelo, Patrona di Leonforte, si "affaccia" sul sagrato della Chiesa Madre nel giorno dell'Ottava della Festa  (23 agosto) per salutare la folla orante e osannante!

 

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare”  - Pag. Fb)

  

"I SABBATINI MARIANI" ovvero i Sabati quaresimali in onore di Maria SS. del Carmelo a Leonforte. Storia e liturgia

 

Il culto mariano collocato all'interno della Quaresima trova la sua giustificazione storica col fatto che fino a tutto il secolo XVIII, la festa di Maria SS. del Carmelo, Patrona di Leonforte, ricorreva il primo mercoledì dopo la Solennità della Pasqua (il Mercoledì in Albis), sicché i sabati venivano solennizzati a dovere con tanto di messe, parate, omaggi floreali alla Madonna, processioni eucaristiche e perfino serate danzanti. Traccia ormai scolorita di quest'opulento culto quaresimale di latrìa rivolto alla Patrona-liberatrice, la Bedda Matri che nel 1624-25 da peste fatale la patria salvò, sono i cosiddetti “sabatini” mariani in onore della Madonna del Carmelo. Il calendario popolare prevede cinque sabati assegnati a cinque “categorie” sociali diverse, per cui nella I settimana di Quaresima cade <<'U Sabbatu dei parrina, il Sabato dei Sacerdoti, nella II settimana 'U Sabbatu dei gentili donni ovvero il Sabato delle gentildonne, le donne appartenenti all'alta borghesia leonfortese che si riconosceva nel Circolo di Compagnia, nella III settimana 'U Sabbatu di l'operai ovvero il Sabato degli operai iscritti al sodalizio di mutuo soccorso denominato Circolo degli Operai, nella IV settimana 'U Sabbatu dei viddani ovvero il Sabato dei contadini e degli agricoltori, e infine nella V settimana 'U Sabbatu dei putiara e jardinera ovvero il Sabato dei negozianti e dei giardinieri>> (Fonte orale: Nunzia Potenza). In occasione di questi solenni sabati mariani, che si svolgevano in Chiesa Madre, dopo la classica “Funzione” con Predica, processione del SS. Sacramento e Benedizione eucaristica, veniva eseguita la Sarbireggina da Matri ‘o Carminu e si recitava l'orazione L'abitino ch'io porto. L'usanza di celebrare il sabato in onore della Beata Vergine Maria è di sicura provenienza orientale, dal momento che questa pratica è attestata presso le Chiese ortodosse fin dall'XI secolo. A Costantinopoli, durante l'impero di Alessio Comneno (XII sec.) il sabato rivestiva una solennità tutta particolare dal momento che lo stesso imperatore attribuì alla Vergine il “miracolo abituale” per il quale, confermato nella sua impresa, egli proseguì verso i Balcani per attaccare il principe latino Boemondo il 1 novembre 1107, uscendone vittorioso. In alcuni codici dell'XI secolo si prescrive la solennizzazione del sabato mariano con queste parole: <<è cosa assai degna e religiosa che la Signora del mondo, la gloriosa Maria, sia onorata nel suo sabato con ufficiatura solenne a lode del Figlio, che ama e onora la buona Madre>>. In Italia la pia pratica dei sabati in onore dell'Immacolata fu incrementata, fin dal XVII secolo, dai padri gesuiti e redentoristi e raggiunse il suo splendore a seguito degli scritti devozionali e dei trattati del napoletano Francesco Pepe (+1759), autore di una Novena di Sabati dell'Immacolata Concezione (Napoli 1744) e di Discorsi in lode di Maria Santissima per tutti i sabati dell'anno (Napoli 1756).

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare”  - Pag. Fb)

 

 

 

Festa Madonna della Catena

 

 

       

(Foto Francesco detto Ciccio Buscemi)

 

MEMORIE DI UNA FESTA AGRESTE

 

La Madonna della Catena a Leonforte

 

Alcune significative foto del compianto Dr. Francesco Buscemi (anni 50-70) estratte dal volumetto di E. Barbera "Chiesa Maria SS. della Catena. Cento Anni.1899-1999" (Leonforte 1999),  ci danno la vaga idea di quel che una volta doveva essere una semplice festa agreste di quartiere: la Madonna della Catena. Quasi acquerelli un po' naif, queste tre foto sono una preziosa testimonianza di fede e socialità di una festa autunnale, che nonostante il profondo cambiamento dei tempi, costituisce ancora un appuntamento fisso nel calendario rituale delle feste leonfortesi.

(Dott. Gaetano Algozino - “Leonforte da Amare” - Pagina Facebook)

 

    

 

BEDDA MATRI DA CATINA

 

 

La seconda domenica di Ottobre a Leonforte si festeggia ‘A Matri ‘A Catina protettrice di schiavi e prigionieri.

 

Il culto a Leonforte iniziò nel 1899 allorché il casellante Francesco Catanzariti, originario della provincia di Cosenza, fece costruire a sue spese la Chiesetta, su un terreno del Cav. Costanzo. - (G. Maria)

 

Sulla parete dell'altarino della Chiesetta della Catena, ci sta una mamma col suo bambino, col capo chino sopra il suo cuor.

Quella mamma è la Madonna, con il figlio suo Gesù, è la mamma di noi tutti che ci guarda da lassù.

Da quell'altare da cui ci guarda lei ci accompagna lungo il cammino: il suo amore allora non tarda il nostro cuore a riscaldar.

Quella mamma è la Madonna, con il figlio suo Gesù, è la mamma di noi tutti che ci guarda da lassù.

Ed alla fine della giornata inginocchiati davanti a Lei, la invochiamo perché qual mamma veglia su di noi e sul mondo intero

Quella mamma è la Madonna, con il figlio suo Gesù, è la mamma di noi tutti che ci guarda da lassù.


"Madonna della Catena - Leonforte"

(Lucia Crimi)

 

     

 

La festa richiama un gran numero di fedeli anche dai paesi limitrofi. E’ possibile degustare caldarroste e salsiccia

 

 

 

   

 

 

Questa piccola chiesa (seconda foto in alto) a pianta rettangolare con facciata lineare e loggetta campanaria fu eretta per iniziativa di un devoto casellante di origini calabresi, di fronte all’ex casa cantoniera (dove oggi, trova allocazione la Fontana del Tremila) e all’inizio dell’ingresso Nord del paese, dove preesisteva una piccola edicola detta del “Signuruzzu”. E’ stata elevata a parrocchia nel 1970. In origine presentava caratteri prettamente rurali, oggi invece è perfettamente inglobata nel tessuto urbano.

 

 

 

Chiesa della Catena (Interno)

 

 

     

Chiesa della Catena (Interno)

 

  

  

 

 

Questa bellissima foto della processione della MADONNA della CATENA di LEONFORTE, scattata dal bravo Sigismondo Novello, ispira pensieri alti e profondi. (Giovanna Maria)

 

 

 

 

 

BEDDA MATRI DA CATINA

Riflessi di luce autunnale sul volto di Maria SS. della Catena  (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

LE FONTANE DI LEONFORTE

 

Scenario delle Acque ” ovvero il complesso sistema di fontane seicentesche  volute dal Principe Branciforti

 

In Sicilia nel 1610 il governo concesse al ceto baronale di fondare nuovi centri abitati all’interno dei loro stessi feudi, concorrendo ad accrescere l’autonomia della classe nobiliare a danno dello stato spagnolo. Questa concessione denominata “licentia populandi” era un permesso di edificare un borgo nel luogo in cui c’era un castello o una residenza feudale o un baglio. Il barone che ne faceva richiesta otteneva il privilegio di governare la popolazione vassalla e poteva imporre e riscuotere i diritti delle gabelle e della dogana. Unitamente alla licenza il barone otteneva anche una più elevata qualifica della gerarchia nobiliare. Cominciò quindi una corsa all’edificazione di nuovi borghi tra cui Aliminusa, Barrafranca, Campobello di Licata, Campofelice di Roccella, Casteltermini, Cinisi, Francavilla, Vittoria, Valguarnera Caropepe, Piedimonte Etneo. Tra gli altri paesi si annovera anche quello di Leonforte il cui nome deriva dal blasone della casata di Branciforti, un leone rampante che regge lo stendardo con il motto “in fortitudine bracchii tui”. Il paese di Leonforte fu voluto dal principe Nicolò Placido Branciforti che ottenne dalla Regia Curia di Palermo la “licenzia populandi” ed il relativo “privilegium aedificandi” che gli consentì di fondare il nuovo centro abitato dove un tempo, nell’antica città di Tabas o Tavaca, sorgeva il castello di Tavi, detto “u Castiddazzu”. Una fortezza di probabile origine bizantina, situata nell’entroterra siciliano oggi provincia di Enna, che divenne in seguito un elemento di difesa arabo e poi normanno fino a divenire sede della “Baronia di Tavi”. Il principe individuò in quell’area un luogo favorevole per l’insediamento di nuove famiglie grazie anche alla presenza di preziose sorgenti e di terreni fertili per la coltivazione del grano che gli avrebbe consentito di raddoppiare la produzione. Il principe Branciforti si preoccupò inoltre di migliorare da un punto di vista artistico ed architettonico il nuovo paese facendo costruire fontane, giardini, chiese, un palazzo residenziale, mulini ad acqua ed una grande scuderia. Incaricò competenti maestranze per la realizzazione dei vari edifici e per le fontane in particolare. Il noto architetto palermitano M. Smiriglio fu infatti il progettista della Granfonte, una delle più belle ed imponenti fontane barocche di tutta la Sicilia più conosciuta come la fontana dei “ventiquattru cannola” per via delle 24 cannelle in bronzo da cui zampilla ininterrottamente abbondante acqua che si versa nella vasca sottostante. Sembra che il famoso architetto si ispirò ad una fontana di Amsterdam rifacendosi anche ad incisioni di artisti fiamminghi che all’epoca erano parecchio diffuse nell’isola. Inoltre furono chiamati degli scultori romani per la realizzazione della Fontana delle Ninfe costruita nel 1636 al cui interno due statue rappresentano il dio Crisa e la dea Demetra, rispettivamente l’abbondanza d’acqua e la fertilità dei campi. Alla periferia di Leonforte, nei pressi della fontana dei ventiquattro cannoli, c’è la fonte dei malati, alle cui acque si attribuiscono poteri prodigiosi e vaticini, la tradizione popolare narra infatti che questa fonte versò sangue ai tempi dei Saraceni a seguito di uno scontro cruentissimo contro i Normanni che ne uscirono vincitori. I monumenti fatti realizzare dal principe Branciforti rendono il paese di Leonforte un luogo unico ma ciò che più di tutto risalta sono le sue meravigliose fontane che rappresentano un patrimonio di indiscutibile bellezza. - (scritto da Emma) M. SICILIAFAN.IT

 

 

 

Foto tratta dalla pagina del sito dell'Azienda Agricola Samperi

 

PRECISAZIONE “Il giardino Grande” (Accanto e dietro la Granfonte. Vi si accede da sotto la Porta Garibaldi)

 

 

 

  

 

Fontana di Maio

 

Un tempo le fontanelle di acqua sorgiva limpida come cristallo e fresca come ghiaccio riempivano in maniera capillare tutti i quartieri di Leonforte. Erano umili punti di ristoro per uomini e animali, luogo di ritrovo per i vicini e sollazzo per i bambini che ivi accorrevano numerosi attratti dalla magica potenza dell'acqua.  Che una volta era abbondante e gratuita!  - (Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

     

Da sinistra: Fontana di Conte e Fontana della Morte

 

 

 

 

 

LE SALUTIFERE ACQUE della Fontana della Morte (*)

 

(*) La sorgente di acqua salutare che sta dentro il giardino di aranci che è chiamato dai Leonfortesi "u giardinu da motti", la leggenda racconta che quando nel 1600 a Leonforte vi fu la peste chi beveva da questa sorgente guariva. (Fiscella Vincenzo)

 

 

    

Fontana Granfonte

 

 

 

      

Fontana Granfonte

 

 

 

 

GRUPPI  TEATRALI LEOFORTESI

 

Il DNA dei leonfortesi è impastato di Teatro

 

“Il teatro non è indispensabile ma serve ad attraversare la frontiera fra me e te…”

 

(cit. Jerzy Grotowski - Regista teatrale polacco)

 

  

 

 

Il DNA dei leonfortesi è impastato di Teatro

 

 

 

    

Il DNA dei leonfortesi è impastato di Teatro- (Foto Giulio Guagliardo)

 

      

(Foto Giulio Guagliardo)

 

 

Il DNA dei leonfortesi è impastato di Teatro 

 

 

 

       

Da sinistra: Copertina libro: “Compagnia Filodrammatico Tano Valenti… 25 anni alla ribalta…” -

Compagnia Filodrammatica “Tano Valenti”, nella foto Tano Valenti - Giulio Guagliardo - Carmelo detto Melo Calderone

 

 

  

Da sinistra: Angelo Parano, Sandro Rossino e Fabio La Magna - Compagnia Teatrale “Le Maschere” (Assoro), nella foto Angelo Parano, Enza Barbera, Silvio Benintende, Ottavio Longo 

 

 

   

Compagnia Teatrale “Stabile dei Nomadi Luigi Rubino” - Angelo Parano

 

 

 

  

Da sinistra: Compagnia Teatrale “Il Canovaccio” - Compagnia Teatrale “Nuovo Sipario”

 

 

 

 

  

 

 

                                                                           

     

 

Da sinistra: Auditorium “Liceo Scientifico E. Medi” - Sandro Rossino - Giovanna Maria

 

 

 

 

 

Antico Teatro di Leonforte

 

 

 

  

Via Teatro - Ingresso antico teatro di Leonforte di via Teatro

(Foto da sinistra: Pippo Cocimano - Filippo Stanzù)

 

 

 

 

 

 

 

I NOSTRI GEMELLAGGI    

 

 

Leonforte/Paranà  (Paranà - Argentina 11.01.1991)

 

Gemellaggio Leonforte - Bossù (Belgio)

 

 

       

 

Da sinistra: Gemellaggio Leonforte/Paranà  (Paranà - Argentina 11.01.1991) *  - Gemellaggio Leonforte - Bossù (Belgio)

 

                                                                                                                                                                                                                          

* L’undici gennaio 1991 il Comune di Leonforte stipulò a Paranà, alla presenza delle maggiori autorità consolari, il gemellaggio con la grande città argentina.

 

 

“Distano circa undicimila chilometri in linea d’area le città di Paranà (Argentina) e Leonforte (Italia). Quando a Leonforte arriva il clima freddo a Paranà si impone il caldo. Sono città di distinti continenti a differenti latitudini, di diverse dimensioni demografiche e territoriali; eppure molti dei rispettivi cittadini sentono forte un legame di storie e sentimenti che si cercò di declinare nel 1991 quando i due sindaci pro tempore Mario Moine per Paranà e Giuseppe Bonanno per Leonforte siglarono un accordo di gemellaggio tra le città , con il reciproco impegno a generare rapporti ed iniziative culturali, sociali, economiche (in seguito si svilupperanno prevalentemente rapporti culturali)”

(Cit. Aise - Agenzia Internazionale Stampa Estero)

 

 

“Enzo Barbera fu uno dei protagonisti di questo gemellaggio e nel corso degli anni molte volte si collegò via Radio con gli amici della Famiglia Siciliana di Paranà… “  - (cit. Giovanna Maria)

                                                                                            

 

 

La guerra a Leonforte

 

21-22 LUGLIO 1943

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE

 

 

Per la prima e, speriamo, unica volta Leonforte, conosce gli orrori della GUERRA

 

 

La battaglia di Leonforte termina con la disfatta dei tedeschi ad opera dei canadesi e con un tristissimo bilancio:

 

-       Oltre un centinaio di morti di cui 65 canadesi;

-       15 civili vittime dei bombardamenti;

-       Tanti danni a persone e cose.

 

(Professoressa Giovanna Maria)  

POST FATA RESURGAM

 

 

 

 

    

Immagini inedite di Leonforte durante e dopo l’attacco delle truppe canadesi del 21 luglio 1943 - (Dott. Gaetano Algozino - Pagina Facebook “Leonforte Da Amare”)

      

Come l’Araba fenice la città risuscitò lentamente dalle sue ceneri - (Dott. Gaetano Algozino - Pagina Facebook “Leonforte Da Amare”)

 

     

(Locandine di “Storia paesana” - Giovanna Maria)

 

 

 

  

PARATA FASCISTA in Piazza IV Novembre Leonforte, 1937- S. Ten Luigi Scapuzzi (medaglia d’oro)

 

 

 

         (*)

Da sinistra: Carro Armato Alleato a Leonforte nei pressi della Villa Bonsignore

 

 

Foto n. 1: Un carrarmato canadese in partenza la sera del 22 luglio 1943 da Leonforte verso Agira. La foto, scattata davanti a Villa Bonsignore, fu tratta da Enzo Barbera dalla Rivista "Stars and Strips" del 21 agosto 1943.

 

Foto n. 2: I tedeschi, sul punto di essere sopraffatti, abbandonarono un carro armato all’incrocio dei “Pipituna” e lo fecero saltare in aria, ottenendo così che l’incrocio stesso restasse ostruito per diverse ore al passaggio dei grossi Tanks americani. Alla fine, però, la carcassa del “Tigre” venne trascinata più in basso, all’angolo di via Algozino, mentre la torretta, staccatasi per lo scoppio, rimase davanti la saracinesca di don Peppino Rubulotta (inteso Mitollo). L’indomani un altro “tigre” fu trovato nel pianoro di san Rocco, i carristi tedeschi, sorpresi dall’attacco dei canadesi, l’avevano abbandonato dopo averlo distrutto. Il gruppetto tedesco del carro armato di san Rocco, tentò di fuggire con un camion, ma fu raggiunto in piazza IV novembre e i suoi componenti, dopo una accesa lotta, vennero tutti uccisi.

 

Foto n. 3:  La colonna di Santa Lena... Il pomeriggio del 22 luglio 1943 i soldati tedeschi ripiegarono in direzione di Nissoria, ma prima a Sant'Elena distrussero la colonna che segnava i confini tra i territori di Leonforte, Nissoria e Assoro e diedero fuoco a quel che restava ( in precedenza era stato abbandonato dal responsabile sergente dell’esercito italiano Giuseppe Marotta di Calascibetta) di un deposito di fusti di benzina sito in contrada Pirito, lasciando alle loro spalle uno spettacolo apocalittico di fiamme e di fumo. (La colonna di Santa Lèna (Elena) che sorgeva sull’oratorio rupestre dedicato alla santa)

 

(Giovanna Maria)

 

 

 

 

 

Festa di Commemorazione

 

 

Il 27 luglio, durante l'Operazione Husky 2013 di Leonforte, alla presenza della sorella Andreana, saranno resi onori particolari al sottotenente LUIGI SCAPUZZI di Fiorenzuola d'Arda, il quale, la notte del 21 luglio ’43, alla guida di un piccolo semovente italiano, tentava di proteggere il ripiegamento del reparto tedesco nella zona di sant'Elena e come dice la motivazione della sua Medaglia d'oro <<esaurite tutte le munizioni di bordo, piuttosto che ripiegare, preferiva imbracciare il mitra e col busto eretto fuori dal carro armato continuava nell’impari lotta. Trovava così morte gloriosa, colpito in pieno petto >>.

 

Vedi pag. 187 di "LEONFORTE IN CAMICIA NERA E FAZZOLETTO ROSSO" di Enzo Barbera

 

 

 

   

I CANADESI verso Leonforte nel luglio del 1943 (2° Foto da sinistra)

 

 

 

 

L'ultima sfilata "di regime" a Leonforte il 6 novembre 1942 (Piazza IV Novembre) 

 

 

Manifestazione…

 

 

 

 

 

 

(Scritti di Giovanna Maria, Storica)

 

 

  

Da sinistra: Enna… Il Duce Benito Mussolini, scortato da due leonfortesi… (Foto Nello Sciuto) - Storia paesana… (Foto Giovanna Maria)

 

 

 

    

 

La guerra a Leonforte

 

 

  

Da sinistra: Il maestro Mazzola e i suoi Balilla - Le donne del Duce

 

 

   

 

     

La guerra a Leonforte

 

 

 

La guerra a Leonforte

 

 

 

La guerra a Leonforte

 

 

  

La guerra a Leonforte

 

 

 

 

Documenti, immagini e manoscritti della grande guerra (Gaetano Calabrese)

 

 

       

Documenti, immagini e manoscritti della grande guerra (Gaetano Calabrese)

 

 

           

Documenti, immagini e manoscritti della grande guerra (Gaetano Calabrese)

 

 

     

Documenti, immagini e manoscritti della grande guerra (Gaetano Calabrese)

 

  

 

 

Chiesa Maria SS. del Carmelo (1610)  

 

 

   

 

Già esistente nella baronia di Tavi, fu ingrandita e restaurata dal principe N. P. Branciforti nel 1661. La facciata fu ricostruita, nelle forme attuali, nel 1957 dai Padri del Terzo Ordine di San Francesco. La chiesa fungeva da parrocchia fino al 1624. All’interno, protetta da una grata di ferro, è conservata una pietra, che secondo la tradizione fu depositata nell’acqua santiera da un untore per diffondere il contagio della peste (1624). Ma un miracolo della Madonna del Carmelo prosciugò l’acqua, impedì il contagio e salvo la popolazione dall’epidemia.

 

Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

 

 

         

Chiesa della Madonna del Carmelo

 

 

Oggi entriamo, sempre in compagnia dell'occhio 3D di Typical Sicily, nella Chiesa più antica di Leonforte, quella dedicata a Maria SS. del Monte Carmelo. Pre-esistente alla stessa fondazione di Leonforte, quando ancora il borgo era alle dipendenze del Castello di Tavi, la Chiesa fu officiata fin dal 1400 dai Frati Carmelitani Calzati di Assoro. In seguito, quando il borgo di Tavi si andava trasformando nel principato di Leonforte, questa Chiesa divenne un punto focale dell'intero abitato sud , che sorgeva alle pendici del Palazzo Branciforti. Già ai primordi del secolo XVII troviamo una fiorente comunità di Frati Francescani del Terz'Ordine Regolare che vi costruirono un Convento, insieme ad una famosa spezieria-farmacia e ad un piccolo ostello per l'accoglienza di poveri, pellegrini e malati che percorrevano la "regia trazzera", che congiungeva Leonforte a Castrogiovanni e Palermo. Intorno al 1624-27 i Frati Francescani furono testimoni del famoso "miracolo della peste", operato mercé l'intercessione della veneratissima Madonna del Carmelo, che liberò Leonforte dal contagio della peste. In seguito, sul finire del secolo decimonono, Maria SS. del Carmelo sarebbe stata proclamata Patrona di Leonforte dalla Curia vescovile di Catania, innescando un'annosa diatriba tra questa Chiesa e la nuova Chiesa Matrice, che finì per aggiudicarsi la gestione economica e spirituale della festa. La Chiesa, sebbene ricca di memorie storiche e antropologiche, versa oggi in uno stato di semi-abbandono. Interventi più o meni felici l'hanno sfigurata cambiandone l'originario volto seicentesco. Nonostante questi innumerevoli scempi e mutilazioni, è possibile ancora ammirare qualche angolo suggestivo della Chiesa, oltre alle tele e alle statue di squisita fattura popolare. Fra tutte, si distingue il simulacro seicentesco della Madonna del Carmelo, di probabile fattura popolare, che colpisce per le sue linee rigide e tozze ispirate ad un primitivismo devozionale, che trova ancora riscontro nel genuino e spontaneo carattere della gente che popola questo angolo così pittoresco dell'antica Leonforte. Questo luogo, che dovrebbe essere molto caro alla memoria dei leonfortesi, perché qui tutto ebbe inizio, meriterebbe di certo una maggiore considerazione e rivalutazione sia storico-artistica, che religioso-sociale. - (Dott. Gaetano Algozino - “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

 

 

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

 

 

 

Chiesa della Madonna del Carmelo

 

Prima ancora che fosse fondato Leonforte, questa chiesa esisteva e veniva officiata dai monaci Carmelitani scalzi di Assoro, che venivano a celebrarvi messe ed a mantenere il culto religioso nella colonia di Tavi. Dal 1612 al 1624, in mancanza di chiese parrocchiali, questa ne faceva l’ufficio e dunque in essa si amministravano i sacramenti. Nell’anno 1651 fu restaurata ed ingrandita per opera del principe fondatore Nicolò Placido Branciforti. Con l’andare del tempo, la chiesa minacciava di crollare e i PP. del terz’ordine di S. Francesco, nel 1785, a proprie spese, la costruirono dalle fondamenta come oggi si osserva. Intanto, ricostruita come detto dai PP. del terz’ordine francescano, questi non curarono di abbellirla e di intonacarla. In questo stato rustico durò fino al 1899, nel quale anno il rettore di essa, sac. Filippo Scelfo, con l’aiuto e con il concorso finanziario dei fedeli, la restaurò completamente. Interventi successivi di restauro ci presentano le condizione odierne non ottimali della chiesa; la quale manca della volta (crollata) e di gran parte del pavimento. All’interno è conservata la pietra che, secondo la tradizione, fu depositata da un untore nell’acquasantiera per diffondere la peste il cui contagio fu scampato grazie all’intercessione dalla Beata Vergine la quale fece prosciugare l'acqua.

*[Dal libro di Giovanni Mazzola, Notizie storiche sulla vetusta Tavaca e sulla moderna Leonforte, 1924]. (Pagina Facebook “Leonforte”)

 

 

   

Chiesa della Madonna del Carmelo - (Foto Pagina Facebook “Leonforte”)

 

 

 

 

Chiesa della Madonna del Carmelo- (Foto Pagina Facebook “Leonforte”)

 

 

 

         

Da sinistra: Storia paesana…. (G. Maria) - L'antico gruppo statuario seicentesco di Maria SS. del Monte Carmelo e San Simone Stock (Pagina Facebook “Leonforte”)

 

 

 

  

Chiesa della Madonna del Carmelo

 

 

    

 

 

Maria Santissima del Carmelo Patrona di Leonforte

 

Si festeggia 16 Luglio di ogni anno

 

 

 

 

 

 

    

 

(Locandine di “Storia paesana” - Giovanna Maria)

 

 

    

(Locandine di “Storia paesana” - Giovanna Maria)

 

 

    

        (Locandine di “Storia paesana” - Giovanna Maria)

                                                                                                                                                                                                              

 

 

 

VILLA BONSIGNORE

 

 

 

(Foto Carmelo detto Melo Pontorno)

 

 

 

 

 

Edificata nella seconda metà dell’Ottocento dai Conti Li Destri, costituiva la residenza estiva della nobile famiglia. Recentemente restaurata, al suo interno saranno ospitate attività culturali. Molto interessante era il grande giardino all’italiana di cui rimane una piccola parte.

 

 

(Fonte: “Distretto Turistico Dea di Morgantina) A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

Cuore verde al centro del paese  

 

(le ex vigne del Cavaliere…)

 

 

     

 

            (seconda metà del XIX secolo)

 

Il 13 gennaio 1943, quasi a simboleggiare la fine di un’epoca, l’ultimo Li Destri morto nel Palazzo del Conte, per espressa volontà testamentaria, lasciava la sua dimora con un corteo funebre che non manifestava nessuna pompa. Al suono del mortorio della Matrice e di tutte le chiese del paese, preceduta dalle orfanelle  dell’orfanotrofio, delle suore e da tutto il clero, una casa grezza, così come egli l’aveva voluta, portata a spalla con sopra pochi fiori. Scompariva così l’ultimo Signore del palazzo. I fratelli e i numerosi figli per i leonfortesi restarono soltanto Cavalieri. A nessuno il popolo trasferì il titolo di Conte. Si sancì la fine di un epoca. Nel 1958 la famiglia Li Destri vendeva tutto e si trasferiva altrove. Il 29 aprile del 1985 presso l’Ufficio di Segreteria del  Comune veniva stipulato l’Atto di acquisto della villa Bonsignore (Palazzo a 2 piani con elementi liberty circondata da parco con viali di bosco e cipressi). A vendere erano i germani Francesca ed Agata Li Destri, mentre in nome e per conto del comune di Leonforte firmava l’atto di acquisto l’Assessore alla Pubblica Istruzione Saverio Greco.

 

 

                                                                                                                                                     

      

Da sinistra: Villa Bonsignore  (Ubicazione: C.so Umberto -  Anno di costruzione: (intorno al 1850) Disegni Sigismondo Novello

 

 

 

      

Da sinistra: Statua di Filippo Liardo - La villa in una artica cartolina

 

 

 

  

Da sinistra: I Conti Bonsignori, nella loro dimora estiva e due immagini della villa

 

 

 

    

Villa Bonsignore

 

 

Classica villa fuoriporta, nacque come residenza estiva di Giovanni Calogero Li Destri, conte Bonsignore, che acquistò tutti i possedimenti dei Branciforti. Recentemente restaurata, al suo interno vengono svolte attività culturali. Annesso alla villa un piccolo parco ricco di piante.

 

Castrogiovanni Sandra (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

 

 

   

Interno Villa Bonsignore

 

 

 

   

Interno Villa Bonsignore

 

 

         

 

VILLA BONSIGNORE (1850) Particolare della controfacciata in stile neo - classico

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

PROSPETTO ANTERIORE - Villa Bonsignore (1850) Particolare balconata e finestre del III ordine

 

 

 

  

Villa Bonsignore 

 

 

 

 

Interno Villa Bonsignore

 

 

 

IL FONTE DI CRISA NEL GIARDINO DELLE NINFE 

 

 

Era alimentata dalle acque del monte Tavi, e fu pensata per celebrare il mito del dio fluviale Crysa. Fu fatta realizzare dal principe Branciforti guardando ad una simile voluta da Papa Paolo V a Roma. In stile barocco, è caratterizzata da un notevole equilibrio architettonico: un arco trionfale posto su una roccia artificiale da cui proveniva l’acqua, la quale, passando dalla bocca leonina, si riversava in una vasca poligonale con piastrelle in maiolica smaltata bianco-azzurro. Una delle due nicchie laterali contiene una scultura in marmo (Artemide dea della caccia o Demetra dea delle messi); l’altra, ora vuota, ospitava una figura nuda di una divinità fluviale, qui ribattezzata “U santumisiru”, probabilmente il dio Crysa. Oggi la statua è stata portata nella sala consiliare del Municipio.

 

Via Granforte, 94013 Leonforte (EN)

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

           

(Foto Grandude)

 

 

 

Pregevole fontana barocca ubicata dentro l’omonimo giardino. Celebra il mito del dio fluviale Crisa

 

Ninfeo o Fonte delle Ninfe (denominazione odierna)

 

Fonte di Crysas o Crisa (denominazione originale)

 

 

 

La Fontana delle Ninfe, sita nell’omonimo giardino, sulla via Granfonte, in stile barocco, mostra due statue: a sinistra della fontana il dio fluviale Crisa, è la personificazione del fiume omonimo, le cui acque alimentavano la fontana attraverso la bocca del leone e venivano poi raccolte in una vasca un tempo guarnita con piastrelle in maiolica.  (Le vie dei mulini ad acqua)

 

Ubicazione:

Si trova sul confine sud dell’abitato, posta sullo stesso asse lineare della Granfonte e della fontana della Favarotta rispetto alle quali è al centro, guarda  verso il paese e la facciata del Palazzo Baronale. Questo monumento fu realizzato da artisti romani, era simile alla fontana dell’Acqua Paola a Roma (opera di Flaminio Ponzio).

 

Data realizzazione: 1651 circa.

Committente: Principe Nicolò Placido Branciforti, fondatore di Leonforte.

Schema strutturale: Barocco.

 

Descrizione dello storico leonfortese Francesco Buscemi (e dal figlio Luigi Buscemi, specialista in Architettura dei giardini e progettazione del paesaggio)

 

  

 

   

Particolare "IL FONTE DI CRISA NEL GIARDINO DELLE NINFE”   (Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”) A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

 

 

  

Particolari "IL FONTE DI CRISA NEL GIARDINO DELLE NINFE” 

 

(Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”) A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

 

      

Opera di Scultori Romani, simile all’Acqua Paula di Roma (Giuseppe Nigrelli - Storico)

 

 

E’ isibile la Dea Persefone o Proserpina per i latini. Nel ciclo mitologico greco-romano assicurava il ciclo delle stagioni, della morte invernale e della rinascita primaverile sotto gli auspici della madre Demetra, dea protettrice delle messi. Un connubio inscindibile: il grano simbolo della rinascita dalla terra, come Proserpina nacque da Demetra; l’acqua è movimento, impeto, iniziazione, vita, Crisa, che alimenta la terra. Accanto alla fontana delle Ninfe, troneggia, sull’omonima via, la stupenda fontana Granfonte, sempre in stile barocco.

 

 

        

In alto da sinistra: La Dea Artemide (intera) - Fontana di Crisa nel Giardino delle Ninfe

In basso da sinistra: La Dea Artemide  (distrutta) - Il Dio Crysas

 

 

 

Giardino delle Ninfe: Fontane del Ninfeo

 

 

Bellissima fontana barocca, ubicata dentro l’omonimo giardino dedicato alle ninfe, fatta erigere da Nicolò Placido Branciforti, sul modello della Fontana Paolina a Roma. Prima fontana monumentale di Leonforte, che segnò la parte iniziale del cosiddetto “Teatro delle acque”, rappresenta un arco trionfale che sormonta una roccia artificiale, dalla quale sporge una severa testa di leone (opera scultorea preesistente), da cui usciva l’acqua che andava a riversarsi nella vasca poligonale rivestita con piastrelle in maiolica smaltate in bianco e azzurro. Ai due lati due nicchie: in una la statua del dio Crisa con cornucopia ricca di frutti, simbolo di ricchezza della zona; nell’altra una scultura di marmo di figura femminile acefala, raffigurante Demetra, dea delle messi.

 

Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

      

Ruderi di fonti prospicienti la Fontana delle Ninfe, compatibili con il rilievo della Fenice (Giuseppe Nigrelli - Storico)

 

 

 

     

Ruderi di fonti prospicienti la Fontana delle Ninfe, compatibili con il rilievo della Fenice (Giuseppe Nigrelli - Storico)

 

 

 

      

In alto da sinistra: Mascherone della fontana di Crisa (Rudere di fontana - Fonte che sgorgava) - Scolari in visita al Ninfeo

 

 

 

         

Giardino delle Ninfe

 

 

  

Fontana delle Ninfe

 

 

Costruita nel 1636 nell'antica piazza Sottana costituisce la prima monumentale fontana di Leonforte e celebra con la sua architettura, ispirata alle fontane romane del Mosè (1587) e dell'Acqua Paola al Gianicolo (1610), il vecchio fonte di Tavi che alimentava, secondo il Fazello, i fiumi Chrysa e Teria. La fontana rappresenta un arco trionfale che sormonta una roccia artificiale da cui sgorga l'acqua che, passando dalla bocca di un leone, andava a versarsi dentro un vasca poligonale rivestita con piastrelle maiolicate. Due pregevoli statue marmoree, provenienti da Palermo, impreziosivano le nicchie laterali mentre un pellicano, simbolo eucaristico, sovrastava la grande lapide apposta nel secondo ordine della fontana. (Disegno di Turi VITALE – 1987 - 1° Foto da sinistra)  

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

 

 

CHIESA DEL S.S. SALVATORE   

 

 

E' stata edificata, poco distante dalla primitiva chiesetta, mediante l'utilizzazione di cospicui fondi regionali, per l'instancabile opera del parroco Antonino La Giglia. Sorta come cappella rurale ad opera del sacerdote Salvatore Varveri che la ingrandì nel 1924 lasciando a futura memoria di questa intraprendente volontà un riquadro ligneo inserito nel soffitto del locale preposto, a mò di vestibolo, alla chiesetta vera e propria. Nel 1959, in considerazione di nuovi insediamenti abitativi nella zona circostante, fu elevata a parrocchia. - (Tratto dal sito: Comunedileonforte.it)

 

 

 

          

CHIESA DEL S.S. SALVATORE   

 

 

 

   

CHIESA DEL S.S. SALVATORE   

 

 

 

         

CHIESA DEL S.S. SALVATORE   

 

 

 

    

CHIESA DEL S.S. SALVATORE   

 

 

   

 

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE VECCHIO (1912)

  

 

La piccola chiesa si affaccia su un piccolo sagrato chiuso da inferriate. La facciata a campanile in pietra locale, rispecchia la tipologia della chiese rurali. L'interno è a pianta quadrata, con solaio piano. Nessun elemento decorativo di rilevo. Impianto strutturale Muratura perimetrale continua. Copertura a falde in coppi di cotto.

 

 

 

 

  

INGRESSO PRINCIPALE CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE VECCHIO (1912)   

 

 

 

     

                                                                                                                   (Giovanna Maria)

 

 

Questa piccola chiesa a pianta quadrata con sagrato antistante chiuso, è l’ultimo degli edifici sacri storici della città. Nota come cappella rurale ad opera del sacerdote Salvatore Varveri, fu ingrandita nel 1924. In considerazione dei nuovi insediamenti abitativi della zona, nel 1959 fu elevata a parrocchia e riedificata poco distante dalla primitiva chiesetta con una struttura architettonica moderna (vedi capitolo sopra, ndr), senza navate. La struttura originaria e tutt’ora in uso per le celebrazioni eucaristiche mattutine.

 

Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

 

     

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE VECCHIO (1912)   

 

 

 

             

INTERNO CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE VECCHIO (1912)   

 

 

         

     

MADONNA DELLA PACE

 

 

 

          

 

INTERNO CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE VECCHIO (1912)   

 

 

 

          

INTERNO CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE VECCHIO (1912)   

 

 

   

       

INTERNO CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE VECCHIO (1912)   

 

 

 

   

     

INTERNO CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE VECCHIO (1912)   

 

 

 

       

 

INTERNO CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE VECCHIO (1912)   

 

 

 

 

 

CHIESA MARIA DEL CARMELO

 

Probabilmente risalente a prima della fondazione della città, nel 1651 fu restaurata ed ampliata dal principe Nicolò Placido Branciforti. Nel 1785, minacciata dal pericolo di crolli, fu ricostruita dai padri cappuccini del Terzo Ordine di San Francesco. Il convento andò in rovina a metà dell’Ottocento. E’ in stile neoclassico, a navata unica e con una facciata semplice e campanile. All’interno spiccano alcune statue lignee policrome della Madonna del Carmelo, di San Giacomo, di San Vito (protettore dai morsi dei cani affetti da rabbia) e di San Biagio (protettore dalle malattie della gola). Si nota anche un olio su tela raffigurante S. Anna e una pietra della peste, oggetto leggendario riconducibile alla protezione dal morbo per mano divina, e protetta da una grata metallica.

 

Via Granforte, 94013 Leonforte (EN)
Aperta solo in estate

 

           

CHIESA MARIA DEL CARMELO

 

 

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online   

CHIESA MARIA DEL CARMELO

 

 

  

CHIESA MARIA DEL CARMELO

 

 

 

CHIESA MADRE (MATRICE)    

 

(Chiesa Madre e la tela del Minniti)

 

 

Fu edificata lentamente. Iniziata dal Principe Nicolò Placido Branciforte, fu portata a termine dal quarto principe di Leonforte, Ercole Branciforte. Furono aggiunti: il coro, il transetto e la navata maggiore. L’interno custodisce pregevoli opere, nonché paramenti sacri realizzati in seta ed oro.

 

 

LA MATRICE - LA CATTEDRALE     

 

 

“Chiesa Madre San Giovanni Battista”

 

Costruita sui ruderi di una preesistente piccola chiesa dedicata allo stesso Santo, nacque per volontà della principessa Caterina: Avviati nel 1611, i lavori (affidati all’architetto romano Alberto Bernarini ) continuarono fino al 1659 e completati nel 1740, ad opera del principe Ercole che ne affidò l’esecuzione e il completamento ai fratelli Pietro e Paolo D’Urso di Acicatena. Nel 1738 fu realizzato l’oratorio del S.S. Sacramento, grande vano annesso alla chiesa e sede odierna della omonima confraternita. Si celebra la festa di Maria SS. del Carmelo, patrona di Leonforte grazie al privilegio del vescovo di Catania il 17 settembre 1771. La chiesa presenta all’esterno una larga intensamente decorata, con tre porte contenute da colonne decorate, timpani spezzati e sculture. In alto, dove due balconate balaustrate in pietra e due grandi volute raccordano la parte centrale alle laterali, è collocata l’epigrafe in marmo con la dedica e la data di costruzione. L’interno, di stile neoclassico, è a croce latina, con tre navate delimitate da colonne in marmo e capitelli corinzi, ed è decorato nella volta e negli altari con stucchi bianchi e dorati. Dei due altari in marmo intarsiato, uno è l’originale altare di S. Giovanni Battista della precedente chiesetta. Da vedere la tela ad olio raffigurante “La cacciata dal tempio” di Marco Antonio Raimondi, in sacrestia; gli affreschi sulla vita di S. Giovanni (abside altare maggiore)e l’Organo, costruito da Donato Del Piano, di Napoli, restaurato nel 1999.

 

Via Porta Palermo n. 70- 94013 Leonforte (EN) - Tel: 0935 903427

Fonte: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”

 

 

 

 

CHIESA MADRE - La facciata (sec. XVII) - Cartolina del 1928  (“Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

La bella Chiesa Madre (Matrice) si presenta in un composto stile barocco classicheggiante, ordinata dal Principe Nicolò Placido Branciforti nel posto dove sorgeva un santuario che egli volle ingrandire. La chiesa ingloba sul retro della facciata principale una possente e quadrata torre campanile, che sembra quasi far da guardiana alla cittadina. Si presenta distinta in 4 ordini architettonici realizzati in pietra di Bibbiena, su tre dei quali sono presenti delle eleganti finestre-balconcino con arco a tutto sesto. Sull’ultimo ordine sono collocati degli orologi campanari.

 

 

          

Eleganti "Fasti Barocchi” (Interno della Chiesa Madre - sec. XVII)

 

 

 

  

     

Da sinistra: La Chiesa - Brevi note sulle adorazioni eucaristiche del Carnevale della Quaresima (*)

 

 

(*) Estratto dal volume "Pryma Synodus Diocesana ab ILLMo ac REVMO D. Bernardo Cozzucli Episcopo Nicosien-Herbitensi habita diebus VI, VII, VIII et IX Septembris 1883", Palermo, Tipografia Cattolica 1883, pp. 187-188

 

 

 

CHIESA MADRE - (Foto Giuseppe Guagliardo)

 

 

SOLENNE MAGNIFICENZA DEL TEMPIO

La solenne magnificenza della Chiesa Madre, autentico tempio barocco dallo stile delicato e nobile, è amplificata da queste superbe foto aeree estratte da un video di matrimonio realizzato da quella fervida e geniale mente creativa che è Giuseppe Guagliardo.

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte Da Amare” - Pag. Fb”)

 

  

Interno Chiesa Madre-Matrice (Pag. Facebook “Leonforte Da Amare” Foto Gaetano Algozino)

 

 

   

Interno Chiesa Madre-Matrice (Pag. Facebook “Leonforte Da Amare” Foto Gaetano Algozino)

 

 

    

Interno Chiesa Madre-Matrice (Pag. Facebook “Leonforte Da Amare” Foto Gaetano Algozino)

 

 

       

Interno Chiesa Madre-Matrice (Pag. Facebook “Leonforte Da Amare” Foto Gaetano Algozino)

 

 

   

Interno Chiesa Madre-Matrice (Pag. Facebook “Leonforte Da Amare” Foto Gaetano Algozino)

 

 

LA MATRICE (CHIESA MADRE)

 


Costruita nella prima metà del 1600 per devozione dei Principi Branciforti rappresenta l'elemento architettonico religioso più importante della comunità leonfortese. Artistiche teche nel passato racchiudevano preziose reliquie quali una spina della corona di Cristo e la testa di San Bonifacio martire.  Oggi la Madonna del Carmelo che salvò il paese nel 1625 dalla "peste infernale", ha la sua novena di festeggiamenti alla Matrice.  Da essa il 16 agosto ha inizio una processione di popolo dietro al fregolo con le statue della Madonna e di San Simone.

 

(Disegno di Turi VITALE - 1987- 3° Foto da sinistra) - (Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb

 

        

 

 

 

     

UN PREZIOSO SCRIGNO BAROCCO L'Organo di Donato del Piano nella Chiesa Madre (1740) - Interno della Chiesa

 

 

Intitolata a S. Giovanni Battista, la chiesa fu edificata con molta lentezza ed alla morte del principe (1661) risultava ancora incompleta, dovendosi finire la navata maggiore, le due laterali e la facciata, giunta solo al primo ordine. I lavori furono ripresi nel 1728; nel 1740 Ercole Branciforti, IV Principe di Leonforte, commissionò ai fratelli D'Urso di Acicatena il completamento dell'edificio. Furono innalzati il coro, il transetto e la navata maggiore e l'interno fu rifinito in stucco secondo l'ordine composito, comprese le due Cappelle del SS. Crocifisso e di S. Giovanni nelle testate del transetto. All'interno sono custoditi pregevoli dipinti e sculture del XVII e XVIII secolo, un organo di Donato Del Piano, il fercolo della Patrona e rari paramenti sacri in seta e oro. - (Da piazzaambiente)

 

 

    

 

Da sinistra: ECCLESIA MATER - MATER ECCLESIARUM Prospetto principale (*)  GEOMETRICI ESERCIZI DI STILE  (Volte e cupola della Chiesa Madre - secc. XVII-XVIII)

 

(*) Una superba veduta della Chiesa Madre dedicata a San Giovanni Battista, raffinato esempio di barocchetto siciliano dei secoli XVII-XVIII. Come scrisse il grande storico inglese del barocco siciliano Antony Blunt :"Baroque churches of Sicily are nothing but most refined and affected stone embroidery" (le chiese barocche della Sicilia non sono altro che raffinatissimi e leziosi ricami di pietra).  - (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb    

 

 

    

Da sin.: Il battesimo di Gesù (Olio sui tela del sec. XVII - Altare Maggiore) - La predica del Battista nel deserto (Affresco di Giuseppe Scillia - sec. XIX - Presbiterio)

 (Gaetano Dott. Algozino - “Leonforte DA Amare” - Pag. FB)

 

 

 

    

 

Da sinistra:  L'incontro del Battista con i sommi sacerdoti (Affresco - sec. XIX -  Presbiterio) - Salomè consegna la testa del Battista' sul piatto ad Erodiade (Affresco - sec. XVIII - Volta del Presbiterio). - (Gaetano Dott. Algozino - “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

 

      

                

Da sinistra: IL BATTESIMO DI GESU' (Stucco - secc. XVIII-XIX - Battistero) - BATTISTERO  Chiesa Madre (Pietra, stucco e gesso, sec. XVIII)

 (Gaetano Dott. Algozino - da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

 

 

 

La Facciata principale della Chiesa

 

 

 

    

 

Vergine Maria con il Bambino Gesù in braccio e un altro bambino danzante  (Legno e gesso, sec. XVII) (**) - i ed eleganti puttini barocchi (Timpano altare Madonna del Rosario - Stucco, gesso e pietra - secc. XVII-XVIII)

 

(Dott. Gaetano Algozino - Foto “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

(**) Per tantissimi decenni questa statua fu nascosta alla vista dal quadro di San Giovanni che oggi sovrasta l'altare maggiore. Fu scoperta quando, ottenuto il finanziamento del restauro del quadro, chiesto da Mons. Laneri e arrivato dopo la sua morte, gli esperti restauratori palermitani vennero a rimuoverlo e lo trovarono ripiegato su se stesso per assumere le misure della nicchia. Allora si disse che la statua proveniva dalla Chiesa di Maria SS dell'Udienza che fino a tutto il '700 esisteva vicino alla fontana della Favarotta.  (Giovanna Maria)

 

 

 

   

CHIESA MADRE

 

 

 

         

CAPOLAVORI DIMENTICATI IN CHIESA MADRE
Le tele seicentesche di Maria SS. del Lume e di Santa Scolastica

Cappella della Madonna del Carmelo

 

(Dott. Gaetano Algozino - Foto “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

 

  

Da sinistra: Prospetto principale Chiesa Madre - LA TESTA "fiorita" del Battista e l'Angelo (*)

 

(*) Particolare della fantasiosa decorazione scultorea con motivi vegetali - Timpano e Arco del portone principale d'ingresso Chiesa Madre (sec. XVII)

 

 

La Chiesa Madre è dedicata  a  San  Giovanni  Battista,  primo Patrono di Leonforte. Riccamente decorata con statue lignee e percoli in argento. Importante il ricco Portale Barocco.

                                                                                                                                                                                                

(Pro Loco Leonforte) 

 

 

Nonostante la Matrice fosse stata dedicata a San Giovanni Battista, i leonfortesi, che si erano rivolti con fede alla Madonna del Carmelo durante la peste del 1625, la vollero Patrona del paese in riconoscenza del miracolo che li salvo dal propagarsi del morbo. Pertanto nel passato, sino ad alcuni decenni addietro, la mattina del 16 agosto, giorno della festa della Madonna, una lunga teoria di cavalli e di muli, sbarbati a festa, carichi di sacchi di frumento a spalla, attraversava il corso per raggiungere il piano della Matrice. Il corteo, seguito dalla musica, dai ragazzini e dal popolo, si fermava sul sagrato della Piazza per offrire alla Madonna il simbolo dell’antica devozione ed il segno della riconoscenza del contadino per la buona annata.

 

 

      

L'ARCANA BELLEZZA DELLA FEDE (*)  - Il Quarantore di "Carnevale" della Matrice

 

(*) Foto Archivio Aldo Benintende (anni '30) estratta dal volume P. FAVAZZA, Arciconfraternita del SS. Sacramento Leonforte. Storia, tradizioni e riti, Leonforte 2008

 

(*) Il Quarantore o Carrivali della Matrice inizia la domenica che precede le Ceneri per proseguire nei giorni di lunedì e martedì. In passato i contrati raggiungevano l’Oratorio verso le tre del mattino per preparare al meglio il “tronetto” che, adornato di preziose sete e fiori, avrebbe accolto il Santissimo per l’ostensione; preparavano una grande quantità di ceri che rimanevano accesi tutta la giornata - se ne accendevano almeno diciotto -, poi bardavano lo stendardo che veniva collocato in chiesa lateralmente all’altare centrale. Alle quattro suonavano le campane chiamando a raccolta i fedeli e alle sei iniziavano i turni di adorazione: durante la celebrazione della messa e per tutta la durata dell’esposizione, che si concludeva verso le quattro del pomeriggio, i contrati “non lasciavano mai solo Gesù” dandosi il cambio ad intervalli di un’ora.  L’ostensione aveva termine con la processione eucaristica: la domenica ed il martedì la processione dalla chiesa “usciva” attraverso il portone centrale e, snodandosi nel piazzale antistante, rientrava attraverso il portone piccolo della navata del Santissimo Sacramento; mentre il lunedì si svolgeva all’interno della chiesa stessa. La sera del martedì officiava la celebrazione un predicatore appositamente venuto da altra città, il quale si fermava in Matrice quaranta giorni, cioè per tutta la durata della quaresima. Il carnevale era per la nostra comunità una festa nel contempo religiosa e pagana, ragion per cui nulla vietava che si celebrasse religiosamente e, dopo aver partecipato all’adorazione e appena deposto nel tabernacolo Gesù sacramentato, si organizzassero feste da ballo nei circoli o privatamente. Prima della conclusione dell’adorazione nessuno comunque si permetteva di cominciare a ballare o osava dare vita ad iniziative carnascialesche; si diceva: “Quannu levanu u Signori si nni parra!”.  L’Arciconfraternita ha sempre avuto un particolare momento espressivo durante la pratica del Quarantore ed i suoi Capitoli hanno sin dall’inizio ribadito e fissato con precisione il cerimoniale «nell’ultimi giorni Baccanali dogn’anno», stabilendo priorità, prassi e liturgia.  «… Ordiniamo, che …sia di fare l’apparato quando si avranno da fare le quarant’ore nei tempi ordinati con quel maggior effetto e saldezza che devono, per conoscere il nostro Redentore, e beneficii di lui ricevuti, incaricando anco il Governatore, e tutti i fratelli che ognuno per quanto potrà, si farà aiutare dei sagrestani, in procurare apparamenti, argentarie, ed altre cose che possono fare onore e solennità delle ore predette, avendo ognuno buon’animo di travagliarsi per servizio di nostro Signore, essendo questa nostra Compagnia, sotto il titolo del SS. Sacramento per cui onore e riverenza siano obbligati spendere quanto abbiamo e la vita stessa»

 

("Arciconfraternita del SS. Sacramento - Storia, tradizioni, riti" - Paolo Favazza, 2008)

 

 

 

 

 

 

      

 

  Sobrie, monumentali ed eleganti signore di pietra. Chiesa Madre  Palazzo - Granfonte (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

        

 

Da sinistra: Interno della Chiesa Madre (Cartolina del 1925 - Ediz. ris. Vincenzo Benintendi Stab. grafico Dalle Nogare Milano) - Altare maggiore della Chiesa Madre )con le statue dei quattro evangelisti e il tempietto - ciborio del SS. Sacramento. Secc. XVIII-XIX) - Interno Chiesa Madre

 

 

 

    

L’imponente simulacro della Madonna del Carmelo, venerata in Chiesa Madre, processione 16 agosto- Festa Madonna del Carmelo (*)

 

(*)  Processione Maria SS. del Carmelo - anni '30 -  Archivio Foto Dott. Francesco Buscemi

 

 

 

        

Pregevole chiesa barocca che è considerata una delle più belle della Sicilia e che a me sembra una delle più belle del mondo. (Pierre Sebilleau)

 

                                                                              

                                                                                                                                                                                             

   

Da sinistra l’attuale Arciprete Carmelo Giunta e l’ex Arciprete Don Benedetto Pernicone (2 foto)

 

 

 

   

Santa Lucia (2° foto G. Maria)

 

 

 

                 

Da sinistra: Testa dell’antica statua di San Pietro Apostolo (*) - Padre Benedetto Pernicone

 

 

(*) TESTA dell'antica statua di San Pietro Apostolo  (probabilmente della seconda metà del XVIII sec.) Oratorio Arciconfraternita del SS. Sacramento Di straordinaria fattura, la testa superstite dell'antico simulacro di San Pietro ha delle profonde affinità stilistiche con i busti dei filosofi e dei saggi dell'antica Grecia.

 

 

 

     

Da sinistra: RAFFINATE ARMONIE BAROCCHE L'Organo di Donato del Piano - XVIII secolo (particolare della tavola raffigurante Santa Cecilia) - Due particolari dell’organo

 

 

 

      

 

Da sinistra: RAFFINATE ARMONIE BAROCCHE - L'Organo di Donato del Piano - Chiesa Madre (XVIII secolo) - Due particolari dell’organo

 

 

 

 

Chiesa Madre (XVIII secolo) - Pagina Facebook  “Leonforte Da Amare” - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

Chiesa Madre: LA CACCIATA DEI MERCANTI DAL TEMPIO

 

 

Claudio Benintende “Storico dell’arte leonfortese”

 

 

 

    

Claudio Benintende “Storico dell’arte leonfortese”

 

 

 

  

 

 

LA CACCIATA DEI MERCANTI DAL TEMPIO

 

 

Claudio Benintende (*), stimato e raffinato artista, nonché appassionato cultore di storia dell'arte, ci ha fatto dono di un prezioso studio sulla tela raffigurante "La cacciata dei mercanti dal tempio" di probabile scuola di Mario Minniti (sec. XVI), conservata nella Sacristia della Chiesa Madre di Leonforte. Il volume, presentato dal prof. Paolo Giansiracusa lo scorso venerdì 2 marzo, può essere letto quasi come un romanzo giallo, dacché l'autore, con la pazienza del detective, si mette alla ricerca di tracce, prove e indizi che potrebbero attestare la paternità del quadro. E' stato un vivo piacere avere contribuito alla pubblicazione del volume con una postfazione e la traduzione del testo in inglese, che ne garantirà la più ampia diffusione internazionale. In segno di omaggio per questa nostra fruttuosa collaborazione, Claudio mi ha donato un suo disegno-studio dell'opera, di cui pubblico un particolare. Il suo tratto preciso, polito ed essenziale è capace di ri-creare l'opera d'arte, riportandola quasi al suo stato primordiale di abbozzo e di prima intuizione. Quasi un movimento a ritroso che esplora l'atto creativo intrinseco dell'artista al suo stato aurorale. Insomma, un incanto per gli occhi e una delizia per lo spirito. Grazie di cuore, Claudio Benintende.

 

(Dott. Gaetano Algozino - Marzo 2018)

(*) “Storico dell’arte leonfortese”

  

  

Da sinistra: Copertina libro (Euno Edizione) - Quadro: “La cacciata dei mercanti dal tempio di Gerusalemme” (Claudio Benintende) - (Sagrestia Chiesa Madre - Foto Giuseppe Guagliardo)

 

 

 

  

(Claudio Benintende “Storico dell’arte leonfortese”

 

 

 

 

 

 

CHIESA MADRE:  QUADRI IN CERCA D'AUTORE

 

Il caso della tela "Cacciata dei mercanti del tempio" del sec. XVII

 

Con la nota acribia dello studioso e la passione per la pittura siciliana "caravaggesca" che lo contraddistinguono, il nostro Claudio Benintende, artista e storico dell'arte, ci guida in questo nuovo, avventuroso viaggio all'interno di un capolavoro di pittura secentesca poco noto agli stessi leonfortesi. Si tratta della superba tela raffigurante la "Cacciata dei mercanti del tempio" custodita nella Sagrestia della Chiesa Madre. Ecco il testo che Claudio ci ha fatto gentilmente pervenire con le foto scattate da Giuseppe Guagliardo. Un profondo ringraziamento vada ad entrambi per il loro prezioso contributo.

<< Il quadro raffigurato nell’immagine (Fig. 1) è stato fotografato grazie all’autorizzazione data dal Parroco Don Carmelo Giunta. Tale quadro risulta citato in pochissime fonti. Quella che ne parla più in dettaglio è il testo di G. Mazzola*, che così riporta: "Nella sagrestia di detta Chiesa Madre. Il grandioso quadro rappresentante Gesù che caccia i Gesuiti dal tempio. In un piede di una panca capovolta, dipinta nello stesso quadro leggasi: MARCO ANTONIO P. Ma cosa significa? Forse l’autore che dipinse il quadro?". In un’ altra guida si legge: “ Pregevole grande tela ad olio raffigurante < La cacciata dal tempio > Di Giulio Romano (Sagrestia)”.

 

(Fig. 1)

 

Dalle fonti consultate, non risulta la presenza di un” Marcantonio” pittore nella Sicilia dei primi del 1600. Potrebbe trattarsi di un allievo della bottega di Giulio Romano, un certo Marcantonio Raimondi (1480-1534) ma questa ipotesi è poco sostenibile perché tale “ Marcantonio” era solo un bravo incisore del 1500 e quindi assai lontano dai modi e dallo stile della pittura caravaggesca del nostro quadro.

Siamo quindi, ancora oggi, in cerca di un autore per il quadro e di una possibile soluzione alla scritta che si intravede capovolta nello sgabello, e che voleva forse riferirsi all’autore del quadro o configurare altri significati nascosti. Il soggetto tratta la rappresentazione visiva del Vangelo secondo Giovanni:
"Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: "Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato". I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora".

In questa ricerca mi è stato d’aiuto il Prof. Filippo Musumeci, che ha provato ad elaborare l’immagine agli infrarossi (Fig 2-3) e che ha così tradotto la scritta: MARCOANTONIO.

 

  

(Fig 2-3)

 

Secondo il suo parere iniziale e in assenza di una ricerca bibliografica più approfondita, il dipinto intitolato "La cacciata dei mercanti del Tempio di Gerusalemme” presenta un impianto di matrice caravaggesca e ciò si evince più semplicemente nelle figure dei mercanti a sinistra e degli astanti a destra. La figura di Cristo, pur traendo spunto da modelli seicenteschi romani e lombardi, risente del Classicismo idealizzante dei Carracci.

A me piace pensare invece che sia un’opera di Mario Minniti, pittore di Siracusa attivo in Sicilia dal 1606 sino al 1640, amico e modello di Caravaggio, o della sua bottega. Nella biografia di Mario Minniti sulla Treccani per il quadro intitolato “ Il miracolo della vedova” raffigurato nell’immagine qui sotto (e da me riportato a fianco del quadro nella sagrestia della Chiesa Madre di Leonforte per un confronto stilistico) si legge quanto segue:

“ Una genuina matrice caravaggesca, più vicina al Caravaggio romano che a quello meridionale, è stata invece riconosciuta nella concitazione del gruppo degli astanti nella parte sinistra del dipinto e nell’impostazione chiaroscurale di molti brani.”

“la cura nella resa dei costumi, dalle tipiche sciarpe con le frange, ha richiamato la eleganza dei personaggi creati da Orazio Gentileschi. Una medesima impostazione luministica e dei particolari stilistici sovrapponibili: molti sono direttamente ispirati da opere o personaggi di Caravaggio, ma sono caratterizzati anche da ambientazioni e da una temperatura emotiva vicino al tardo manierismo toscano (riformato), ossia corretto alla luce delle nuove istanze naturalistiche e dei dettami della riforma tridentina delle immagini.” D. Spagnolo - Treccani- Minniti Mario.

Dal confronto dei due quadri e dei particolari (Fig. 4-5) a me sembra di intravedere l’utilizzo della stessa tavolozza cromatica, la cura e l’attenzione nella raffigurazione del panneggio di alcuni personaggi e la somiglianza formale della rappresentazione di alcuni visi, che farebbero pensare alla mano dello stesso pittore.

Sarebbe interessante poter raccogliere ulteriori considerazioni o pareri da parte di esperti o di semplici curiosi dell’arte sull’attribuzione del quadro e sull’interpretazione della scritta sullo sgabello>>.

Claudio Benintende, Milano 13/01/2017

(“Leonforte Da Amare” – Pagina Facebook - Dott. Gaetano Algozino)

 

(Fig. 4-5)

   

(Particolari)

 

 

 

CHIESA MADRE (CATTEDRALE)   

 

ARMONIA DELLE FORME E PERFETTA COMPIUTEZZA DEL BELLO ARTISTICO DI LEONFORTE

 

 

 

      

CHIESA MADRE (CATTEDRALE)

 

 

 

  

   

Facciate della Chiesa Madre (Cattedrale)

 

 

La chiesa, edificio di notevole dimensioni dall’eloquente facciata barocca, intitolata a San Giovanni Battista, fu costruita sul sito di una preesistente chiesetta dalla quale prende il nome, per volere della principessa Caterina Branciforti. I lavori, iniziati nel secondo decennio del ‘600, si protrassero fino al 1740. Presenta una facciata riccamente decorata e simmetrica nell’architettura. L’interno, a croce latina, con tre navate delimitate da colonne in marmo scuro dagli eleganti capitelli corinzi, è decorata con stucchi bianchi e dorati, realizzati da Pietro e Paolo D’Urso d’Acicatena. Nella navata centrale è collocato l’organo di Donato Del Piano; la navata sinistra accoglie la “vara” della Madonna del Carmelo, Patrona di Leonforte, mentre nella navata di destra è presente un altare barocco del S. S. Sacramento con un tabernacolo impreziosito da lapislazzuli e fregi in oro. La chiesa è ricca di affreschi e di tele. Nella sacrestia si conserva La Cacciata dal Tempio, pregevole opera pittorica di artista ignoto. Nell’oratorio la scultura lignea del Cristo Risorto attribuita al Quattrocchi. 

 

Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

 

  

Da sinistra: Interno Chiesa Madre  

(Interno della Chiesa Madre - Foto Ediz. V. Santoro - 1968)

 

 

    

 

Da sinistra: PIANETA BIANCA (sec. XVIII) - PIANETA BIANCA (sec. XVIII) - PIANETA verde (sec. XVIII)

 

 

 

      

       

Da sinistra: Santa Rosalia (**) - Lo svenimento della Vergine Maria

 

(**) 4 Settembre: SANTA ROSALIA

 

Il simulacro "leonfortese" di Santa Rosalia (sec. XVIII)
Oratorio Arciconfraternita SS. Sacramento

 

Rosalia Sinibaldi (o di Sinibaldo) nasce a Palermo intorno al 1128. La tradizione narra che mentre il conte Ruggero osservava il tramonto con sua moglie, la contessa Elvira, una figura gli apparve dicendogli: «Ruggero io ti annuncio che, per volere di Dio, nascerà nella casa di Sinibaldo, tuo congiunto, una rosa senza spine», per questo motivo pare che, poco tempo dopo, quando nacque alla bambina venne assegnato il nome Rosalia. Esiste un'altra tradizione che vede spettatori della visione Guglielmo II e sua moglie Margherita, ma ciò non sarebbe possibile: il 1128, presunta data di nascita di Rosalia, non coincide col regno di Guglielmo, che va dalla morte del padre Guglielmo I nel 1166 alla propria nel 1189. Nel 1128, siamo a due anni dell'incoronazione di Ruggero II, la Sicilia è ancora una Contea e Palermo sta per diventare capitale del Regno Normano d'Italia meridionale. Suo padre, il conte Sinibaldo, signore della Quisquina e del monte delle Rose (attuali territori di Santo Stefano Quisquina e Bivona, siti in provincia di Agrigento), faceva discendere la sua famiglia da Carlo Magno. Sua madre Maria Guiscardi era a sua volta di nobili origini e imparentata con la corte normanna. Da giovane visse in ricchezza presso la corte di re Ruggero, un giorno il conte Baldovino salvò il re Ruggero da un animale selvaggio che lo stava attaccando, il re volle ricambiarlo con un dono e Baldovino chiese in sposa Rosalia. La ragazza, all'indomani dell'offerta si presentò alla corte con le bionde trecce tagliate declinando l'offerta preferendo abbracciare la vita monastica. Inizialmente la ragazza si rifugiò presso il monastero delle Basiliane a Palermo, ma ben presto anche quel luogo fu troppo stretto a causa delle continue visite dei genitori e del promesso sposo che cercavano di dissuaderla dal suo intento. Decise quindi di trovare rifugio presso una grotta nei possedimenti del padre, che aveva visitato da fanciulla, presso Bivona. La sua fama intanto si diffuse presto e la grotta divenne luogo di pellegrinaggio. Un giorno la grotta fu trovata vuota e successivamente si venne a sapere che aveva deciso di tornare a Palermo occupando una grotta sul Monte Pellegrino per sfuggire ai pellegrini e trovare un rifugio silenzioso. Ma anche lì ben presto la sua fama la rese celebre ed iniziarono i pellegrinaggi. Il 4 settembre del 1165 venne trovata morta dai pellegrini.

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

(***) LO SVENIMENTO DELLA VERGINE MARIA ai piedi della Croce (Particolare della Deposizione di Gesù - Olio su tela sec. XVII Oratorio Arciconfraternita SS. Sacramento)

 

 

 

TRIONFI DEL LEZIOSO BAROCCHETTO SICULO



Il nostro affascinante e mirabolante viaggio 3D, sempre con le foto di Typical Sicily estratte dal sito round.me, quest'oggi ci porta all'interno della Chiesa Madre. La sua fondazione risale al 1611, esattamente un anno dopo la "licentia populandi" con la quale la Corona Reale di Spagna autorizzò il Principe Nicolò Placido Branciforti ad edificare il nuovo "oppidum" di Leonforte. Completata nel XVIII secolo, sotto gli auspici del munifico Principe Ercole Branciforti Naselli, la Chiesa Madre, dedicata a San Giovanni Battista, è un trionfo di quel lezioso barocchetto in stile siculo che, imitando le grandi costruzioni del barocco romano, si sviluppò ampiamente nell'entroterra isolano. Ciò che colpisce è la perfetta armonia degli elementi architettonici unita ad una stravaganza, tutta sicula, che indulge nella descrizione di simboli nascosti e di decorazioni floreali. L'abbacinante splendore del bianco conferisce a tutto lo spazio sacro un non so che di salottiera, gaia e solenne semplicità. I putti paiono danzare creando delle mirabili traiettorie lungo gli archi delle navate, i capitelli corinzi con foglie di acanto dorato elevano all'Eterno l'inno di lode, mentre le spoglie e possenti colonne di marmo sembrano un relitto di tempi greci. Come scrisse il noto studioso inglese del barocco siciliano, Antony Blunt, "le Chiese di Sicilia non sono altro che mirabili e leziosi ricami di pietra". Dentro questi ricami gioiosamente ci immergiamo!

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

 

CHIESA MADRE (MATRICE)

 

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

 

 

Chiesa Madre                 

 

La Madonna del Carmelo

 

    

  

 

Primi piani della Madonna del Carmelo, nostra protettrice

 

 

I tradizionali 101 COLPI A CANNONE salutato MARIA SS del CARMELO quale REGINA di Leonforte. Tradizionalmente, infatti, l'arrivo di un regnante in una città era salutato con un numero di colpi di cannone a salve che variava a seconda dell'importanza. Solo per l'Imperatore i colpi erano 101, cioè il massimo. Dal 1771 fino a metà del '900 i colpi a cannone per la festa patronale furono sparati dai bastioni di Palazzo Branciforti.  - (Giovanna Maria)

 

 

https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/hphotos-xpf1/v/t1.0-9/10557213_513641848769468_4873639790455506077_n.jpg?oh=1b51d4e6995851e94a1aead15d449eda&oe=56C0CC22    

 

Primi piani della Madonna del Carmelo, nostra protettrice

 

 

    

 

 

Fino agli anni '70, in onore della PATRONA, in Matrice 'U PARATURARU con grande maestria "parava" il colonnato, l'altare maggiore e la porta grande con sfarzosi drappi di broccato, scelti dal Comitato della festa, secondo il gusto, ma soprattutto secondo la disponibilità economica, frutto della questua che si faceva porta a porta nei mesi precedenti. Era una magnificenza, così come la "bardatura" della mula che durante la processione portava il suo carico di frumento.

 

(Giovanna Maria)

 

 

 

      

 

 

 

       

 

Primi piani della Madonna del Carmelo, nostra protettrice

 

 

 

    

 

Primi piani della Madonna del Carmelo, nostra protettrice

 

 

 

     

Da sinistra: Simulacro Madonna del Carmelo (sec. XIX - Foto Mazzara, 2012) - SABBATINI D’A MATRI ‘U CARMINU

 

 

 

 

         

 

Da sinistra: Immaginetta Madonna del Carmelo - Novena Madonna del Carmelo

 

 

 

     

        

Da sinistra: Gli ori della Madonna del Carmelo (oreficeria siciliana del sec. XIX - Foto Risicato, 1996)

 

 

Proclamata nel 1771 Patrona di Leonforte dal vescovo di Catania Mons. Ventimiglia, la Madonna del Carmelo resta ancora oggi la più Onorata e venerata dei leonfortesi. Come è noto, secondo il calendario liturgico la festività in onore di M. SS. DEL CARMELO ricorrono il 16 luglio; a Leonforte tali celebrazioni furono posticipati di un mese esatto: il 16 agosto. Fu così stabilito affinché anche i contadini, impegnati nel faticoso lavoro di raccolta del grano, potessero parteciparvi. Francesco Buscemi (Storico)

                                                                                                                                                                

Quando nel XVII sec. scoppiò la peste a Napoli, dopo poco tempo si propago anche in buona parte della Sicilia. Sembra però che Leonforte scampò a quel pericolo. La tradizione popolare e religiosa attribuì l’evitato contagio alla Madonna del Carmelo.

 

 

      

                     

Chiesa Madre

 

 

        

CORO LIGNEO Chiesa Madre (sec. XVII) * (Dott. Gaetano Algozino - “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

Particolare di mostro sacro o mitologico (leone ruggente rannicchiato) - Posto d'onore capitolo canonicale del Principe Branciforti

IN FORTITUDINE BRACCHII TUI Stemma gentilizio dei Branciforti Cappella SS. Sacramento - Chiesa Madre (sec. XVIII)

 

 

 

       

Chiesa Madre

 

  

 

  

Chiesa Madre

 

 

 

  

 

Il 7 Ottobre Madonna del Rosario (Foto al centro). In matrice, lato sacrestia, un bel gruppo statuario con la Madonna che offre un rosario a San Domenico Guzman fondatore dell’ordine domenicano e a Santa Caterina da Siena.

 

«Il rosario o salterio della beatissima vergine Maria è un modo piissimo di orazione e di preghiera a Dio, modo facile alla portata di tutti, che consiste nel lodare la stessa beatissima Vergine ripetendo il saluto angelico, per centocinquanta volte, quanti sono i salmi del salterio di David, interponendo ad ogni decina la preghiera del Signore, con determinate meditazioni illustranti l'intera vita del Signore nostro Gesù Cristo» Papa Pio V , 1569. - (Giovanna Maria)

 

 

 

      

Chiesa Madre

 

 

 

       

Da sinistra:  Madonna del Rosario (Gruppo ligneo del sec. XVII - Foto Giovanni Mazzara)

 

 

 

     

Da sinistra: Mascherone allegorico (Pulpito Chiesa Madre Scultura in marmo locale - sec. XVII) - Gruppo scultoreo (Altare dell'Addolorata - 1772 - Chiesa Madre "San Giovanni Battista") (*)

 

(*) Gli angeli reggono il cartiglio con l'iscrizione "MEDICINA DEI", traduzione latina del nome ebraico RAFFAELE, che significa appunto Medicina di Dio. L'altare era infatti dedicato all'Arcangelo San Raffaele, di cui probabilmente si venerava una tela al posto dell'attuale raffigurante la Beata Vergine Addolorata.

 

 

      

Il coro ligneo della Chiesa Madre (sec. XVII - XVIII)

 

 

     

Il coro ligneo della Chiesa Madre (sec. XVII - XVIII)

 

 

     

Il coro ligneo della Chiesa Madre (sec. XVII - XVIII)

 

 

 

     

 

CORO LIGNEO Chiesa Madre (sec. XVII)

 

Particolare di mostro sacro o mitologico (leone ruggente rannicchiato?) - Posto d'onore capitolo canonicale del Principe Branciforti

 

(Dott. Gaetano Algozino da Leonforte DA Amare - pag. Fb)

 

 

   

Lo splendido simulacro del Cristo risorto restaurato

 

 

   

L’organo della Chiesa Madre

 

    

 

Da sinistra: Iconografia di San Giuseppe (Simulacro di San Giuseppe (sec. XVIII) Chiesa Madre) - TU ES PETRUS! Il San Pietro "leonfortese" (*)

(*) Nel giorno in cui la Chiesa cattolica gioisce per l'elezione del 266° successore di Pietro, Papa Francesco I, anche la fedelissima e cattolicissima LEONFORTE vuole stringersi idealmente al suo Pastore Supremo con la preghiera, l'affetto e la comunione fraterna.  Simulacro di San Pietro, opera di Carmelo Bruno (Lecce 1934), custodito nell'Oratorio dell'Arciconfraternita del SS. Sacramento in Leonforte.

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte Da amare”  - Pag. Fb)

 

 

     

Chiesa Madre

 

     

Chiesa Madre

 

     

 

 

   

Chiesa Madre

 

    

Foto al centro: TESTA DI PUTTO O DI GORGONE (Elegante stucco settecentesco con bagni d'oro  - Altare S. Giuseppe - Chiesa Madre (*)

(*) Capitello a foglia di acanto riporta - sec. XVII (Dott. Gaetano Algozino)

 

         

Da sinistra: Madonna del Rosario - Finestra-loggia centrale in pietra grigia di San Giovanni Chiesa Madre San Giovanni Battista (sec. XVII)

 

 

  

TABERNACOLO BAROCCO CON BALDACCHINO (Altare del SS. Sacramento, Chiesa Madre (XVII-XVIII sec.)

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

     

Fastose preziosità barocche - Cappella SS. Sacramento - Chiesa Madre (sec. XVII-XV

Leonforte DA Amare (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

   

 

 

      

CHIESA MADRE

 

 

      

CHIESA MADRE

 

 

    

Visione d’insieme: Dalla collina di Santa Croce ai contrafforti decorativi della facciata della Chiesa Madre

 

 

 

CHIESA MADRE

    

 

     

Iscrizione lapidaria - Chiesa Madre (1659)

 

 

 

  

Da sinistra: Sacrestia/Sagrestia o Sacristia (in essa avviene la vestizione dei ministri del culto) - Santa Lucia - Madonna del Carmelo

 

 

CHIESA MADRE

 

 

 

CHIESA MADRE

 

 

   

Da sinistra: Ingresso secondario - VERE LOCUS ISTE SANCTUS EST! (*)

 

(*) Il blasone-medaglione della Chiesa Madre, posto proprio nel punto centrale dell'arco presbiterale, segnava lo spazio di separazione del "Sancta sanctorum" dall'aula liturgica dei fedeli. "Veramente questo luogo è santo": è un versetto del cap. 28 dell'Epistola di San Giacomo   

 

  

 

La Madonna del Carmelo

 

 

  

MADONNA DEL CARMELO - CHIESA MADRE

 

 

   

Da sinistra: MASCHERONE ALLEGORICO - Pulpito Chiesa Madre Scultura in marmo locale (sec. XVII) - GRUPPO SCULTOREO Altare dell'Addolorata (1772) 
Chiesa Madre "San Giovanni Battista. Gli angeli reggono il cartiglio con l'iscrizione "MEDICINA DEI", traduzione latina del nome ebraico RAFFAELE, che significa appunto Medicina di Dio. L'altare era infatti dedicato all'Arcangelo San Raffaele, di cui probabilmente si venerava una tela al posto dell'attuale raffigurante la Beata Vergine Addolorata. EOMETRICI ESERCIZI DI STILE  - Volte e cupola della Chiesa Madre (secc. XVII-XVIII) 

Leonforte DA Amare” (Pag. Facebook) - Dott. Gaetano Algozino

 

   

Da sinistra: Testa di Putto o di Gorgone - Elegante stucco settecentesco con bagni d'oro Altare S. Giuseppe - Eleganti "FASTI" Barocchi - Interno della Chiesa Madre

 

 

 

       

SUBLIME CROCIFISSIONE di probabile scuola romana - Chiesa Madre, Cappella del Cristo morto (sec. XVII)

 


    

CHIESA MADRE

 

  

Da sinistra: Supplica alla Madonna di Pompei - (*)

 

(*) Per tantissimi decenni in Matrice questa statua fu nascosta alla vista dal quadro di San Giovanni che oggi sovrasta l'altare maggiore. Fu scoperta quando, ottenuto il finanziamento del restauro del quadro, chiesto da Mons. Laneri e arrivato dopo la sua morte, gli esperti restauratori palermitani vennero a rimuoverlo e lo trovarono ripiegato su se stesso per assumere le misure della nicchia. Verosimilmente la statua proveniva dalla Chiesa di Maria SS dell'Udienza che fino a tutto il '700 esisteva vicino alla fontana della Favarotta e le cui suppellettili e la campana, dopo la demolizione, furono portate in Matrice. (Leonforte da Amare)

 

 

Da sinistra: CHIESA MADRE - IL CAMPANILE

 

 

 

 

CHIESA MADRE (Matrice)

 

 

(Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”) A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

 

   

Particolari Chiesa Madre (Matrice) Leonforte

(Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”)

 

 

 

       

Particolari Chiesa Madre (Matrice) Leonforte

(Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”)

 

 

 

  

Particolari Chiesa Madre (Matrice) Leonforte

(Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”)

 

 

 

    

Particolari Chiesa Madre (Matrice) Leonforte - (Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”)

 

             

Chiesa Madre (Matrice) Leonforte “IL CAMPANILE” (Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”) -

 

 

 

         

CHIESA MADRE

 

 

 

 

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CHIESA MADRE

 

Oratorio del SS Sacramento

 

 

 

 

  

CHIESA MADRE: Oratorio del SS Sacramento

 

 

CHIESA MADRE: Oratorio del SS Sacramento

 

 

 

CHIESA MADRE: Oratorio del SS Sacramento

 

 

    

CHIESA MADRE: Oratorio del SS Sacramento

 

 

   

CHIESA MADRE: Oratorio del SS Sacramento

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI   

 

Qui c’è la storia di Leonforte

 

(“Leonforte DA Amare” Pag. Facebook - Dott. Gaetano Algozino, storico della Chiesa)

 

 

 

           

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

 

  

L'EPICENTRO del Principato dei Branciforti
Chiesa-Convento-Piano dei Cappuccini (XVII sec.)

 

 

 

 

 

Questa chiesa, usata dalla famiglia Branciforti come cappella funeraria, contiene al suo interno diverse opere artistiche di grande valore tra cui L’elezione ad Apostolo di Mattia, attribuita all’artista Pietro Novelli. Oltre a questo, avrete la possibilità di visitare le tombe di Nicolò Placido Branciforti e sua moglie, la Principessa Caterina.  (Da Sicilyfe.eu)

 

 

 

 

Per ringraziare e sostenere i frati minori cappuccini dell’ordine di S. Francesco, prodighi nel sostegno agli appestati del 1624-25, il principe N. Placido Branciforti fece costruire il convento che poteva vantare una trentina di celle e una biblioteca incrementata con generose donazioni della principessa Beatrice, moglie del principe Ercole Branciforti. Il conte G. Calogero Li Destri, all’indomani della soppressione degli ordini religiosi che trasferiva allo Stato i beni ecclesiastici come questo, si oppose al provvedimento, riuscendo anni dopo ad averla vinta: concesse così il convento ai padri cappuccini i quali lo riscattarono definitivamente. Lo stile è semplice, quasi rustico. La piazza che lo ospita esibisce una statua in bronzo di S. Francesco. All’interno sul cortile di forma quadrata con al centro una cisterna, si aprivano la cucina, la cantina e il refettorio che oggi ospita la biblioteca comunale e i suoi 14837 volumi. Al primo piano le celle occupate dai frati fino a qualche anno or sono. Questi locali oggi sono adibiti ad uffici del Settore Cultura del Comune. Contigua al convento e rustica come lui, la chiesa che ospita la cappella funeraria della famiglia Branciforti, voluta dal principe N. Placido. E’ considerata il sacrario della memoria storica e della identità culturale di Leonforte. Ai piedi dell’altare maggiore si trova la tomba del principe N. Placido Branciforti, con lapide in bronzo, ove è indicata la data della sua morte
avvenuta il 16 settembre 1661. Nella cripta la sepoltura di Giuseppe Branciforti secondo, principe di Leonforte, la moglie Caterina e i figli Melchiorre e Baldassarre. Nella navata laterale si trova il sarcofago, in marmo nero di Lidia, della Principessa Caterina, moglie di N. Placido Branciforti, morta nel 1634 a soli 42 anni di età. Da non perdere il quadro del pittore monrealese Pietro Novelli (scuola caravaggesca) raffigurante “L’Elezione di S. Mattia ad apostolo” realizzato in data anteriore al 1632.

 

Piazza Cappuccini, Leonforte (EN)

Fonte: “Distretto Turistico Dea di Morgantina” A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

       

 

 

La Chiesa dei Cappuccini (di stile francescano) fu fatta costruire da Nicolò Placido Branciforti, Principe e fondatore di Leonforte, nell’anno 1630. La  Chiesa fu prescelta dal fondatore quale Cappella Funeraria di famiglia e pertanto fu donata di numerose opere d’arte ed arredi di valori, su tutti la tela di  Pietro Novelli (L’elezione di Mattia ad Apostolo), tanta cara al critico d’arte Vittorio Sgarbi, che se né innamorò durante un suo passaggio a Leonforte.

 

 

L’altare maggiore adornato da un regale tabernacolo ligneo e sovrastato dal quadro di Pietro Novelli detto il Monrealese, massimo pittore siciliano dopo Antonello da Messina.

 

 

   

SINTESI DEL BAROCCO EUROPEO:
L'elezione all'apostolato di San Mattia
Pietro Novelli detto il "monrealese"(sec. XVII) 
Chiesa dei Frati Minori Cappuccini

 

 

  

Da sinistra: Prospetto principale del Convento

 

 

 

  

Da sinistra: Particolare colonna Mausoleo Principessa Caterina Branciforti Chiesa dei Frati Cappuccini (foto Sergio Rossino)  Pranzo al Convento dei Cappuccini Leonforte, 1932 – Archivio fotografico F. Buscemi

 

 

 

    

 

Chiave di volta - cartiglio in pietra scolpita - Chiesa dei Frati Cappuccini - Geometrie del silenzioIl Chiostro dei Frati Cappuccini” (sec. XVII)

 

(“Leonforte DA Amare” - Pag. Fb - Gaetano Algozino)

 

 

 

           

TESORI NASCOSTI DI LEONFORTE: Il Telo “quaresimale” dei Cappuccini - sec. XVII)

 

 

Il telo raffigurante la Crocifissione di Cristo (secc. XVII-XVIII) rimane sempre nascosto perché arrotolato in cima alla grande cornice intagliata in ebano, che contiene la più nota tela di Pietro Novelli de "L'Elezione di Mattia all'apostolato". Fino agli anni '30-40 del secolo scorso la tela veniva esposta alla venerazione dei fedeli dal Mercoledì delle Ceneri fino al Venerdì Santo, cioè per tutto il periodo di Quaresima e di Passione.  Una simile usanza è ancora in auge in alcune chiese di Palermo; degna di nota è l'immensa tela che viene calata nell'altare maggiore della monumentale Chiesa di San Domenico.  Il rito è di chiara origine spagnola; sul suo significato diverse sono le ipotesi e non esistendo studi specifici alcuni studiosi hanno dato diverse chiavi di lettura. Si ritrova un tale uso in Germania nel secolo IX. All'inizio della Quaresima dinanzi all'altare veniva steso un velo detto Hungertuch (panno della fame) per avvertire i fedeli del periodo di penitenza che veniva rimosso alle parole del Passio "Velum Templi scissum est". Siccome in altre parti tale telo veniva rimosso il Sabato Santo durante la liturgia della luce del cereo pasquale, lo storico Thurston assegna a tale velo il ricordo dell'antica espulsione dei penitenti dalla Chiesa. Essi con l'imposizione delle ceneri non vennero più espulsi, ma per penitenza si volle nascondere loro la vista dell'altare fino a che nella Pasqua non si fossero riconciliati con Dio.  La caratteristica di questa tela è data dal fatto che rappresenta la Crocifissione di Cristo, e costituisce un unicum a Leonforte. Tutta l'attenzione dei fedeli veniva polarizzata sull'evento centrale della fede cristiana, il sacrificio del Golgota, che diventava motivo di ispirazione per innumerevoli orazioni pubbliche e private, poesie, detti, lamenti. Proprio a partire dal Mercoledì delle Ceneri le note melanconiche del lamientu costituivano l'unico leitmotiv musicale che riempiva tutti gli spazi sonori della Quaresima leonfortese. Dall'unanime testimonianza degli anziani emerge che il lamento, ora denominato Populo meo ora Credu regali o regalatu, constava di 44 parti in ottava eseguite per ogni giorno della Quaresima.  - (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

OSTENSIONE DEL TELO QUARESIMALE AI CAPPUCCINI

 

Il 13 febbraio, MERCOLEDI’ DELLE CENERI, giorno d'inizio dell'itinerario quaresimale, nella Chiesa dei Frati Cappuccini in Leonforte si ripeterà un'antica cerimonia, rimossa da più di 100 anni. Il rito, di lontana ascendenza palermitana e sicuramente portato a Leonforte dai Branciforti, un tempo denominato "calata da tila", è ampiamente documentato nei vari cerimoniali e inventari del XVIII secolo conservati nell'Archivio storico del Convento, ora depositati presso l'Archivio Provinciale dei Frati Cappuccini di Siracusa, alla cui provincia monastica Leonforte appartenne fin dalla fondazione del suo Convento nel 1627. Si tratta dell'ostensione di una tela raffigurante la Crocifissione di Cristo che rimane nascosta tutto l'anno, perché di norma arrotolata e riposta nella parte superiore della sublime tela di Pietro Novelli, l'Elezione di Mattia all'apostolato, che campeggia nell'altare maggiore, racchiusa in un'artistica cornice intagliata di ebano.  Il rito, che ancor oggi si ripete nella monumentale chiesa di San Domenico in Palermo, è di chiara origine spagnola; sul suo significato diverse sono le ipotesi e non esistendo studi specifici alcuni studiosi hanno dato diverse chiavi di lettura. Si ritrova un tale uso in Germania nel secolo IX. All'inizio della Quaresima dinanzi all'altare veniva steso un velo detto Hungertuch (panno della fame) per avvertire i fedeli del periodo di penitenza che veniva rimosso alle parole del Passio Velum Templi scissum est. Siccome in altre parti tale telo veniva rimosso il Sabato Santo durante la liturgia della luce del cereo pasquale, lo storico Thurston assegna a tale velo il ricordo dell'antica espulsione dei penitenti dalla Chiesa. Essi con l'imposizione delle ceneri non vennero più espulsi, ma per penitenza si volle nascondere loro la vista dell'altare fino a che nella Pasqua non si fossero riconciliati con Dio. La tela rappresenta la Crocifissione di Cristo, e costituisce un unicum a Leonforte. Tutta l'attenzione dei fedeli veniva polarizzata sull'evento centrale della fede cristiana, il sacrificio del Golgota, che diventava motivo di ispirazione per innumerevoli orazioni pubbliche e private, poesie, detti, lamenti. Proprio a partire dal Mercoledì delle Ceneri le note melanconiche del lamientu costituivano l'unico leitmotiv musicale che riempiva tutti gli spazi sonori della Quaresima leonfortese.  - (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

    

 

 

 

 

UN RARO MANOSCRITTO FILOSOFICO DEL XVII sec.

Manoscritto filosofico autografo di Padre Vito da Leonforte, sacerdote cappuccino (1730), proveniente dallo "scriptorium" del Convento dei Cappuccini.

Si tratta di un compendio scolastico di filosofia scotista. (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

  

 

Da sinistra:  Tabernacolo del settecento sullo sfondo il quadro di Pietro Novelli (L’elezione di Mattia ad Apostolo) - Il signor Stefano Minni con Padre Cesare Montalto - Chiesa Cappuccini - Il Presidente Ass. Frati Cappuccini Dott. G. Algozino

 

 

 

Leonforte possiede tre magnifici Horti che la resero famosa nei secoli XVII e XVII: il Giardino Grande o Orto Botanico, l’Horto e la Spezieria dei Frati del Terz’Ordine Regolare e l’Horto e la Silva medica dei Frati Cappuccini

 

 

 

       

 

** LEONE O DRAGO? - *** SCENOGRAFICA E SOLENNE PALA D'ALTARE

LEONE O DRAGO?

 

Possibili variazioni sul tema dello stemma dei Branciforti
Scultura lignea incastonata nell'Armadio della Sacrestia dei Cappuccini (1759)

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

*** SCENOGRAFICA E SOLENNE PALA D'ALTARE 

 

Ignoto siciliano del sec. XVIII, San Lorenzo da Brindisi, olio su tela. Fino al 1963-64 la pala era esposta nella Chiesa dei Frati Cappuccini, nell'altare dedicato al grande predicatore dottore della Chiesa, il cappuccino San Lorenzo da Brindisi, vissuto nel XVII sec. Successivamente ai lavori di restauro e rifacimento di Chiesa e Convento, fu collocato nel Coro dei Frati, ove rimase fino al 1998. Degnamente restaurato e collocato in un'artistica cornice realizzata all'uopo, si trova esposto nello splendido Museo-Pinacoteca dei Frati Cappuccini di Caltagirone (CT).

 

 

          

Da sinistra: Padre Cesare  Montalto - Mausoleo dei Branciforti (*)

 

 

“… Leonforte è un luogo da segnalare perché nella chiesa dei Cappuccini vi è un quadro che rappresenta un vertice della pittura siciliana: la Pentecoste di Pietro Novelli (discepolo del Caravaggio), cioè a dire la sintesi della più grande cultura barocca italiana ed europea. Pertanto il paese di Nicolò Placido Branciforti si può ritenere una capitale del Barocco italiano”. (Vittorio Sgarbi)

 

(*) Mausoleo dei Branciforti, custodisce un’interessante cappella decorata da un prezioso portale d’alabastro cutugnino, scolpito da G. Gallina nel 1647, che fa da cornice al sarcofago della principessa Caterina Branciforti morta nel 1634 a soli 42 anni. L’elegante tumulo in marmo di Portovenere fu commissionato dal marito nel 1635 allo scultorelombardo G.G. Cirasolo, allora operante a Palermo, su modello di quello del principe di Trabia, suo avo materno, custodito nella chiesa di S. Zita a Palermo.

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

L'Elezione di Mattia all'apostolato (1640-1642) di Giovanni Pietro Novelli.

 

Olio su tela, cm 390x278

Custodito presso la Chiesa dei Frati Minori Cappuccini di Leonforte

 

 

  

 

Da sinistra: Il quadro di Pietro Novelli, tanto caro a Vittorio Sgarbi - Didascalie a cura di Claudio Benintende “Storico dell’arte leonfortese”

 

 

 

 

 

Didascalie a cura di Claudio Benintende “Storico dell’arte leonfortese”

 

 

 

Didascalie a cura di Claudio Benintende “Storico dell’arte leonfortese”

 

 

 

         

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

Elezione di Mattia all'Apostolato - (Pietro Novelli detto il monrealese 1640)

 

 

       

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

Elezione di Mattia all'Apostolato - (Pietro Novelli detto il monrealese 1640)

 

 

       

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

  

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI  (nella foto al centro Padre Filippo Rubulotta)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI:  SCRITTI

 

 

 

      

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI:  SCRITTI

 

 

 

                                                                                                                                                                    

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI:  SCRITTI

 

 

 

          

IL SANT'ANTONIO "DIMENTICATO" (*) - L’assunzione della Vergine Maria al cielo (**)

 

Tela di S. Antonio di Padova - Chiesa dei Cappuccini

 

(*) Di autore ignoto del sec. XVII la tela ricorda uno dei fatti che si narrano nella vita del Santo: il Bambino Gesù che si intrattiene a conversare con Antonio.  Il culto in onore del Santo di Padova è stato curato dai Frati cappuccini fin dalle origini della borgata di Leonforte, tenendo conto dell'Altare costruito originariamente nella navata principale della Chiesa. Pare che non risulta che i frati abbiano curato la Festa esterna del Santo, anche perché nel 1634-1636, a Leonforte, per devozione di Donna Caterina Branciforti e Nicolò Placido Branciforti, fu costruita una chiesa che ancora esiste, dedicata al Santo dei miracoli, come rilevasi dalla lapide commemorativa della costruzione.  (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

(**) Una festa che riprende la sua centralità. L'Assunzione della Vergine Maria al Cielo e ' la prefigurazione del destino dell'umanità: il cielo.
Ai Cappuccini di Leonforte la Festa dell'Assunta è nel cuore dei leonfortesi memori dell'antica magnificenza.  
(Turi Algozino)

 

 

 

     

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

Da sinistra: Cripta Branciforti Chiesa dei Cappuccini - IL "RITORNO" della Natività ai Cappuccini di Leonforte (*). Dopo 37 lunghi anni di "latitanza", a seguito di un trafugamento da parte di ignoti, è ritornata proprio in questi giorni una copia della pregevole NATIVITA' del sec. XVII, attribuita da Claudio Benintende a Pietro d'Asaro detto il "Monocolo" di Racalmuto, pittore di scuola caravaggesca.

 

(*) TESORI D'ARTE TRAFUGATI A LEONFORTE

Il caso della Natività di scuola caravaggesca (sec. XVII)

Questa pregevole tela d'autore ignoto, sicuramente della scuola siciliana del Caravaggio, fino al 1975 - anno in cui è stata trafugata da ignoti - adornava l'arco posto a destra dell'Altare maggiore della Chiesa dei Cappuccini, che immette nel mausoleo della Principessa Caterina Branciforti. Meglio conosciuta dal popolo come "Madonna delle Grazie" la tela raffigura la Natività del Signore. Al centro domina la scena la Vergine Maria che con la mano sinistra regge il piccolo San Giovanni Battista e con la mano destra tiene il lembo di un candido velo su cui appoggia la testa il Bambin Gesù. Quest'ultimo, adagiato su lenzuoli e cuscini damascati, sembra richiamare più la postura e le sembianze di un cadavere che di un bambino addormentato. Accanto alla Vergine, in posizione orante con le mani giunte sul petto, San Francesco d'Assisi con il caratteristico saio marrone. Alle spalle dei personaggi si ergono le rovine di un tempio pagano. Alla scena, di una serenità e di un candore tutto francescano, fa da sfondo un delizioso paesaggio agreste.  Fino al 1959 si trovava in un altare ligneo posto nella navata laterale (o falsa navata). L'opera si potrebbe annoverare a pieno titolo tra i capolavori del barocco siciliano, costituendo essa un ottimo saggio di estro pittorico unito ad un velato simbolismo di morte e rinascita dell'uomo. La tela portava, a sinistra in basso, un sigillo in ceralacca. - (“Leonforte Da Amare” - Pag. Facebook) 

 

 

La Chiesa dei Padri Cappuccini conserva i resti della Principessa Caterina Branciforti in una grande tomba  (foto in alto a sinistra) in marmo pregiato, alla destra della navata centrale

 

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI: Alcuni scatti artistici della Cripta dei Branciforti

 

2° Foto da sinistra: Particolare di ANGELO dal sepolcro di Giuseppe Branciforti Cripta dei Cappuccini (seconda metà del sec. XVII)

                                                                                                    

 

      

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI: Alcuni scatti artistici della Cripta dei Branciforti

 

Da sinistra: IN FORTITUDINE BRACCHII TUI…  Stemma gentilizio della famiglia Branciforti (2 foto) - Cripta Branciforti Chiesa dei Cappuccini

 

 

 

      

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

  

 

 

Sacerdote Padre Cesare Alfonso Maria Montalto (Padre Guardiano). Egli nacque a Leonforte (EN) il 26 Luglio 1917 e fu ordinato sacerdote l’11 agosto 1940. Svolse il suo apostolato nei Conventi di Gela, Siracusa, ad Augusta e Mazzarino. Nel 1956 tornò nella sua Leonforte e cominciò a frequentare l’ospedale Ferro - Branciforti - Capra, per confortare quanti erano costretti al ricovero, naturalmente per motivi di salute. Nel 1957, Padre Cesare fu nominato Cappellano del nosocomio. Ottenne anche lo Speciale del premio letterario Città di Leonforte. E’ morto il 20 aprile 1992, compianto da tutti. (Melo Pontorno)

 

                                                                                                                                                                                                              

  

Da sinistra: La splendida lastra tombale del sarcofago di Caterina Branciforti  Chiesa dei Frati Cappuccini, sec. XVII (Foto S. Rossino) - Il Trittico del giudizio universale (*)

 

Da recenti ricerche effettuate presso l'Archivio di Stato di Palermo si è risaliti alla bolla di commissione dell'opera. Il suddetto sarcofago o monumento funebre, contenente le spoglie mortali della Principessa Caterina Branciforti Barrese, moglie del I Principe fondatore di Leonforte, fu realizzato come dice l'antico documento del '600 <<da Gian Giacomo CERASOLO in pietra nigra di Porto Venere con venatura gialina>>. Fino alle soppressioni ecclesiastiche del 1870-80, tutta l'area sepolcrale dei Branciforti (Tomba del Principe-Tomba della Principessa-Cripta sotterranea) costituiva uno spazio sacro accessibile solo a pochi eletti (clero, nobili e dignitari di corte). Il superbo monumento funebre è preceduto da un artistico arco in marmo locale con festoni e motivi vegetali che si intrecciano agli stemmi araldici dei Branciforti. Alle spalle, dentro la nicchia esagonale, si trovava esposto fino al 1912, anno del suo trafugamento, il prezioso quadretto contornato di diamanti raffigurante LA FUGA IN EGITTO, unanimemente attribuito a Raffaello o a qualche diretto discepolo della sua scuola (Vito Amico ne attribuisce la paternità al Cavalier d'Arpino). Questo delizioso quadretto, insieme alla lettera impressa a caratteri d'oro sulla parete dell'altare, si ritiene che siano stati il dono di nozze ai principi Branciforti da parte di Papa Urbano VIII. Il complesso funebre, nonostante gli stravolgimenti e i cambiamenti cui fu soggetto nel corso dei secoli, conserva tuttora uno straordinario fascino sacrale inducendo il turista o il devoto alla contemplazione delle realtà ultime, dei cosiddetti "novissimi" (Inferno-Purgatorio-Paradiso), di cui la Chiesa dei Cappuccini è segno, simbolo e incarnazione architettonica.

(*) L’attuale proprietario del TRITTICO è il dott. Giuseppe Marano di Roma (l’opera fu venduta dagli eredi Li Destri il 24 febbraio 1990, attraverso trattativa privata.

 

 

Da sinistra: Mausoleo di Caterina Branciforti  - Antica finestra conventuale (Conv. Frati Cappuccini)



  

Da sinistra: Portale in alabastro - Convento dei Cappuccini

 

 

La Chiesa e il Convento dei Cappuccini furono costruiti tra il 1630 e il 1632. Nel ricordo dei leonfortesi questi monumenti e lo slargo che sta avanti sono legati alla festa de "u 'ncuontru". Il giorno di Pasqua la Madonna, la Maddalena e gli Apostoli vanno incontro al Cristo risorto che appare nella penombra dell'ingresso della Chiesa.  Questa ricorrenza che avveniva quasi sempre in una mattinata di sole richiamava tutta la comunità in quello spiazzo dove le fanciulle con i vestiti nuovi e gli scialli dai colori primaverili erano oggetto dell'attenzione dei "picciotti".  I giovani a loro volta speravano di richiamare l'interesse delle ragazze estrinsecando la loro forza e la loro abilità con le manovre delle "vare" e gli sventolii degli stendardi.  (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

 

   

Locandine: “Storia paesana” Giovanna Maria

 

   

UN PREZIOSO SIMULACRO di squisita fattura francese


La Statua di Nostra Signora del S. Cuore di Gesù nella Chiesa dei Frati Minori Cappuccini                         

 

(Locandine di “Storia paesana” - Giovanna Maria)

 

 

<<Altare di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù. Maria che dispone del Cuore del Figlio. Il Figlio con la manina indica la Madre. Statua in gesso; opera d'una Ditta Francese, riportata da una targa affissa alla base della statua. Comprata nel 1899 da Padre Luigi da Leonforte, Padre Serafino Parano da Leonforte, Padre Daniele Santangelo da Leonforte, Fra Giuseppe Mangione, Fra Santo Vaccalluzzo ed altri Frati. Si narra che, quando la statua arrivò alla Stazione Ferroviaria dell'attuale Pirato, sulla linea Catania-Palermo, allora chiamata "Leonforte", un lungo corteo di Leonfortesi portò in trionfo la Madonna dalla detta Stazione sino a Leonforte, tra canti, preghiere, musiche e bombe. Il fatto è ricordato da qualche persona anziana che allora partecipò a questo corteo trionfale, vestita di bianca, come "virginedda". Venerata con culto solenne, specialmente durante il mese di Maggio, con predicazione, canti tradizionali, solenne Festa conclusiva del mese con Processione, fuochi pirotecnici, stendardi, musiche e tammurinu.  Va ricordato che nel 1899 fu istituita l'Arciconfraternita di Nostra Signora del Sacro Cuore. Nell'Archivio del Convento si conservano un nutrito carteggio e vari elenchi di Associati. Il 16 Maggio 1899, la Statua arrivò alla Dogana di Catania; ed il 26 Maggio 1899 Mons. Bernardo Cozzucli, Vescovo di Nicosia, firmò il Decreto di Erezione della Congregazione di Nostra Signora del Sacro Cuore, con sede nella Chiesa dei Cappuccini di Leonforte>> Foto e Testo estratti da: CESARE M. A. MONTALTO, Chiesa e Conventi S. Giuseppe dei Frati Minori Cappuccini Leonforte, Edizioni Marconi, Genova 1990, pp. 21-22

 

 

      

La CHIESA DEI CAPPUCCINI (*) - IL "RITORNO" della Natività ai Cappuccini di Leonforte  (**)

 

(*) Prima degli sventramenti e dei rifacimenti del 1960-65 (Foto archivio Dr. Francesco Buscemi (maggio 1938)

 

 

(**) Dopo 37 lunghi anni di "latitanza", a seguito di un trafugamento da parte di ignoti, è ritornata proprio in questi giorni una copia della pregevole NATIVITA' del sec. XVII, attribuita da Claudio Benintende a Pietro d'Asaro detto il "Monocolo" di Racalmuto, pittore di scuola caravaggesca. Per un generoso atto di mecenatismo culturale e spirituale, la riproduzione della foto su tela (cm 140x194) - eseguita dalla prestigiosa MARCONI di Genova, presso il cui archivio fotografico si trova l'originale della foto scattata negli anni '70 - è stata fortemente voluta da Don Santo D'ACCORSO, Sacerdote Rettore della Chiesa dei Cappuccini, che ha così riconsegnato alla comunità leonfortese un prezioso cimelio d'arte e di fede, attorno a cui si riannodano i fili della pietà popolare e del culto speciale alla Natività di Gesù. La fedele copia dell'originale, di cui finora si son perse le tracce, sarà esposta alla venerazione dei fedeli lungo tutto l'arco della Novena di Natale (dal 16 al 24 dicembre) nell'altare di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù. Dopo le feste natalizie sarà ricollocata nella sua pala posta a destra dell'altare maggiore, nell'arco di collegamento tra questo e il mausoleo della Principessa Caterina Branciforti.

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pagina Facebook)

 

 

 

 

Il Chiostro dei Cappuccini negli scatti di Sergio Rossino

 

 

 

   

    

Cortile interno della Chiesa dei Cappuccini

 

 

  

Da sinistra: Cortile interno della Chiesa dei Cappuccini - Interno Convento Cappuccini

   

 

 

  

Chiesa dei Cappuccini

 

 

   

Anno  Salvtis MDC LVI (Chiesa dei Frati Cappuccini)

 

 

   

Anno  Salvtis MDC LVI (Chiesa dei Frati Cappuccini)

 

   

Da sinistra: Particolare interno della chiesa - Altare centrale

 

 

 

  

Chiesa dei Frati Cappuccini

 

 

 

            

Da sinistra: Il trittico attribuito al Beato Angelico (La gloria dei santi particolare del “nostro” trittico del Beato Angelico) (**) - Le anime del Purgatorio

 

 

(**) SPLENDORI DELL'ARTE RINASCIMENTALE A LEONFORTE Il Trittico del Giudizio Universale del Beato Angelico Copia dall'originale del Sec. XV

 

 

L'idea di realizzare una copia quanto più possibile “conforme” all'originale del Trittico, è nata dalla intuizione geniale del mecenate di casa nostra, Don Santo D'Accorso, attuale Rettore della Chiesa dei Cappuccini, di voler restituire ai leonfortesi e a tutti i cultori del bello una serie di opere d'arte che nei secoli trascorsi, diedero lustro e fama a questa Chiesa conventuale. Per avvalorare l'importanza nevralgica della Chiesa dei Cappuccini, non solo in riferimento all'intensissima prassi cultuale, ma anche alla presenza di capolavori dell'arte italiana ed europea, basta solo dare un breve sguardo sinottico a tutti i diari di viaggio, repertori storico-artistici, dizionari e articoli compilati dai più svariati personaggi dei secc. XVII-XIX, che passarono o soggiornarono a Leonforte, per rendersi conto dell'eccellenza di questo luogo e dell'attenzione amorevole ed “estetizzante” che vi riservarono i Principi Branciforti. L'Elezione di Mattia all'apostolato di Pietro Novelli, il Trittico del Giudizio Universale del Beato Angelico, La Fuga in Egitto di Raffaello e la Natività, di recente attribuita dal critico Claudio Benintende a Pietro d'Asaro detto il “monocolo” di Racalmuto (un pittore caravaggesco siciliano), costituirono nei secoli le uniche vere attrattive di numerosi artisti, letterati, critici d'arte, sacerdoti, frati, semplici fedeli, laici devoti, curiosi che popolarono l'attiva e affollatissima Foresteria del Convento. Tra tutte le opere denominate, certamente il Trittico rivestì un'importanza capitale sia in relazione all'autore, sia anche in relazione al soggetto e al periodo storico-artistico.  Inizierei dunque dalla denominazione dell'opera, per poi passare all'identificazione dell'autore e infine alla disamina di un sommario excursus storico che lega indissolubilmente questo capolavoro dell'arte rinascimentale italiana al Principato dei Branciforti fin dal 1628. DENOMINAZIONE E DESCRIZIONE DELL'OPERA: Trittico del Giudizio Universale. Il Trittico è una tavola che comprende tre pannelli, dipinti su legno con colori a tempera e fondo oro. Nella tripartizione osserviamo un pannello centrale e due pannelli laterali che, richiusi, formano un'unica teca. Le dimensioni delle tre tavole, compresa la teca o “cornice” in legno dorata, è di cm 160 (altezza) x 120 (larghezza). Soggetto: il Giudizio finale del Cristo secondo Matteo 24, per ciò stesso detto universale, ovvero l'ultima parola/atto del Cristo glorioso e trionfante che verrà alla fine dei tempi per reintegrare il Cosmo intero e la Storia umana nel seno della Trinità Santissima. Il Trittico abbraccia idealmente il mondo delle realtà ultime, i cosiddetti “novissimi”, nella classico tripartizione medioevale di Inferno-Purgatorio-Paradiso. La scena, grandiosa e solenne, è dominata dalla figura del Cristo giudice intronizzato e incastonato in una mandorla di luce blu e oro (il coro degli angeli). Ai suoi piedi l'angelo del settimo sigillo che issa il TAU, simbolo dei 144.000 salvati dell'Apocalisse con il segno della redenzione (il Tau è l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico, quella che riassume tutta la Scrittura); alla destra e alla sinistra altri due angeli in atto di suonare la tromba del giudizio, prima della proclamazione del verdetto finale. Un fondo oro che si estende anche oltre la Sede del Cristo giudicante nei rispettivi pannelli laterali, funge da ideale confine divisorio tra il mondo della gloria e gli altri due mondi, il Purgatorio, il mondo della purificazione e l'Inferno, luogo della condanna eterna. Un mirabile dinamismo spiraliforme conduce l'osservatore dalle oscurità quasi impenetrabili dell'Inferno, raffigurato come una spelonca profonda, una voragine della terra che inghiotte i dannati sottoponendoli alle torture più infamanti (sull'estrema destra la figura “dantesca” del Cerbero che divora i dannati, e tra questi si notano sacerdoti, ecclesiastici e frati), alla luce sfolgorante e perfetta della gloria divina, passando per il Purgatorio.  Una scalinata posta proprio al centro del Trittico segna lo spartiacque divisorio tra i tre mondi. In cima a questa scalinata si trova l'angelo punitore che separa i giusti dai reprobi. La drammaticità delle oscure scene infernali si stempera gradualmente con la visione del Purgatorio, a sinistra della scala; anche qui un altro angelo, in delicato atto di clemenza, accompagna e quasi facilita l'ascensione dei giusti verso il Paradiso. Giungiamo al pannello sinistro dominato dalla danza dei beati, che si accingono a varcare le soglie del Regno di Luce. Questa scena è di un incantato lirismo e di una grazia e leggerezza che solo il Rinascimento fiorentino poteva concepire. Il Trittico giunge all'apex massima della sua espressività coloristica con la scena del coro di santi (martiri, dottori della Chiesa, vergini, apostoli, evangelisti, monaci, papi, vescovi) che occupa tutta la parte superiore dei tre pannelli, che così costituiscono un tutt'uno inscindibile. AUTORE: Autore di questo mirabile Trittico è il celebre Beato Angelico. Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro (Vicchio di Mugello, Firenze 1395 – Roma 1455), detto il Beato Angelico o Fra' Angelico, fu un pittore fiorentino tra i più celebri e ricercati nel secolo XV. Fu effettivamente beatificato da Papa Giovanni Paolo II nel 1982, anche se già dopo la sua morte era stato chiamato “Beato Angelico” sia per la profonda religiosità di tutte le sue opere, che per le sue personali doti di umanità e umiltà. Fu Giorgio Vasari, autore delle celebri Vite, ad aggiungere al suo nome l'aggettivo “Angelico”, usato in precedenza da Cristoforo Landino e Fra' Domenico Corella. Il frate domenicano, il cui corpo riposa nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva in Roma, cercò di saldare i nuovi principi rinascimentali, come la costruzione prospettica e l'attenzione alla figura umana, con gli antichi valori medievali, quali la funzione didattica dell'arte e il valore mistico della luce. Un ultimo necessario capitolo, lo dedicheremo ad una sommaria esposizione storica delle complesse “traversie” che ha subito il Trittico dal 1628 ad oggi. Ringrazio la prof.ssa Giovanna Mari che mi ha fornito questo prezioso e schematico excursus storico. <<Del Trittico si parla nell’atto di donazione del Principato di Leonforte del principe Nicolò Placido Branciforti al figlio Giuseppe del 15 aprile 1628 e si impone che esso non venga venduto, alienato, permutato o donato . Si riparla del Trittico nel testamento del principe Giuseppe del 4 giugno 1698 nel quale si chiede che esso sia collocato nella Cappella funeraria dei Cappuccini << che per questo effetto e non per metterlo in altra parte lascio al detto convento di Padri Cappuccini con condizione espressa che non lo possano mai li padri per qualsivoglia causa o necessità per urgente che sia né per qualsivoglia ordine etiam da loro superiori o altro, levare et alienare…>>. Nel 1852 il conte Giovan Calogero Li Destri compra dalla famiglia Branciforti tutti i beni esistenti in Leonforte. Il 15 marzo1855 la Commissione di Antichità e Belle Arti di Palermo impone al Guardiano del Convento di far restaurare il trittico da don Luigi Pizzullo. In data 14 agosto 1855 il Pizzullo sottoscrive la ricevuta di ducati 40 pagati dal guardiano del Convento per l’avvenuto restauro. Nel 1866 il Convento viene requisito dallo Stato e adibito a caserma, mentre la Chiesa viene conservata al culto con l’obbligo che i quadri, le statue, gli arredi ecc siano conservati all’uso della chiesa dove si trovano. Il 12 luglio 1870 il Trittico è elencato nel verbale del ricevitore del registro di Leonforte tra i beni consegnati in custodia al Guardiano del Convento. Immediatamente il conte Li Destri rivendicò il diritto di patronato laicale sul Convento, la Chiesa e il giardino e dopo 16 anni di contenzioso nel 1883 il Tribunale gli diede ragione. Il 1 settembre 1885 gli eredi del conte concessero in affitto ai frati per 29 anni, fino al 1924, Convento e Chiesa.  Nel 1906 in seguito al furto del quadretto della Fuga in Egitto attribuito a Raffaello che in modo “sospetto” fu ritrovato sull’uscio di casa Li Destri, per una sbandierata migliore tutela, il quadretto non fu riportato ai Cappuccini e nel 1907 ne fu prelevato anche il Trittico. Al riguardo il prof. Calogero Vitanza nel 1914 in un suo scritto “ Per la tutela del nostro patrimonio artistico” manifestava << il forte senso di disgusto mio e della cittadinanza contro le autorità preposte alla tutela del nostro patrimonio artistico le quali … permettevano che certi signori Li Destri, in forza di non si sa quali pretesi diritti, trasferissero dalla chiesa anzidetta in casa loro un mirabile trittico rappresentante il Giudizio Universale, opera … che evidentemente lascia scorgere la sua provenienza dal pennello del beato Angelico da Fiesole>>. Il 2 marzo 1910 il Trittico viene vincolato dallo Stato “per l’interesse artistico e storico particolarmente importante”. Il 17 gennaio 1915 gli eredi Li Destri, con atto rogato in notaio Filippo Petringa, vendettero ai frati Convento, Chiesa e giardino con tutte le sue adiacenze e pertinenze. Più volte i frati richiesero la restituzione del quadretto e del trittico anche tramite Ministero e Assessorato regionale, ma senza esito. Dal 1956 al 1972 il Trittico fu in deposito presso il Museo Civico Castello Ursino di Catania dove fu fotografato da padre Cesare Montalto. Il 20 febbraio 1975 il ministro P.I. Spadolini inspiegabilmente revoca il vincolo imposto sul Trittico nel 1910, su proposta del Soprintendente alle Gallerie di Palermo che lo classifica come una copia ottocentesca di quello del Museo Staatliche di Berlino. Il 13 novem

bre 1987 La Sicilia pubblica la notizia della vendita all’asta per il lunedì 16 del Trittico da parte della Galleria Christie’s di Roma. Il Guardiano del Convento, P. Cesare Montalto, ed il Commissario straordinario che reggeva allora il Comune di Leonforte ottengono il blocco della vendita. Il 24 febbraio 1990 il Trittico è venduto con trattativa privata dagli eredi Li Destri a Giuseppe Marano imprenditore di Roma. Nell’aprile 2011 il nuovo proprietario contatta il Sindaco per visitare i Cappuccini e lo invita a Roma per visionare il Trittico che tiene depositato nel caveau di una Banca romana>>.  (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

        

Da sinistra: Leonforte nella Guida Touring Club Sicilia del 1933 - Trittico del Giudizio Universale (Beato Angelico) - Interno della Chiesa

 

 

 

Chiesa/Convento dei Frati Cappuccini: TRITTICO DEL GIUDIZIO UNIVERSALE

 

 

  

 

TRITTICO DEL GIUDIZIO UNIVERSALE

Nelle foto: Uccio Muratore - Pino Bonanno - Giovanna Maria - Giuseppe Nigrelli

 

 

 

  

 

Chiesa/Convento dei Frati Cappuccini: TRITTICO DEL GIUDIZIO UNIVERSALE

 

 

SCRITTI: Chiesa/Convento dei Frati Cappuccini

 

 

   

SCRITTI: Chiesa/Convento dei Frati Cappuccini

 

SCRITTI: Chiesa/Convento dei Frati Cappuccini

 

 

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Chiesa/Convento dei Frati Cappuccini

 

 

   

Da sinistra: Portici e cortile interno della Chiesa -  Nicchia che custodiva la “Fuga in Egitto”

 

 

 

  

Da sinistra: Portale in alabastro - Chiesa/Convento dei Frati Cappuccini

 

 

 

 

  

Da sinistra: Portici e cortile interno della Chiesa - Cortile interno del Convento

 

 

      

Da sinistra: Interno della Chiesa

 

 

 

                                                                                       Leonforte DA Amare                                           -                                         (G. Maria)

 

OSTENSIONE DEL TELO QUARESIMALE AI CAPPUCCINI

Il 13 febbraio, MERCOLEDI DELLE CENERI, giorno d'inizio dell'itinerario quaresimale, nella Chiesa dei Frati Cappuccini in Leonforte si ripeterà un'antica cerimonia, rimossa da più di 100 anni. Il rito, di lontana ascendenza palermitana e sicuramente portato a Leonforte dai Branciforti, un tempo denominato "calata da tila", è ampiamente documentato nei vari cerimoniali e inventari del XVIII secolo conservati nell'Archivio storico del Convento, ora depositati presso l'Archivio Provinciale dei Frati Cappuccini di Siracusa, alla cui provincia monastica Leonforte appartenne fin dalla fondazione del suo Convento nel 1627. Si tratta dell'ostensione di una tela raffigurante la Crocifissione di Cristo che rimane nascosta tutto l'anno, perché di norma arrotolata e riposta nella parte superiore della sublime tela di Pietro Novelli, l'Elezione di Mattia all'apostolato, che campeggia nell'altare maggiore, racchiusa in un'artistica cornice intagliata di ebano.  Il rito, che ancor oggi si ripete nella monumentale chiesa di San Domenico in Palermo, è di chiara origine spagnola; sul suo significato diverse sono le ipotesi e non esistendo studi specifici alcuni studiosi hanno dato diverse chiavi di lettura. Si ritrova un tale uso in Germania nel secolo IX. All'inizio della Quaresima dinanzi all'altare veniva steso un velo detto Hungertuch (panno della fame) per avvertire i fedeli del periodo di penitenza che veniva rimosso alle parole del Passio Velum Templi scissum est. Siccome in altre parti tale telo veniva rimosso il Sabato Santo durante la liturgia della luce del cereo pasquale, lo storico Thurston assegna a tale velo il ricordo dell'antica espulsione dei penitenti dalla Chiesa. Essi con l'imposizione delle ceneri non vennero più espulsi, ma per penitenza si volle nascondere loro la vista dell'altare fino a che nella Pasqua non si fossero riconciliati con Dio. La tela rappresenta la Crocifissione di Cristo, e costituisce un unicum a Leonforte. Tutta l'attenzione dei fedeli veniva polarizzata sull'evento centrale della fede cristiana, il sacrificio del Golgota, che diventava motivo di ispirazione per innumerevoli orazioni pubbliche e private, poesie, detti, lamenti. Proprio a partire dal Mercoledì delle Ceneri le note melanconiche del lamientu costituivano l'unico leitmotiv musicale che riempiva tutti gli spazi sonori della Quaresima leonfortese.

 

 

   

Da sinistra: Archivio Biblioteca Cappuccini - Monaci alla Granfonte - Cripta: La Cappella funeraria della Principessa  (Disegno di Claudio Benintende *)

 

(*) “Storico dell’arte leonfortese”

 

 

 

 

 

2° foto da sinistra: Altare maggiore con tela del Novelli

 

 

 

     

Affreschi : 2° Foto da sinistra: Apoteosi di San Giuseppe (Affresco del XX sec. - Chiesa dei Cappuccini Leonforte)

 

 

 

   

Da sinistra: Pittura di Pino Cali - Muro perimetrale della Chiesa - Statua di San Francesco

 

 

 

  

Chiesa-Convento Frati Cappuccini: Statua di San Francesco (Piazza Cappuccini)

 

 

 

Piazza Cappuccini

 

 

     

Chiesa-Convento Frati Cappuccini (Cortile interno)

 

 

  

Da sinistra: Cortile interno - L'altare di S. Francesco d'Assisi ai Cappuccini di Leonforte

 

 

  

 

TESORI NASCOSTI: Particolare frontespizio delle "Disputationes ad mentem Scoti" Venezia 1688, conservato nella Biblioteca dei Cappuccini in Leonforte - TESORI LIBRARI DI LEONFORTE: Particolare di una litografia seicentesca raffigurante una disputa di dotti canonisti e giurespediti (Biblioteca Cappuccini Leonforte) - (“Leonforte Da Amare” - Pag. Facebook - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

   

 

L'AMOROSO SGUARDO DEL CROCIFISSO

Un piccolo-sublime itinerario fotografico di Sigismondo Novello

‘U Patri da Pruvvidenza. Davanti a questo veneratissimo Crocifisso la pietà popolare leonfortese, dopo il Cristo della Matrice, ha effuso tutte le sue più tenere aspirazioni e desideri mistici. Il Padre della Provvidenza è custodito nella Chiesa dei Frati Minori Cappuccini, i quali furono i “fondatori” spirituali di Leonforte e i propagatori di infinite devozioni religiose presso il popolo leonfortese. La tradizione orale lo ha sempre attribuito a Frate Umile da Petralia: anche se si tratta di un’attribuzione apocrifa, è lecito pensare che questo sublime simulacro ligneo provenga dalla bottega del valente scultore francescano, che nel XVII secolo arricchì molte Chiese di Sicilia con i suoi capolavori. La signorina Provitina, devotissima terziaria francescana e sacrestana della Chiesa dei Cappuccini per oltre 50 anni, raccontava che Frate Umile scolpì il Crocifisso in ginocchio in venerata memoria della Passione di Cristo e che ad ogni arto che realizzava applicava una speciale preghiera o raziunedda. Il Crocifisso, secondo quanto riferito dai documenti dell’Archivio conventuale, veniva festeggiato con settenario solenne e processione esterna nella seconda Domenica di Settembre, almeno fino al 1860-70. Il privilegio di portare in processione la Croce era riservato ai componenti dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento della Matrice, i quali rappresentavano l’alta aristocrazia del Principato di Leonforte. Questa festa, a differenza di quella del Venerdì Santo, era una sorta di apoteosi e glorificazione della Croce, per cui aveva un tono gioioso e trionfale. Il Padre della Provvidenza, così come da secoli lo invocano clero e fedeli, ha una dolcezza davvero straordinaria e pervade l’anima di chi lo contempla. E’ il Cristo nel momento amoroso dell’agonia quando, rendendo al Pare lo Spirito, effonde sulla Chiesa nascente il primo soffio della Pentecoste.

(Centro Studi Francescani - Leonforte)

 

       

(“Leonforte Da Amare” Pagina Facebook - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

NUOVE E INSOLITE PROSPETTIVE DELLA CHIESA

                                                      

La Chiesa dei Cappuccini di Leonforte come non l'avete vista mai!                                                          

 


Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

Foto realizzate dalla troupe di Typical Sicily (Foto in 3D)

 

 

 

  

Particolari ingresso Chiesa Cappuccini

 

(Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”)               A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

 

     

Chiesa Frati Cappuccini (ingresso principale) - (Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”)

 

 

   

 

 

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Foto in basso di proprietà

 

 

 

             

Turi

 

Turi Algozino e Nino Mazzucchelli (Guide spirituali dei francescani leonfortesi) OFS (Ordine Francescano secolare)

 

 

Foto archivio Biblioteca Frati Cappuccini di Leonforte - Foto di Turi Algozino (Direttore Enfap) e Arch. Nino Mazzucchelli Responsabili: Vitale Flora (OFS) Algozino Turi (Responsabile Centro Studi Francescani)

 

  

Da sin.: Una luce risplende nella Chiesa. Chiara d'Assisi, pianticella di Francesco, illumina il cammino dell'umanità alla ricerca del Dio Vivente (T. Algozino) - P. Filippo Rubulotta

 

 

    

TRIONFO DELLA PIETRA: Scalinata e Chiesa dei Cappuccini

 

 

 

   

Chiesa dei Frati Cappuccini

 

 

 

Chiesa dei Frati Cappuccini

 

 

 

Chiesa dei Frati Cappuccini (Foto Archivio Storico Convento Frati Cappuccini

 

 

 

Chiesa dei Frati Cappuccini (Foto Archivio Storico Convento Frati Cappuccini)

 

 

 

Chiesa dei Frati Cappuccini (Foto Archivio Storico Convento Frati Cappuccini)

 

 

 

Chiesa dei Frati Cappuccini (Foto Archivio Storico Convento Frati Cappuccini)

 

 

  

Chiesa dei Frati Cappuccini (Foto Archivio Storico Convento Frati Cappuccini)

 

 

 

Chiesa dei Frati Cappuccini (Foto Archivio Storico Convento Frati Cappuccini)

 

 

  

Al centro: immagine di Nostra Signora! Ai Cappuccini di Leonforte

 

 

 

Sagrestia-Sala Riunione: Chiesa dei Frati Cappuccini (Foto Archivio Storico Convento Frati Cappuccini)

 

 

  

Chiesa dei Frati Cappuccini (Foto Archivio Storico Convento Frati Cappuccini)

 

 

 

Chiesa dei Frati Cappuccini (Foto Archivio Storico Convento Frati Cappuccini)

 

 

Chiesa dei Frati Cappuccini (Foto Archivio Storico Convento Frati Cappuccini)

 

 

       

Chiesa dei Frati Cappuccini (Foto Archivio Storico Convento Frati Cappuccini)

 

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI

      

(Palazzo Branciforti con gli splendidi saloni dell’800)

 

 

 

Palazzo Branciforti (Foto Mario Calma)

 

 

     

Da sinistra: Palazzo Branciforti - Villa Comunale (Palazzo Branciforti)

 

 

   

Palazzo Branciforti

 

 

 

  

Da sinistra Palazzo Branciforti

 

 

   

Palazzo Branciforti

 

 

  

Palazzo Branciforti

 

 

Questo Palazzo costruito da Nicolò Placido Branciforti nei primi decenni del 1600 fu residenza dei Principi di Leonforte e dei Conti Li Destri Bonsignore.  Rappresentò per tanti anni il simbolo del potere. Fu anche sede di fastosità documentate in testamenti e in altre scritture.  Il Re Amedeo di Savoia, la Regina Anna d'Orleans, Giuseppe Garibaldi, Napoleone Colajanni, Enrico Pantano, il Duca delle Puglie, Amedeo d'Aosta, e tante altre personalità hanno dato prestigio con la loro presenza a questo palazzo.   Di tutto questo fasto e splendore del passato sei-settecentesco restano solo pochi "amabili" resti, essendo il palazzo diviso e smembrato in diversi appartamenti privati.  (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb) - (Disegno di Turi VITALE (1987) 2° Foto da sinistra)

 

 

Dal 1610 il palazzo ha avuto vari nomi: Palazzo del Principe, Palazzo Bonsignore, Palazzo dei Li Destri, Palazzo del Conte, Palazzo Branciforti

 

 

     

Palazzo Branciforti

 

         

Palazzo Branciforti - (Foto Gabriella Grasso)

 

 

 

Palazzo Branciforti - (Foto Gabriella Grasso)

 

 

 

Palazzo Branciforti

 

 

 

Palazzo Branciforti

 

 

       

Palazzo Branciforti

 

 

  

Palazzo Branciforti

 

 

   

 

 

 

Palazzo Branciforti

 

 

 

 

 

     

Magnifica costruzione quadrangolare, a tre elevazioni e con un vastissimo cortile interno, in perfetto stile seicentesco. La facciata principale presenta un manieristico portale a bugne e decorazioni a bassorilievo; sotto il balcone centrale sono scolpite armi e trofei e decorazioni a bassorilievo; sotto il balcone centrale sono scolpite armi e trofei di guerra, opera dello scultore romano Fabio Salviati. Il prospetto sud presenta alti bastioni di fortificazione, si affaccia sul vecchio borgo e sulla panoramica Villetta Comunale (1878) e guarda l’emblematica Granfonte. Fu la dimora della famiglia Branciforti sino al 1852, quando l’ottavo e ultimo principe di Leonforte, vendette lo stato di Leonforte con tutto ciò che lo componeva a G. C. Li Destri, Conte Bonsignore.

 

Castrogiovanni Sandra -  (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte

 

 

 

   

Palazzo Branciforti (Villa Comunale) - (Foto Sito Dea di Morgantina)

 

 

     

Palazzo Branciforti (Villa Comunale)

 

 

     

Palazzo Branciforti

 

 

 

 

Palazzo Branciforti

 

 

 

           

Da sinistra: Quadro (pittrice Bruno S.) - Statua di Giuseppe Garibaldi (*) - Villa Comunale (Palazzo Branciforti)

 

 

(*) LO SGUARDO DI GARIBALDI SULLA VALLATA - Monumento di G. Garibaldi, Villa Comunale Leonforte - 1907 - (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

Simbolo del potere feudale il Palazzo - Castello fu fatto costruire da Nicolò Placido Branciforti già barone di Tavi, Conte di Raccuja e Duca di Mascalcia (CT). Qui vi dimorò l’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi. Si chiamava Palazzo Bonsignore e apparteneva ai Li Destri. In loro onore venne chiamato anche Palazzo ’u Conti. Il palazzo era formato da 365 stanze, quanti erano i giorni dell’anno. Magnifica costruzione  quadrangolare dal bellissimo Portale con bugne e decorazioni. Sui bastioni del prospetto sud è ubicata la panoramica villetta comunale. La facciata decorata dallo scultore romano Salvati.

 

 

 

      

DAI BASTIONI del Palazzo principesco sec. XVII-XVIII (“Leonforte DA Amare” - Pag. Fb - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

 

 

Palazzo Branciforti

 

 

Visitò Leonforte anche Vittorio Amedeo II di Savoia che nel 1714 vi fece sosta insieme alla moglie ed alla propria corte. Leonforte si raggiunge dall’ingresso sud, seguendo la Statale 121 provenendo da Enna, per dirigersi subito all’antica Piazza della Granfonte. Quando cadde il primo centenario governava Leonforte il ricchissimo principe Nicolò Placido II, la città era in piena espansione e il benessere era diffuso. Nel secondo centenario, invece, il declino brancifortiano era in piena metastasi e non si avvertiva nessuna voglia di far festa. Nel 1910, al terzo secolo di vita di Leonforte venne inaugurata la nuova sede del Municipio e per la prima volta vi venne esposta la bandiera tricolore. Nel quarto centenario Leonforte ha conosciuto due intensi mesi di manifestazioni culturali e religiosi curati dal Sindaco Pino Bonanno e dall’Assessore alla cultura Uccio Muratore,che hanno riscosso un enorme successo.

 

Comune di Leonforte: Corso Umberto, 231 - Tel.  0935/665111- Fax 0935/902688 - (sito ufficiale Comune di Leonforte)

 

 

 

Palazzo Branciforti

 

 

   

Lapide posta sul prospetto del Palazzo Branciforti il 15 agosto 1886, per ricordare il passaggio di Giuseppe Garibaldi a Leonforte (*)

 

 

UNO STORICO FERRAGOSTO PAESANO:

 

Leonforte nel Ferragosto del 1862 si inorgoglì della presenza a Palazzo Branciforti di GIUSEPPE GARIBALDI che rimase fino all'uscita della Madonna dalla Matrice il 16. Tanti sono i segni che ancora oggi rimangono di tale storico evento: la statua del famoso scultore palermitano Benedetto Civiletti che fa bella mostra di sé nella Sala Consiliare, una lapide di elevato valore artistico sulla facciata di Palazzo Branciforti, un mezzo busto nella villetta comunale e l’intestazione della Porta d'accesso a Leonforte e della Via che Garibaldi percorse alla volta del Palazzo: 'a cuticchiata. (Giovanna Maria)

 

(*) LAPIDE COMMEMORATIVA A GIUSEPPE GARIBALDI

 

<<Nel 1885 si costituì in Leonforte un comitato promotore, composto dai sigg. Francesco Mazza, Raffaele Algozzino, Ercole Carella, Benedetto Lambusta, Domenico Cantarero e Antonino Mazzola, per una lapide commemorativa, da apporsi sulla facciata del palazzo Bonsignore, laterale al balcone, dal quale Garibaldi parlò ai leonfortesi in quella data memorabile del 15 agosto 1862. L'egregio comitato, raccolte diverse somme, per pubblica sottoscrizione, dava già l'incarico allo scultore Giulio MOSCHETTI di presentare diversi bozzetti per il lavoro da farsi, fra i quali fu scelto quello che al presente si ammira, cioè una splendida aquila, che si libra in aria, tenendo tra gli artigli una ghirlanda, dentro la quale spicca, somigliantissima, la testa di Garibaldi, il tutto in bronzo. Il sommo filosofo Giovanni BOVIO dettò l'epigrafe che attualmente si legge: breve, semplice, concettosa, solenne. Per un'erronea interpretazione, nella lapide si omise il "NON" e si scrisse "il lontano trionfo">>

 

(G. MAZZOLA, Notizie storiche sulla vetusta Tavaca e la moderna Leonforte, Tipografia Editrice del Lavoro, Nicosia 1924, pp. 191-192)

 

 

        

Palazzo Branciforti

 

 

           

Statua di Giuseppe Garibaldi (Villa Comunale (Palazzo Branciforti)

 

 

      

Palazzo Branciforti

 

 

          

Da sinistra: Palazzo Branciforti (Cortile interno), due foto - Villa Comunale

 

 

 

   

Da sinistra: Palazzo Branciforti (Cortile interno) - Statua Giuseppe Garibaldi (*)

 

 

(*) Garibaldi giunge a Leonforte ove viene ospitato nel Palazzo del Conte Bonsignore. Si affacciò da uno dei balconi prospicienti sulla Piazza Branciforti e che alla vista del Generale il popolo proruppe in delirio. Ad eternare l’avvenimento fu collocata in seguito sulla facciata del Palazzo una lapide commemorativa (foto centrale in alto) dettata dal filosofo Giovanni Bovio: “MDCCCLXXXVI. Da qui passava avviato in Aspromonte Giuseppe Garibaldi nel viso mestamente sereno svelante il sacrificio imminente e il non lontano trionfo”.

 

 

 

Palazzo Branciforti (Villa Comunale)

 

 

  

Da sinistra: Palazzo Branciforti - Ingresso Villa Comunale (Palazzo Branciforti)

 

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI: INTERNO DEL PALAZZO

 

 

 

    

Palazzo Branciforti: Interno del Palazzo (Foto Angelo Lombardo “Pro Loco Leonforte”)

 

 

 

   

Palazzo Branciforti: Interno del Palazzo (Foto Lucia Sirna) - Logo (Foto Angelo Lombardo “Pro Loco Leonforte”)

 

 

 

     

 

Palazzo Branciforti

 

 

Iniziato nel 1610 la sua costruzione si protrasse per mezzo secolo. Si presenta imponente che domina la valle sottostante. Fu la dimora del Principe Nicolò Placido Branciforte e nell’Ottocento fu acquistato dai Conti Li Destri. Un crollo avvenuto negli anni Cinquanta, ha cancellato l’ala est, oggi ricostruita in parte. Dietro il palazzo, a ridosso, la villa comunale Garibaldi, dalla quale si può ammirare il magnifico panorama. (Le vie dei mulini ad acqua)

 

    

Palazzo Branciforti (Villa Comunale)

 

 

   

Palazzo Branciforti

 

 

 

           

Palazzo Branciforti (Statua Giuseppe Garibaldi)

 

 

 

   

Da sinistra: Prospetto del Palazzo lato Villa Comunale - La statua di Garibaldi  (collocata nella Villetta comunale) - Lo stemma “Parlante” dei Branciforti (*)

 

(*) Sul portale del Palazzo in un inedito disegno di Claudio Benintende

 

 

           

Palazzo Branciforti  (Villa Comunale)

 

 

       

L'AQUILA E L'EROE ... DELLE MILLE ILLUSIONI - Bronzo, sec. XIX - (Da Leonforte DA Amare Dott. Gaetano Algozino

 

 

 

 

Palazzo Branciforti: Statua Giuseppe Garibaldi - Villa Comunale

 

 

 

  

Palazzo Branciforti

 

 

  

Da sinistra: Villa Comunale - Palazzo Branciforti

 

 

    

 

Palazzo Branciforti

 

 

    

Da sinistra: Balcone centrale Palazzo Branciforti (sec. XVII) - ingresso Villa Comunale - Interno Villa Comunale

 

 

  

 

Da sinistra: L'AQUILA E L'EROE ... DELLE MILLE ILLUSIONI (Bronzo, sec. XIX) - FLOREALI SCULTURE LIBERTY in pietra. Particolare monumento commemorativo di G. Garibaldi  Leonforte, Villa Comunale (1907)

 

 

    

IL LEONE forte e ruggente del Palazzo Branciforti

Scultura in pietra locale (sec. XVII)

 

(Dott. Gaetano Algozino - “Leonforte DA Amare” - Pag. Facebook)

 

 

         

Palazzo Branciforti

 

 

 

                

Palazzo Branciforti

 

 

 

   

Palazzo Branciforti

 

 

  

Palazzo Branciforti

 

 

 

Foto del dott. Gaetano Algozino (Particolari portone Palazzo Branciforti)

 

 

 

INSEGNE GUERRESCHE E DI VITTORIA Timpano Portone Palazzo Branciforti - sec. XVII 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

 

 

  

Palazzo Branciforti

 

 

 

       

 

Da sinistra:  Chiave di volta con sovrastante motivo decorativo (Piazza Cavallerizza-Branciforti, sec. XVIII) - Disegni dott. Arcangelo Scarpulla (Particolari disegni - 1983: Chiave di volta - porta casa Piazza Branciforti: (sec. XVIII) -  Mensole del Palazzo Branciforti

 

 

E' nelle mensole del Palazzo e della scuderia che sono da individuare i prototipi delle altre realizzate nelle successive costruzioni leonfortesi, poiché certamente furono proprio quelle che servirono da modelli per i committenti successivi e per gli scalpellini locali o forestieri che contribuirono a realizzare delle varianti rispetto agli schemi originali. Da un esame delle mensole del Palazzo risulta che le tre centrali del balcone sovrastante il portale principale, mensole che chiameremo di tipo A, sono dotate di voluta che è assente nelle due laterali di tipo B. La cosa deve subito far pensare alla volontà del progettista di realizzare un profilo più decorativo e complesso allo scopo di conferire maggiore importanza alla parte centrale del balcone che poggia su cinque mensole in tutto. La forma del balcone resta unica in tutta l'architettura leonfortese anche per l'imponenza delle sue mensole e per la singolarità delle decorazioni. Le tre mensole centrali e laterali terminano frontalmente, nella parte più alta, con un motivo a fiore, in rilievo, che è a cinque foglie nelle esterne e a rosone nelle interne>>.

 

A. CARPULLA, Portali e mensole in pietra lavorata a Leonforte, Lions Club Leonforte 1986)

 

 

Palazzo Branciforti (Villa Comunale)

 

 

 

Palazzo Branciforti (Villa Comunale)

 

 

  

Palazzo Branciforti (Villa Comunale)

 

 

      

Palazzo Branciforti (Villa Comunale)

 

 

  

Da sinistra: Palazzo Branciforti, lato Villa - Palazzo Branciforti in una foto di tantissimi anni fa (Foto del Dott. Giovanni Vitale)

 

 

  

Palazzo Branciforti

 

 

 

Palazzo Branciforti (Ingresso Villa Comunale)

 

 

     

Palazzo Branciforti

 

 

   

Palazzo Branciforti

 

 

 

 

 

LA GRANFONTE  “Le ventiquattro cannelle”

 

L'INFINITA SUGGESTIONE DELLA GRANFONTE   

 

(da Leonforte Da Amare - pag. Facebook)           

 

GRANFONTE: La fontana, le nostre seti, le nostre sorgive

 

La fontana indica la presenza di una sorgente viva di cui incanala le acque, e le riversa, assicurando vita ai corpi assetati. Il suo incessante getto è promessa di un profluvio di vita capace di spegnere tutte le seti, e la sete di tutti, in ogni tempo, gratuitamente. Posta all'incrocio di strade, al centro di piazze, lungo piste e itinerari, essa diventa luogo d'incontro, di scambio, di comunicazione. Innumerevoli sono le materializzazioni creative della fontana. Non è meramente acqua che scorre, ma flusso informato, artefatto, tecnologia, così come la sete non è solo bisogno, ma anche desiderio, anelito d'altro, di sovrappiù.

 

  

La Granfonte

 

 

 

  

 

Viene chiamato così il monumentale abbeveratoio che si trova nel territorio di Leonforte, in provincia di Enna. L’allora feudatario del posto, ovvero il principe Nicolò Branciforti, lo fece erigere nel 1649 sui resti di un’antica fontana e vi fece apporre lo stemma della sua famiglia, che tutt’ora campeggia nella parte superiore. Sembra che il suo costruttore, un valente architetto palermitano, si sia ispirato alle linee di una fontana olandese. Usata fino ai primi del ’900 come lavatoio pubblico e come abbeveratoio per il bestiame e per i cavalli, la Granfonte è conosciuta anche con il nomignolo popolare di “ventiquattro cannola” perché dotata di 24 cannelle che riversano l’acqua nella sottostante vasca e che sono tutt’ora funzionanti. (Donatella Pezzino)

 

 

I vintiquattru cannola L’emblema di Leonforte - (Foto: Novello Sigismondo - Aurelio Treviso)

 

 

 

La Granfonte

 

 

 

La Granfonte

 

 

  

La Granfonte

 

 

  

La Granfonte (Foto Peter Renardo)

 

 

 

La Granfonte (Foto Peter Renardo)

 

 

 

 

                                  La Granfonte

 

 

  

 

Così nel 1983, il Comitato Territoriale Ambiente del Lions Club di Leonforte la descrisse

 

 

COMITATO TERRITORIO AMBIENTE URBANISTICA E TERRITORIO:

Dott. Scarpulla Angelo; Arch. Mazzucchelli Nino; Dott. Buscemi Francesco; Geom. Benintende Silvio; Dott. Milici Giuseppe; Arch. Pisciotta Mario; Geom. Giunta Cataldo; Ing. Vitale Francesco e Ing. Vitale Salvatore detto Turi

Nome: Fonte di Tavi, denominazione originaria; Granfonte, denominazione odierna; Ventiquattro Cannola denominazione popolare.

Classificazione: fontana monumentale, tipo abbeveratoio.

Data realizzazione: 1652, su preesistente fontana araba.

Committente: Principe Nicolò Placido Branciforti.

Costruttori: maestranze siciliane, di Leonforte e centri vicini.

Ubicazione: confine sud dell’abitato.

Destinazione: funzionale come abbeveratoio; monumentale come esaltazione delle preziosità dell’acqua.

Struttura: muratura in blocchi di pietra arenaria; ventiquattro cannoli di bronzo.

Stile: rinascimentale - barocco.

Dimensioni: lunghezza ml. 24,60; profondità ml. 2,55; altezza ml. 8,65.

 

 

    

La Granfonte

 

 

      

La Granfonte

 

 

      

La Granfonte

 

 

  

LA MONUMENTALE SIGNORA DI PIETRA DOMINA SULLA VALLE DEL CRISA

La Granfonte (sec. XVII) in due foto frontali  

 

 

  

La Granfonte

 

 

  

 

La Granfonte è il monumento simbolo di Leonforte.

Fu commissionata dal Principe Branciforti che la volle così maestosa a simboleggiare la ricchezza di acqua nel territorio

Terminata nel 1651, ancora oggi dalle sue ventiquattro cannelle scorre una limpida e dissetante acqua

 

Monumentale fontana di scuola berniniana da cui scorre l’acqua tutto l’anno, tranne il giorno del Venerdì Santo

 

 

   

FINESTRE COME ARCHI (*) 

 

 

(*) Ancora una volta lo sguardo attento e penetrante di Sigismondo Novello è riuscito a posarsi su un particolare notevole della nostra celebrata e amata Granfonte: le sue finestre.

O meglio le sue finestre che come autentici archi permettono alla vista del visitatore incantato di poter godere della bellezza del paesaggio.  Altro "artificio" barocco di quella mente illuminata del Principe Branciforti.  - (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

  

La Granfonte

 

 

  

La Granfonte

 

 

    

La Granfonte

 

 

      

La Granfonte

 

 

   

La Granfonte

 

 

        

La Granfonte

 

 

      

BIBANT UNANIMES: Iscrizione lapidaria della Granfonte-1652

 

 

 

La Granfonte

 

 

           

La Granfonte

 

 

 

La Granfonte          

 

 

Leonforte, confine sud dell’abitato, a chiusura della Piazza Sottana; guarda verso il paese e la facciata sud del Palazzo Baronale alla quale e parallela: è inserita tra la Chiesa della Madonna del Carmine e una porta di ingresso al paese (Porta Palermo poi ribattezzata Porta Garibaldi). Il Principe Nicolò Placido Branciforti, fondatore di Leonforte, cui non sfuggiva il valore socializzante dell’acqua e il fascino monumentale delle opere che esercitavano sul popolo, realizzò questa fonte perché sentiva di dovere dare una prestigiosa cornice alle sorgenti che avevano reso possibile la fondazione di Leonforte e perché intuiva l’importanza di tale monumento come mezzo di comunicazione di massa. (Sergio Di Fazio)

 

    

La Granfonte

 

 

 

     

La Granfonte

 

 

            

La Granfonte

 

 

    

La Granfonte

 

 

    

La Granfonte

 

 

 

La Granfonte

 

 

 

   La Granfonte

 

 

    

La Granfonte

 

 

 

   

 

La Granfonte

 

 

        

La Granfonte

 

 

 

La Granfonte

 

          

 

           

La Granfonte

 

 

 

La Granfonte

 

 

    

La Granfonte

 

 

Maestosa fontana monumentale di stile barocco, attribuita all’architetto palermitano M. Smeriglio, è costituita da ventidue arcate a tutto sesto e da ventiquattro cannelle in bronzo, dalle quali fuoriesce ininterrottamente limpidissima acqua che si versa nella vasca sottostante. La sua costruzione fu voluta dal principe - fondatore Nicolò Placido Branciforti, per dare una prestigiosa cornice alle sorgenti che avevano reso possibile la fondazione di Leonforte. Il monumento doveva assolvere ad un doppio ruolo: quello funzionale di abbeveratoio pubblico e quello monumentale celebrante la preziosità e l’abbondanza dell’acqua, la grandezza del principe e del suo paese. Ancora dopo secoli di storia, l’acqua non cessa di scorrere dalla Granfonte tranne il Venerdì Santo.

 

Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

 

La Granfonte

 

 

  

La Granfonte

 

 

  

La Granfonte

 

 

 

La Granfonte

 

 

 

La Granfonte

 

 

 

La Granfonte

 

 

  

La Granfonte

 

 

 

   

La Granfonte

 

 

 

  

 

                                                                                                  LE "DIVINE" PROPORZIONI E ARMONIE DELLA GRANFONTE
                                                                                                    Disegno di Claudio Benintende

 

 

 

        

La Granfonte

Foto (Grandude - Novello)

 

 

   

La Granfonte

 

 

      

La Granfonte

(Foto: Giuseppe Zingarino - Alamy stock photo)

 

 

   

La monumentale Granfonte…

 

Nella prima foto da sinistra, si può ammirare il cipresso monumentale che da lustro alla più bella e prestigiosa piazza di Leonforte.

Albero piantato nel 1969 dai signori Luigi La Spina, da Giuseppe detto Pino Sammartino, da Ignazio Arena e altri…

(vedi il libro  “Vivevamo di ideali” - Pino Sammartino)  

 

    

Granfonte (fonte monumentale del 1651)

 

 

 

Granfonte (fonte monumentale del 1651)

 

 

 

Granfonte (fonte monumentale del 1651)

 

    

Granfonte (fonte monumentale del 1651)

 

 

   

La Granfonte

 

 

 

La Granfonte

 

  

La Granfonte

 

Tantissimi i siti presenti a Leonforte:

Il Giardino Grande, L’Oratorio di Sant’Elena, la Cappella della Noce

 

La Sicula TEMPE di Leonforte    

  

Viaggio nella sconosciuta Leonforte

 

 

GIARDINO “SICULA TEMPE” (Angolo di bellezza)

 

 

 

Un’area ricca di acqua e di piante rigogliose, un tempo abitata da animali, da ninfe e divinità dei fiumi,

simile per bellezza  e seconda soltanto alla tempe greca situata in Tessaglia… (MedArt)

 

 

  

La Granfonte

 

 

 

 

Il Giardino Grande del principe Nicolò Placido Branciforti

 

 

 

Orto Botanico o Giardino Grande, di questo eden voluto dal Principe Branciforti oggi non ci resta che il racconto e documenti a testimonianza, oltre qualche traccia architettonica, come la porta che ne consentiva l’accesso. La struttura, accanto a porta Garibaldi, è sormontata da una architrave con l’incisione CHRYSEIS VNDIS SICULA TEMPE, che significa “dalle onde del fiume Crisa una Tempe sicula”: si faceva riferimento alla valle sacra di Apollo e al fiume locale che ne rievocava i fasti. Doveva essere ricco e lussureggiante, questo giardino: di fontane, di giochi d’acqua e di percorsi tra boschetti e piante rare. Andate perdute anche la fontana Ovata e i suoi circolari sedili in pietra, la fontana dello Specchio circondata da una balaustra, la fontana del Salto grande ed una grotta artificiale contenente un puttino di marmo, la fontana del Nettuno e infine quella del Padiglione.

 

 

Via Granforte, 94013 Leonforte (EN)

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

“…giardino voluto dal Principe per celebrare la sua magnificenza. Piante d’ogni dove vi crescevano fra il turbinoso scrosciare delle fontane” -  (ViviEnna-ViviSicilia - 13 dicembre 2017)

 

    

GIARDINO “SICULA TEMPE” Angolo di bellezza - (Foto Antonino Vara)

 

         

GIARDINO “SICULA TEMPE” Angolo di bellezza - (Foto Antonino Vara)

 

  

 

    

GIARDINO “SICULA TEMPE” (Angolo di bellezza)

 

        

GIARDINO “SICULA TEMPE” Angolo di bellezza - (Foto Antonino Vara)

 

       

 

 

    

Al centro: Alfredo Crimi (Archeologo)

 

GIARDINO “SICULA TEMPE” (Angolo di bellezza)

 

 

         

Giardino di tardo-rinascimentale di interesse storico, monumentale ed artistico. Sito nella zona retrostante la Gran Fonte del giardino della famiglia Parisi, al cui interno si trova la monumentale fontana in tufo dell’impudica Venere. L’area, conosciuta come il giardino del Principe e voluta da Nicolò Placido Branciforti per celebrare l’abbondanza di elementi quali l’acqua e la fertilità del terreno, è attualmente di proprietà privata, ed è stata concessa alla fruibilità pubblica con un Protocollo d’intesa siglato, tra l’Amministrazione Comunale ed i proprietari della stessa, grazie all’iniziativa del dottore in archeologia, Alfredo Crimi, che di concerto con la Pro Loco e l’amministrazione comunale, ha voluto riportare alla luce il sito monumentale”.

(Livia D’Alotto - Leonforte 7 dicembre 2017 - ViviEnna-ViviSicilia) 

 

   

(Foto Grandude)

  

 

   

GIARDINO “SICULA TEMPE” (Angolo di bellezza)

 

    

GIARDINO “SICULA TEMPE” (Angolo di bellezza)

 

  

 

 

 

L’ingresso dell’Orto Botanico… o Giardino Grande

 

 

Nel Giardino di Grande della città dei Branciforti si celebrava il trionfo di quello che Leonardo Sciascia chiamava la civiltà idrica

 

 

 

   

(Foto Guagliardo)

 

Nei pressi di Porta Palermo, oggi Porta Garibaldi (una delle quattro porte che costituiscono l’accesso alla città e delimitante dalla cinta muraria costruita per difendere il paese dalle rappresaglie e dal contagio della peste), alle spalle della Granfonte, nel Giardino Grande ci sono le rovine dell’originale Orto Botanico ideato dal principe Nicolò Placido Branciforti. Le prime descrizioni lo raffigurano come un posto incantevole (oggi difficile da immaginare), ricco di alberi da frutto, piante rare, monumenti e bellissime fontane. E’ ancora visibile una delle parte di ingresso e una incisione che vuole esaltare, con il richiamo alla “Tempe” cioè la valle sacra ad Apollo celebrata dai Greci per la sua bellezza e l’amenità del luogo. Appoggiata su una parete, una fontana, detta del Nettuno, con bassorilievi raffiguranti divinità fluviali. - Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

  

 

 

Una cinta muraria per difendere il borgo dalla peste Seicentesca e quattro varchi: Porta Crocifisso ad est, Porta S. Rocco ad ovest, Porta S. Filippo o “Pipituna” a nord e Porta Palermo a sud, ad accogliere il traffico proveniente da Enna. Questo fu l’ulteriore lascito del Principe Branciforti alla città da lui fondata. Le prime tre furono eliminate tra il 1875 e il 1877; la Porta Palermo, sopravvissuta, ha preso il nome di Porta Garibaldi dopo l’immancabile passaggio dell’eroe dei due mondi. E’ una porta ad arco a tutto sesto prospiciente l’ingresso dell’Orto Botanico, ricoperta da conci squadrati. Affacciava sul “Piano S. Cristoforo” o “Piazza Sottana” chiusa a sua volta dalla chiesa della Madonna del Carmelo e dalla Granfonte.

 

Via Granforte, 94013 Leonforte (EN)

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

Porta Garibaldi (Ingresso Orto Botanico)

 

 

  

La Porta Maggiore dell’Orto Botanico e la Porta Garibaldi… L’accesso principale alla città dei Branciforti

 

 

 

   

LA FONTANA DELLA "VENERE IMPUDICA" (*) - Prospetto monumentale della fontana principale dell’Orto Botanico (La cosiddetta Impudica Venere)

(*) Ex Giardino Grande (sec. XVII) - (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

  

     

La fontana - ancora integra - con i bottiglioni che fiancheggia il prospetto monumentale  - Fontana della venere impudica ex giardino grande

 

 

  

Da sinistra: La Granfonte - Porta Garibaldi (Ingresso Orto Botanico)

 

 

 

    

Zona Granfonte

 

 

  

Zona Granfonte

 

               

Porta Garibaldi (Zona Granfonte)

 

     

Ingresso Orto Botanico - Porta Garibaldi

 

 

 

    

Zona Granfonte

 

 

Zona Granfonte (Campagne)

 

 

 

 

PALAZZO CARELLA (Famiglia Carella)

 

 

 

    

 

Di forma rettangolare è denominata “Piazza Carella” perché antistante all’omonimo palazzo (A. D’Onofrio).

 

La piazza, che insieme alla IV novembre veniva chiamata “U chianu a scola” (il Piano della scuola) per le sue funzioni di esercitazioni equestri, prende il nome dall’omonimo palazzo. Settecentesco e con un largo prospetto a bugnato nella zona bassa, ha un unico piano sopraelevato con sette balconi. Il balcone centrale è fregiato dallo stemma baronale dei Carella. Le aperture sono rese più evidenti mediante conci di pietra, arcate decorate e conchiglie intagliate. Il portale centrale è contenuto da due colonne.

 

Fonte:  A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

 

Da sinistra: Piazza Carella/Piazza IV Novembre - Ingresso Principale

 

 

 

Da sinistra: Piazza Carella - Il leone dentro lo scudo (*)

(*) Il leone dentro lo scudo e sormontato da una corona richiama al Principato dei Branciforte, di cui i Carella furono “comes”, ossia conti. Da una ricerca effettuata presso l’Archivio storico araldico di Roma risulta che questa Casata fu decorata con il titolo di conte. Conte viene dal latino “comes” e significa “compagno del principe”. Questo titolo di nobiltà era già esistente in età romana e conservato dai barbari alla caduta dell’Impero. Nel IV secolo, il conte era detto il governatore di un distretto, ad esso preposto dal re. Nel IX secolo, il nome contea significò non soltanto l’ufficio del conte, ma il territorio stesso sul quale egli aveva giurisdizione con particolari privilegi. A partire dallo stesso secolo, si ebbe il conte palatino ovvero comes sacri palatii alle corti dell’impero romano germanico, sebbene il titolo fosse nato alla corte dei re franchi. Cessato il regime feudale, il titolo di conte rimase puramente onorifico e gentilizio e tale si conserva oggi come grado maggiore di barone e minore di quello di marchese. Leonforte d’Amare (Facebook)

 

 

La Piazza Carella fu così chiamata dal settecentesco Palazzo del barone dei Rossi Sottani Giovanni Carella, ivi costruito nel 1780

 

 

Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

 

 

FAMIGLIA CARELLA

 

 

Antica famiglia, con residenza nella città di Leonforte. Un Giuseppe fu conte di valle dei Giunchi (1785), titolo poscia convertito in quello di conte delle Mandre, del quale ottenne investitura il figlio di detto Giuseppe, Francesco Paolo, il 17 gennaio 1808. Con Regio Decreto 2-22 marzo 1906 il signor Basilio, di Daniele, ottenne rinnovazione de ... continua>>. (Fonte: Heralrdrys Institute of Rome). (“Leonforte DA Amare - Dott. Gaetano Algozino - Pag. Fb)

 

 

 

  

Palazzo Carella

 

Palazzo ottocentesco dei Carella baroni dei Rossi. Oggi, non più residenza aristocratica, ospita abitazioni private ed uffici. Sulle volte delle principali sale vi sono delicati e preziosi stucchi che denotano la mano dei valorosi artisti e la sensibilità dei committenti. Orna la facciata un bugnato tipicamente fiorentino.

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

      

IL PALAZZO DEL BARONE CARELLA - (1° foto da sinistra: Cartolina degli anni '20) - Stemma gentilizio dei Carella

 

 

 

  

Da sinistra: Palazzo Carella - Palazzo Carella, balcone centrale, sec. XIX

 

 

 

 

     

(Foto di A. D’Onofrio - Disegno Ing. Turi Vitale)

 

 

 

CARELLA: antica famiglia, con residenza nella città di Leonforte. Un Giuseppe fu conte di valle dei Giunchi (1785), titolo poscia convertito in quello di conte delle Mandre, del quale ottenne investitura il figlio di detto Giuseppe, Francesco Paolo, il 17 gennaio 1808.

 

 

 

 

 

Palazzo Carella: LA FACCIATA

 

 

  

Conchiglia decorativa (scultura, Palazzo Carella seconda metà del sec. XIX) - Particolari del Palazzo Carella (Pseudo-bugnato del Palazzo Carella)

 

 

 

 

 

Piazza Carella

Lunetta con decorazioni floreali - Palazzo Carella (sec. XIX)

 

 

 

 

 

PALAZZO BARONALE DELL'OTTOCENTO (Palazzo Carella)

 

 

 

 

 

 

 

  

PALAZZO  GUSSIO

 

(secc. XVII-XVIII)

 

 

 

       

Palazzo Gussio (Via Portella)

 

 

     

(Giovanna Maria)

 

Palazzo Gussio (Via Portella)

 

 

   

Palazzo Gussio (Via Portella)

 

 

       

Palazzo Gussio (Via Portella) - (Foto: Giuseppe detto Pippo Paolillo)

 

 

 

    

  Palazzo Gussio (Via Portella) - (Foto: Giuseppe detto Pippo Paolillo)

 

 

 

 

LAGO (DIGA) NICOLETTI

 

 

(TERRITORIO: LEONFORTE - ENNA)

 

 

 

LAGO (DIGA) NICOLETTI (LEONFORTE - ENNA)

 

 

La Diga Nicoletti sottende il bacino imbrifero del fiume Bozzetta esteso 49,5 KMq, ha una capacità originaria di 19,35 mln. di mc. ed una capacità utile di 17,35 mln. di mc. Fu costruito nel periodo 1969 - 1972. La diga, del tipo in terra zonata, dell’altezza massima di 48 m. e larga 240 m., è fondata sulle argille del Tortoniano, aventi caratteristiche uniformi. Il nucleo impermeabile è formato con materiale limoso - sabbioso di origine alluvionale, ed è immorsato nelle argille di base. Il fianco di monte è costituito di materiale ghiaioso - sabbioso alluvionale ed è protetto con scogliera in pietrame. Lo scarico di superficie è costituito da uno sfioratore a calice del diametro di 30,00 m. che scarica in una galleria a sezione circolare di diametro 8,00 m., mentre lo scarico di fondo è costituito da una galleria di diametro 5,10 m. Al fine di alimentare l’invaso artificiale sono state realizzate due traverse di derivazione sui torrenti Girgia e Crisa, con una tipologia costruttiva simile: traversa di sbarramento in c.a., opera di presa accessoriata da paratoie mobili, cabina di trasformazione, galleria di allacciamento che consentirebbe di addurre al massimo 4 mln. di mc. di acqua all’invaso Nicoletti. In atto entrambe le traverse non derivano, quella sul Crisa per problemi connessi alla qualità delle acque. In atto il Consorzio gestisce solamente il primo lotto dell’intero comprensorio irriguo esteso Ha. 412 di superficie catastale privata dominata, per un totale di n. 120 ditte. Questo lotto si articola in 18 comizi dai quali si diparte tutta la rete terziaria fino agli idranti di consegna ai privati. I comizi sono ubicati su un basamento in cls. e protetti da recinzione per evitare l’accesso agli estranei. Le acque prelevate dalla diga hanno due diverse destinazioni: irrigua e industriale, pertanto dalla vasca di accumulo, ubicata a valle della diga, si dipartono due condotte principali realizzare entrambe in PRF che si snodano lungo il tracciato parallelamente, quella per usi irrigui di 1.200 mm diametro e quella per uso industriale di 500 mm., regolate da una camera di manovra nella quale sono alloggiate saracinesche di arresto. Sono irrigate colture arboree, in prevalenze agrumi 60%, pescheti 38% la rimanente percentuale è occupata da oliveti. Per raggiungere la Diga Nicoletti bisogna percorrere la Strada Statale n. 121 Leonforte - Enna per KM 12.

 

 

Il Lago Nicoletti è un lago artificiale ad uso irriguo e industriale dell’ex Provincia Regionale di Enna (oggi Libero Consorzio di Enna) creato mediante la costruzione di una diga sul fiume Dittaino, tra le città di Leonforte ed Enna. La costruzione della diga e riempimento dell'invaso sono avvenute tra il 1963 e il 1972. La sua gestione venne affidata all'Ente di sviluppo agricolo. Il lago ha una capacità massima di 19,3 milioni di metri cubi di acqua e si trova all'altezza di 373 m.s.l.m.

 

 

LAGO (DIGA) NICOLETTI (LEONFORTE - ENNA)

 

 

Le acque della Diga Nicoletti, sono preziose per le aziende agricole e zootecniche limitrofe, in particolare per i numerosi pescheti che danno vita a un prodotto d'eccellenza qual è la 'Pesca di Leonforte IGP.

 

  

LAGO (DIGA) NICOLETTI (LEONFORTE - ENNA)

 

(Foto Distretto Turistico Dea di Morgantina) A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

Storia: 

Il lago Nicoletti fa parte dei numerosi impianti programmati dall’E.S.A. (Ente di Sviluppo Agricolo) a scopo irriguo per la trasformazione fondiaria-agraria del territorio siciliano. Suo principale compito è la regimentazione del fiume Dittaino (uno dei tre rami principali del fiume Simeto), grazie allo sbarramento,con diga di terra, della valle del torrente Bozzetta, ramo di testa del fiume Dittaino, in località Nicoletti, nei territori di Leonforte, Enna e Calascibetta. I lavori di costruzione della diga iniziarono nel 1962 e furono ultimati nel 1968. L’invaso è profondo 25 metri circa e può contenere un massimo di 19.400.000 metri cubi di acqua. Il viale (come coronamento sulla diga stessa) è lungo 640 m ed offre ai pochi turisti un suggestivo spettacolo. Interessante inoltre lo scarico di superficie ,una struttura in cemento armato a forma di calice,alta 18 metri e dotata di quattro alettoni nella parte superiore,per impedire la formazione di vortici durante il passaggio dell’acqua in casi di superamento del limite massimo della diga stessa. L’acqua della diga è stata considerata la più pulita della regione ed è quasi potabile. La zona è purtroppo priva di strutture alberghiere e camping.

Fauna ittica 

Prima ancora della sua costruzione il fiume Bozzetta era ricco di tinche ed anguille,che oggi però riscontriamo sporadicamente,sia le tinche,che prima erano il fiore all’occhiello di tanti dilettanti(con la canna fissa non era difficile catturare esemplari fino a 4 kg!!) Che i capitoni(anguille che hanno perso il loro ciclo biologico e che raggiungono anche i 5 kg). Successivamente furono introdotte carpe comuni e a specchi, carassi (varietà rossa,argentata e dorata), alborelle, lucci, pesci gatto e persico-trota (o black-bass), secondo erronei criteri di ripopolamento anche da parte di alcuni scriteriati,che hanno creato una competizione biologica negativa tra le varie specie esistenti.

Attività sportive 

Da molti anni vi si pratica la pesca a livello dilettantistico e fino a qualche anno fa anche a livello agonistico,perché si sono svolte alcune gare di pesca al colpo organizzate dalla Provincia e dalla FIPSAS di Enna . Ultimamente è molto praticato il carp-fishing e lo spinning,ma è possibile insidiare i pesci anche con la pesca a fondo,all’inglese,a bolognese, a roubasienne e col vivo(alborella). Vi si pratica inoltre lo sci nautico, e durante l’estate si svolgono delle gare a livello regionale poiché Per mezzo di boe è stato preparato un campo nautico per lo slalom.

Carp-fishing 

La prima introduzione di carpe regine e a specchi avvenne nel lontano ’69 , un anno dopo il completamento della diga,con circa 2000 esemplari di cui la metà superava il kg di peso. Oggi le regine son quasi scomparse,mentre numerose son rimaste le carpe a specchi,che presentano spesso una morfologia inselvatichita (cioè molto simile a quella della comune,col corpo quasi integralmente ricoperto da grosse squame). Prima dell’avvento del carp-fishing la più grossa carpa catturata pesò 12,8 kg nel 1992,adoperando come esca la patata bollita previa pasturazione,ma numerose catture superarono la soglia dei 10 kg. Ancor oggi la patata bollita garantisce discreti risultati. Nel 1993 quattro leonfortesi che erano in giro per le sponde del lago nella zona Erbavusa riferirono di aver trovato morta una carpa a specchi così grande che restarono stupiti e la stimarono superiore ai 30 kg. Non esiste nessuna foto che possa confermare le sembianze di questo colosso,ma il racconto dei quattro è senza dubbio sincero. D’altra parte la diga è rinomata e molto ambita dai carpisti in quanto riserva delle belle sorprese,ma anche delle cocenti delusioni ed inspiegabili cappotti. Il carp-fishing alla Nicoletti inizia ad esser praticato nel ’92 da pochissime persone,ma da quattro anni a questa parte tanti giovani si stanno avvicinando a questa disciplina e anche i più anziani iniziano a innescare le boilies in hair-rig , pur utilizzando le loro vecchie canne in fenolico e i mulinelli classici. Il record di carp-fishing del lago è una specchi di 11,5 kg catturata in aprile 2000 da Antonio Battiato di Valguarnera C.pe (EN),seguita da una specchi di 11 catturata da Serafino D’Avola , sempre di Valguarnera.10,7 e 9 kg per Maurizio Vanadia di Leonforte e 8,5 kg per Nino Algozino (record ’99). Il peso medio delle catture è di 4 kg. Le carpe si presentano in ottimo stato di salute e non affette da nanismo come quelle dei bacini viciniori perché ben nutrite dalle fonti di cibo naturale di cui il lago è ricchissimo: gamberetti, lumachine , granchi , vermi , larve , piante acquatiche , fito- e zooplancton , favoriti nel loro sviluppo dalla purezza delle acque. Forse è proprio quest’abbondanza di cibo naturale che rende le carpe più anziane poco interessate alle nostre boilies e il lago un difficile campo anche per i carpisti più esperti ed attrezzati. La difficoltà è accentuata inoltre dai rumorosi natanti dello sci-nautico e dalla presenza di numerosissimi arbusti sommersi (che spesso rendono inutili giorni e giorni di pasturazione), dalla difficile accessibilità alle sponde,se non attraverso orribili trazzere in terra battuta che mettono a dura prova la bravura dei pescatori(che devono spesso improvvisarsi eccezionali piloti di rally in caso di improvvisi acquazzoni,sempre col rischio di restare impantanati) e dalla assoluta mancanza di ombra nei pressi delle sponde, con notevoli disagi nelle ore di solleone estivo. Le uniche strade percorribili anche in caso di forti piogge sono però riservate al personale di custodia del lago,al Corpo Forestale ed al Club dello Sci-nautico, ma non ai pescatori. Ma ciò nonostante tutti abbiamo la cocciutaggine e la caparbietà di sfidare il lago Nicoletti e i suoi mostri. Quest’anno chi la spunterà?? Noi o, come al solito, le over twenty?? Caratteristiche del lago. Le sponde del lago presentano una morfologia alquanto varia e difforme. A tratti estremamente pianeggianti e confortevoli per accamparsi seguono tratti molto ripidi con acque estremamente profonde,fino a 6-7 m nel sottoriva e di difficile accesso,specie perché bisogna percorrere qualche centinaio di metri a piedi. Il fondale ,eccetto lo sbarramento artificiale realizzato con grossi massi, è melmoso e ricco di arbusti o addirittura alberi sommersi,tranne in alcune sponde del lato Erbavusa 2 e per quasi tutta la sponda di c.da "Serrazza", che è secondo me la più idonea alla pratica del carp-fishing. I mesi più indicati sono Aprile-Maggio e Settembre-Ottobre.

Boilies 

Le catture più grosse sono state realizzate con l’impiego di ready-mades 28 mm birdfood aromatizzate allo scopex, o di boilies fatte in casa a base di birdfood o fish-bird mix aromatizzate alla vaniglia , fragola o tutti frutti. Si consiglia sempre qualche pop-up e se le boilies sono fatte in casa,consiglio l’aggiunta d’indurenti ai mix per realizzare boilies difficilmente aggredibili dalla minutaglia,dai pesci gatto e dai gamberetti (specie se realizzate con mix fishmeal). Pasturazione. La pasturazione preventiva è ormai superata , perché le carpe conoscono già le boilies e sanno anche guardarsene in casi di pasturazione massiva. La migliore risulta quella preventiva con granaglie bollite e/o fermentate (ottimo il mais), seguita dalle boilies in ragione di 500 gr a giorni alterni per almeno 2 settimane. Attrezzatura. L’attrezzatura dev ’essere molto robusta,meglio canne 3 lb e monofilo minimo 0,35 , per la possibilità di lottare con pesci di considerevoli dimensioni e con arbusti sommersi ancor più grandi,ove le esperte carpe vanno a cercarvi rapidamente rifugio. Montature. La più consigliata è la in-line , per evitare di lottare in orizzontale col pesce in vicinanza degli arbusti. Discreti risultati danno anche l’elicottero e la bolt-rig. Evitare di usare piombi troppo pesanti (non oltre gli 80 gr.) e anti-tangle con colori sgargianti,tipo il blu o il nero,meglio il verde mimetico per l’estrema diffidenza dei pesci. Hair rig. Eccezionale il line-aligner, ma anche il P.K. (Paul Kerry), utilizzando ami n° 1 o 1/0 per potervi innescare uno snow-man da 24mm in assetto neutro o una singola da 27-30 mm (affondante o pop-up) per evitare gli attacchi della minutaglia. Altri accorgimenti. Consiglio di non far mancare una buona scorta d’acqua fresca,un bell’ombrellone per difendersi dal sole cocente e l’Autan per le zanzare. E’ possibile acquistare cibo e bevande presso un negozietto nella vicina stazioncina FS di Pirato, a 3 km circa dall’invaso. (Nino Algozino)

 

 

LAGO (DIGA) NICOLETTI (LEONFORTE - ENNA)

 

(Foto Distretto Turistico Dea di Morgantina) A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

È assai noto in ambito regionale grazie alle tante attività che vi si praticano, tra cui particolarmente floride sono la pesca e gli sport acquatici (canoa, surf e molti altri). È stato inoltre inaugurato nel lago l’idroscalo che utilizza come pista di atterraggio e decollo proprio la superficie del lago, e vi transitano gli idrovolanti anfibi, piccoli aerei in grado di sfruttare come piste sia quelle ordinarie in calcestruzzo che l'acqua. Il progetto, che si avvale della collaborazione scientifica dell'Università Kore di Enna, consentirà inoltre l'utilizzo di aerei a fini turistici.

 

 

LAGO (DIGA) NICOLETTI (LEONFORTE - ENNA)

 

(Foto Distretto Turistico Dea di Morgantina) A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

Un posto carino dove fare un pic-nic con gli amici o per pescare in tutta tranquillità

 

 

Proseguendo sulla strada statale 121 direzione Enna, e prima di giungere al lago Nicoletti, in contrada Pirato, troverete i ruderi dell’omonimo mulino, posto a pochi metri dalla strada. Di esso resta parte della torre. Un gradevole fruscio avverte della presenza di acque: ai piedi scorre il fiume Crisa o Grisà (moderno Dittaino), che si riversa nel lago Nicoletti, una diga artificiale accessibile e navigabile, profondo circa 25 metri e ampio circa 500 ettari. Le sponde del lago presentano una morfologia alquanto varia: tratti pianeggianti si alternano a tratti molto ripidi; le acque profonde già in prossimità della riva. È raggiungibile dalla statale 121, in prossimità del Km. 97 a circa due km dal mulino pirato. In un’adeguata area attrezzata, gestita dal Circolo nautico tre Laghi, sotto la guida di un esperto, campione europeo di sci nautico, è consentito praticare sport acquatici come la canoa, il surf, la vela. Il lago, utilizzato anche come pista di ammaraggio, ospita un idroscalo che consente il transito di idrovolanti anfibi. Chi ama immergersi nel verde, potrà praticare escursioni nella riserva circostante. Altri percorsi ed escursioni sono organizzati dalle aziende agrituristiche locali e dal circolo nautico Tre laghi.

 

Circolo Nautico Tre Laghi

 

 

 

LAGO (DIGA) NICOLETTI (LEONFORTE - ENNA)

 

 

Il Lago Nicoletti, nato negli anni Settanta del Novecento come invaso artificiale, è sede stagionale di numerosi uccelli migratori oltre a molte altre specie legate all’ambiente acquatico. Gli ambienti naturali si integrano con un suggestivo paesaggio agrario costituito da pascoli, seminativi coltivati a frumento e a fava, e da colture arboree tra cui l’olivo, il mandorlo e, nelle vallate del Crysa e del Bozzetta, l’arancio e il pesco. Il territorio, da sempre vocato all’economia rurale, porta ancora i segni di un’antica civiltà contadina che ha lasciato interessanti testimonianze, come edifici rurali, muri in pietra e “pagghiari”, arcaiche costruzioni realizzate con pietre e canne.

 

Coordinate: 37.614466, 14.342724

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

Come arrivarci : Da Enna S.S. 121 (direzione Leonforte) a 12 km si trova l'uscita per il lago. Per chi proviene dall'Autostrada A19 (CT-PA) uscire allo svincolo Mulinello,seguire indicazioni per Leonforte sulla strada provinciale per 7 km e poi, giunti sulla S.S.121, seguire le indicazioni per Enna. Dopo 4 km circa incontrerete sulla destra la segnalazione della diga.  Descrizione del luogo : L'invaso è profondo 25 m circa, può contenere un massimo di 19.400.000 metri cubi di acqua ed ha un'estensione di circa 500 ettari. Il viale ( come coronamento sulla diga stessa ) è lungo 640 m ed offre ai pochi turisti un suggestivo spettacolo. Le sponde del lago presentano una morfologia alquanto varia e difforme. A tratti estremamente pianeggianti e confortevoli per accamparsi seguono alcuni tratti molto ripidi con acque estremamente profonde, fino a 6-7 m nel sottoriva. Il fondale, eccetto nella zona dello sbarramento artificiale realizzato con grossi massi, è melmoso e ricco di arbusti o addirittura alberi sommersi, tranne in alcune sponde del lato Erbavusa e per quasi tutta la sponda di contrada Terrazza. Pochissimi gli alberi vicino le sponde, per cui è un lago da evitare (se non all'alba e al tramonto) nei mesi di luglio e agosto a causa del sole cocente e della temperatura che spesso supera i 40 gradi.  Pesci presenti : Lucci e Blach Bass. Per chi non pesca a spinning, Carpe (numerose le catture sopra i 10 Kg), tinche, carassi, alborelle.  Permessi : Licenza di Pesca. 

 

SPINNING ON LINE - Magazine per appassionati di pesca con artificiali

 

 

  

Gli argini del Fiume Dittaino da cui passano le acque della Nicoletti

 

 

 

LAGO (DIGA) NICOLETTI (LEONFORTE - ENNA)

 

 

   

LAGO (DIGA) NICOLETTI (LEONFORTE - ENNA)

 

 

LAGO (DIGA) NICOLETTI (LEONFORTE - ENNA)

 

 

 

 

 

 

Il FONTE DI TAVI - IL CASTELLO E LE FAVARE

 

 

Ruderi del Castello di Tavi

 

Non lontano dal paese si scorgono i ruderi del Castello di Tavi, chiamato dai locali “u Castiddazzu”. E’ probabile che fosse una fortezza di origine bizantina, poi riutilizzato dagli arabi e infine dai normanni, per divenire sede della “Baronia di Tavi”. Di questo castello rimangono solo alcune tracce: una visibile cinta muraia che si confonde con le rocce su cui è collocato il castello, due grandi cisterne scavate nella pietra e un locale dalle medie dimensioni con volta a botte.

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

Castello di Tavi e/o Castiddazzu

 

 

Un viaggio nella Baronia di Tavi… Il cui territorio si estendeva nella Val di Noto

 

 

 

 

Una fortezza di origine Bizantina, poi riutilizzata dagli Arabi e poi dai Normanni e infine sede della Baronia di Tavi che oggi è proprietà privata. (G. Maia)

 

 

  

 

 

Emblema dell’omonima Baronia e simbolo della nostra storia che va molto indietro negli anni rispetto alla fondazione del paese. Ci inerpichiamo così sull’altura rocciosa e giungiamo al cospetto di quei resti in cui Leonforte affonda le proprie origini che iniziano con l’antico nucleo abitativo di Tavaca, da cui forse la fortezza prese il nome, e vanno avanti fino a quando il castello, di probabile origine bizantina,  divenne essenzialmente elemento di difesa degli Arabi, dei Normanni, e delle dinastie che si sono succedute alla guida del feudo fino all’avvento di Nicolò Placido Branciforti che volle fondare il nostro paese. (Luigi Buscemi)

 

                                                                                        

     

I ruderi del Castello di Tavi ‘U Castiddazzu

 

 

(Foto Distretto Turistico di Morgantina) A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

Il Castello di Tavi è arroccato su una rupe nelle vicinanze di Leonforte (Enna). Volgarmente chiamato “u Castiddazzu”, è di probabile origine bizantina, poi rifortificato dagli arabi e successivamente normanno. Secondo la tradizione, Tavi o Tavaca era il nome di un’ antica cittadina sicula in seguito distrutta e che sorgeva in corrispondenza della parte più antica dell’attuale Leonforte, precisamente il quartiere di Granfonte. Il Castello di Tavi, dall’alto del costone roccioso su cui poggia (517 m), sorvegliava sulla Vallata del Crisa e le sorgenti, la grande ricchezza di questo territorio. Idrisi, nel 1154, parla di un "bel castello ed elevato fortilizio". Dopo diversi passaggi di proprietà, la fortezza, sicuramente in uso durante il regno di Ruggero I Altavilla, va incontro al suo declino, in corrispondenza della fondazione di Leonforte nel 1614. Osservando la rupe su cui sorge il castello si notano i resti delle antiche mura che in un tratto presentano ancora una finestra quadrangolare, alcuni ambienti sotterranei e un frantoio scavato nella roccia. La proprietà è attualmente privata e si può raggiungere tramite la strada della Favara, da Leonforte.  (Sicilie.it)

 

                                                                                                                                                                     

   

(Crepacci e mura ciclopiche)   

 

 

 

Castello di Tavi e/o Castiddazzu 

 

 

Questo castello, costruito ai tempi del dominio degli Arabi, è la prova più antica della presenza umana nel territorio di Tabas. Dopo aver ospitato diverse famiglie borghesi, questo antico castello perse importanza dopo l’arrivo della famiglia Branciforti e la successiva creazione di Leonforte.

 

 

   

Castello ed elevato fortilizio con terre da seminare ed acque…  Idrisi - La grotta di Tavi

 

 

La storia di Leonforte è la storia di un nucleo umano che trae la sua vita da due elementi, acqua e terra… L’acqua della sorgente del fiume Crysas  e l’argilla detta volgarmente taiu che offre la materia prima ai figulini, abitanti da epoca immemorabile attorno alle sorgenti del Crysas.

 

(Giuseppe Sanfilippo)      

 

 

IL FORTILIZIO DI TAVI

 

 

 

Castello di Tavi e/o Castiddazzu 

 

                                                                                                                                                                                                                                         

                                                           

  

ROVINE ANTICHE E NUOVE... Dal Castiddazzu a Leonforte 
Foto
(2° da sinistra) di Sergio Rossino (2014)

Questo rudere di castello è situato sul pizzo Castellaccio a meno di 2 km. ad ovest dell'abitato di Leonforte, a m. 543 s.l.m

Arroccati su una rupe sorgono i ruderi del Castello di Tavi, volgarmente detto “u Castiddazzu”.

La fortezza, di probabile origine bizantina, divenne in seguito un elemento di difesa arabo e poi normanno fino a divenire sede della “Baronia di Tavi”.

A poca distanza si incontrano i ruderi del Castello di Guzzetta  che ebbe delle vicende storiche analoghe alla fortezza di Tavi.

       

(Foto Distretto Turistico Dea di Morgantina) A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

Non lontano dal paese si scorgono i ruderi del Castello di Tavi, chiamato dai locali “u Castiddazzu”. E’ probabile che fosse una fortezza di origine bizantina, poi riutilizzato dagli arabi e infine dai normanni, per divenire sede della “Baronia di Tavi”. Di questo castello rimangono solo alcune tracce: una visibile cinta muraia che si confonde con le rocce su cui è collocato il castello, due grandi cisterne scavate nella pietra e un locale dalle medie dimensioni con volta a botte.

(Distretto Turistico Dea di Morgantina)

 

“… l’altissimo monte Tavi ove era un castello di Saracini” (cit. T. Fazello)

 

Il casale di Tavi (Enzo Barbera - Storico di Leonforte)

 

Leonforte fu fondata (nel 1610) all’interno del feudo di Tavi, importante possedimento del barone Nicolò Placido strategico al centro della Sicilia, presso la sorgente del fiume Crisa , nei pressi di un fortilizio poco accessibile, conosciuto come ‘U Castiddazzu, che era stato costruito dai Bizantini e  che era stato teatro nel 1061 della sanguinosa battaglia contro l’esercito del re normanno Ruggiero d’Altavilla che annientò i Saraceni, lasciandone 10.000 morti nella vallata del Crisa.

Del castello di Tavi rimangono oggi solo alcuni resti tra cui una notevole cinta muraria, che a tratti si confonde con la naturale linea delle rocce su cui il fortilizio è ubicato, delimitata una discreta superficie interna nella quale si possono notare alcuni ambienti dalla destinazione non meglio precisabile; due grandi cisterne scavate nella roccia e ancora un locale dalle dimensioni di circa m7x4 dotato di volta a botte lunettata. Nella vallata dello stesso territorio si era estesa l’antica città di Tavaca, come la chiamarono i Greci ed i Cartaginesi o Tabae come fu sotto i Bizantini o Tabita sotto i Saraceni o Taba sotto i Normanni. Questo Casale di Tavi attorno al 400 avanti Cristo fu un fiorente centro commerciale di manufatti in argilla (tegole e brocche), ma decadde e fu distrutto probabilmente perché per la sua posizione strategica fu teatro di tante battaglie durante le guerre autonomiste siciliote.

 

      

 

 

Il Castello viene attribuito ai Saraceni 

 

 

Nel 1320 appartenne a Ruggero Passaneto, in seguito passò a Blasco Alagona, Antonio Ventimiglia, Bernardo Berlingerio e infine ai Branciforti

 

 

            

 

Dalla celebre opera di Giovanni Mazzola "NOTIZIE STORICHE SULLA VETUSTA TAVACA E LA MODERNA LEONFORTE"
(Nicosia, Tipografia Editrice del Lavoro 1924 pp.5-7)

 

CAPITOLO I 

Notizie storiche sulla città di Tavaca

Questa città ha subito diversi nomi a secondo le dominazioni che han regnato in Sicilia. Infatti sotto i Greci e i Cartaginesi appellavasi Tavaca, sotto Bizantini Tabae, sotto i Saraceni Tabita, sotto i Normanni Taba. Essa dovette sorgere in condizioni molto modeste nel territorio della presente Leonforte; ma non se ne può determinare con esattezza la data della fondazione giacché diverse sono le opinioni degli storici intorno ai primi principii della nostra città.

 

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Bozzetta  (resti del castello, detto anche Guzzetta)

 

   

Il 23 dicembre 1714 presso la Guzzetta o Bozzetta di Leonforte fu adornato da diversi archi trionfali in onore del Re Vittorio Amedeo II Savoia in visita a Leonforte. Alla Guzzetta avvenne l'incontro del Re e della Regina (seguiti da dame di corte e persone di servizio, dalla cavalleria con 400 soldati e 40 lettighe, tirate da mule che portavano in testa un fiocco d'oro) ed il principe Nicolo Placido Branciforti, terzo principe di Leonforte, con tutta la sua cavalleria. i magistrati e la corte capitanale. Da lì si procedette verso Leonforte.  (Giovanna Maria)

 

  

Bozzetta  (resti del castello, detto anche Guzzetta)

(Foto Giovanni Rossino)

 

     

 

  

 

Il castrum vocatum la Guzecta domina dall'alto un antico feudum. Le rocce e la fitta vegetazione rendono ostile l'arrampicata che risulta abbastanza impegnativa e le antiche rovine sono raggiungibili non senza difficoltà.

 

 

 “Il castello sorgeva sulla Rocca Castellaccio di Bozzetta, nel Val di Noto a circa 3 km. ad ovest di Leonforte, a m. 614 s.l.m., sulla sponda destra dell'omonimo torrente Bozzetta. Il castello è attestato per la prima volta nel 1326. Di origine bizantina, è in completo abbandono. Il paesaggio è collinare ed è posto su una sommità da dove si domina un ampio territorio. Del castello restano solo pochi ruderi; in particolare è visibile un avanzo di mura con una grande apertura con arco a sesto ribassato che la tradizione identifica con il portone di accesso al complesso castrale. I resti fuori terra visibili non consentono una lettura ricostruttiva dell'impianto. Una curiosità è rappresentata da una apertura praticata alla base del muro orientale nel locale di piano terra, dalla quale risulta pressoché impossibile vedere alcunché dall'interno verso l'esterno. Ritenuta erroneamente una finestra, è in realtà un "buco del gatto" o "gattaio" come veniva chiamato dai costruttori medioevali cioè una via di comunicazione con l'esterno o una via di scampo in extremis qualora il nemico avesse occupato il resto della fortezza”.sec

 

    

 

 

 

Vallone dell’Inferno

 

Argusta risalita del fiume Crysa (foto Alleppedi)

 

 

 

    

 

 

Le vie dei Mulini ad acqua Le vie dei Mulini ad acqua

 

 

Itinerario rurale naturalistico nella provincia di Enna

 

 

Veduta di Leonforte dalla Valle dei Mulini - ruderi di canalizzazione (foto Le vie dei mulini ad acqua)

 

 

 

Da sinistra: Panorama di Leonforte - Valle dei Mulini e canalizzazioni dietro la Granfonte (foto Le vie dei mulini ad acqua)

 

 

Per immaginare la composizione delle canalizzazioni che alimentavano i mulini della vallata, alle spalle della Granfonte, occorre uscire da Porta Palermo e imboccare a sinistra la Strada Provinciale 39. A pochi km, una stradella vi conduce alla Valle dei mulini sita nella contrada Rocca Di Metri da dove potete ammirare in alto: il palazzo Branciforti e la Granfonte nella loro maestosa bellezza, il paese, parte delle canalizzazioni, le acque che scendono a valle, che a tutt’oggi, servono per l’irrigazione delle campagne circostanti. In basso si scorgono i resti del mulino del Piano, avvolto nella ricca vegetazione. Alle vostre spalle, si erge la Rocca Di Metri ovvero la Rocca di Demetra, in onore della dea. Più avanti, in contrada Noce, raggiungibile attraverso la SP 39, posto su una posizione dominante la rigogliosa contrada, si raggiungono i ruderi del mulino Noce: un pezzo di canalizzazione e la torre.

 

 

 

L'ultimo reperto storico dei mulini ad acqua, di Leonforte… (foto Le vie dei mulini ad acqua)

Mulino del Piano ruderi della torre 

 

 

 

     

Da sinistra: Canalizzazioni e Valle dei Mulini sullo sfondo - Canalizzazioni e Valle dei Mulini sullo sfondo (foto Le vie dei mulini ad acqua)

 

 

 

    

Da sinistra: Valle dei Mulini - Mulino Noce ruderi della torre e parte delle canalizzazioni (foto “Le vie dei mulini ad acqua”) - Mulino (Zona Pirato)

 

 

 

In ordine di percorso, potrete ammirare la Riserva Naturale Orientata del Monte Altesina e ...

 

 

 

 

RISERVA NATURALE ORIENTATA “MONTE ALTESINA”

 

Il monte Altesina, con le sue misteriose presenze in cima… (cit. Nino Mazzucchelli)

 

 

Alto 1192 metri, era uno dei punti chiave della divisione in valli dagli arabi (Val Demone, Val di Mazzara e Val di Noto): allora fu nominato “Monte Ereo” o aereo (svettante verso il cielo?). Alto quanto l’Altesina” è un modo di dire tipico della zona. Qui la vegetazione è rigogliosa tra lecci e roverelle, residuo dei boschi spontanei ancestrali. Oltre ai ruderi del “Cummintazzu”, sulla cima della montagna si trovano i resti di un villaggio preistorico. Recentemente è stata istituita la Riserva Naturale “Monte Altesina” a circa 20 km di strada da Leonforte, raggiungibile sia dalla Strada Provinciale 39 verso nord, che dalla stessa verso sud che poi si innesta sulla Strada Provinciale 80. Dal cancello d’ingresso della Forestale si prosegue lungo la carrareccia fino ad un vasto piazzale dove si trova la casermetta della Azienda, munita di servizi e posto di guardia. Dal piazzale parte una seconda carrareccia più stretta, in salita verso la parte più alta del Monte e costeggiando i ruderi del Convento di Santa Maria di Lartisina, a quota 954 mt. s.l.m., in una radura dalla quale è possibile apprezzare uno straordinario paesaggio verso la lecceta e verso una parete rocciosa. Dai ruderi la stradella porta verso Sud e, dopo un’ampia curva in salita sino a 1006 metri s.l.m., conduce sino ad uno spuntone di roccia che ospita i resti di una tomba scavata nella roccia. Proseguendo, si risale verso nord ovest attraversando una zona di arbusteti e di pascoli. Qui il paesaggio si fa ancora più maestoso con affaccio sulla Sicilia meridionale ed Enna. Si segue per la strada dentro la pineta, e con forte pendio si giunge in cima, a 1.192 metri. Qui il panorama si aprirà a trecentosessanta gradi su tutta l’isola e permetterà di individuare le maggiori cime delle Madonie, l’Etna, il Monte la Guardia. Bella la fitta lecceta vicino alla cima, dove sono presenti ruderi archeologici. La strada di ritorno verrà percorsa esattamente lungo lo stesso percorso. E’ consigliabile non percorrere questo itinerario nelle giornate di nebbia più fitta.

 

Per informazioni
Ufficio Provinciale Azienda Foreste Demaniali di Enna
Via Piazza Armerina 25 – Enna
Tel: 0935 565401 (centralino) – 0935 565422 (U.R.P.) – 0935 565418 (Dr. Morgano)
Fax: 0935 565421 – 565413
E-mail: fsignorelli@regione.sicilia.it
Sito web: www.regione.sicilia.it/agricolturaeforeste/azforeste/
Numero Verde 840 700 839

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

 

   

Monte Altesina

 

 

Nella foto: ‘U Castiddazzu e Monte Altesina

 

 

Monte Altesina, alto 1192 metri, che, nell’antichità, venne identificato con il “Monte Ereo”. Per la sua posizione baricentrica fu preso come riferimento dagli arabi per dividere la Sicilia in tre Valli. Ammantato da una rigogliosa vegetazione di  lecci e roverelle, relitto della primordiale foresta mediterranea, ospita un’interessante fauna. Sulla cima della montagna si trovano i resti di un villaggio preistorico, e, sulle pendici, i ruderi del  “Cummintazzu”, antico eremo di monaci denominato S. Maria di l’Artisina. Recentemente è  stata istituita la Riserva Naturale “Monte Altesina” che consentirà di tutelare e valorizzare il peculiare ambiente naturale.

 

Gestione:

Azienda Foreste Demaniali della Regione Sicilia
Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Enna 
Via Piazza Armerina – Enna
Tel. 0935 565401

 

 

 

(Foto:Alfio Monaco)

 

 

 

 

Riserva Naturale “Masseria Altesina (Edificio)”  - Comuni interessati: Leonforte e Nicosia

 

 

Il Monte Altesina è la cima verde più alta dei Monti Erei. Dove insiste una foltissima vegetazione, che ha motivato nel luglio del 1997 l’istituzione della riserva naturale Monte Altesina. A 15 chilometri da Leonforte (EN), raggiungibile dal bivio Erbavusa sulla statale n. 121 o  percorrendo la Strada Provinciale n. 39 Leonforte - Villadoro per KM 15. Meta delle domeniche estive di tanti gitanti in cerca di luoghi freschi dove ripararsi dalla calura dei mesi più caldi. La riserva è infatti attrezzata di un’area per picnic accanto a un piccolo laghetto artificiale posto ai piedi della vetta, ammantata di querce, lecci, sorbi e rigogliosa macchia mediterranea. Oltre che per la sua peculiarità naturalistiche, la riserva di Monte Altesina desta interesse anche per alcuni ritrovamenti archeologici. Alcune tombe sicane e i ruderi di un convento bizantino testimoniano la presenza dell’uomo sul monte fin dai tempi più recenti.

 

 

 

        

La Riserva Naturale Orientata Monte Altesina interessa un'area di 744 ettari nei territori comunali di Leonforte e Nicosia, in provincia di Enna.

 

 

La Riserva Naturale Orientata del Monte Altesina estesa nel territorio dei comuni di Leonforte e Nicosia”, fu istituita per tutelare le interessanti formazioni boschive e l’avifauna. La Riserva ha una notevole importanza anche dal punto di vista archeologico poiché conserva testimonianze risalenti all’età del bronzo. Nell’area è possibile effettuare escursioni in bici a piedi e a cavallo e, seguendo le indicazioni, potete accedere all’area del birdwatching. L’ambiente favorevole, oltre a consentire la riproduzione di alcune specie, ne salvaguarda altre a rischio di estinzione.

La fauna:

 

lepre (Lepus corsicanus), l’Istrice (Hystrix cristata), la Donnola (Mustela nivalis) e il Gatto selvatico (Felis silvestris), unico esempio di felino allo stato libero della fauna italiana, il Riccio (Erinaceus europaeus) e il Quercino (Elydis quercinus), il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus), l’Arvicola del Savi (Microtus savii) e varie specie di topolini del genere Mus, l’Aquila Del Bonelli (Hieraetus fasciatus), il Falco pellegrino (Falco peregrinus), prediletto dall’imperatore Federico II di Svevia, la Poiana (Buteo buteo), il Gheppio (Falco tinnunculus), il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il Nibbio bruno (Milvus migrans), lo Sparviere (Accipiter nisus); l’Assiolo (Otus scops), la Civetta (Athene noctua), l’Allocco (Strix aluco) il Gufo comune (Ario otus), il Barbagianni (Tyto alba), l’Upupa (Upupa epops), l’Usignolo (Luscinia megarhynchos), la Cinciarella (Parus caerulus), la Cinciallegra (Parus major), l’Averla piccola (Lanius collurio), la Capinera (Sylvia atricapilla), l’Averla capirossa (Lanius senator), ilPicchio rosso maggiore (Picoides major), la Gazza (Pica pica), la Coturnice (Alectoris graeca), il Corvo imperiale (Corvus corax), la Ghiandaia (Garrulus glandarius), lo Storno nero (Sturnus unicolor), il Verdone (Carduelis chloris) e il, il Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), il Gongilo ocellato (Chalcides ocellatus) e il Geco (Tarentola mauritanica), la Campestre (Podarcis sicula) e la Wagleriana (Podarcis wagleriana), il Biacco (Hierophis viridiflavus), la Vipera comune (Vipera aspis), la Biscia dal collare (Natrix natrix) e il Saettone (Elaphe lineata), il Rospo comune (Bufo bufo) e lo smeraldino (Bufo viridis), la Raganella (Hyla arborea). Tra gli insetti: il Grylloderes brunneri, la Pholydoptera femorata, il Trypocopris pyraeneus cyanicolore il Cymindis axillaris .

La Flora:

 

Ginestra dei Nebrodi (Genista aristata), Ginestra odorosa (Spartium junceum)., Perastro (Pyrus communis), Prugnolo (Prunus spinosa), Leccio (Quercus ilex), querce Quercus pubescens, e Quercus dalechampii, Quercus virgiliana e pochi esemplari di Sughera (Quercus suber). Il sottobosco: il Prugnolo (Prunus spinosa), lo Spazio villoso (Calicotome villosa), il Pungitopo (Ruscus aculeatus), la Pulicaria (Pulicaria odora), la Salsapariglia (Smilax aspera) e l’euforbia (Euphorbia characias). il Tamaro (Tamus communis) e l’edera (Hedera helix). Tra le specie erbacee: il ciclamino napoletano (Cyclamen hederifolium), l’Avena (Arrhenatherum sp.), l’Aplenio maggiore (Asplenium onopteris), il Cerfoglio meridionale (Anthriscus nemorosa). il Camedrio siciliano (Teucrium siculum), specie endemica della Sicilia, i Rovi (Rubus ulmifolius), la Rosa canina (Rosa canina)e il Biancospino (Crataegus monogyna).

·                  papavero  Il papavero Rosolaccio (Papaver rhoeas) il Giaggiolo di Sicilia (Iris pseudopumila) e la Bellavedova (Hermodactylus tuberosus), il Colchico di Bivona (Colchicum bivonae), l’Anemone fior di stella (Anemone hortensis), l’Asfodelo mediterraneo (Asphodelus microcarpus), il Ciclamino napoletano (Cyclamen hederifolium), il Ciclamino primaverile (Cyclamen repandum), l’Acanto spinoso (Acanthus spinosus), l’Asfodelo giallo (Asphodeline lutea), il Lampagione (Muscari comosum) e il Narciso selvatico (Narcissus poeticus); orchidee (Orchis commutata e Orchis italica). I funghi: Leccium lepidum, il fungo di Leccio, e Amanita muscaria e Amanita phalloides. http://www.riserveenna.it/MonteAltesina.aspx

 

   

Riserva Naturale “Masseria Altesina (Edificio)”  - Comuni interessati: Leonforte e Nicosia

 

 

Masseria Altesinella - Comuni interessati: Leonforte e Nicosia

 

 

Masseria Altesinella - Comuni interessati: Leonforte e Nicosia

 

               

 

Riserva Naturale “Masseria Altesina - Comuni interessati: Leonforte e Nicosia

 

 

 

      

Riserva Naturale “Masseria Altesina - Comuni interessati: Leonforte e Nicosia

 

 

Il Monte Altesina, con i suoi 1.192 m di quota, è la vetta più alta degli Erei e presenta tuttora una foltissima vegetazione, costituita essenzialmente da una lecceta mista a roverelle con radure e rimboschimenti a pino o eucalipto. La foresta è popolata da una interessante fauna, tra mammiferi, come l'istrice, diversi roditori, la lepre appenninica, il coniglio selvatico, il gatto selvatico e la volpe, e alcuni rapaci diurni e notturni. Il Monte Altesina è stato popolato, fin dall'antichità, da popolazioni indigene, di cui rimangono diverse testimonianze e successivamente, a partire dal medioevo, vi si stabilirono diversi eremiti che eressero un convento accanto alla chiesa di Santa Maria di Lartesina di cui oggi restano solo dei ruderi.

 

     

  

Riserva Naturale “Masseria Altesina - Comuni interessati: Leonforte e Nicosia

 

 

    

 

RISERVA NATURALE ORIENTATA DEL MONTE ALTESINA - R.N.O. - Comuni interessati: Leonforte e Nicosia

 

Comuni interessati: Leonforte e Nicosia

 

Come ci si arriva: dall'autostrada A19 Catania-Palermo uscire a Enna e proseguire per la S.S. 121 per Leonforte. S'imbocca, quindi, la deviazione per Erbavusa proseguendo per la S.P. 94 in direzione Villadoro. Dopo 14 Km si incontra l'ingresso principale della riserva, posto sulla S.P. 30 e segnalata da appositi cartelli.

La riserva naturale orientata del Monte Altesina sorge nel comune di Nicosia. Le riserva prende il nome dal Monte Altesina, che i latini soprannominarono Mons Aerus, nome dovuto alla forma particolarmente slanciata e appuntita del monte che con i suoi 1192 m s.l.m. di altezza è la vetta più alta dei Monti Erei e risulta visibile da gran parte della Sicilia Centrale. Sulle sommità risultano ancora presenti tracce evidenti di urbanizzazione antica forse greca nonché imponenti escavazioni sicuramente legate a un santuario dedicato alle divinità ctonie Persefone e Kore. Sulla parete rocciosa si può notare una singolare iscrizione del X secolo che risulta essere una SCIADDA (che significa testimonianza di fede, cioè la fede islamica). Questo sottolinea il ruolo importante che ebbe il Monte Altesina durante la dominazione saracena. Gestita dall'Azienda Foreste Demaniali di Enna, la Riserva del Monte Altesina è un polmone verde poco conosciuto della Sicilia interna, essendo interamente ammantata da fitte foreste. Dal punto di vista floristico l'elemento più significativo è costituito dalla lecceta, un esteso bosco mediterraneo sempreverde, si registra anche la presenza di aree rimboschite ad eucalipto. Tra le specie del sottobosco da segnalare l'endemica ginestra dei Nebrodi. L'Ente gestore ha realizzato sei sentieri naturalistici e ha promosso il recupero dell'antica masseria Altesinella che sarà adibito a Centro e Museo etno-antropologico.

 

(Libero Consorzio di Enna, già Provincia Regionale di Enna - G. Amato)

 

 

  

Riserva Naturale “Masseria Altesina - Comuni interessati: Leonforte e Nicosia

 

 

   

Riserva Naturale “Masseria Altesina - Comuni interessati: Leonforte e Nicosia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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1° foto da sinistra: Grotte artificiali sulla cima - Tombe a forme Architetto… (cit. Nino Mazzucchelli)

 

 

Tomba a grotticella lungo le pendici 

 

 

 

      

Da sinistra: Il Conventaccio ("u cunvintazzu de' monaci de l'Artisina") - Insediamenti rupestri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RUDERI DELL'EREMO DI SANTA MARIA DI L'ARTISINA detto 'U Cunvintazzu (secc. XVII-XVIII) - Foto di Luigi BUSCEMI

 

 

     

Da sinistra: TOMBA SICULA A FORNO (sec. VIII-IX a.C.) Monte Altesina - RUDERI DELL'EREMO DI SANTA MARIA DI L'ARTISINA detto 'U Cunvintazzu

(secc. XVII-XVIII) (Foto di Luigi BUSCEMI)

 

 

 

 

Riserva Naturale “Masseria Altesina - Comuni interessati: Leonforte e Nicosia

 

 

Veduta del MONTE ALTESINA e territori limitrofi

Altus sinus, monte dal doppio e alto "seno", Artisino, Artisina o Aritisina, così come denominato nelle più antiche carte geografiche della Sicilia (XV-XVI secolo), l'ALTESINA, con i suoi 1.200 s.l.m, è la cima più alta dei monti Erei (dal latino aereus), complesso sistema di altipiani che funge da dorsale del centro Sicilia e segna lo spartiacque tra Iblei, Sicani, Nebrodi e Madonie. L'Altesina fu abitata fin dai primordi della civiltà. In essa si riscontrano ancora interessanti resti e tracce di grotte preistoriche, tombe sicule a forno (IX sec. a.C.), accampamenti greco-romani in cima (sec. V-III a.C.) e ruderi di un eremo di fondazione settecentesca, volgarmente appellato "Cummintazzu", appartenente ad una sorta di famiglia monastica locale (i monaci di Sant'Erasmo dell'Altesina e di Scalpello). Teatro di guerre, di incontri e di scontri continui, spazio antropizzato e sempre armonizzato nel contesto silvo-agro-pastorale degli Erei, l'Altesina diede la sua notorietà a storici e geografi per essere stata scelta dai musulmani, dopo la conquista della Sicilia (827 d.C.), come base geografica e osservatorio "astronomico" della successiva divisione della Sicilia in tre Valli: Val di Noto, Val Demone e Val di Mazzara.  (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

“Cummintazzu”, antico eremo di monaci denominato S. Maria di l’Artisina

 

 

Le foto sopra mostrano il conventaccio dell'Altesina. Quella roccia su cui è costruito è una grande pietra in realtà.

 

 

 

 

E’ anche un importante sito archeologico, dimostrato dalla presenza di vani ricavati nella viva roccia quarzarenitica e da muretti e piani di calpestio che occupano tutta la porzione più alta del Monte.

 

 

 

 

 

Convento di S. Maria di “L’Artisina” detto”Cummintazzu” (nella Riserva)

 

 

Del bosco e della riserva se ne parla altrove, ma già sapere di incontrare edifici riconducibili al medioevo vale l’escursione. Il bosco, annesso al demanio della città di Nicosia, venne abitato da diversi eremiti che decisero di dare vita ad un convento attorno alla chiesetta di Santa Maria o di San Girolamo di Lartisina. Oggi del convento, detto Cummintazzu, rimangono solo i ruderi di una cascina utilizzata come rifugio dai frati, e solo parte dei ruderi della chiesa. La comunità dei monaci sopravviveva con il poco che il bosco dava loro e con l’elemosina presso le masserie e nei borghi vicini.

 

 

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online  

(Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”)

 

 

 

 

 

 

Montagna di Mezzo, Monte Scala e Monte Boscorotondo

 

 

Montagna di Mezzo, Monte Scala e Monte Boscorotondo sono habitat naturali con particolari ambienti rocciosi e un’intricata vegetazione boschiva: querce da sughero, roverelle, lecci e ogliastri. Sulle pendici di Montagna di Mezzo sono collocati i ruderi della Masseria della Principessa, antico opificio-frantoio finalizzato alla produzione dell’olio. Sul versante meridionale di Monte Scala sorge un antico abitato rupestre chiamato Grotte Formose. Ai piedi di Monte Boscorotondo, è collocato il Vallone dell’Inferno, ecosistema particolarmente suggestivo costituito da una gola profonda in cui scorre il Fiume Crysa, nome del dio fluviale venerato, in epoca classica, dalle popolazioni locale.

 

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online  

(Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”)

 

 

  

(Foto: “Distretto Turistico Dea di Morgantina”)

 

 

 

 

LEONFORTE …   

 

 

Dopo i fasti in bianco e nero una città che vuole rinascere

 

 

Secondo alcuni storici, nei luoghi circostanti la città attuale, sorgeva l’antica città di Tavaca. Nel periodo della dominazione bizantina, fu edificato il castello di Tavi, attorno a cui si formò un casale. Dal periodo normanno in poi il feudo passò da un proprietario all’altro sino a giungere all’anno 1610, quando Nicolò Placido Branciforte, vista l’abbondanza delle acque, volle fondare il paese, edificando fontane, mulini e ristrutturandone altri già esistenti. Alla città fu dato il nome Leonforte, in omaggio al blasone della casata dei Branciforte (leone rampante che regge lo stendardo con i moncherini delle zampe ed il motto “in fortitudine bracchii tui”). La città si espanse sia dal punto di vista urbanistico-demografico che economico. Nacquero attività artigianali dedite alla produzione di terrecotte, sia per l’edilizia che per usi casalinghi; alla concia delle pelli e alla qualchiera di panni di feltro. Nel 1800 nacque una filanda e aprirono alcune miniere di zolfo. L’agricoltura ebbe anche la sua fetta di mercato, poiché si continuò la produzione del grano, degli altri cereali e dell’olivo.

 

(Le vie dei mulini ad acqua).

 

 

MONTE CERNIGLIERE

 

 

 

 

“A Tagghiata” (Monte Cernigliere)

 

 

 

MONTE CERNIGLIERE

 

 

         

(Monte Cernigliere - Foto Pippo Paolillo)

 

 

 

                

(Monte Cernigliere - Foto Pippo Paolillo)

 

 

         

(Monte Cernigliere - Foto Pippo Paolillo)

 

 

            

(Monte Cernigliere - Foto Pippo Paolillo)

 

 

           

(Monte Cernigliere - Foto Pippo Paolillo)

 

 

 

La grotta di Monte Cernigliere 

 

 

   

La grotta di  Monte Cernigliere - Veduta dal Cernigliere 

 

 

 

 

       

Zona storica di Leonforte (Foto Giustina Aresu) - Scalinata Musumeci/San Giuseppe

 

 

  

Manifestazioni leonfortesi

 

 

 

Da sinistra: Piazza Margherita - Piazza Mecenate

 

 

       

Da sinistra: La galleria della vecchia Stazione di Leonforte - Antica casa leonfortese

 

 

    

Da sinistra: Zona Storica di Leonforte (Chiesa Madre-Matrice) - La Filanda (la fabbrica di tessuti sorse nel 1840 e diede lavoro a 110 leonfortesi)

 

 

      

Zona Storica di Leonforte (Quartiere Granfonte “’A Brivatura”)

 

 

     

Da sinistra: Fontana del Duemila - Vecchia casa leonfortese (Zona rotonda, ingresso Nord di Leonforte)

 

 

  

Panorama… Zona Storica (da sinistra: Santa Croce - Palazzo Branciforti-Villa Comunale)

 

 

  

Zona Contrada Noce (Ponte Noce)

 

Unica luce di m. 25 sul fiume Crisa, ha “il marchio” dello stile architettonico fascista, ma ancora oggi testimonia la bravura del progettista geom. Sebastiano Panebianco, l’operosità delle maestranze leonfortesi e la bontà dei materiali usati. (Giovanna Maria)

 

 

       

Ponte Noce

 

 

 

  

Da sinistra: C.so Umberto I - La Granfonte

 

 

     

Da sinistra: Zona Granfonte - Scalinata Musumeci/San Giuseppe (Foto P. Paolillo)

 

 

           

Da sinistra: Scavi zona vecchia stazione ferroviaria di Leonforte - La Granfonte

 

 

 

                 

Scalinata Chianu Quadararu (La scalinata di Sant'Antonio)

 

 

     

Da sinistra: Ruderi nei pressi del Castiddazzu - Scuola Elementare N. Vaccalluzzo  

 

 

    

Da sinistra: Cancello Pescheria Comunale dedicata ad Enzo Barbera - Via Giaino (due foto)

 

 

 

Veduta della zona storica di Leonforte da Santa Croce - Scuola Elementare Granfonte

 

 

        

Zona Storica di Leonforte (Quartier Granfonte - Via Porta Palermo/Chiesa Madre-Matrice

 

 

             

Da sinistra: Fontanella Palazzo Branciforti - Lavatoio Porta Garibaldi - Antica campana

 

 

   

Da sinistra: Veduta del Cernigliere - Salita Santa Croce (Foto Ignazio Vanadia)

 

 

  

Da sinistra: Veduta del Cernigliere - Salita Santa Croce (Foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

Da sinistra: Chiesa di Sant’Antonino - A Cuticchiata (Via Garibaldi)

 

 

 

Da sinistra: Via Dalmazia - Caserma dei Vigili del Fuoco

 

 

 

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 “’U paghiaru” nelle terre leonfortesi

 

 

 

 

(Foto Allapedi)

 

 

 

    

Roccia presso Canalotto ( Foto Giorgio Franco)

 

 

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Da sinistra: Zona storica Granfonte

 

 

         

Zona Storica Granfonte

 

 

 

  

Chiesa di Santa Croce

 

 

     

Chiesa di Santa Croce - Antico abitato rupestre sul versante meridionale di Monte Scala

 

 

  

Da sinistra: Vecchia trazzera di Leonforte - Foto Azienda Mitèra

 

 

  

Da sinistra: Antica grotta leonfortese - La Filanda

 

 

 

Zona Favarotta

 

 

  

Zona storica: Santa Croce - Granfonte

 

 

       

Da sinistra: Zona storica Granfonte - Zona Faccialavata (Vecchia miniera)

 

 

 

Grotte in via Favarotta (Zona Granfonte)

 

 

  

Da sinistra: Chiesa di Sant’Antonino - La Granfonte

 

 

 

Da sinistra: Ingresso Sud di Leonforte (‘A Pirrera Petra) - Ingresso Nord di Leonforte

 

 

 

Da sinistra: Zona Sud di Leonforte (Contrada Rocca di Metro-Noce) - Zona Granfonte di Leonforte (Chiesa Madre-Matrice)

 

 

  

Da sinistra: La Granfonte - Chiesa della Parrocchia

 

 

 

Bosco Rotondo (Vusculu tunnu)

 

 

MONTE ROTONDO VOLGARMENTE APPELLATO "Bosco rotondo" (Vusculu tunnu)

 

<<Appartiene al periodo miocenico e precisamente alla parte superiore della formazione tortoniana. Esso emerge pure da terreni di origine tortoniana, controdistinti dalle argille sabbiose e salate. Il monte è costituito da calcare corallino, con banchi di arenarie di varia consistenza, compenetrata da idrossido di ferro rosso e bruno. La parte superiore è formata da calcare arenario, misto a granuli di quarzo di colore blu carico, che in parte si avvicina allo schisto selcioso. Dalla esistenza di quest'ultima roccia è nata la credenza del volgo che immagina doversi trattare di un vulcano spento e non di una elevazione naturale del terreno>>

 

Fonte: G. MAZZOLA, Notizie storiche sulla vetusta Tavaca e la moderna Leonforte, Tipografia Editrice del lavoro, Nicosia 1924, pp. 142-143.  Nel recensire le caratteristiche geo-morfologiche del "Bosco rotondo" il Mazzola si serve di una minuziosa e particolareggiata relazione scientifica del Dott. Bartolomeo Rapisardi pubblicata negli Atti dell'Accademia Gioenia di lettere, scienze ed arti, Volume X serie 1 pag. 228, Catania anno 1835.

 

(Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

    

Da sinistra: Bivio di Nicosia - Zona Storica (Quartiere Santa Croce - Chiesa di Santa Croce)

 

 

  

Da sinistra: Via Porta Palermo (Chiesa Madre-Matrice) - Piazza Grillo - Via Portella-Chianu Parano (‘A Purtedda)

 

 

     

Da sinistra: Zona Sud di Leonforte (Quartiere Granfonte) - Contrada Tumminella-Noce

 

 

 

La Scuderia

 

   Stalla per l’allevamento dei cavalli del Principe

 

 

Il cavallo al centro di tutto: solo così si comprende il senso di questa architettura nel cuore del paese, non utilizzata solo per fare riposare gli animali di coloro i quali andavano e venivano dal vicino palazzo nobiliare, ma anche per l’allevamento, attività di cui il Principe Branciforti era orgoglioso. Anch’essa vide l’impegno di sapienti maestranze forestiere, che crearono una possente struttura monumentale, con una capienza di oltre duecento cavalli. Quando nel 1714 il re Vittorio Amedeo II di Savoia visitò il paese, paragonò la Scuderia alle sue di Torino. La struttura era stata pensata come una basilica a tre navate, ritmata da una teoria di quattordici arcate per lato su pilastri; la divisione in reparti era completata da specchi sopra le mangiatoie, al fine di controllare i cavalli dal corridoio centrale. La Scuderia di Leonforte è con tutta probabilità l’unico esempio in Sicilia di edificio per l’allevamento dei cavalli di dimensioni così vaste. La facciata è una delle quinte della piazza Branciforti, con un portale bugnato che richiama quello del palazzo. Al di sopra del portale, un busto marmoreo raffigurante l’unica effige del Principe Branciforti, vestito con la corazza dell’ordine dei cavalieri di San Giacomo della Spada.

Piazza Branciforti, 94013 Leonforte (EN)

 

Fonte: A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online

 

   

LA SCUDERIA O CAVALLERIZZO (sec. XVII)

 

 

LA SCUDERIA O CAVALLERIZZO (sec. XVII)

 


 

 

Questa magnificenza di Scuderia, ove erano collocati l'affetti e le passioni di detto Signore Ecc.mo Principe Nicolò Placido Branciforti, sopra la porta maggiore, che guarda l'Oriente, si vede il suo mezzo busto di alabastro, verisimile del suo ritratto, nelle mura verso l'apertura di detta porta d'una parte, e l'altra si legge nelle due balate di marmo bianco una delle due latine elegie... (Dal Manoscritto del Notaio La Marca, Adornamento della Storia di Leonforte, sec. XVIII, in G. NIGRELLI, Manoscritti inediti del Settecento e note di storiografia leonfortese, Euno Edizioni, Leonforte 2013, p. 52). (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

 

LA SCUDERIA O CAVALLERIZZO (sec. XVII)

 

 

 

 

 

SOLITARIO, PENSOSO E SGOMENTO


Il Principe Nicolò Placido Branciforti "ammira", con lo sguardo sprofondato nel nulla, gli ultimi tragici resti della sua geniale creazione, LEON-FORTE!

 

 

 

   

 

IL MUNIFICENTISSIMO PRINCIPE FONDATORE DI LEONFORTE NICOLO' PLACIDO BRANCIFORTI

 

 

Imponente costruzione rettangolare di stile barocco, è unico esempio in Sicilia di edificio destinato, all’allevamento di cavalli di così grandi dimensioni (m. 16,5 x 84). La facciata, che funge da fondale prospettico alla vasta piazza, presenta un grande portale bugnato, al di sopra del quale una nicchia, che si conclude a conchiglia, accoglie l’unica effige pervenutaci del principe - fondatore, posta esattamente al centro della prospettiva della piazza. La scuderia poteva ospitare ben 102 cavalli, i quali venivano addestrati nelle attuali Piazza Carella e Piazza IV Novembre, chiamate, ancora oggi, in dialetto “Chianu a scola”, ovvero “Piano della scuola”.  - Castrogiovanni Sandra - (Tratto da Leonforte Tour, opuscolo realizzato dalla Pro Loco Leonforte e dal Comune di Leonforte)

 

 

 

   

Portone principale Scultura in pietra locale (bugnato), sec. XVII 

 

 

Sulla piazza, dove c’è l’ingresso principale del palazzo, sul lato destro, si erge la scuderia, costruita nel 1640, dove il principe allevava oltre 200 cavalli di razza.

 

 

   

Da sinistra: Prospetto principale scuderia - Facciata posteriore (sec. XVII)

 

 

Retro ed interno della scuderia

 

 

 

 

 

EX PESCHERIA COMUNALE

“Galleria comunale della creatività Enzo Barbera”

 

Costruita nel 1893 nell’Arco della Batìa e ristrutturata agli inizi del 2013

 

 

    

Da sinistra: Ingresso principale Pescheria Comunale - Lo storico Enzo Barbera e due foto dell’inaugurazione della galleria

 

 

  

EX PESCHERIA COMUNALE

 

 

 

EX PESCHERIA COMUNALE

 

 

EX PESCHERIA COMUNALE

 

 

 

        LEONFORTE DI NOTTE

 

 

 

Da sinistra: Zona Sud di Leonforte - Corso Umberto I

 

 

 

 

 

Leonforte: Piazza Mecenate (*)


(*) Molto bella, sembra di essere in un'altra epoca. Non si vedono tutti i giorni foto che documentano inequivocabilmente bellezze nascoste.  (Foto G. Guagliardo)

 

 

 

 

Piazza Granfonte

 

 

  

Da sinistra: Via Garibaldi - La Granfonte

 

 

  

Piazza Granfonte

 

 

   

Zona Granfonte

 

 

 

Da sinistra: Madonna del Carmelo - Zona Granfonte

 

 

ALL'OMBRA DEL SUPERBO PALAZZO (*) - Palazzo Branciforti
(*) "La Chioccia con i suoi pulcini": panorama notturno del centro storico di Leonforte ritratto in questa superba foto di Carmelo Trecarichi

 

(Dott. Gaetano Algozino - “Leonforte DA Amare” - Pag. Facebook)

 

 

  

Da sinistra: Via Garibaldi (‘A Cuticchiata)  - Scalinata Musumeci-San Giuseppe

 

 

 

Da sinistra: Via Garibaldi ‘A Cuticchiata (Foto Mario Calma) - Quartiere Granfonte

               

<<Au milieu desprodiges d'une tellevégétation, nousentronsà
LEONFORTE, l'une desvillesles plus pittoresques de l'intérieur>>.

Da Marcellus, viaggiatore francese del 1800, ad oggi, nonostante il peso degli anni, le sciagure naturali e le devastazioni architettoniche del secolo scorso, possiamo ancora affermare, senza scadere nella retorica provinciale, che Leonforte è una delle città più pittoresche dell'entroterra siciliano perché sorge in mezzo ai prodigi di una natura prorompente.

Citazione in francese tratta dal volume VINGT JOURS EN SICILE, par le Vicomte De Marcellus, Paris, Debécourt, Libraire-Editeur, 1841, p. 226.

 

(Dott. Gaetano Algozino - “Leonforte DA Amare” - Pag. Facebook)

 

 

Processioni religiose (Venerdì Santo - Madonna del Carmelo)

 

 

 

 

Foto in basso di Vincenzo Camiolo     

 

 

Palazzo Branciforti

 

 

 

Da sinistra: Zona Sud-Storica di Leonforte

 

 

 

 

 

 

Zona Nord di Leonforte

 

 

 

Da sinistra: Corso Umberto I - Porta Garibaldi (Zona Granfonte)

 

 

           

Da sinistra: Porta Garibaldi (due foto ) - Piazza IV Novembre

 

 

 

La Granfonte di notte

 

 

  

La Granfonte

 

 

 

La Granfonte

 

 

 

La Granfonte

 

  

Da sinistra: Zona Granfonte (due foto)

 

 

La Granfonte

 

 

 

La Granfonte

 

 

 

 

Quartiere Granfonte

 

   

Porta Garibaldi

 

 

 

Leonforte di notte

 

 

 

 

Zona Storica di Leonforte (Quartiere Granfonte)

 

 

 

Da sinistra: Corso Umberto I - Porta Garibaldi

 

 

   

Da sinistra: Porta Garibaldi (Processione Venerdì Santo) - Corso Umberto I (Periodo natalizio)

 

 

 

 

L’ECOMUSEO COMUNALE BRANCIFORTI   

 

 

 

 Via Gran Fonte, 94013 Leonforte EN

 

 

All’interno dell’EcoMuseo (inaugurato in modo ufficiale il sette aprile 2016), si possono ammirare reperti sia elettrici che idrici della struttura che testimoniano l’ingegneria industriale dei primi anni del novecento.

 

 

    

Progettazione del logo ECOMUSEO COMUNALE BRANCIFORTI Donato alla cittadinanza per il 400enario della fondazione di Leonforte (Maria Lipari - 2010)

 

 

   

Sede Ecomuseo Via Gran Fonte, 94013 Leonforte EN

 

 

 

Da sinistra: Ingresso principale Ecomuseo - Sala Convegni-Dibattiti 

 

 

“Il fabbricato, di antica costruzione, già dai primi anni del secolo scorso, a piano terra, era sede della centrale di accumulo e sollevamento acque della rete idrica del Comune di Leonforte. A cavallo degli anni ’40 ’50, l’impianto è stato dato in gestione all’ex Eas, mentre il primo piano fino agli anni ’70 è stato utilizzato per gli uffici Eas (Ente Acquedotti Acquedotto Siciliani). Successivamente, con la realizzazione della vasca di accumulo di contrada Pianetti, fu abbandonata e il piano terra rimasto inutilizzato. Nel 2013 il Comune di Leonforte partecipa al bando Misura 313 ‘Incentivazione di attività turistiche’ indetto dal Gal Rocca di Cerere di Enna e l’ottenimento di E. 3000.000 per la riqualificazione funzionale dell’edificio in laboratorio culturale”.  - (Relazione Capo Settore Ufficio Tecnico Comune di Leonforte Ing. Luca Patti - Marzo 2016

 

 

 

 

“L’intervento di ristrutturazione e riqualificazione; iniziato il 19 marzo 2015 e completato il 24 settembre dello stesso anno; ha avuto come obiettivo quello di rendere la struttura un info Point turistico permanente per la promozione di itinerari rurali, paesaggistici e culturali e sede di organizzazione di eventi per la valorizzazione del territorio”  - (Livia D’Alotto – Leonforte 8 aprile 2016 – ViviEnna-ViviSicilia)    

 

     

Ecomuseo: Sala Convegni

 

 

 

Le campagne

 

 

   

(Foto Grandude)

 

    

Da sinistra: Zona S. S. 121 (Tratta Leonforte-Enna) - Zona Sud di Leonforte (Quartiere Granfonte-Noce-Tumminella) - (Foto Grandude)

 

 

 

Zona Sud di Leonforte (Quartiere Granfonte-Noce-Tumminella)

 

 

Ponte Noce (Foto Massimo Grassi)

 

 

 

Zona Sud di Leonforte (Quartiere Granfonte - Rocca di Mietre - Voltarutta)

 

 

 

 

Il Carnevale leonfortese

 

IL CARNEVALE DEI "SATIRI-PASTORI" A LEONFORTE.
Storie, miti e tradizioni di un carnevale arcaico

 

 

(Dott. Geatano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb)

 

 

Il Carnevale a Leonforte, come tutte le altre feste del suo ricco e articolato calendario cerimoniale, affonda le radici nella cultura agro-pastorale dell’entroterra siculo, con caratterizzazioni e tipologie proprie dell’area degli Erei. A differenza delle macro-aree costiere dell’isola, Leonforte, come tutti i centri “acrocori” dell’ennese, non ha mai avuto manifestazioni particolarmente degne di attenzione e di coinvolgimento massivofoto di Leonforte DA Amare., tali da rendere il suo Carnevale un prodotto culturale attraente e dai raffinati valori ricreativi. Per quel che conosciamo, incerte e difficilmente collocabili nella storia sono le origini del carnevale leonfortese. Le testimonianze orali degli anziani sono unanimi nel ritenere che si trattasse di una manifestazione tipica e caratterizzante di un preciso ceto sociale: i pastori. ‘U Carrivali? Festa di crapara e picurara. La sinteticità di questa risposta circoscrive lo spazio antropologico della festa e ne delimita anche le pertinenze sociali. In occasione delle feste carnevalesche (che non di rado si trasformavano in efferate feste animalesche), i pastori leonfortesi, i cui quartieri di appartenenza erano ‘A Munachedda, corrispondente al territorio che partendo dalla via Monachella saliva fino alle pendici del Cernigliere, e Darreri ‘a Cru, ovvero il territorio posto a ridosso dei Cappuccini, dall’attuale Macello fino all’odierna via Taormina, facevano la loro pubblica e temuta apparizione nelle piazze e ‘nda Strata (il Corso Umberto). Rivestiti di lana di pecora e pelli di montone, indossata una rozza e mostruosa maschera di stoffa o cartone e armati di bastone e campanaccio, scorrazzavano per il paese seminando terrore e spavento tra bambini e fanciulli, che per l’occasione venivano rinchiusi al sicuro a casa. Un’orda poco identificabile, e altrettanto temibile, di uomini-bisonti-montoni, che simulando i belati dei caprini, riempiva di urla anche gli angoli più reconditi del paese. L'acme di quest'orgia carnascialesca si raggiungeva l'ultimo giorno del Carnevale, il Martedì grasso, quando tra piazza Cappuccini e piazza Parano, pastori e caprai accendevano un grande falò propiziatorio, chiamato 'U Carrivali; in sostanza si trattava di una grande "luminaria" profana con al centro il fantoccio del Carrivali, che veniva carbonizzato dalle fiamme ardenti. Il Carnevale era anche l’occasione “buona”, sotto mentite spoglie, per regolare i conti tra le opposte fazioni dei crapara e dei picurara che sovente, tra uno scherzo e un altro, tra un ballo sfrenato e una simulazione onomatopeica dei caprini, pervenivano a risse, percosse, contusioni, e addirittura a veri e propri omicidi. Queste macabre figure di pastori autoctoni rimandano molto ai satiri dell’antica Grecia, ovvero a quelle mitiche figure maschile, compagne di Pan e Dioniso, che abitavano boschi e montagne. Personificazione della fertilità e della forza vitale della natura, connessa con il culto dionisiaco, i satiri sono generalmente raffigurati come esseri umani barbuti con caratteristiche animali, come le corna, la coda e le zampe di capra. Il loro aspetto perse gradualmente, con il passare del tempo, qualche attributo animale. Vengono rappresentati come esseri lascivi, spesso dediti al vino, a danzare con le ninfe ed a suonare il flauto. Talvolta hanno un vistoso fallo in erezione. Il loro principale esponente era Sileno, una divinità minore associata (come Hermes e Priapo) alla fertilità. La letteratura abbonda di pregevoli opere in cui si descrivono le caratteristiche al limite dell’umano di queste curiose e inquietanti creature: dal celebre dramma satiresco di Sofocle I Satiri alla caccia al raffinatissimo Satiro o il diavolo silvano divinizzato di J.W. Goethe.  Il monopolio assoluto del carnevale leonfortese da parte dei pastori, che ritrovavano nella festa annuale una forza rigenerante oltreché una delle poche occasioni per emergere nel contesto sociale, indusse, col passare degli anni, il resto della popolazione a organizzare “festini” da ballo privati. Si trattava per lo più di veri e propri rituali coreutici a dimensione familiare e amicale, sovente organizzati a casa o nei due Circoli del paese, il Circolo di Compagnia (o dei nobili) e il Circolo degli Operai. A cominciare dai sabati di Carnevale, fino al Carrivali Ranni (III Domenica di Carnevale-Lunedì e Martedì grasso), passando per il Giovedì grasso, sia le famiglie che i Circoli ingaggiavano orchestranti di varia estrazione per allietare le lunghe serate di ballo.

 

 

FESTE "CARNASCIALESCHE" ALLA CORTE DEI BRANCIFORTI

 

Notizie storiche sul Carnevale principesco a Leonforte a cura di Giovanna MARIA

 

 

 

 

Le prime notizie sulle feste di Carnevale a Leonforte risalgono al 1622, anno in cui Nicolò Branciforte, per concessione di Filippo IV di Spagna, ne divenne Principe. Nicolò, essendo stato riconosciuto, grazie alla “donazione” al re di 4800 onze, fondatore del ramo nobiliare dei Branciforti Principi di Leonforte, invitò tutti i Branciforti dei cinque rami imparentati e all'uso palermitano organizzò la "cassariata" o ta lungo la via del Cassero, cioè una sfilata di "landò" dai quali i nobili lanciavano confetti agli spettatori. Vennero organizzati, inoltre, un grandioso ballo in maschera a Palazzo e bizzarri e spiritosi giochi popolari, come l'albero della cuccagna, il tiro alla fune e la corsa con i sacchi che si svolsero nella piazza antistante il Palazzo, mentre 'a brivatura trionfava il racconto di “‘nniminagghi” indovinelli in dialetto, apparentemente lascivi e ricchi di doppi sensi ma con una soluzione più ingenua di quello che poteva sembrare.

 

 

Pillole Leonfortesi

 

                                                                                                                

  

IPOTESI RICOSTRUTTIVA DEL VILLAGGIO NURAGICO (1° foto da sinistra) (*)
(*) A COZZO DEL MOLA risalente al IX sec. a.C.
(distrutto negli anni '80 dalla selvaggia demenza umana)
Disegno di Francesco Campagna (1977) proveniente dall'Archivio Campagna-Pontorno. Per gentile concessione di Alessandro Castro.

 

 

 

 

  

Da sinistra: Circolo ricreativo leonfortese - Titolo di giornale che parla della Banda Filippina - Giochi tradizionali leonfortesi…

(Foto: Walter Lo Cascio -  Il Campanile Enna - Pubblicata sul web)

 

 

 

 

 

 

BIBLIOTECA COMUNALE

 

Biblioteca Comunale “Inaugurazione busto raffigurante il Tenente Luigi Scapuzzi, medaglia d’oro al valor militare”

 

(Leonforte 24 marzo 2018)

 

 

   

           

 

Leonforte 24 marzo 2018 Biblioteca Comunale “Inaugurazione busto raffigurante il Tenente Luigi Scapuzzi, medaglia d’oro al valor militare” (*)

 

(*) Morto nell’estate del 1943 a Leonforte, durante i combattimenti del secondo conflitto mondiale. Busto donato dalla sorella, la dott.ssa Andreana Scapuzzi (nella foto)

 

 

Una delle Biblioteche più antiche d’Italia

 

 

 

Intero Biblioteca Comunale

 

 

 

Pillole Leonfortesi… Particolari

 

 

      

Zona Storica Granfonte

 

 

 

      

Particolari Zona Granfonte

 

 

     

Particolari Zona Granfonte

 

 

 

LEONFORTE ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI

 

DI SIGISMODO NOVELLO  

 

 

 

 

Da sinistra: Villa Comunale (Palazzo Branciforti) - Quartiere Santissimo Salvatore

 

 

Zona Granfonte

 

 

Il monte Cernigliere

 

 

 

  

Zona Granfonte

 

 

 

Da sinistra: La Granfonte

 

 

 

Zona Storica di Leonforte - Le Pesche di Leonforte

 

 

 

Da sinistra: Villa Comunale (Palazzo Branciforti) - La Granfonte

 

 

 

Da sinistra: Zona Storica - Zona Granfonte

 

 

 

Da sinistra: Zona Cernigliere - Scuola Elementare Nunzio Vaccalluzzo

 

 

  

Da sinistra: Zona “Chianu Quadararu” - Chiesa dell’Annunziata

 

 

  

Zona Granfonte

 

 

 

Zona Granfonte

 

 

 

Da sinistra: Piazza Regina Margherita - Chiesa di San Giuseppe

 

 

   

Da sinistra: La Granfonte - Quartiere Santa Croce - La Granfonte

 

 

 

Da sinistra: La Granfonte - Villa Comunale (Palazzo Branciforti)

 

 

 

Da sinistra: Zona storica di Leonforte - Palazzo Branciforti

 

 

    

Via Porta Palermo (Chiesa Madre-Matrice)

 

 

 

Quartiere Santa Croce

 

 

 

 

Da sinistra: Leonforte (Zona Centro), Monte Cernigliere - Porta Garibaldi

 

 

 

 

Da sinistra: Zona Storica di Leonforte - La Granfonte

 

 

 

Da sinistra: Porta Garibaldi - La Granfonte

 

 

 

Zona Storica di Leonforte

 

 

 

LA ZONA STORICA

 

 

 

 

     

Da sinistra: Quartiere Granfonte (Palazzo Branciforti) - Piazza Matrice (Festa religiosa)

 

 

 

  

Da sinistra: Quartiere  (Chiesa di Sant’Antonino ) - Villa Comunale Bonsignore

 

 

  

Chiesa Madre-Matrice

 

 

     

Da sinistra: Zona storica -  1984 Gita scolastica (Casinò di Sanremo), studenti a braccetto con il mitico Barone Peppino Galati

 

 

  

Da sinistra: Quartiere Granfonte (‘A Brivatura) - Zona Santa Croce

 

     

Da sinistra: Zona Granfonte (Altesina) - Quartiere Granfonte (Palazzo Branciforti/Chiesa Madre-Matrice)

 

 

 

 

Da sinistra: Via Garibaldi - Zona Granfonte

 

 

 

 

 

Da sinistra: Nucleo Storico Originario Veduta panoramica dal bastione della Villa Comunale (Dott. Gaetano Algozino) - Zona Granfonte

 

 

 

  

VEDUTA PANORAMICA DI LEONFORTE - Foto di Nino Buccheri (anni '70)

 

 

Quartiere Granfonte (‘A Brivatura)

 

Leonforte è un luogo antico. Un luogo di storie e di miti, di eroi e di uomini semplici, di nobili palazzi e di umili dimore, di frutteti, di pascoli e di campi. Un microcosmo dove si raggrumano, inestricabili, e spesso incomprensibili, vicende millenarie. Un acrocoro al centro del mondo dove arcaiche divinità uraniche e telluriche rivivono nelle credenze e nei culti, dove le spighe tornano a biondeggiare ogni estate da millenni, dove frammenti di vita materiale e spirituale della tradizione emergono improvvisi a ravvivare il tempo lungo della memoria. È Leonforte un paese dove i valori tradizionali sono ancora vivi e operanti, dove il senso della vita individuale si dilata in quella familiare, dove i rapporti interpersonali sono vincolanti, dove i santi sono vicini ai loro devoti, alle loro angosce e sofferenze.

IGNAZIO E. BUTTITTA, 2007

 

 

Da sinistra: Zona Granfonte-Crucidda

 

Zona Storica Centro (Panorama)

 

Campagne leonfortesi… (La Filanda)

 

      

Da sinistra: Pasqualinu Rinaldi, Salvatore Lombardo, Turiddu D'Anna…  Leonforte, 1987 (Foto Peter Renardo) - Antica via di Leonforte

 

 

 

  

Da sinistra: Zona Centro Leonforte - Zona Storica  (Foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

Da sinistra: Zona Storica di Leonforte (Quartiere Granfonte) - Antico edificio leonfortese

 

 

   

Da sinistra: Quartiere Granfonte - Via Porta Palermo (Chiesa Madre-Matrice)

 

 

 

Zona Storica di Leonforte

 

 

 

Quartiere Granfonte

 

 

  

Quartiere Granfonte

 

 

     

La Granfonte

 

 

  

Quartiere Granfonte

 

 

       

Da sinistra: Porta Garibaldi - La Granfonte

 

 

  

Quartiere Granfonte

 

   

Da sinistra: Quartiere Granfonte - Porta Garibaldi (Foto Novello Sigismondo - Algozino Turi)

 

 

  

ZONA GRANFONTE (Foto Novello Sigismondo - Algozino Turi) 

 

 

                                                                                                                                                                                      

     

Piazza Mecenate

 

 

 

Zona Granfonte (Piazza Mecenate)

 

 

 

 

Zona Granfonte

 

  

Zona Granfonte

 

 

  

Da sinistra: Palazzo Branciforti (disegno) - Zona Storica Granfonte (disegno) - Ex Edificio Consorzio Agrario (Via Porta Palermo)

 

 

 

Zona Storica (Granfonte)

 

 

   

Zona Storica (Granfonte)

 

 

  

Zona Storica (Granfonte)

 

 

  

Da sinistra: La Filanda - Zona storica (Via Favarotta) 

 

 

 

  

Da sinistra: Scalinata Chianu Quadararu (La scalinata di Sant'Antonio), due foto - La Granfonte

 

 

    

Da sinistra: Zona storica: “Santa Croce”, due foto - Zona storica: “La Granfonte”

 

 

   

Da Sinistra: Zona Storica “Granfonte” - Piazza Grillo (*)

 

 

(*) Il 4 novembre 1944, nel corso di una rischiosa azione condotta con un altro PARTIGIANO, il leonfortese SALVATORE GRILLO (appena ventunenne) veniva attaccato da forze nemiche e ferito gravemente. La motivazione della MEDAGLIA D’ARGENTO riporta che “pur nello spasimo del dolore e con l’arma in pugno obbligava il compagno che tentava di soccorrerlo a deporlo a terra e mettersi in salvo. Poi, per non cadere nelle mani del nemico, con gesto eroico preferiva immolare la sua giovane vita”.

 

 

    

 

Da sinistra: Antica vasca dell’acqua (C.da Santa Croce) - Scritta muraria (*): “Piano della Scuola” (**) - Via Delfino - Quartiere San Giuseppe

 

 

(*) Nella foto la scritta “Piano della Scuola” ancora esistente su un muro di Via Volta angolo via D’Annunzio, con i caratteri tipici dell’epoca fascista.

 

(Giovanna Maria)

 

(**) … di equitazione alle briglie ai tempi di Nicolò Placido Branciforti

 

 

  

Da sinistra: ‘A Pirrera Petra - Quartiere Granfonte - Galleria Ferroviaria (Monte Cernigliere)

 

 

 

   

DASINISTRA: ZONA STORICA GRANFONTE - PIAZZABRANCIFORTI (SCUDERIA)

 

 

 

     

ZONA STORICA VIA FAVAROTTA/GRANFONTE (!° foto: La Casa del mitico Pascia)

 

 

 

   

Palazzo Branciforti

 

 

     

Da sinistra: Arco di Scarlata (Miniera di Faccialavata) - Piazza San Francesco - Zona Granfonte

 

 

 

      

Da sinistra: Via Favarotta (due foto) - Quartiere Granfonte

 

 

 

    

Da sinistra: Chiesa - Chiesa  San Giuseppe 

 

 

  

Zona storica di Leonforte (Granfonte)

 

 

   

Zona storica di Leonforte (Granfonte-Purtedda)

 

 

 

   

Zona storica di Leonforte (‘U Vauzu- Ex Scuderia)

 

 

  

Zona storica di Leonforte (Quartiere Granfonte)

 

 

  

Da sinistra: Zona storica di Leonforte (Quartiere Granfonte) - Panorama zona Piazza Parano/Piazza Cappuccini 

 

 

 

 

Da sinistra: Retro del cimitero nel tratto stradale appartenente per metà al Comune e per metà alle Ferrovie dello Stato - Zona storica “Granfonte”

 

(Foto Patrizia Scalisi - Pag. Facebook “Leonforte)

 

 

     

Da sinistra: A Pirrera Petra (*) - Zona storica di Leonforte, vista dall’alto…

 

(*) Ci fu una volta all’ingresso sud di Leonforte una ricopertura tricolore del macigno della PIRRERA che suscitò un animato dibattito (Storia paesana… Giovanna Maria)

 

 

  

Da sinistra: Quartiere Granfonte - Piazza Tribuno

 

 

 

    

Quartiere Granfonte (Villa Comunale/Palazzo Branciforti)

ù

 

 

  

Quartiere Granfonte (Porta Garibaldi/Palazzo Branciforti)

 

 

 

   

Quartiere Granfonte

 

 

 

     

Da sinistra: Ex Miniera di zolfo “Faccialavata” - Zona Storica “Granfonte”

 

 

 

      

Da sinistra: Ingresso Sud di Leonforte (‘A Pirrera Petra) - Zona adiacente “Chianu Quadararu” (Ingresso Sud di Leonforte) - Zona Granfonte

 

 

 

   

ZONA STORICA GRANFONTE

 

 

  

Zona Storica Granfonte

 

 

Da sinistra: Campagne leonfortesi… - A Tagghiata (Monte Cernigliere)

Pagina Facebook “Leonforte Da Amare” - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

  

Da sinistra: Via Garibaldi (Pagina Facebook “Leonforte Da Amare” - Dott. Gaetano Algozino) - Ingresso Sud di Leonforte (‘A Pirrera Petra - Zona Storica) - Zona Storica Matrice

 

 

 

 

Da sinistra: Piazza Mecenate - Zona Granfonte

 

 

 

Via Porta Palermo (Foto Danilo Sanfilippo)

 

 

  

Da sinistra: Quartiere Granfonte - Via Portella

 

 

     

Da sinistra: Zona Piridda (Foto Pagina Facebook Leonforte) - Zona Storica Granfonte (Foto Giusyy Grasso)

 

 

 

ANTICHI ARCHI LEONFORTESI 

 

 

  

ANTICHI ARCHI LEONFORTESI: Zona Storica  

 

 

    

ANTICHI ARCHI LEONFORTESI: Zona Storica

 

      

ANTICHI ARCHI LEONFORTESI: Zona Storica

 

 

    

ANTICHI ARCHI LEONFORTESI: Zona Storica

 

    

ANTICHI ARCHI LEONFORTESI: Zona Storica

 

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ANTICHI ARCHI LEONFORTESI: Zona Storica

 

 

  

ANTICHI ARCHI LEONFORTESI: Zona Storica

 

 

 

PARCO SOTT’ARCO

 

(ZONA STORICA)

 

Uno degli angoli più suggestivi di Leonforte

 

 

 

     

PARCO SOTT’ARCO

 

 

     

PARCO SOTT’ARCO - (Foto Gabriella Grasso - Vivi Enna)

 

 

    

PARCO SOTT’ARCO - (Foto Gabriella Grasso - Vivi Enna - Fiorella Salamone)

 

 

    

PARCO SOTT’ARCO (Foto Fiorella Salamone)

 

 

  

PARCO SOTT’ARCO

 

 

  

PARCO SOTT’ARCO

 

 

   

PARCO SOTT’ARCO

 

 

 

 

LE VIE PIU’ (“VIUZZE”) STRETTE DI LEONFORTE

 

 

     

Da sinistra: Zona storica Granfonte (Foto: Pippo Cocimano - 123RF) - Via Ricifari (*) (Foto Giovanni Rossino)

 

 

(*) Trattasi di Via Riciferi con altra SUTTAVOTA che si trova parallelamente tra salita di fronte alla Pescheria comunale ed il tratto di strada, via Porta Palermo accanto alla Chiesa Madre. Tra queste due strade e sbocca nello slargo di Via della Resistenza prima di arrivare al CHIANOQUADARARU. (Giovanni Rossino)

 

 

 

    

Zona storica Granfonte

 

 

    

Zona storica Granfonte (Foto Giovanni Rossino)

 

 

 

 

ASSOCIAZIONE MUSICALE GIOVANNI LO GIOCO

 

COLONNA SONORA DEGLI EVENTI CITTADINI

 

 

La banda musicale Amici della musica - Giovanni Lo Gioco - orgoglio e vanto di tutta la cittadina di Leonforte - fu fondata nel lontano 1867. Da allora con il suo gonfalone, ha rappresentato Leonforte in tutta la Sicilia, ottenendo ovunque si è recata consensi, apprezzamenti e la consacrazione di banda musicale di livello professionistico.  La banda nel 1937 suonò a Enna, per la visita di Benito Mussolini, che aveva scelto Enna come capoluogo di Provincia perché Balcone di Sicilia.

 

 

 

Corpo Musicale Civico di Leonforte (Cerami) - Foto Peter  Renardo

 

 

   

 

Da sinistra. Stemma - Il Maestro Pippo Lo Gioco - Musicanti in Piazza San Francesco (Foto Peter Renardo)

 

 

       

Da sinistra: I maestri di musica Carmelo Lo Pumo - Giovanni Lo Gioco

 

 

          

 

 

 

  

 

Tutti gl'inni fascisti a Leonforte erano suonati dalla BANDA MUSICALE diretta dal maestro Giuseppe Stabile, collaborato dal capo banda artistico Vincenzo Prestifilippo, dal capo banda disciplina Vincenzo Fiscella e dall’avvisatore Salvatore Scassera. Fra i suoi 35 componenti spiccavano: Giovanni Lo Gioco (tromba), Antonino Proto ( flauto),  Gaetano Barbera (clarinetto), Giuseppe Favazza (flicorno soprano), Antonino Mancuso (trombone), Gaetano Popolo (ottavino-flauto), Mario Tremoglie (basso), Pasqualino Rinaldi ( tamburo).  (Giovanna Maria)

 

     

BANDA MUSICALE LO GIOCO

 

 

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DALLA NEVE  

 

 

 

  

NEVICATA D'ALTRI TEMPI (La Granfonte)
L'incanto della neve nel cuore antico del paese (Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DALLA NEVE  - Da sinistra: La Granfonte - Piazza IV Novembre

 

 

     

LEONFORTE IMBIANCATA DALLA NEVE 

Da sinistra: Antico cancello-ingresso - ‘A Tagghiata

 

 

    

Da sinistra: Leonforte imbiacata di neve (Zona Cernigliere) - Piazza IV Novembre

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DALLA NEVE 

Da sinistra: Piazza IV Novembre - Palazzo Branciforti

 

          

LEONFORTE IMBIANCATA DALLA NEVE  (La Granfonte) - (Foto Vincenzo Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DALLA NEVE 

Da sinistra: La Granfonte - Palazzo Branciforti

   

  

LEONFORTE IMBIANCATA DALLA NEVE 

Da sinistra: Via Garibaldi (‘A Cuticchiata) - La Granfonte

 

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DALLA NEVE 

Da sinistra: Zona Sud di Leonforte - Piazza Carella

 

 

 

 

 

IL GIORNALISMO A LEONFORTE 

 

 

IL GIORNALE DI LEONFORTE         

 

 

 

        

Melo Pontorno (Direttore del giornale)

 

 

(*) La storia giornalistica di Leonforte - Annate Quotidiano  La Sicilia  Catania -  Collezione allegata della biblioteca comunale di Leonforte

 

In redazione: Franca Barbarici - Enza Pecora - Mario Tremoglie

 

 

 

IL GIORNALISMO A LEONFORTE 

 

 

GIORNALE EPOCA 88

 

 

(Organo ufficiale del Circolo Epoca 88)

 

     

 

http://WWW.giornaleepoca88.altervista.org/

 

http://WWW.circoloepoca88.blogspot.com/

 

 

 

  

 

Direttore Responsabile: Di Fazio Maurizio - Direttore: Luca Di Leonforte - Capo Redattore: Gino Roberti

Fondatori del giornale - 1^ - Roberti Gino - 2^ - La Delfa Gaetano  - 3^ - Di Fazio Maurizio

 

 

 

  

SEDE GIORNALISTICA  “GIORNALE EPOCA 88”

 

 

 

IL GIORNALISMO A LEONFORTE 

 

 

IL GIORNALE TAVI

 

Lionismo è solidarietà

                                                                           

           

 

Editore Lions Club Leonforte

Direttore Pasqualino Pappalardo

 

Giornale edito da Lions Club di Leonforte

(Il Lions Club è nato il 7 Febbraio del 1973)

 

 

 

IL GIORNALISMO A LEONFORTE 

 

ALTRI GIORNALI LEONFORTESI

 

 

 

       

 

 

 

 

DENOMINAZIONE

 

 

PERIODO

 

DIREZIONE

 

PUBBLICAZIONI

 

AGOSTO  LEONFORTESE

 

 

1974

 

FOLK STUDIO LEONFORTE

 

NUMERO UNICO

 

TEMI APERTI

 

 

1980

 

P.C.I  DI LEONFORTE

 

NUMERO UNICO

 

 

LA  VALLE DEL DITTAINO

 

 

1984

 

 

RINO  VASTA

 

DUE  NUMERI

 

CENTO  COMUNI  DELLA

PICCOLA

GRANDE  ITALIA

 

 

1987

 

GIUSEPPE  SAMMARTINO

 

NUMERO UNICO

 

LA  GRANFONTE

 

 

1989

 

GIANNI

DI SALVO

 

 

NUMERO UNICO

 

IL  GRAN LOMBARDO

 

1997

 

 

ROSY  SALAMONE

SALVATORE  D’AGOSTINO

 

 

NUMERO  UNICO

 

CITTA DI LEONFRTE

 

1998 - 1999

 

VITO  MANUELE

 

 

SEI  NUMERI

 

IL  PROVINCIALE

 

 

2000

 

ANGELO  LOMARDO

NINO LO PUMO

 

12 MESI

 

PAESANO

 

1994

 

 

 

 

 

BREVIARIO

 

 

Dott. Paolo Mineo

  (Lancillotto & Ginevra)

 

 

LA GERLA

 

 

PADRE CESARE MONTALTO (Chiesa dei Frati Cappuccini)

 

 

 

INSIEME  PER

 

Nov. 2010

 

 

Padre Carmelo Giunta                           (Chiesa Madre)

 

 

 

 

 

ASSOCIAZIONE CARDINALE J. H. NEWMAN 

 

 

 

 

  

Nella foto al centro la Locanda di Piazza Margherita in cui J. H. Newman alloggiò nei giorni 3/4//5  Maggio 1833.  - La locanda di Via Roma

 

Nella conversione dell’illustre letterato e teologo inglese, la città di Leonforte (EN) ricorda la straordinaria figura di quell’angelo della carità il Cardinale John H. Newman (1801 - 1890). Cardinale di fede Anglicana, uomo dallo spirito di pensatore e dell'espressività artistica. Inglese di nascita, figlio adottivo della nostra terra di Leonforte, perché proprio a Leonforte cominciò - un cammino verso la luce - per lui la faticosa ricerca della verità che lo portò a maturare la conversione alla fede cattolica e abbandonare la fede anglicana. Dopo un lungo travaglio interiore, iniziò un itinerario spirituale - che avrebbe cambiato il corso della sua vita - che lo portò appunto a convertirsi al cattolicesimo. Il due maggio 1833 il Cardinale J. H. Newman, attraverso Regalbuto (dove si riposa un'ora), per poi giungere a San Filippo d’Argiro (Agira, dove dopo essere sceso faticosamente da cavallo, accompagnato dal servitore, si sedette - su una pietra - in una osteria a bere del vino). Arrivato a Leonforte, ebbe la grazia di assistere ad un miracolo nella propria persona. Giunse Leonforte - con il suo cavallo - il 3 maggio, dove rimase fino al 5 maggio. Già da alcuni mesi il Cardinale Newman soffriva di uno stato febbrile che gli procurava astenia, adinamia, agitazione psicomotoria e particolare delirio religioso. Ripeteva spesso la frase non ho peccato contro la luce. A questi dolori a volte manifestava sprazzi di coscienza in cui manifestava una forte volontà di guarigione. Accusava anche rossore al viso, difficoltà deglutizione (non poteva inghiottire) e sete intensa. Essendo la principale locanda presente in paese, già piena, nell’attesa che si liberasse un posto, trovò ospitalità in un’altra locanda (La locanda delle Bestie) sita in Via Roma - oggi dimora della famiglia Felice. Qui soggiorno solo un giorno, nel frattempo si era liberato un posto nella locanda in Piazza Margherita (ex proprietà Famiglia Rodilosso oggi di proprietà del professor Raffaele Vaccalluzzo). Qui Newman ordinò al servitore di servigli un pollo, che il servo uscì con fatica dall’interno della bisaccia. Il servo, che sentiva odor di morto - aspirava alla sua eredità - accontentò il padrone. Dove qui, avvenne quello che lui - nei pochi momenti di lucidità - aveva tanto sperato. Mentre era disteso sul letto dolorante, vide entrare - dal balcone - una fortissima luce che illuminò tutta la sua stanza e riscaldò il suo dolorante corpo. Quando la luce dopo pochi istanti incominciò a defilarsi, il Cardinale capì che era stato miracolato. Il Cardinale incomincio a sentirsi meglio. Ebbe una crisi di coscienza che permeò il suo cuore. Avvertì di essere guarito e volle sciogliere un voto fatto nei momenti bui, consacrarsi al cattolicesimo. E’ tramandato che, quando giunse a Leonforte, il Cardinale manteneva un’inalterabile calma ed una edificante pazienza nonostante i fortissimi dolori. Tutta la sua vita diventa un continuo cammino di conversione e d’identificazione. Tra le poche disposizioni testamentarie lasciate il Cardinale, circa la sua persona, c’era quello di voler essere seppellito con il suo mantello blu. Mantello da cui non si separava mai. Il Cardinale J. H. Newman è stato Beatificato il 19 settembre 2010 presso la Cattedrale di Birmingham (Regno Unito). La Messa solenne è stata celebrata da Papa Benedetto XVI. In onore della Beatificazione del Newman le Poste Italiane in collaborazione con l’Associazione Cardinale J. H. Newman di Leonforte, presieduta da Alfio Vaccalluzzo, ha realizzato un Annullo Filatelico sul Cardinale Newman. Leonforte e i leonfortesi sono nell’attesa che è stabilita, la data della Santificazione del Beato Cardinale J. H. Newman.

 

   

Giornale “Obiettivo & Affari” (Barrafranca)

 

 

                 

Da sinistra: Tre foto di J. H. Newman - Monsignor Cristalli e Monsignor Rino La Delfa - Rino La Delfa

 

 

      

 

I  beni  librari  di  Leonforte              

                                                                                                                                                             Romanzo Storico                        Tesi su Leonforte dell’Arch. Sergio Di Fazio

 

 

 

Leonforte è ricca di Beni Librari.

 

Numerosi e pregiati sono i volumi raggruppate in biblioteche pubbliche e private.

Le Biblioteche sono la clinica dell’anima…

Leonforte possiede un ricco patrimonio distribuito in varie biblioteche:

 

        -     La Biblioteca Comunale (dove attualmente si trovano gli oltre 16 mila libri);

        -     La Biblioteca del Convento dei Cappuccini;

        -     La Biblioteca della scuola media Dante Alighieri;

        -     La biblioteca della scuola media Giovanni Verga;

        -     La Biblioteca del Liceo Classico;

  -      La Biblioteca del Liceo Scientifico;

  -      La Biblioteca del Circolo di Cultura;

  -      La Biblioteca del Circolo degli Operai

 

    

                            Giovanni Mazzola (Scrittore)

 

 

L’opera libraria più antica, più ricca di dati e di indicazione bibliografiche su Leonforte è stata quella dello storico Giovanni Mazzola dal titolo: Notizie storiche sulla vetusta Tavaca e sulla moderna Leonforte, scritto nel 1924. Documento del quale hanno attinto tutte le generazioni successive e che ancora oggi, nonostante le numerose pubblicazioni, rappresenta lo scibile di questa cittadina.  (Melo Pontorno)

 

 

  

 

 

 

 

SCRITTORI LEONFORTESI    

 

 

 

 

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               Da sinistra: Giovanni Mazzola - Pietrangelo Buttafuoco (Scrittore - Giornalista)                                                                                                   

 

 

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Da sinistra: Salvatore Rindone - Nino Proto - Padre Cesare Montalto (2 foto) - Calogero Vitanza - Rino Vasta

 

 

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Da sinistra: Francesco Crimi - Nunzio Vaccalluzzo - P. Ettore Santangelo - Antonio Randisi - Francesco Campagna

 

 

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Da sinistra: Giuseppe Nigrelli - Pasqualino Pappalardo - Giovanna Maria

 

 

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Da sinistra: Vincenzo Barbera detto Enzo - Francesco Buscemi detto Ciccio

 

 

 

ALTRI AUTORI/SCRITTORI:

 

BARBERA Emilio - BARBERA Gabriella - BENINTENDE Claudio - CALI Liborio detto Lillo - CIURCA Salvatore - CRISAFULLI Mauro - DI FAZIO Maurizio - FAVAZZA Paolo - GRASSO Gabriella - MANCUSO Filiberto - MARIA Rosa - MAZZUCCHELLI Antonino Nino - PISCIOTTA Nino - ROBERTI Francesco detto Gino - SAMMARTINO Giuseppe detto Pino - SANFILIPPO Antonino detto Nino - SCIUTO Filadelfio detto Nello - SPECIALE Emilio  - TROVATO Josè 

 

EDITORI:

BARBERA Emilio -  LONGO Antonello - MINEO Paolo - SPECIALE Emilio 

 

POETI:

 

IMPLLIZZERI Antonino - PAPPALARDO Pasqualino detto Lino - SALAMONE Carmelo detto Carlo  - SCIUTO Filadelfio detto Nello

 

 

 

REPERTORIO BIBLIOGRAFICO DI CULTURA LEONFORTESE

 

 

 

           

 

 

 

         

 

 

UN INSUPERABILE (ANCHE SE DATATO) REPERTORIO BIBLIOGRAFICO DI CULTURA LEONFORTESE (Locandina 1° Foto da sinistra)

 

Sebbene comprensivo di un periodo cronologico preciso e limitato (dal 1960 al 1988), questo Repertorio bibliografico delle attività culturali ed editoriali "leonfortesi", curato dalla nota acribia e precisione a dir poco certosina dell'avvocato Pasqualino Pappalardo, vero cultore di storia e tradizioni leonfortesi, si rivela ancor oggi essere un prezioso strumento di consultazione e di ricerca per quanti cerchino di ritessere l'interessante trama della cultura di un paese che, seppur isolato e lontano dal mercato dei grandi "scambi" di idee, ha saputo sempre mantenere intatta nel tempo la propria identità e specificità di comunità vocata all'indagine e all'analisi del proprio patrimonio storico-monumentale. (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

         

LEONFORTE nella prestigiosa BLU GUIDE - SICILY (Locandina in alto -  3° foto da sinistra)

 

 

<<LEONFORTE (Strong Lion) bis a delightful little town founded in 1610 by the local overlord Nicolò Placido Branciforte. Seeing the potential of such a well-watered area, he founded a city, naming it after the lion on his family coat of arms. Today the town bases its economy on the production of lentils, broad beans, and highly-prized late-ripening peaches. Via Porta Palermo leads to the main street, Corso Umberto or Cassaro, just before which, below the road to the left, is the Chiesa Madre (17th-18th centuries), with a striking facade in a mixture of styles. It contains numerous interesting wooden statues. A very short steep road, Via Garibaldi, can be followed on foot downhill past the church of Santo Stefano to the church of the Carmelo, beside the magnificent Granfonte (built in 1651 by Nicolò Branciforte) an abundant fountain of 24 jets. The water is collected in a stream which follows a picturesque lane downhill. Beside it is the gate of an overgrown botanical garden, with palms and orange trees. Just beyond the Chiesa Madre is Piazza Branciforte, with the impressive facade of the 17th-century Palazzo Baronale and, at the end, a stable-block for 100 horses built in 1641 (the prince of the time was a famous horse-breeder). The well-proportioned Corso leads gently up through a pretty circular piazza. Beyond, a side street (left) leads to the convent and church of the Cappuccini. It contains an enormous canvas of the "Calling of St. Matthew" by Pietro Novelli, very reminiscent of Caravaggio. On either side are niches with Gaginesque statues. A finely-carved arch (1647) precedes the Branciforte funerary chapel, with the sumptuous black marble sarcophagus (1634) of Caterina Branciforte, supported by four lions. Fifteen kilometres to the west of Leonforte is Mt Altesina (1193 m), thought by the Arabs to be exactly in the centre of the island; it is said that on this spot they decided the division of Sicily into three administrative districts, the Val Demone, Val di Noto and Val di Mazara. Set in a nature reserve run by the Azienda Forestale, it is a pleasant trek through the woods to the top, where the remains of a Sicel village are to be found, and panoramic views>> (Op. cit., pp. 270-271, W.W. Norton & Company, New York 2012) (Dott. Gaetano Algozino “Leonforte DA Amare” - Pag. Fb) 

 

 

      

 

          

      

      

 

               

 

            

 

 

         

 

          

 

 

 

AUTORE

PATROCINATI

TITOLO

ALGOZINO  GAETANO

BUTTITTA    IGNAZIO E.

FONDAZIONE IGNAZIO BUTTITTA

GLI ARTARA DI SAN GIUSEPPE A LEONFORTE. MITI RITI SIMBOLI  (2006)

ALGOZINO  GAETANO

 

 

 

ALGOZINO GAETANO

 

 

 

ALGOZINO  GIUSEPPE

 

 

 

IL TEMPO DEL TRAGOS   (2012)                                            Voci, sonorità

 E riti della Quaresima e della Settimana Santa in Leonforte.

 

PANIS SYMBOLICUS – Le 33 Cuddure di San Giuseppe in Leonforte (2012)

 

 

OTTOGIORNI - UN GIORNALE DI PROVINCIA

 (1971 - 1979)

ANASTASIO  FRANCESCO

 

L’URBANISTICA DI LEONFORTE NELLA POLITICA DI NICOLO’ PLACIDO BRANCIFORTI SUO FONDATORE (1990) *Tesi di Laurea*

ANZALDI  C.  DOVILE  E.  SANTORO G.  SILVESTRI  P.

 

LEONFORTE STORIA E RECUPERO (1988)

ARCHEOCLUB  D’ITALIA  SEZIONE DI LEONFORTE

COMUNE DI LEONFORTE

LE TAVOLATE DI SAN GIUSEPPE A LEONFORTE (1983)

ASSENNATO  ALFONSO

 

LA MIA VITA DA EMIGRANTE DA LEONFORTE

ASSENNATO NINI

 

BENE DI FAMIGLIA (2012)

ASSOCIAZIONE REGIONALE AMBIENTE - CACCIA  - PESCA

 

LA NATURA PER L’UOMO- LUOMO PER LA NATURA  (1985)

AUTORI  VARI

COMUNE DI LEONFORTE

LEONFORTE NEL CENTENARIO DELL?UNITA’ (1961)

AZZOLINA  SALVATORE

 

VON LEONFORTE NACH BIELEFED (2000)

BARBERA  EMILIO

OASI  TROINA

NELLA  BOTTEGA  DI LUIGI

BARBERA  ENZO

 

IL CARDO  E  IL  CAPIROSSO

BARBERA  ENZO

 

CHIESA MARIA  SS. DELLA CATENA “Cento anni”               1899 - 1999  (1999)

BARBERA  ENZO

 

L'ORLO  DELLE  DUNE

BARBERA  ENZO

 

LA   VERITA'  DEL  CUORE

BARBERA  ENZO

ALBATROS  EDITRICE

PAESAGGI  DELL’ABBANDONO

BARBERA  ENZO

 

RESPIRI  MATTUTINI

BARBERA  ENZO

 

ALMANACCO  TAVACHINO

(1984)

BARBERA  ENZO

Libro Italiano Editrice Letteraria Internazionale

LA   LUNA  E  IL  QUADRIFOGLIO

(1995)

BARBERA  ENZO

TIPOGRAFIA JESUS

LEONFORTE - SCONOSCIUTA   E  DIMENTICATA (2008)

BARBERA  ENZO

 

PAESAGGI  DELL'ANIMA

BARBERA  ENZO

 Libri Firenze

E  DOMANI  I SANTI  CADRANNO

(1981)

BARBERA   ENZO  -

UNITA' STAFF SINDACO

COMUNE  DI LEONFORTE

PERCORSI DI VITA - SALVATORE AZZOLINA  EMIGRANTE IN GERMANIA (2007)

BARBERA  ENZO

 

COLORI  DI VITA

BARBERA  ENZO

 

IL CALCIO  COME FAVOLA - I PIONIERI - LA FURIA E LA TAVACA

BARBERA  ENZO

 

PROFUMI  ADOLESCENTI

BARBERA  ENZO

Editrice Mondo Letterario Milano

LUMEN

(1969)

BARBERA  ENZO

Editrice Nocera San Cataldo (CL)

ITINERARI  AMOROSI

(1983)

BARBERA  ENZO

Albatros Editrice

E SENTIVAMO GLI SPUNTI DEL CUORE

(1980)

BARBERA  ENZO

 

TRAME  DI SOGNI

(1986)

BARBERA  ENZO

 

APPUNTI DI STORIA LEONFORTESE                       (2009)

BARBERA  ENZO

COLLABORAZIONE

LUMEN

BARBERA  ENZO

Editrice Orizzonti Letterari Milano

ORIZZONTI

(1973)

BARBERA  ENZO

COLLABORAZIONE

L’AUTODIDATTA

BARBERA  ENZO

COMUNE DI LEONFORTE

I SINDACI  DI LEONFORTE 

(2010)

BARBERA  FRANCESCO

 

CARATTERIZZAZIONE NUTRIZIONALE DELLA FAVA LARGA DI LEONFORTE

BARBERA ENZO

 

 

BARBERA PISTONE LUANA

 

LEONFORTE IN CAMICIA NERA E FAZZOLETTO ROSA (2013) Pubblicazione postuma

 

I VINCOLI DELL’AFFETTO

BARCELLONA  ENZO

 

IL  RITORNO

(1979)

BARCELLONA  ENZO

LIBRI  FIRENZE

ILLUSIONI - Su piccoli vetri di verità  (1997)

BARCELLONA  ENZO

 

COCCI DI CENERE

BENINTENDE   ALDO

COMUNE DI LEONFORTE

RICORDANDO  ELENA  LA MARCA (2005)

BENINTENDE CLAUDIO

 

ELEZIONE DI MATTIA ALL’APOSTOLATO – Di Giovanni Pietro Novelli (2010)

BENINTENDE CLAUDIO

 

 

BENINTENDE CLAUDIO

 

 

 

BENINTENDE   SALVATORE

2018 - Marzo – Euno Edizione

GUGLIELMO BORREMANS NELLA CHIESA DI SAN GIUSEPPE  DI LEONFORTE

 

LUCE SUL QUADRO

(La cacciata dei mercanti dal Tempio)

 

 

ALCUNI ANNI FA… A LEONFORTE (1988)

BILLOTTA   FABIO

COMUNE DI LEONFORTE

SETTORE  CULTURA

 

 

I MULINI AD ACQUA A LEONFORTE

Aspetti storici,tecnico - economico e ambientale (2008)

BRACCO A.

 

 

LEONFORTE NEL RISORGIMENTO. ASPETTI SOCIALI E POLITICI  (1971)

BRANCIFORTI  PLACIDO NICOLAO D.

Archivio Famiglia Travia vol. 375 Archivio di Stato.

RELAZIONI DEI MIGLIORAMENTI FATTI NELLO STATO DEL CONTE D. NICOLAO PLACIDO BRANCIFORTI cc. 404 - R. Screzia Viceregina- busta 1653

BRANCIFORTI  NICOLO’  PLACDO

 

TESTAMENTO DEL PRINCIPE N. P. BRANCIFORTI (08.091661) NOTAIO FRANCESCO LA MARCA LEONFORTE

BRANCIFORTI  GIUSEPPE  I

NOTAIO LEONARDI MICELI PALERMO              (4 giugno 1689)

TESTAMENTO DEL PRINCIPE GIUSEPPE BRANCIFORTI I

BUSCEMI   ANGELINO

LIONS  CLUB

POESIE

BUSCEMI   FRANCESCO

 

OSPEDALI  DI  LEONFORTE (1994)

BUSCEMI   FRANCESCO

 

LEONFORTE UNA DELLE PIU’ PITTORESCHE CITTADINE DELL’INTERNO (1993)

BUSCEMI   FRANCESCO

LIONS CLUB

LE PIETRE DI LEONFORTE IN PORTALI E MENSOLE IN  PIETRA LAVORATA  LEONFORTE (1986)

BUSCEMI   FRANCESCO

FOLK STUDIO

L'ACQUA   NELLA  MITOLOGIA,  NELLE  CREDENZE  E   NELLA  STORIA  DELLE  FONTI EREE,  DELLE  "FAVARE"  ARABE   DI  TAVI  E  DELLE  FONTANE  BAROCCHE   DI  LEONFORTE (1988)

BUSCEMI   FRANCESCO

UNIVERSITA’ POPOLARE

LO  SCENARIO  DELLE  ACQUE NELLA  LEONFORTE  DEL  SEICENTO                    (2004)

BUSCEMI   FRANCESCO

CENTRO UNESCO CATANIA

L’ARTIGIANATO DELLA TESSITURA: PASSATO E PRESENTE (1994)

BUSCEMI   FRANCESCO

LUSSOGRAFICA

LEONFORTE NELLE  STORIE DELLE SUE PIAZZE

(1984)

BUSCEMI   FRANCESCO

PRO LOCO LEONFORTE

FESTA DI SAN GIUSEPPE (1991)

BUSCEMI   FRANCESCO

 

MANIFESTAZIONI POETICHE NELLA COMUNITA’ LEONFORTESE (1986)

BUSCEMI   FRANCESCO

 

LA SPEZERIA DI DON PASQUALINO (1990)

BUSCEMI   FRANCESCO

CENTRO UNESCO  CATANIA

IL TIRAZ: L’OPIFICIO PIU’ PRESTIGIOSO NELLA STORIA DELLA SERICOLTURA SICILIANA ( 1994)

BUSCEMI FRANCESCO

 

 

 

BUSCEMI   LUIGI

 

 

IL FAZZOLETTO AZZURRO

(Dal diario di un balilla a Leonforte) - 2017 Euno Edizione

 

 

PROPOSTA PER L’ISTITUZIONE DELLA RISERVA NATURALE DELLA “BARONIA DI TAVI” NEI MONTI EREI (2003)

BUSCEMI   SALVATORE

 

LE  CAMPANE  DI  SANTA  CROCE

BUSCEMI   SALVATORE

CONSORZIO DI BONIFICA DI LEONFORTE

PIANO DI ORIENTAMENTO DELL’ATTIVITA’ DI ASSISTENZA TECNICA (1964)

 

BUSCEMI NINETTA

 

 

 

CALI    LIBORIO

 

 

 

 

 

PRO LOCO LEONFORTE

 

Massime  e detti popolari

(Leonforte - Dicembre 2015)

 

 

LE  SCUOLE  PIE  A  LEONFORTE (2005)

CAMPAGNA   FRANCESCO 

PONTORNO   GIUSEPPE

ARCHEOCLUB D'ITALIA SEZIONE LEONFORTE

 

U  CASTIDDAZZU' – Fortezza bizantina nel territorio di Leonforte.

(1984)

CAMPAGNA   FRANCESCO

LANCILLOTTO E GINEVRA ED.

LEONFORTE. STORIA DEL TERRITORIO E SUA IMPORTANZA STRATEGICA (2006) Vol. 1 Vol. 2

CAMPIONE  FRANCESCO

 

DIALOGHI SULLA MORTE

CASTIGLIONE   P.  ANTONIO

 

SAN FRANCESCO DI PAOLA (1983)

CHIESA DEI CAPPUCCINI  LEONFORTE

 

I CAPPUCCINI in Leonforte Brevissimi cenni storici

26 gennaio 1964

CIRCOLO  DI COMPAGNIA

 

IL   PREMIO   LETTERARIO   E   LA   CITTA

CIRCOLO  DI COMPAGNIA

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA  1886 – 1986

(1996)

CIRCOLO OPERAI

 

STATUTO ( 2001)

CIURCA Salvatore

 

L’ANNUNZIATA - Chiesa, Parrocchia e Confraternita dalle origini ai giorni nostri.,

COCUZZA  SEBASTIANO

 

RICORDI

(di vita passata di un cittadino leonfortese) (2002)

COMPAGNIA  FILODRAMMATICA                     " TANO  VALENTI"

a cura di

NIGRELLI  GIUSEPPE

GUAGLIARDO GIULIO

LA DELFA  TURI

LONGO OTTAVIO

COMUNE DI LEONFORTE 

25  ANNI  ALLA RIBALTA 1973 – 1998

(2000)

COMUNE  DI  LEONFORTE

PROVINCIA DI ENNA  REGIONE  SICILIANA

STATUTO  COMUNALE

COMUNE  DI LEONFORTE

SETTORE CULTURA ED EDUCAZIONE

…. ALLA RISCOPERTA DEI LUOGHI DELLA MEMORIA

COMUNE  DI  LEONFORTE

ASSESSORATO  BENI CULTURALI

NEL MIO PAESE E NELLA MIA SCUOLA

(1986)

COMUNE  DI  LEONFORTE

ASSESSORATO AGRICOLTURA

DOSSIER SUL CONVEGNO “PESCHICOLTURA A LEONFORTE”

(1986)

COMUNE  DI  LEONFORTE

 

PAPPALARDO  PASQUALINO detto “Lino”

LITTERI   GIUSEPPE

ARANGIO  ANGELA

ASSESSORATO  BENI CULTURALI

NEUMAN John Henry  1801 – 1890

Sulla via di Leonforte … La Luce (2009)

COMUNE  DI  LEONFORTE

 

GUIDA   RAGIONATA  ALLA  CITTA  DI  LEONFORTE (2005)

COMUNE  DI LEONORTE

ASSESSORATO ALLA SOLIDARIETA’ SOCIALE

 

LA DROGA PROBLEMA  SOCIALE

COMUNE  DI  LEONFORTE

 

LEONFORTE UN COMUNE DELLA PICCOLA GRANDE ITALIA

(1987)

COMUNE  DI  LEONFORTE

 

UN ANNO A  LEONFORTE

(1987)

COMUNE  DI  LEONFORTE

 

PICCOLA  GUIDA DI LEONFORTE

COMUNE  DI  LEONFORTE

 

STATUTO -  STRUMENTO  DI  CRESCITA E  DI  PARTECIPAZIONE

COMUNE DI LEONFORTE

 

PAPPALARDO PASQUALINO

Oasi Editrice

NEUMAN INCONTRA  LEONFORTE

(1990)

COMUNE  DI  LEONFORTE

 

LEONFORTE  - STORIA  ARTE  CULTURA E  TARDIZIONI

COMUNE  DI  LEONFORTE

 

LEONFORTE -NEL CUORE DELLA  TRDIZIONI            (2004)

COMUNE  DI  LEONFORTE

 

PER  LA TUTELA  DEL NOSTRO  PATRIMONIO

COMUNE  DI LEONFORTE

Assessorato ai Beni Ambientali e Culturali

IO - NEL MIO PAESE E NELLA MIA SCUOLA

COMUNE  DI  LEONFORTE

ASS. AGRICOLTURA E FORESTE REGIONE SICILIANA - SEZIONE OPERATIVA DI ASSISTENZA TECNICA LEONFORTE

VI  - SAGRA DEL PESCO

(1987)

COMUNE  DI  LEONFORTE

a cura  Pappalardo Pasqualino

 Art. Grafiche Di Salvo & Forli Enna  1961

 

LEONFORTE  NEL  PRIMO  CENTENARIO DELL'UNITA'  D'ITALIA - 1861 – 1961

CRIMI ALFREDO

 

 

 

 

CRIMI  FRANCESCO

 

 

ROSARIO E CORONCINA DELLA MADONNA DEL CARMELO - Patrona di Leonforte

 

 

 

FLAMMAE CORDIS

(SARAUSA - AI PLATANI DEL CRISA

(1946)

CRIMI   FRANCESCO

 

IL  GIUDICE  PERGOLA

(1986)

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

LA VALLE DEL DITTAINO

(1983 – 1984)

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

PROBLEMI AGRICOLI DELLA VALLE DEL DITTAINO

(1968 – 1971)

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

CONSORZIO STRADA PIRATO – RADDUSA

(1937)

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

CONSORZIO STRADA LEONFORTE- ALTESINA (1937)

CONSORZIO  DI TUTELA  DELLE PESCHE LEONFORTE

 

 

LA  PESCA  DI LEONFORTE

(un gioiello delle colline ennese)

D’ACCORSO  LI DESTRI  ANTONIO

 

MAMMA  LUCIA

D’ACCORSO  LI DESTRI  ANTONIO

 

AMICI PER SEMPRE 

(2010)

DI  FAZIO  SERGIO

 

TERRITORIO E SEGNI:

AQUA FONS VITAE  *Tesi di Laurea*

DI FAZIO  MAURIZIO

BONFIRRARO  EDITORE

 

IL BARONE ROSSO LEADER  MAXIMO DELLA SINISTRA SICILIANA

(2009)

DI  FAZIO  MAURIZIO

 

LA  LEONFORTESE VICTORIOSA  ET FEDELISSIMA

(2010)

DI FAZIO   MAURIZIO

BONFIRRARO EDITORE

IO SONO NINO E BASTA   

(Il romanzo di una vita fra passione e politica)

(2010)

DI FAZIO MAURIZIO

BONFIRRARO EDITORE

LA BRANCIFORTI - Almanacco storico del calcio rossonero, 1968 - 1993 (2011)

DI FAZIO MAURIZIO

BONFIRRARO EDITORE

400 ANNI DI CULTURA A LEONFORTE (2008)                               Cercalo su: WWW.mauriziodifazio.altervista.org

DI FAZIO MAURIZIO

BONFIRRARO EDITORE

LA BARRESE… Il calcio come favola… 1947 - 2012 (2013)

DI FAZIO MAURIZIO

BONFIRRARO EDITORE

U PUPARU DELLA POLITICA SICILIANA (2012)

DI FAZIO MAURIZIO

BONFIRRARO EDITORE

L’INCUBO PASQUASIA… Misteri & veleni (2013)

DI FAZIO MAURIZIO

 

 

DI FAZIO MAURIZIO

 

 

 

DI  FAZIO  SALVATORE

 

 

ENNA DA PROVICIA A LIBERO CONSORZIO DI COMUNI  (2016)

 

GINO CURCIO… Una vita per la politica (2017)

 

 

LUOGHI  PER  LO SPETTACOLO A LEONFORTE

*Tesi di Laurea*

DI LEONFORTE   FRANCO

 

LE MIE POESIE

(2001)

DIREZIONE DIDATTICA del II Circolo “N. P. Branciforti” Leonforte

 

DA TAVI A TORRETTA - COSA C’E’ DA SALVARE

(1985 - 86)

DI  SALVO  SALVO  

ALGOZINO PINO

 

LA GRANFONTE

(1966)

DOTTORE  MARIO

GUAGLIARDO GIULIO

COMUNE DI LEONFRTE

TENNIS CLUB LEONFORTE

Dieci anni 1986 – 1996

FALCIGNIA  BATTISTA  GIOVANNNI

 

TESTAMENTO (LEONFORTE)

 (1666)

FANTASIA  SERGIO

 

IL CANONICO  E  ALTRI  RACCONTI

FAVAZZA   PAOLO

 

ARCICONFRATERNITA  SS. SACRAMENTO LEONFORTE

FIDAPA

 

DIIECI   ANNI  DI  FIDAPA A LEONFORTE

FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE IN LEONFORTE

COLLEGIO DI MARIA

FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE IN LEONFORTE (1935 – 1985)

FOLK  STUDIO LEONFORTE

 

AGOSTO LEONFORTESE

(numero unico) Agosto 1974

FIUMARA  GIUSEPPE

 

MARRANZANU:   VOCE DI SICILIA  -     GIACOMINO  TREMOGLIE

FONDAZIONE  GENERALE  GIUSEPPE  DOLETTI

 

DOTTORE  PAOLO

MANGIONE  ANGELO

 

COMUNE  DI  LEONFORTE  -   PRESIDENZA  ASS.  REG.  SICILIANA

 

GENERALE  G.  DOLETTI  - NASCITA  STORIA E VICENDE DI UNA  FONDAZIONE (2004)

 FREGOSO   R.  -  GIANSIRACUSA   G.   -  SETZU   M.

PREMIO  LETTERARIO CITTA DI LEONFORTE

POESIE   VARI ANNI   DAL 1995   AL 2011 

Anna  Maria Fabbroni – Angela Riviera - Vito Sorrenti

PREMIO  LETTERARIO CITTA DI LEONFORTE

POESIE   ANNO   2008   - 

Anna  Maria Fabbroni – Angela Riviera - Vito Sorrenti

PREMIO  LETTERARIO CITTA DI LEONFORTE

POESIE   ANNO   2009   - 

GALATI   LEOTTA  TINA

Editrice Nocera San Cataldo (CL)

EFFLUVI   D'ESTATE

(1981)

GALATI   GIUSEPPE

PAPPALARDO   PASQUALINO

VITALE  TURI

PINNA  GIANNI

 

IL QUADERNO DI TINA LEOTTA GALATI

(1986)

GALATI   PEPPINO (Barone di Castellaccio)

PAPPALARDO  PASQUALINO

Folk Studio Leonforte

POESIE – RACCONTI

(1978)

GERVASI   G.  INGRASSIA  G.

 

UN ECOMUSEO A LEONFORTE  (2001)

GESU’  Sebastiano (Autore)

PARRINELLO Antonio (Foto)

Edizioni Lussografica – Papiro Editrice

LA BELLA SOCIETA’

Un film di Gian Paolo Cugno  (2010)

GIUFFRE’  A.

SICILIA  TEMPO

CAMBIANO VOLTO LE PIAZZE DI LEONFORTE (1986)

GRANATA  I.

 

DAL CASTELLO DI TAVI ALLA FONDAZIONE DI LEONFORTE

 (1978)

GRAZIANO   C.

 

 

NOTERELLE BIOGRAFICHE DEL PATRIOTA G. GRAZIANO DA LEONFORTE (1910)

 

GRASSO GABRIELLA

 

 

GRECO ORNELLA

 

 

 

 

 

Comune di Leonforte

 

LE MADONNE DI OGNI GIORNO

*2013*

 

SULLE ORME DEI GUSSIO (2011)

GREPPE DA VALNERA

(Pseudonimo di Giuseppe Greco)

Editrice Nocera San Cataldo (CL)

FOGLIE CADUTE

(1981)

GRUPPO  FOLKLORICO  GRANFONTE

COMUNE  DI  LEONFORTE

GRUPPO  FOLKLORICO  GRANFONTE  CITTA  DI LEONFORTE

GRUPPO  FOLKLORICO  GRANFONTE

COMUNE  DI  LEONFORTE

2°  FOLK INTERNATIONAL - FESTIVAL "PAISI  MIU" LEONFORTE

GUAGLIARDO GIULIO

 

 

Perle di brina (Poesie)  - Copie limitate.

GULITI   SALVATORE            

BREX  G.

COMUNE DI LEONFORTE

LEONFORTE           

(1999)

LA  DELFA  GIUSEPPE

 

LA  SICILIA DI IERI E DI OGGI

LA DELFA   ROSARIO

MAGNO  ALESSANDRO

Comune di Leonforte

IL VIAGGIO DI NEWMAN IN SICILIA

LA  MARCA  FILIPPO

Archivio Fam Trabia vol. 343 Archivio di stato di Palermo

“ADORNAMENTO DELLA STORIA COMPOSTA DA ME NOTAR D. FILIPPO LA MARCA DI LEONFORTE”  cc 43 s.d 17

LA RISERVA  NATURALE  ORIENTATA  DEL  MONTE ALTESINA

REGIONE  SICILIANA

I luoghi, i panorami, la fauna, le schede, un percorso naturalistico, il regolamento d'uso, gli elenchi floro - faunistici.

LA RISERVA  NATURALE  ORIENTATA  DEL  MONTE ALTESINA

REGIONE  SICILIANA

MONTE  ALTESINA

LICEO  GINNASIO "N. VACCALLUZZO" LEONFORTE

 

CINQUANTENNARIO 1945 - 1995 

(1997)

LICEO  GINNASIO "N. VACCALLUZZO" LEONFORTE

 

ANNUARIO ANNO SCOLASTICO 1976 – 1977

(1978)

LICEO  GINNASIO "N. VACCALLUZZO" LEONFORTE

 

VIAGGIO DI ISTRUZIONE

(1984)

LICEO  SCIENTIFICO   "E. MEDI"  LEONFORTE

 

PROTAGONISTI  DEL  FUTURO - 25° ANNI  DI STORIA 

(2006)

LIGRESTI   DOMENICO

 

LEONFORTE UN PAESE  NUOVO 

(1978)

LIGRESTI   DOMENICO  

 

UNA PERIZIA DEL SEICENTO SULLA COSTRUZIONE DI LEONFORTE

(1974)

LIONS  CLUB   LEONFORTE

Buscemi   Angelino  

Buscemi   Giuseppe 

Carella     Salvatore 

Crimi       Francesco

Ilardo       Carmelo    

La Marca Benedetto  

Li Calzi    Rosaria

Longo      Guglielmo

Neri          Santo   

Rinaldi     Pietro

 

ANTOLOGIA   DI  POETI  LEONFORTESI

(1986)

LIONS  CLUB   LEONFORTE

 

DIECI   ANNI  ANCORA  ……. 1972 – 1982

LIONS  CLUB   LEONFORTE

 

DIECI   ANNI  ANCORA  ……. 1982 – 1992

LIONS  CLUB  LEONFORTE

COMITATO TERRITORIO AMBIENTE

PORTALI E MENSOLE IN PIETRA LAVORATA A LEONFORTE

(1986)

LIONS  CLUB   LEONFORTE

 

LEONFORTE

LIONS  CLUB   LEONFORTE

 Patrocinio del Comune di Leonforte

NEUMAN

LIONS  CLUB   LEONFORTE

 

RELIGIOSITA’ E SOCIALITA’ NELLA SETTIMANA SANTA A LEONFORTE (EN) Marzo 1977

LIONS  CLUB   LEONFORTE

 

TAVI  25 ANNI   DI VITA - RIVISTA ANNO SOCIALE  2006/2007  MAGGIO  2005

LIONS  CLUB  LEONFORTE

COMITATO TERRITORIO AMBIENTE

GRANFONTE 

(1983)

LIONS  CLUB  LEONFORTE

COMITATO TERRITORIO AMBIENTE

TAVI

(1981)

LIONS  CLUB   LEONFORTE

 

SCARPULLA  ARCANGELO

MAZZUCCHELLI  NINO

BUSCEMI  FRANCESCO

MILICI  GIUSEPPE

PISCIOTTA   MARIO

VITALE   SALVATORE

 

TRANSITO INTERROTTO PER LEONFORTE

(Strada statale 121)

(1980)

LIONS  CLUB  LEONFORTE

COMITATO TERRITORIO AMBIENTE

NICOSIA  CITTA D’ARTE

(1983)

LIONS  CLUB  LEONFORTE

COMITATO TERRITORIO AMBIENTE

NICOSIA  RITORNO AL PASSATO

(1988)

LIONS  CLUB LEONFORTE

 

 

TAVI 35 ANNI NEL TERRITORIO

LIONS  CLUB   LEONFORTE

 

UN PARCO URBANO  A LEONFORTE

LIONS  CLUB   LEONFORTE

 COMITATO TERRITORIO AMBIENTE

VIAGGIO PITTORESCO IN PROVINCIA DI ENNA

(1985)

LIONS  CLUB LEONFORTE

 

BUSCEMI SALVATORE

VITALE  SALVATORE

BUSCEMI  FRANCESCO

MAZZUCCHELLI NINO

PISCIOTTA          MARIO

Comitato Ecologia Protezione Ambiente e Salvaguardia dei monumenti del Lions Club di Leonforte

LE FONTI  DI CRISA

(1978)

LIONS  CLUB LEONFORTE

 

BUSCEMI   PRIMO

BUSCEMI   FRANCESCO

MAZZUCCHELLI   NINO

PISCIOTTA  MARIO

PETRINGA   TITO

VITALE   SALVATORE

Comitato Ecologia Protezione Ambiente e Salvaguardia dei monumenti del Lions Club di Leonforte

IL PALAZZO BRANCIFORTI

(1979)

LIONS  CLUB LEONFORTE

 

BUSCEMI   PRIMO

BUSCEMI   FRANCESCO

MAZZUCCHELLI  NINO

PISCIOTTA  MARIO

PETRINGA   TITO

VITALE  SALVATORE detto “Turi”

Comitato Territorio Ambiente del Lions Club di Leonforte

LA   PIAZZA DEL MERCATO

(1980)

LIONS  CLUB  LEONFORTE

COMUNE DI LEONFORTE

IMMAGINI DI LEONFORTE

(1987)

LITTERI   GIUSEPPE

 

GUIDA RAGIONATA ALLA CITTA DI LEONFORTE (2005)

LITTERI   GIUSEPPE

LANCILLOTTO E GINEVRA ED.

FARE IL PUNTO: RIFLESSIONI E SPUNTI CRITICI A VENT’ANNI DALLA NASCITA DEL PREMIO LETTERARIO “CITTA DI LEONFORTE” (2002)

LITTERI   GIUSEPPE

 

L’EPOPEA DI PAPERINO

LO  GIOCO   SALVATORE 

MAZZUCCHELLI A.

 

STRUTTURA TERRITORIALE DEL COMPRENSORIO DI LEONFORTE

(1974)

LOMBARDO  R.

 

IL PRINCIPE BRANCIFORTI, IN TAVI

(1992)

Pierre Pujalet-Plaa, Eric Leonforte 

 

 

 

 

Louis Vuitton: The Birth of Modern Luxury Updated Edition by Pasols, Paul-Gerard, Leonforte, Pierre (2012) Hardcover

MACCARRONE FRANCISCO

 

 

 

 

Louis Vuitton: 100 Legendary Trunks by Leonforte, Pierre Pujalet-Plaa, Eric (2010) Hardcover Copertina rigida – 1700

 

 

 

CANTO A  LENFORTE E LEONFORTE                                  (tierra de nuestros abuelos) 

(2000)

MANCUSO   FILIBERTO  RUGGERO

 

LE  PREESISTENZE  INSEDIATIVE NEL  TERRITORIO  DI  LEONFORTE

(1974)

MANGIONE  Antonio

NIGRELLI   Giuseppe

PAPPALARDO Pasqualino

Comune di Leonforte

LA CHIESA DI SANT?ANTONIO DI PADOVA  Consegnata alla comunità Leonfortese

(2006)

MARIA  GIOVANNA

Comune di Leonforte

I PRINCIPI DI LEONFORTE

(2010)

MARIA ROSA

 

MAZZOLA  GIOVANNI

 

 

Folk  Studio  Leonforte

 

VUOTO D AMORE (2012)  Poesie

 

NOTIZIE  STORICHE SULLA VETUSTA TAVACA E SULLA  MODERNA LEONFORTE

(1924)

MAZZOLA  VALERIA

Albatros Editrice Roma

GOCCE  DI SOLE

(1980)

 

MAZZUCCHELLI NINO

 

 

MIRRI   ADELMO

VALENTI  ALFONSO

 

 

 

 

 

 

CONSORZIO VETERINARIO LEONFORTE - ASSORO - NISSORIA

IL PRINCIPE DI LEONFORTE (2012)

 

 

LA MALATTIA DELLE MUCOSE  IN SICILIA

MONTALTO   CESARE A. P.

 

IL CULTO IN ONORE DI SAN GIUSEPPE IN LEONFORTE - LE TAVOLATE DI SAN GIUSEPPE A LEONFORTE

(1983)

MONTALTO   CESARE A.P.

 

CHIESA E CONVENTO   “S. GIUSEPPE” 

DEI  FRATI MINORI  CAPPUCCINI  LEONFORTE (1988)

MONTALTO   CESARE A.P.

 

CAPPUCCINI  IN  LEONFORTE 

BREVISSIMI  CENNI  STORICI  

(Foglio senza data anni 1970)

MONTE  ALTESINA

 

MONTE  ALTESINA 

Riserva Naturale Orientata

MURATORE   NUNZIO

LIBRI FIRENZE

ZOLLE

MUSUMECI   PRIMO

 

VECCHIE  IMMAGINI   DI  LEONFORTE 

(2003)

NASELLO  GIUSEPPE

 

IL  PESCO  LEONFORTESE  E LE  SUE  VARIETA' 

 

NICOLETTI  MICHELE   FERRERI

 

AI  POSTERI  ABITANTI IN LEONFORTE

(1836)

NICOLETTI  MICHELE   FERRERI

 

IN LEONFORTE AI SOCI DI CRISA.

Nel primo giorno della loro unione

(1836)

NIGRELLI GIUSEPPE

 

 

NIGRELLI   GIUSEPPE

 

 

 

 

 

LANCILLOTTO E GINEVRA ED.

 

MANOSCRITTI INEDITI DEL SETTECENTO E NOTE DI STORIOGRAFIA LEONFORTESE (2013)

 

"A BRIVATURA" 

 (2001)

NIGRELLI   GIUSEPPE

ASSOCIAZIONE      TURISTICA PRO LOCO DI LEONFORTE

LA  SETTIMANA  SANTA  A LEONFORTE

(1989)

NIGRELLI   GIUSEPPE

 

LE  ISCRIZIONI   LAPIDARIE  DEI  MONUMENTI LEONFORTESI

(1986)

NIGRELLI   GIUSEPPE

 

 LA FESTA  DELLA  MADONNA DEL CARMELO PATRONA  DI  LEONFORTE

(1991)

NIGRELLI   GIUSEPPE

 

NUNZIO  VACCALLUZZO

CENNI  BIOBLIOGRAFICI

(1976)

 

NIGRELLI   GIUSEPPE

 

STORIA DI UNA BBLIOTECA

(Liceo Ginnasio N. Vaccalluzzo di Leonforte)

(1991)

 

NIGRELLI   GIUSEPPE

Novaras Edizione Assoro (EN)

BASILICA SAN LEONE ASSORO                                         (Don Giovanni Golfo S.D.B.)

(2009)

NIGRELLI   GIUSEPPE

 

LA POESIA OGGI

(1981)

NIGRELLI   GIUSEPPE

 

LE TAVOLATE DI SAN GIUSEPPE

Aspetti economici, sociali, culturali

 (1983)

NIGRELLI   GIUSEPPE

CONFRATERNITA' MARIA  S.S. ADDOLORATA - LEONFORTE

L'OPERA PIA DI G.B. FALCIGLIA

(Parrocchia Ospedale Confraternita)

NELLA STORIA RELIGIOSA E CIVILE DI LEONFORTE

(2008)

NIGRELLI   GIUSEPPE

 

CHIESA E  CONVENTO DEI CAPPUCCINI DI LEONFORTE

(2004)

NIGRELLI   GIUSEPPE

 

LE TAVOLATE DI SAN GIUSEPPE

TRA RELIGIONE  CULTURA E FOLKORE  

(1999)

NIGRELLI   GIUSEPPE

 

‘U ‘NCUONTRU  

LA SETTIMANA SANTA A LEONFORTE

(1989)

NIGRELLI   GIUSEPPE

PREMIO LETTERARIO LEONFORTE 79 - 80

MELCHIORRE GALEOTTI    

LA VITA E L’INTENSA OPEROSITA’

RELIGIOSA, CIVILE CULTURALE

(1991)

NOVELLO  SIGISMONDO

 

15 STAMPE ILLUSTRATE DI LEONFORTE / Copie limitate

NOVELLO  SIGISMONDO

 

MOMENTI  DI VITA  SICILIANA * Copie limitate

NOVELLO  SIGISMONDO

 

DEVOZIONE A SAN GIUSEPPE FAMIGLIA SERIO

NOVELLO  SIGISMONDO

 

SETTIMANA SANTAA LEONFORTE * Copie limitate

NOVELLO  SIGISMONDO

 

U  TRAFICU’  DI SAN GIUSEPPE * Copie limitate

NOVELLO  SIGISMONDO

 

RIAPERTURA  AL CULTO DI SANT’ANTONIO

* Copie limitate

NOVELLO SIGISMONDO

 

MOMENTI  DI VITA  SICILIANA  2° * Copie limitate

PAPPALARDO  PASQUALINO

COMUNE  DI  LEONFORTE

GIOVANNI  MAZZOLA 

STORICO  LEONFORTESE  1867 - 1925   

(2005)

PAPPALARDO  PASQUALINO

 COMUNE DI LEONFORTE

CULTURA  A  LEONFORTE

(1988)

PAPPALARDO  PASQUALINO

LITTERI  GIUSEPPE 

COMUNE  DI LEONFORTE

CARLO MUSCETTA INCONTRA LEONFORTE

PAPPALARDO  PASQUALINO

OASI EDITRICE

NEWMANN INCONTRA LEONFORTE

Atti del Simposio di studi del 13 maggio 1990

(1997)

PAPPALARDO  PASQUALINO

COMUNE  DI  LEONFORTE

IL  PALAZZO  BRANCIFORTI  -  LA SCUDERIA

(2003)

PAPPALARDO  PASQUALINO

COMUNE  DI  LEONFORTE

LA  GRANFONTE: STORIA, LEGENDA E MITO A TRECENTOCINQUANTANNI DALLA SUA NASCITA (2003) 

PAPPALARDO  PASQUALINO

 

LA  GRANFONTE

(In Granfonte) 

(1983)

PAPPALARDO  PASQUALINO

LIBRI FIRENZE

OLTRE IL TEMPO

PAPPALARDO  PASQUALINO

Lancillotto e Ginevra Ed.

UN PAESE  - STORIE DI TABARANI 

(2002)

PAPPALARDO  PASQUALINO

Edizione Novagraf

LEONFORTE  PAGINE  DELLA MEMORIA 

(2006)

PAPPALARDO  PASQUALINO

 

VOLTI, VOCI  E  STORIE      

(1999)

PAPPALARDO  PASQUALINO

 

FATTI  STRAORDINARI      

(2000)

PAPPALARDO  PASQUALINO

 

ASPETTI  DELLA  CULTURA POPOLARE 

(2001)

PAPPALARDO  PASQUALINO

 

VIAGGIATORI  STRANIERI  E VISITATORI  ILLUSTRI   

(2002)

PAPPALARDO  PASQUALINO

 

I LUOGHI DELLA MEMORIA 

(2003)

PAPPALARDO  PASQUALINO

 

RITI, FATTI  E  PERSONAGGI

(2004)

PAPPALARDO  PASQUALINO

 

I SANTINI DI LEONFORTE

(2005)

PAPPALARDO  PASQUALINO

 

POETI DIALETTALI LEONFORTESI                        (2006)

PAPPALARDO  PASQUALINO

ALBATROS  ROMA

ASCOLTA IL SILENZIO

 

PAPPALARDO  PASQUALINO

Folk Studio Leonforte

REPERORIO CRONOLOGICO DELLA PRODUZIONE EDITORIALE A LEONFORTE DAL 1950 al 2001

(1988)

PAPPALARDO   PASQUALINO

Edizione Novagraf

ELIO  ROMANO

Gli affreschi e i luoghi dell’anima

PAPPALARDO   PASQUALINO

COMUNE DI LEONFORTE

LA GRANFONTE

(2003)

PAPPALARDO  PASQUALINO

Folk studio Leonforte

AGOSTO LEONFORTESE

PAPPALARDO  PASQUALINO

Lions  Club

RELIGIOSITA’ E SOCIALITA’ NELLA SETTIMANA SANTA A LEONFORTE

(1977)

PAPPALARDO PASQUALINO

SALAMONE BENITO

BAIA NUNZIO

 

Leonforte, magazine ‘400, dalla preistoria ad oggi.

PAPPALARDO PASQUALINO

BUSCEMI    FRANCESCO

LIONS CLUB LEONFORTE

PER LA TUTELA DEL NOSTRO PATRIMONIO

(1972)

PAPPALARDO  PASQUALINO   LITTERI            GIUSEPPE

 

FILIPPO  LIARDO PITTORE  

(1997)

PARROCCHIA DI SANTO STEFANO

COMUNE  DI  LEONFORTE

LA CHIESA DI SANT'ANTONIO DI PADOVA   RICONSEGNATA ALLA  COMUNITA' LEONFORTESE

 

PARTITO COMUNISTA ITALIANO   

SEZIONE DI LEONFORTE

 

LITTERI   PIPPO

DOTTORE   PAOLO

LO GRASSO PIETRO

VITALE  ANGELO

 

TEMI  APERTI

(1980)

PISCIOTTA   NINO

BONFIRRARO EDITORI

I  BRANCIFORTI

(2009)

PISCIOTTA   NINO

 

PISCIOTTA   MARIO

 

LA PRIMA LEONFORTE “Nascita e sviluppo di una città del 1600”

 

SOAVE  ARMONIA  DEL  PASSATO

PONTORNO GIUSEPPE

 

 

PREMIO  LETTERARIO

 

 

 

COMUNE DI LEONFORTE

 

SAN GIUSEPPE NELLA POESIAPOPOLARE LEONFORTESE

 

DIECI ANNI 

(1979 - 1989)

PREMIO  LETTERARIO

COMUNE DI LEONFORTE

ANTOLOGIA DEL SECONDO DECENNIO                              (1989 - 1998)

PREMIO  LETTERARIO

 

a cura di

LITTERI  PIPPO

ARANGIO ANGELA

PAPPALARDO LINO

 

PRESTIFILIPPO BARTOLO

COMUNE  DI  LEONFORTE 

 

 

CARLO  MUSCETTA E IL PREMIO LETTERARIO

 

 

 

FIACCOLE DI VITA 

PRO LOCO   LEONFORTE   ASS.  TURISTICA

 

FESTA  DI SAN  GIUSEPPE 1991

PRO LOCO   LEONFORTE   ASS.  TURISTICA

 

FESTA  DI SAN  GIUSEPPE 1993

PRO LOCO   LEONFORTE   ASS.  TURISTICA

 

LE  TAVOLATE  DI SAN  GIUSEPPE  1988

PRO LOCO   LEONFORTE   ASS.  TURISTICA

 

LE  TAVOLATE  DI SAN  GIUSEPPE  2006

 

PRO LOCO   LEONFORTE   ASS.  TURISTICA

 

Francesco Buscemi  (La Matrice)

Peppe Pisciotta  (La Cappella del SS. Sacramento)

Isabella Granata Pisciotta 

Ninetta Squillaci Pinna

(Le reliquie e i reliquari)

 

LA CHIESA DI SS SACRAMENTO NELLA CHIESA S. GIOVANNI BATTISTA (CHIESA MADRE) DI LEONFORTE

(1999)

PRO LOCO   LEONFORTE   ASS.  TURISTICA

 

LA CAPPELLA DEL SS. SACRAMENTO NELLA CHIESA MADRE DI LEONFORTE

(1999)

PRO LOCO   LEONFORTE   ASS.  TURISTICA

 

LEONFORTE:  STORIA, ARTE, CULTURA, TRADIZIONI

(1997)

PRO LOCO   LEONFORTE   ASS.  TURISTICA    

di

MARINO   SIMONA  

DINARO   ELVIRA

 

UNPLI - PRO LOCO LEONFORTE - SERVIZIO CIVILE NAZIONALE

LA  STORIA  DI  UN  PRINCIPE  CHE  FECE  GRANDE  UN PICCOLO  REGNO

PRO LOCO   LEONFORTE   ASS.  TURISTICA

 

LEONFORTE  - TOUR  

 (2009)

PROTO   ANTONINO

 

COSE  D'ALTRI  TEMPI

 (2003)

PROTO   ANTONINO

 

ERMETE  TRISMEGISTO   

(La teurgia come via teosofica)

PROTO  ANTONINO

 Edizione Biondo  1960

Considerazioni sul “GATTOPARDO”

PROTO  ANTONINO

 

POESIE  DELL’ALBERO

 

(1966)

PROTO  ANTONINO

 

 

PROTO ANTONINO

 

 

RANDISI    ANTONINO

 

 

 

 

 

 

 

 

PAPIRO EDITRICE

 

Con il patrocinio di

Lions Club

Comune di Leonforte

 

IL GRAN LOMBARDO Piccola storia paesana di un leonfortese non leonfortese (2015 – Euno Edizioni)

 

 

COSE DI UN PAESE DELLA SICILIA… D’altri tempi

(2013)

 

FILIPPO  LIARDO     

PITTORE GARIBALDINO 

(1990)

RINDONE   SALVATORE

 

NEL RITMO DI VOCI   

(1999)

RINDONE   SALVATORE

 

PROVE   DI  LIBERTA' 

 (2005)

RINDONE   SALVATORE

 

GENELLAGGIO LEONFORTE - PARANA'  

 (2004)

RINDONE  SALVATORE

LIONS  CLUB

IL GEMELLAGGIO LEONFORTE  - PARANA’

RINDONE  SALVATORE

IL  LUNARIO

NEL  RITMO DI VOCI             

(da ieri all’oltre)

RINDONE  SALVATORE

 

POETA NELLA STORIA

RINDONE  SALVATORE

IL LUNARIO

LA POESIA DI ANTONIO MACHADO                                            (La parola nel tempo)

ROBERTI FRANCESCO detto “Gino”

Bonfirraro Editore

LA STORIA DEL CIRCOLO EPOCA 88                                       

(2011)

ROBERTI FRANCESCO detto “Gino”

Bonfirraro Editore

IL LEGGENDARIO SURFARARU                                       

(2012)

SALAMONE  CARLO

ALETHEIA

SPENTI  NEL  NULLA

SALAMONE  CARLO

 

NON  SONO TUO PADRE

SAMMARTINO  GIUSEPPE

 

SAMMARTINO GIUSEPPE

 

I  VUOTI  DELL’ANIMA

 

VIVEVAMO DI IDEALI (2012)

SANFILIPPO  GIUSEPPE

 

TOMMASO FALZELLO e i suoi tempi

(1973)

SANFILIPPO  GIUSEPPE

COMUNE DI LEONFORTE

LEONFORTE. PROFILO STORICO.

IN LEONFORTE NEL I CENTENARIO

DELL’UNITA’ D’ITALIA 1861  1961

(1961)

SANFILIPPO NINO

DELL’ARTE  MARCO MARIA

 

COMMISSARIATO PUBBLICA  SICUREZZA  DI  LEONFORTE

Lancillotto & Ginevra

CINQUANTENNARIO  DELL'ISTITUZIONE              1954 – 2004

SANTANGELO  PAOLO  ETTORE

LATERZA EDITORE

VITA DI GESU’

(1933)

 

SANTANGELO  PAOLO  ETTORE

 

LEZIONI  DI  FILOSOFIA

 

SANTANGELO  PAOLO  ETTORE

 

ATTILA  AD  AQUILEIA

 

SANTANGELO  PAOLO  ETTORE

 

MASSIMO  D’AZZEGLIO

 

SANTANGELO  PAOLO  ETTORE

 

BUONAPARTE

 

SANTANGELO  PAOLO  ETTORE

 

GREGORIO VII

 

SANTANGELO  PAOLO  ETTORE

 

LE CORRENTI IDEALI DEL RISORGIMENTO

 

SANTANGELO  PAOLO  ETTORE

 

IL PROBLEMA CRISPI

SANTI  G.

LA SICILIA (CT)

LEONFORTE PROFILO STORICO

(1989)

SCARPULLA  ARCANGELO

 

MENSOLE A LEONFORTE IN PIETRA LAVORATA IN PORTALI E MENSOLE ECC..

SCIUTO   NELLO

 

CI FU IL TEMPO DELLE ROSE ROSSE……..

SCIUTO   NELLO

CENTOVENTUNO

FIORI DI MANDORLO  FIORI DI SPERANZA                                (2009)

SCIUTO   NELLO

 

… E LE MIMOSE SBOCCERANNO  ANCORA

 

SCIUTO  NELLO

 

 

SCUOLA  MEDIA “DANTE ALIGHIERI”

Uno Edizioni

 

 

LUSSOGRAFICA

CRONACHETTE DEL MIO PAESE (2015)

 

 

LEONFORTE

(1988)

SCUOLA  MEDIA “DANTE ALIGHIERI”

 

LEONFORTE  TRADIZIONI IN TAVOLA

SCUOLA  MEDIA “DANTE ALIGHIERI”

 

LEONFORTE - TRADIZIONI IN TAVOLA 

(1992)

SCUOLA  MEDIA G. VERGA LEONFORTE

 

SCHEDE VERDI

Una ricerca sulle piante di Leonforte

 

SEZIONE  OPERATIVA N. 48  ASS. AGR. e FOR.

Leonforte

 

FOTI  GIORGIO

DI FAZIO  P.A.  GIACINTO

 

CONSIDERAZIONI  TECNICO ECONOMICHE ATTUALI  E  PRODUTTIVE DELLA PESCHICOLTURA  LEONFORTESE

(1985)

SEZIONE  OPERATIVA N. 48  ASS. AGR. e FOR.

Leonforte

 

FOTI   GIORGIO

DI FAZIO  P.A.  GIACINTO

 

NOTA TECNICA SUI PRINCIPALI PARASSITI VEGETALI ED ANIMALI GIA RISCONTRATE NEI PESCHETI DEL COMPRENSORIO LEONFORTESE

(1985)

 

SEZIONE  OPERATIVA N. 48  ASS. AGR. e FOR.

Leonforte

 

FOTI   GIORGIO

DI FAZIO  P.A.  GIACINTO

 

INDAGINE  CONOSCITIVA

SUL PESCO TARDIVO DI LEONFORTE

(1984)

SEZIONE OPERATIVA N. 48 ASS.AGR. e FOR.

Leonforte

 

PESCHICOLTURA

(Prova di confronto varietale)

SPECIALE   EMILIO

 Seledizione Bologna

UN  GRIDO  E  POI

(1975)

SPECIALE  EMILIO

Albatros Editrice Roma

I SEGNI  RITROVATI

(1980)

SPECIALE  EMILIO

CHICAGO -  by INSULA

PAESAGGI PURPUREI IN UN LUOGO SENZA CONFINI

(1987)

TROVATO JOSE’

Lancillotto e Ginevra Ed.

LA MAFIA IN PROVINCIA DI ENNA 

UNA STORIA NEGATA

(2008)

TROVATO  JOSE’

GABRIELI  PAOLO

Lancillotto e Ginevra Ed.

I MISTERI DI PASQUASIA

(2010)

VASTA   RINO

 Arti Grafiche Jesus Leonforte

FIGURE E FATTI DI VITA  LEONFORTESE 

(2007)

VASTA   RINO

 Tipolitografia C.R.L. Leonforte

LEONFORTE NEL SECONDO DOPOGUERRA

(1997)

VASTA   RINO

 

UN  CRONISTA  FRA  LA GENTE

(1996)

VASTA   RINO

Comune di Leonforte

CITTA’  VIVA

VASTA   RINO

 

RIMEMBRANZE  DELLA FESTA  DI  SAN  GIUSEPPE LE TAVOLATE DI SAN GIUSEPPE LEONFORTE

(1983)

VESPA   CLUB   LEONFORTE

 

MANUELE  VITO

LOMBARDO PIPPO

 Artigrafiche Jesus

ANNUARIO 

ANNI: 2004 - 2005 - 2006 -

Gli amici ella Vespa

VILLARI   ANTONIO

 La Lesina - Libreria del Mastro di P. Buttafuoco

LA BANDA MUSICALE DI LEONFORTE

(1989)

VILLELLA   NUNZIA

121 Editrice

L’URLO

VITALE   S.

 

UNA OCCASIONE CERTAMENTE  SEMPRE BUONA  PER  CONTINUARE UN  DISCORSO  GIA COMINCIATO. GRANFONTE (1983)

 

VITANZA   CALOGERO

 

IL DINAMISMO  UMANO  NEL PENSERO  DI  DANTE

(1909)

 

VITANZA   CALOGERO

 

PER LA TUTELA DEL NOSTRO PATRIMONIO ARTISTICO

(1914)

 

VITANZA   CALOGERO

 

LA LEGENDA DEL DESCENSUS  CHRISTI AD INFEROS

(1913)

 

VITANZA   CALOGERO

 

IL CASTRUM TABARUM E SUOI DINTORNI

(1914)

 

VITANZA   CALOGERO

 

CRYSA, IL SUO MITO, IL SUO TEMPIO E  I  SUOI  FONTI

(1915)

 

VITANZA   CALOGERO

 

ANCORA DEL CASTRUM TABARUM  E DEL  FONTE DEL CRYSA

(1921)

 

VITANZA   CALOGERO

 

SPIRITI E  FORME  DEL DIVINO  NELLA  POESIA DI M. RAPISARDI

(1913)

 

VITANZA   CALOGERO

 

LINGUAGGIO, MITO E RELIGIONE

(1907)

VITANZA   CALOGERO

 

LA  SOTTRAZIONE  DI  UN QUADRO  E  DELLE  OPERE DELLA CHIESA  DEI CAPPUCCINI  DI  LEONFORTE

(1908)

 

 

 

 

 

 

 

       

COMUNE DI LEONFORTE (EN)

 

 

NUMERI UTILI:

 

 

COMUNE Leonforte - ABITANTI 14.145 - DENSITA PER KM. 168,5 - NUMERO FAMIGLIE 5.032 - CAP 94013 - MUNICIPIO Tel   0935 - 665111

 

PROVINCIA Enna - PREFISSO TELEFONICO 0935 - DIOCESI Nicosia - PRO LOCO C.so Umberto, 312  Tel. 0935 - 904035

 

VIGILI URBANI  Via Calvario, 2  Tel. 0935 665152 - CARABINIERI   Via Stazione,  Tel. 0935 - 903007 - GUARDIA MEDICA 0935 - 903306

 

  COMMISSARIATO P. S.  Via Borzì, 31 Tel. 0935 - 665311 - 665324

 

                                                                                                                                                                        

   

Da sinistra: Dott. Andrea Manganaro - Attuale sede del Commissariato di Pubblica Sicurezza - Locandina libro (autore Nino Sanfilippo)

                                                                                   

 

COMMISSARIATO P. S.  Via Borzì, 31 Tel. 0935 - 665311 - 665324 

 

 

             

      

 

 

 

CULTORI LEONFORTESI

 

 

Gruppo U lamentu - (Il canto nei giorni della passione di Cristo)

 

   

Da sinistra: Benedetto La Marca (Poeta dialettale) - Salvatore Carella (Poeta dialettale) - Barone Peppino Galati (Barone di Castellaccio) – Angelino Buscemi (Poeta dialettale)

 

 

   

Da sinistra: Giacomo Tremoglie (Musicista) * Tipico marranzano leonfortese 1979 (Foto Peter Renardo)

 

* VOLTI, VOCI E STORIE DI LEONFORTE:
Giacomo TREMOGLIE, l'uomo del Marranzano.
Figure della Leonforte che...il suonatore di marranzano don Giacomo Tremoglie 

Suonava il marranzano in maniera speciale. Ha partecipato a manifestazioni varie, tra cui "La macchina dei sogni" (artisti da strada) e "La Corrida", che vinse con il suo strumento.

Li fabbricava i marranzani anche, nella sua botteguccia di maniscalco, di fronte al campanile secentesco della Chiesa Madre.

 

       

Da sinistra: 1° Foto Giacomo Tremoglie, Pasqualinu Rinaldi (storico calzolaio leonfortese) e Peter Renardo Anno 1979 –

2° Foto Pasqualino Rinaldi (storico calzolaio leonfortese),  Giacomo Tremoglie e Peter Renardo Anno 1979 -  (Foto Peter Renardo)

 

 

Parliamo: “Del Marranzano e di Filippo Pascià”:

 

Pascià di cognome e non di condizione sociale, sempre sorridente e cordiale con tutti, non perdeva mai il candore e la bontà d’animo che soltanto gli angeli del Paradiso posseggono. Grazioso d’aspetto (statura media con capelli castano chiaro) ma un poco grassottello, semplicione e colle movenze vagamente somiglianti a quelle dell’attore Olio che imitava alla perfezione, era sempre presente nelle feste paesane ove con suo sommo diletto ed effettivo divertimento della gente soleva esibirsi come imitatore del divo del cinema comico americano e suonatore del marranzano(scacciapensieri) donatogli da Giacomo Tremoglie, rinomato fabbro-ferraio di Leonforte.Il Tremoglie era costruttore di ottimi marranzani ma anche eccellente suonatore, che nel 1971, con il pezzo musicale “Tarantellina”, ha vinto il premio in gettoni d'oro della trasmissione radiofonica La Corrida-Dilettanti allo sbaraglio condotta da Corrado. Viveva in povertà nella casa paterna di via Favarotta (rimasta vuota) e diverse volte,anche per  lavoro,si è recato a New York da una sua sorella ma ritornava nel suo amato paese più povero di prima,tanto che negli ultimi anni della sua vita è sopravvissuto con il reddito minimo d’inserimento e gli avanzi della cucina dell’ospedale Ferro Branciforti Capra di Leonforte. Ammalato di diabete e ridotto in carrozzella,ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a Regalbuto, nella casa della sorella Maria. E’ morto due anni fa quasi sessantenne. La sua prematura scomparsa priva tutti coloro che l’hanno conosciuto di quello spirito fanciullesco e giocoso indispensabile affinché la vita umana sia un paradiso in terra.

 

(Giuseppe detto Pino Sammartino)

 

 

  

  Bedda m'amari a tia persi lu sceccu, ora dimmi tu a cu ncravaccu...- Gruppo ‘U Lamentu -  

 

 

 

 

Sale cinematografiche leonfortesi

 

 

 

 

Dopo aver potuto contare sulle sale cinematografiche Lux (poi Diana), Arena Bellini (oggi sede del Consorzio di Bonifica) e il Cine Teatro Roma (dove hanno recitato Rosina Anselmi, Giovanni Grasso, Dante Maggio ed altri validi attori, per lunghi 25 anni) oggi Leonforte possiede una sola sala cinematografica, il Cinevolution dei fratelli D’Angelo (allocato all’interno del Teatro Tenda).

 

 

 

 

Da sinistra: Ingresso Cinema Roma da Piazza Cogerarella - (Locandine di “Storia paesana” - Giovanna Maria)

 

 

“Non tradirmi con me”: Con questo film fu inaugurato nella primavera del 1942 il primo cinema al chiuso di Leonforte: il CINE LUX che sorse in corso Umberto, 183 con una sala di circa 200 posti, più una piccola tribuna. Per la forte concorrenza con il Cine-Teatro Roma che iniziò le proiezioni di lì a poco, il Cine Lux cominciò a proiettare film di cassetta che richiamavano un pubblico "discutibile", per cui perse terreno e nel 1955 i due Cinema si fusero. Nel 1963, dopo un lungo contenzioso legale, il proprietario dell’immobile il prof. Renato Potenza riottenne i locali e il Cine Lux dovette chiudere i battenti. Poco dopo il prof. Potenza rinnovò ed ammodernò struttura e macchinari ed aprì il CINE DIANA di cui affidò la gestione al suocero Francesco Risicato, un personaggio particolare su cui si raccontano una miriade di simpatici aneddoti. Morto inaspettatamente il Risicato, la gestione passò alla figlia che tirò avanti fino al 1986. A metà degli anni ’90 il prof. Renato Potenza propose al Comune l’acquisto della sala ed a tal fine mise a disposizione anche un progetto di ristrutturazione come Cine-Teatro. L’amministrazione La Porta temporeggiò, si mostrò disinteressata, si disse per tirare sul prezzo, con la conseguenza che nel 1995 l’ex cinema fu acquistato dai fratelli Scordo ed adibito all'odierno supermercato SIS.  (Giovanna Maria)

 

 

        

 

Da sinistra: Locandina film (a Leonforte lo vedemmo a fine anni '50 nel mitico CINEMA ROMA .. filo conduttore: "Venerdì 17” -  Nando Gazzolo al Cine - Teatro Roma il 7 settembre 1986 (*) -

 

(*) Nando Gazzolo, grande protagonista dello spettacolo italiano. Nel 1986 fu Presidente della Giuria del nostro Premio Letterario “Agosto Leonfortese” e lesse con la sua meravigliosa voce le opere  (Giovanna Maria)

 

 

   

    Da sinistra: Sale Cinematografiche leonfortesi (Storia) - Biglietto ingresso (Foto Filippo Stanzù)

 

 

 

 

 

 

 

                      

LE RADIO A LEONFORTE

 

 

Leonforte ha avuto quattro emittenti radiofoniche (l’unica ancora oggi in funzione è: “Radio Onda Libera (RLO)”, meglio conosciuta come: “… a Radio do parrinu (sacerdote Antonino La Giglia); ubicata in via Sicilia. Altre emittenti radiofoniche leonfortesi sono state: Radio Remo (la radio del fotoreporter Carlo Romano, oggi scomparso); Radio Centrale 2 (Famiglia Valenti Pietro); Radio Amica (la radio di Filippo Zinna).

 

 

 

Radio Onda Libera (ROL)             

 

 

        

 

 (Gli studi:  Ieri… Oggi…  Dj Filippo Stanzù (Foto Filippo Stanzù)

 

 

Emittente di Leonforte nata nel 1977 come radio parrocchiale per iniziativa di Padre Antonino La Giglia e di padre Filippo Mammano. La parrocchia era quella del S.S. Salvatore e dal campanile della Chiesa vengono irradiate le trasmissioni, Radio Onda Libera irradia i suoi programmi dai 103,000 mhz da qui il nome. Negli anni '80 l'emittente diventa la radio della Diocesi di Nicosia, ed allarga la propria area di copertura irradiando i suoi programmi anche dai 90,000; 91,300; 92,800; 93,100; 99,600 e 103,300. Negli anni '90 arriva ad avere otto studi e a coprire quasi tutta la provincia di Enna. Nel 2003 si affilia al circuito InBlu. Oggi Radio Onda Libera 103 ha sede in Via Sicilia 1 a Leonforte.  (Tratto dal sito: Radio Onda Libera - ROL)

 

 

    

 

 

 

 

LO SPORT A LEONFORTE

 

Le società sportive che si sono distinte nel panorama leonfortese negli ultimi anni sono l'A.P.D. Leonfortese, lo Sporting Club Leonforte, l'A.P.D Città di Leonforte, la Tavaca e la Branciforti Calcio.

·                 L'A.P.D. Leonfortese, società di calcio fondata nel 1967, la quale sta vivendo il suo momento di apice in tutta la sua storia, grazie alla doppia promozione ottenute negli ultimi 3 anni passando dalla Promozione alla Serie D, raggiungendo per la prima volta questo storico traguardo. Il miglior piazzamento per la squadra leonfortese è il 7º posto ottenuto nel girone I della Serie D 2014 - 2015.

·                 Lo Sporting Club Leonforte, società di pallavolo maschile fondata nel 1977, militante in Serie B2, la quale nella stagione 2014 - 2015 si è piazzata al 3º posto, qualificandosi per i playoff di categoria, ma non riuscendo ad ottenere la storica promozione in B1, complice la doppia sconfitta inflittagli dall'A.S.D Volley Leverano.

 

    

Da sinistra: Sporting Club Leonforte (squadra di pallavolo) - Postazione radiocronaca di Radio Onda Libera (Foto A. S. Branciforti)

 

·                 L'A.P.D. Città di Leonforte, società di calcio a 5 fondata nel 1998, militante in Serie C1.

·                 La Branciforti Calcio, storica società di calcio, fondata nel 1968, dopo essersi sciolta nel 1993, è stata rifondata dopo quasi 20 anni. Da Wikipedia (L’enciclopedia Libera)

 

 

 

Impianti sportivi

                                                               

 

 

 

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Da sinistra: Stadio “Comunale Nino Carosia” in uso fino al 2009 - Locandina di “Storia paesana” - (Giovanna Maria)

 

 

 

      

Stadio Comunale Nino Carosia

 

 

  

Stadio Comunale Nino Carosia

 

 

 

Stadio Comunale Nino Carosia

 

 

 

Stadio Comunale Nino Carosia

 

 

 

Da sinistra: Stadio Comunale Nino Carosia

 

 

 

Da sinistra: Pionieri del calcio leonfortese (Chiesa Madre) Foto Geom. Giacinto Di Fazio - La Libertas (1949)

 

 

  

Da sinistra: Indomita (1958) - Tavaca (1967)

 

 

 

Da sinistra: A.S. Leonfortese (1967) - A. S. Branciforti (1965)

 

 

  

Da sinistra: Rinascita - Libertas (Gli antenati 1955)

 

 

 

Il nuovo stadio di contrada Mongiafora

 

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Il nuovo stadio di contrada Mongiafora

 

 

 

 

LA LEONFORTE DEL TREMILA

 

 

 

 

STRAVAGANZE FOTOGRAFICHE
Il fantasioso, impossibile e affascinante "porto" di Leonforte
visto dall'occhio creativo di Sigismondo Novello!

 

 

MISTERI PAESANI

 

Quadretto raffigurante la "Fuga in Egitto" (in basso, prima foto da sinistra), donato da Papa Urbano VIII a Nicolò Placido e Caterina Branciforte, portato via dai Li Destri (....per proteggerlo dai ...ladri) dalla Chiesa dei Cappuccini di Leonforte. (cit. Giovanna Maria)

 

        

Da sinistra: La presunta "Fuga in Egitto" attribuita a Raffaello (*) - La Gloria di tutti i Santi (dipinto)

 

 

(*) Dopo accurate ricerche di archivio condotte da Claudio Benintende e Gaetano Algozino, il mistero del presunto quadretto raffigurante la "Fuga in Egitto" (che sarebbe stato donato da Papa Urbano VIII ai coniugi Nicolò Placido e Caterina Branciforte in occasione delle loro nozze) sembra quasi parzialmente risolto. Il quadretto, che secondo molti critici e scrittori siciliani (tra cui spicca Vito Amico), dovrebbe essere di Scuola del Raffaello o attribuibile a Giuseppe Cesari, in arte il "Cavalier d'Arpino" (1568-1640), era collocato dentro un'artistica cornice esagonale ricca di preziosi e diamanti, e faceva da sfondo sfarzoso alla Cappella-Mausoleo della Principessa Caterina Branciforte all'interno della Chiesa dei Frati Minori Cappuccini. Il prezioso quadretto, insieme alla "Elezione di Mattia" di Pietro Novelli e al Trittico del Giudizio universale del Beato Angelico, costituiva una delle principali attrattive per turisti e viaggiatori tra XVIII e XIX secolo. Trafugato in circostanze misteriose, il fatto venne denunziato dallo storico e poligrafo Calogero Vitanza presso la Società di Storia patria per la Sicilia orientale di Catania nell'aprile 1908, come si legge nel suo appassionante articolo "Per la tutela del nostro patrimonio artistico" pubblicato nel 1914 (ASSO, Vol. 11). La foto in bianco e nero che pubblichiamo è stata reperita da Claudio Benintende presso gli archivi del Santuario di S. Maria dei miracoli di Milano. La didascalia della foto recita << Nella Sagrestia del Tesoro, sopra l'altare, è la copia fatta dal Knoller di un originale di Raffaello, già acquistato dal Santuario per essere collocato di fronte all'Altare dei Miracoli; tela migrata, poi, a Vienna; rappresenta un momento di sosta durante la Fuga in Egitto >>.  Nonostante questa preziosa scoperta che riesce a darci un'idea della bellezza del quadro, i molteplici e laceranti interrogativi sull'autenticità dell'opera permangono . Fu la "Fuga in Egitto" di Leonforte veramente donata dal Papa Urbano VIII ai Branciforte, dato che negli Archivi Vaticani non v'è traccia di questa donazione come ha appurato dopo scrupolose ricerche il professore Giuseppe Nigrelli? Se si tratta della stessa opera, di Raffaello o della sua scuola, è stata venduta al Santuario milanese, oppure è migrata direttamente a Vienna?

 

(“Leonforte Da Amare” Pagina Facebook (dott. Gaetano Algozino)

 

  

 

BIOGRAFIA DELL’AUTORE DEL SITO   Geom. Maurizio Di Fazio

 

Appassionato di storia politica e sportiva

 

 

http://WWW.libridifaziomaurizio.blogspot.com/

 

 

 

  

GEOM. MAURIZIO DI FAZIO

 

 

      

 

Maurizio Di Fazio è nato ad Enna nel 1968. Funzionario del Consorzio di Bonifica N. 6 Enna. Vive e lavora a Leonforte

 

      

 

 

    

MAURIZIO DI FAZIO

 

Ha pubblicato:

 

400 anni di Cultura a Leonforte

2008, Libro on Line. Bonfirraro Editore

WWW.mauriziodifazio.altervista.org

 

Il Barone rosso leader maximo della sinistra siciliana

Aprile 2009 - Bonfirraro Editore (Prefazione di Pietrangelo Buttafuoco - Post Fazione Paolo Garofalo (Sindaco di Enna);

 

Io sono Nino e basta! Il romanzo di una vita fra passione e politica dell’On. Nino Buttafuoco

Aprile 2010 - Bonfirraro Editore (Prefazione dell’Avv. On. Enzo Trantino).

 

La Leonfortese… Victoriosa et Fidelissima 

Almanacco - Gennaio 2011.

 

La Branciforti… Almanacco storico del calcio rosso nero… 1968 - 1993

Marzo 2011 - Bonfirraro Editore.

 

‘U Puparu della politica siciliana

Marzo 2012 - Bonfirraro Editore.

 

La Barrese… il calcio come favola… 1947 - 2012

Febbraio 2013 - Bonfirraro Editore.

 

L’incubo Pasquasia… Misteri & Veleni

Maggio 2013 - Bonfirraro Editore

 

Enna… Da Provincia a Libero Consorzio di Comuni

Settembre 2016 - Bonfirraro Editore

 

Gino Curcio… Una vita per la politica

Giugno 2017 - Bonfirraro Editore

 

COLLABORA: Con Obiettivo Affari & notizie. Periodico di informazione politico - culturale - micro economia - annunci economici.

 

Direttore Responsabile del periodico EPOCA 88

 

WWW.mauriziodifazio.altervista.org

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Si ringraziano i fotoreporter Grazie…

 

 

                                                                                                                                                                                                                        

   

Da sinistra: Melino Risicato - Danilo Demetrico - Benito Salamone - Nunzio Baja - Vincenzo Camiolo

 

 

         

Da sinistra: Sigismondo Novello - Carlo Romano - Luigi  Buscemi - Giuseppe Guagliardo - Ignazio Vanadia

 

 

Altri fotografi:  Grazie…

 

Francesco Lo Gioco - Salvatore Licata - Peppe Romeo - Angelo Fichera - Paolo Favazza - Ottavio Longo - Serafino Mangione - Filippo Romano - Sacerdote Salvatore Santangelo - Carmelo Salamone - Serafino Camiolo - Nuccio Lattuga - Giovanni Mazzara  - Antonello Camiolo - V. Camiolo - Trecarichi Carmelo - Barbera F. - Indelicato - Zappulla - Lo Cascio Walter - G. Celi - Alfio Monaco - Rosano - Gaetano Novello - Massimo Grassi - Francesco Romano - Nunzio Giunta - Angelo Manna - Rosario Colianni - Sergio Rossino - Giovanni Rossino - Mario Calma - Filippo Stanzù - Antonino Vara - Andrea Li Volsi - Alberto Maria

 

Studi Fotografici: Grazie…

 

Fotostudio Melino Risicato - Fotostudio Antonello Camiolo - Fotostudio Francesco Lo Gioco - Fotostudio Mazzara - Fotostudio Carmelo Salamone - Fotostudio Carlo Romano - Fotostudio Giuseppe Guagliardo - Fotostudio Giovanni Mazzara 

 

 

 

SI RINGRAZIANO:

 

 

26993241_1951735941506144_7251750377498244014_nLEONFORTE (Pagina Facebook) - 580766_337223919671534_372160297_nLEONFORTE DA AMARE (Pagina Facebook)A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online(*)

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(*) Marchio di qualità: La Denominazione Territoriale “Dea di Morgantina” è stata pensata come strumento per distinguere e differenziare, sul mercato, un paniere di prodotti e di servizi di imprese plurisettoriali che, rispettando alcuni criteri di qualità e tradizionalità/tipicità, diventano al tempo stesso oggetto di promozione e soggetto promotore, nell’ottica della costruzione di un sistema territoriale locale di qualità.